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Post n°261 pubblicato il 27 Gennaio 2011 da fenice.lunatica
Non voglio dirlo troppo presto, ma sto risalendo. Finalmente. La settimana scorsa ero scivolata in un abisso buio e profondo. Poi ho trovato un appiglio, e una mano tesa, pronta ad aiutarmi a riemergere. La sua mano. Quella del mio supereroe. Anche la tesi inizia a prendere forma, anche se al momento questa forma si manifesta solo nella mia mente. Dovrò attendere ancora qualche giorno prima di vederla comparire, piano piano (oddio, spero non troppo piano), sul mio pc. Al momento ho la scaletta, la divisione in capitoli e sottocapitoli. Ed è già molto, se si considera che fino a poco più di una settimana fa non sapevo nemmeno da dove partire, nè come si sarebbe potuto sviluppare l'intero discorso. L'unica cosa che mi preoccupa è che sto facendo tutto da sola. La mia relatrice non sa ancora come ho risolto questo enigma. Sarei dovuta andare a ricevimento martedì, ma purtroppo non ho potuto. Tra le altre cose che mi hanno fatta sprofondare nell'abisso, la mazzata finale è arrivata sabato sera, tramite un sms. Mio nonno, il padre di mio padre, si è spento quella sera. Martedì c'è stato il funerale. Tranquilli, sto bene. Me l'aspettavo già da un po', in realtà, quindi ero preparata. Sta sicuramente meglio ora. Niente più letti d'ospedale, niente più mente appannata. Mi spiace solo che l'ultima volta che sono andata a trovarlo non mi abbia riconosciuta. Almeno, così sembrava. Non disse una parola, nonostante i vari tentativi, miei e di mia sorella, di farlo parlare, ridere e scherzare. Ci guardava come se non capisse bene cosa stessimo facendo lì. Ad ogni modo, dopo la morte di mia nonna, l'estate del 2008, è avvenuto un cambiamento in me. Ho un rapporto particolare, ora, con la morte. Non la vedo più come una fine, ma piuttosto come un passaggio. Un momento di transizione da questa vita ad un'altra. Ma non voglio tediarvi con questi discorsi. C'è solo una cosa che ancora non riesco a sistemare. Io e moroso siamo due lupi solitari. Entrambi misteriosi, agli occhi della gente. Nessuno, o quasi, ci conosce davvero. E abbiamo bisogno di stimoli particolari, per poterci divertire e stare a contatto con un gruppo. Forse è per questo che non abbiamo nessun gruppo. Certo, abbiamo delle amicizie (più o meno profonde), ma non un vero e proprio "branco". Come ho detto, siamo lupi solitari. Temo però che questa condizione inizi a stare un po' stretta (forse più a lui che alla sottoscritta). Abbiamo fatto un paio di tentativi, la scorsa settimana. Dopo un mese di isolamento (dovuto al mio lavoro e alla sua salute), siamo ricomparsi in società. Non è andata proprio come speravamo. Ce ne siamo rimasti in disparte per gran parte del tempo, e ciò che agli altri divertiva un mucchio, a noi annoiava. Forse dovremmo cambiare aria, per trovare caratteri più affini ai nostri. Più compatibili. Per quanto possa volere bene a certe persone, è innegabile che abbiamo concezioni diverse del divertimento e dell'amicizia. E non è colpa di nessuno. Anche se credo di essere io la principale responsabile: se non ho mai fatto parte di un gruppo in vita mia (più o meno ampio), una ragione ci sarà. Torno ai miei libri. Vi lascio con questa citazione, e questa immagine di Gwen: "Se comprendere è impossibile, conoscere è necessario."
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