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« Il federalismo invisibileIl coraggio di Valdano »

Piedi a banana

Post n°259 pubblicato il 05 Marzo 2008 da lubely

Dovevo parlare con un tizio che si occupa di atletica. Sono andato a trovarlo nel palazzetto dello sport dove incontrava i suoi istruttori. Mentre aspettavo guardavo cosa succedeva nel bel mezzo del palazzetto. C’era quella che, con molta fantasia e buona approssimazione, si sarebbe potuta definire una partita di calcio. Disputata tra bimbi di sei, sette anni, non di più. Quando i bimbi giocano a calcio si vede l’anarchia più profonda. Il passaggio è un vocabolo sconosciuto, il darla (la palla, lo dico a scanso di equivoci) una pratica non praticata, difesa – centrocampo – attacco luoghi immaginari né più né meno che La terra di mezzo o L’isola che non c’è. Le due squadre si muovono in massa, come sciami di cavallette, dietro la palla. In massa vanno avanti, in massa tornano indietro. Chi arriva vicino alla boccia, a prescindere da chi ce l’abbia in quel momento, tira il suo calcio, nove volte su dieci prendendo stinchi o caviglie o parti molli, e solo raramente la boccia stessa. Che viene spedita dove capita, senza pensare a dove stia non dico un compagno di squadra, ma neppure la porta avversaria. Anche i due che al termine della conta sono deputati a fare i portieri corrono dietro agli altri. Qualche metro più indietro, quello l’hanno capito, ma comunque vanno avanti e indrè pure loro.

Una delle due squadre teneva un giocatore davanti alla sua porta. Non per varare il modulo difensivo con il libero, ma per evitare che quel loro compagno potesse essere d’impiccio agli altri in attacco. Se si azzardava a fare qualche passo in più qualcuno lo cazziava: «Vai là, stai là, non ti muovere». Questo ragazzetto era particolarmente interessante: aveva due gambetto secche secche. Quando la palla arrivava verso di lui gli correva incontro, zigzagando, cambiando direzione perché il concetto di linea retta evidentemente non gli era proprio. Poi tirava fuori la lingua, piegava il culo all’infuori, si piegava in avanti fin quasi a sbattere il mento sui ginocchi e poi al momento che riteneva buono, ma che in realtà raramente lo era, alzava la gamba. Non ho detto che tirava il calcio: ho detto apposta che alzava la gamba. Rigida come fosse di gesso: praticamente la usava come leva per scardinare la boccia dal pavimento. La boccia così colpita finiva nei posti più impensati: spesso in mezzo agli occhi agli altri giocatori, qualche volta sugli spalti, una volta anche nei pressi della sua porta (cosa che gli ha fruttato un cazziatone supplementare). Ovunque meno che davanti, dove a rigor di logica avrebbe dovuto mandarla. Verso la fine dell’incontro (due tempi da sette minuti, credo) capita questo. La boccia va verso di lui. Lui parte alla carica: zigzaga, cambia direzione, tira fuori la lingua, piega il culo, si abbassa in avanti, prende le boccata contro le ginocchia, mulina la gambetta, la alza e tira una botta al pallone. Che, incredibilmente, descrive una parabola quasi perfetta, attraversa la palestra e finisce nella porta giusta, praticamente nel sette (laddove per sette intendesi l’incrocio dei pali). Il portiere avversario era, ovviamente, dietro al gruppo, e di parare non se ne parlava neppure. Un tiro strepitoso. Al punto che anche uno dei suoi compagni, il più velenoso nel cazziarlo, lo guarda e commenta con un «Minchia!!!!». Lui, il gambesecche, il suo gol non l’ha neppure visto. Perché nella foga di alzare la gambetta e colpire la boccia si è capottato all’indietro, e mentre la palla entrava cercava di rimettersi in piedi con la stessa grazia di una tartaruga rovesciata. Però ha fatto gol, e questo è quanto.

Sono uscito dal quel palazzotto con una precisa convinzione: anche se nella vita hai i piedi a banana, anche se stai al calcio come bossi sta alla lingua italiana, anche tutti non ti vogliono far uscire dal tuo buco, anche se ti trovi davanti un’orda urlante e corrente, anche se si fidano di te come ci si potrebbe fidare di giuda iscariota con il mutuo da pagare (o di mastella senza mutuo, che tanto è la stessa cosa), se la boccia passa dalle tue parti, catafottitene del resto e tira il calcio (o alza la gamba, è lo stesso). Magari fai un gol da favola. E quel gol non te lo leva nessuno. Anche se non lo vedrai mai, perché sei cappottato al suolo.

