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LA RAPPRESENTANZA DEI CITTADINI

Post n°626 pubblicato il 10 Giugno 2013 da rteo1

LA RAPPRESENTANZA DEI CITTADINI

Anzitutto, che cos’è la rappresentanza ? E’ quell’istituto giuridico che consente ad un soggetto diverso dal titolare di un diritto di compiere atti che producono effetti direttamente sul rappresentato. Gli antichi romani, ai primordi dotati di molto buon senso, non la conoscevano, per cui tutti gli atti dovevano essere compiuti personalmente dai diretti interessati. Lentamente, però, soprattutto per esigenze commerciali, la rappresentanza cominciò a farsi strada, e da allora,  ribaltando la tradizione e ponendo l’eccezione come regola, sono ormai sempre meno gli atti compiuti direttamente dai titolari dei diritti. Della rappresentanza si distingue quella volontaria da quella “legale”, ossia prevista per quei casi in cui il soggetto è incapace (ad es. per minore età, per interdizione, fallimento) di compiere gli atti di propria competenza. Essa, in genere, scaturisce da una procura, ossia un atto unilaterale, oppure da un contratto, come il mandato, e può essere generale, cioè per tutti i negozi giuridici (ad esclusione di quelli personali), oppure speciale, quando si riferisce ad uno o più attività specificate. Per quanto concerne l’ambito politico, si ritiene che la rappresentanza abbia un contenuto generale. Nella Costituzione all’art.67 è sancito il principio che “Ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato”. Si tratta, come ben si comprende, di una “licenza in bianco”, sia perché non vi è alcun vincolo di mandato (“mani libere”), sia perché la rappresentanza non riguarda il sovrano (ossia il Popolo), né i cittadini, e neppure gli elettori (che pure sono quelli che, in concreto, “eleggono” i parlamentari), bensì la “Nazione” (la parola deriva dal latino natus e si riferisce all’origine e al luogo di nascita; e per estensione indica un insieme di tradizioni comuni). Non vi è dubbio che una cosa è dichiarare di rappresentare “la nazione” altra è, invece, riferirsi ai  cittadini (meglio ancora, se agli elettori), perché mentre nel primo caso si fa riferimento a un concetto astratto (che, tuttavia, evoca ancora i “nazionalismi”, genitori delle dittature), nel secondo, invece, il collegamento risulta a tutti più comprensibile perché è alle persone fisiche, e sposta anche l’asse del sistema politico perché pone al centro gli uomini e non le strutture. Sarebbe opportuno, perciò, che si mettesse mano a delle riforme serie per allontanarsi dai lacci dei passati regimi che tengono tuttora imbrigliato il sistema democratico. Va, altresì, aggiunto che la rappresentanza “politica” la si rinviene anche relativamente ad altre cariche istituzionali, e per i sindaci e i presidenti delle Province. Per questi l’art. 50, comma 2, del DPR n.267/2000, dispone che essi  “rappresentano l’ente…”. E’ del tutto evidente, anche in questo caso, che il “legislatore” non valorizza il ruolo dei veri soggetti del sistema politico, cioè gli elettori, e neanche i cittadini, che pure a volte si “prostrano” (non tutti, ovviamente) riconoscendo volgarmente ai sindaci il titolo di “primi cittadini”, mentre invece essi hanno soltanto il potere di rappresentare l’Ente, ossia il Comune. Peraltro vale la pena sottolineare che la “finzione” della rappresentanza generale è sempre smentita dalla realtà, e ne è prova il “derby elettorale” che si scatena in ogni Comune, dove i cittadini si dividono sui candidati, e il “vincitore” accetta di essere festeggiato soltanto dai suoi sostenitori, che a volte sono l’espressione delle tribù locali che si sono schierate e confrontate in base ai numeri e ai muscoli. La rappresentanza politica, quindi, andrebbe collegata alle persone fisiche, ossia ai cittadini, o agli elettori, che sono le uniche realtà naturali, e i rappresentati dovrebbero poter decidere del proprio destino, anche “rifiutando di essere rappresentati” mediante il non voto, a cui dovrebbe darsi una rilevanza legale. Occorre sperare, perciò, che con l’occasione delle riforme costituzionali si rimettano gli uomini al centro della rappresentanza politica abolendo tutti i termini astratti, come l’Ente, la Nazione ed altre astrusità.             

 
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