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Commenti al Post:
Utente non iscritto alla Community di Libero
Anonimo il 05/03/08 alle 23:26 via WEB
beh che dire è certo che a te il dono della parola non manca di certo .Fa un freddo boia .nevischia .TI ABBRACCIO Anto
 
 
ossimora
ossimora il 06/03/08 alle 15:14 via WEB
rileggendo mi sono accorta della ripetizione...pardon bacio
 
ventodamare
ventodamare il 06/03/08 alle 00:05 via WEB
Haiku: "la perfezione alberga nell'imperfetto coraggioso." Ciao Lube.
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
Anonimo il 06/03/08 alle 09:17 via WEB
Bello. Bellissimo. Un po' come la canzone di un cantautore che non amo ma che, in questo caso, calza bene: "Nino non aver paura di tirare un calcio di rigore, non è mica da questi particolari che si giudica un giocatore, un giocatore lo vedi dal coraggio, dall'altruismo, dalla fantasia..." Bravo Lube. Saluti. Marco.
 
totem63
totem63 il 06/03/08 alle 12:00 via WEB
leggendoti mi sono venuti in mente la pallastrada di benni e il signore delle mosche. l'animalesco branco di selvaggi cacciatori di sfere, mille leoni contro una gazzella. bello bello. spero che resista e sopravviva, questa anarchia ludica. io ti posso invece dire di quei luoghi dell'orrore, i campetti delle UISP, con gli adolescenti dallo sguardo terrorizzato, già in fase pre-doping, con gli allenatori falliti centrocampisti di serie F che sbraitano paonazzi e le mamme, mioddio le mamme, aggraticciate alle reti di recinzione che ululano inferocite di spaccare gambe, falcidiare polpacci, tutto legittimando purchè il pargolo si elevi e riesca, un giorno, a sostenere la loro vecchiaia con badanti moldave e casali nel verde con il rottweiler brado e la Nike in plexiglass. Nike Nike, quella senza braccia, non nàik.che quella la statua si spera l'abbia pagata con lo sponsor.
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
Anonimo il 06/03/08 alle 14:42 via WEB
Credo sia una delle cose più belle che ho letto nel tuo blog. Mi sono emozionata, un bel regalo di compleanno.Grazie del regalo. Stefi
 
fabio.1971
fabio.1971 il 06/03/08 alle 17:02 via WEB
Bello, bello davvero. E' come dire: se sono riuscito a fare gol pure io che uso i piedi solo per massacrare gli avversari allora una speranza c'è... Ciao Fabio
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
Anonimo il 06/03/08 alle 22:00 via WEB
Anche a me viene in mente "la leva calcistica della classe 68" di De Gregori. Che è una delle canzoni più belle che ci siano, perchè non vi è chi di noi non si riconosca almeno un po'. Luigi, un giorno potresti raccontare delle nostre mitiche partite dell'infanzia, che duravano dalla mattina alla sera.... Ah, dimenticavo, perchè non mettere su questo blog un link al sito del tuo giornale??? Davide
 
q_fabbro
q_fabbro il 07/03/08 alle 00:04 via WEB
consiglia la pallavolo a quel ragazzo. per come lo descrivi, credo vada bene. Sai è meglio, la pallavolo: non si fa gol a un avversario, si lotta contro una legge - quella di gravità - che regola la nostra conoscenza della natura. Da me, se ti va, c'è un altra partita. Ora la metto.
 
inesistentiaccessi
inesistentiaccessi il 07/03/08 alle 00:30 via WEB
pero' il gol l'hai fatto. e allora bisogna sempre provarci soprattutto in odor di anarchia!
 
bea_75
bea_75 il 08/03/08 alle 07:27 via WEB
Andare avanti sempre e comunque. magari dopo la gamba alzata ti ritrovi anche con il sedere per terra, poco importa, almeno hai provato. :D Buon fine settimana.
 
sonofortunata
sonofortunata il 08/03/08 alle 12:24 via WEB
riflessione a questo post: peccato che per essere notati sia indispensabile segnare almeno un goal. Ciao lube, ricordati di farmi avere quell'indirizzo. :-)
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
Anonimo il 09/03/08 alle 18:56 via WEB
Bel post! Ciao Elena
 
mondoaparte2007
mondoaparte2007 il 13/03/08 alle 00:19 via WEB
è sempre piacevole leggerti Un saluto Valter
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
Anonimo il 15/04/08 alle 18:41 via WEB
Spettacolare.
 
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UNA QUESTIONE DI MANI

Capita di trovarsi
nelle condizioni di avere
bisogno di una mano.

In genere qualcuno c'è.
Io ne ho avuto bisogno.
Le mani ci sono state.
Adesso le mie,
assieme a quelle
di tanti altri,
sono nel
"Blog for Africa".

Lo trovate qui accanto,
a sinistra.

Sono lì.
In attesa di altre mani....
 

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