Creato da rteo1 il 25/10/2008
filo aperto con tutti coloro che s'interrogano sull'organizzazione politica della società e che sognano una democrazia sul modello della Grecia classica

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Messaggi di Gennaio 2014

OBIETTORI POLITICI

Post n°666 pubblicato il 30 Gennaio 2014 da rteo1

OBIETTORI POLITICI

Se vogliamo che tutto rimanga com’è, bisogna che tutto cambi”. E’ questa la sintesi del pensiero  di Tomaso di Lampedusa espressa mediante i protagonisti della sua famosa opera “Il Gattopardo”. Ed è proprio quello che sta accadendo con la nuova legge elettorale, che i leaders dei due partiti più rappresentativi sul piano dei numeri (consensi ?) si stanno accingendo a fare, senza tener in debita considerazione la richiesta di buona parte dei cittadini di potersi riappropriare del potere di scegliere direttamente, con la preferenza, i candidati da mandare in Parlamento. Eppure per linee generali non è affatto difficile cogliere una perfetta corrispondenza tra la legge cancellata dalla Corte costituzionale (il porcellum) e quella che ci si sta apprestando a varare: sia nella prima, infatti, che in quella che dovrebbe sostituirla ci sono le soglie di sbarramento, il premio di maggioranza e le liste bloccate. Non vi è dubbio che di fronte a queste obiezioni ci possa essere qualcuno, non sempre disinteressato, in verità, disposto a dire che però tra i due modelli ci sono delle differenze che ben si rinvengono nei numeri. Sarebbe, però, come arrampicarsi sugli specchi, perché il problema di fondo rimane: la legge elettorale non è più uno strumento per garantire la rappresentanza politica dei cittadini nelle istituzioni ma soltanto un mezzo nelle mani delle segreterie dei partiti per occupare le leve del potere. E il fatto ancor più grave deriva dalla sfacciataggine di voler imporre l’idea che una tale legge sarebbe necessaria per la “governabilità”, e quindi nell’interesse generale dei cittadini, mentre in realtà si sta recidendo definitivamente il vincolo di rappresentanza morale, lasciando in piedi solo quello legale di tipo oligarchico. E’ questo, perciò, il vero problema, seppur la maggior parte dei politici  non se ne dà pena, così come ormai molti  cittadini, se si escludono quelli che una qualche reazione sembra che l’abbiano avuta o disertando le urne oppure orientando il voto verso movimenti di protesta civile. Eppure non può non esserci una via di salvezza, se non altro per salvare l’anima, come si sarebbe detto un tempo. Credo che una soluzione possa essere quella di prendere le distanze dall’azione “legale” dei partiti difendendo il proprio senso morale che regna in ciascun cittadino-elettore, per evitare di essere coinvolti nel “democraticidio” in atto. Occorre, perciò, pretendere di poter  salvaguardare la propria coscienza (che Platone chiamava anima), differenziandosi da tutti coloro che agiscono negli organismi partitici e istituzionali, riconoscendo loro soltanto una rappresentanza legale, ma non morale, dando così a questa un valore e una difesa giuridica. In altri termini bisogna  ufficializzare un modello di “registro degli obiettori politici” in cui poter iscrivere tutti quei cittadini-elettori che per fini morali, etici, desiderano pubblicamente dimostrare di non avere nulla a che fare con coloro che partoriscono idee liberticide nelle direzioni dei partiti, o che siedono senza essere scelti nelle istituzioni politiche. Con questa soluzione, seppur non si avrebbe, almeno nell’immediato, alcuna incidenza sul rapporto di rappresentanza legale e formale, perché la classe politica di questi tempi degradati si è rinchiusa nel ruolo di casta intoccabile e autocelebrativa, tuttavia si consentirebbe a coloro che ancora danno valore al senso morale di salvarsi l’anima (per chi ci crede, ovviamente). E va respinta anche l’obiezione che la coscienza in politica non esiste, perché proprio questa errata convinzione è stata la causa di tanto degrado. Va ricordato che la tragedia Greca ha consegnato ai posteri l’esempio di Antigone che preferì la condanna a morte prevista dalla legge pur di non trasgredire la legge morale che le imponeva di dare degna sepoltura a suo fratello Polinice. E anche in epoca recente l’ordinamento giuridico italiano ha conosciuto l’istituto dell’obiezione di coscienza per fini ideologici, politici e religiosi che ha consentito a molti giovani di sottrarsi alla leva obbligatoria nelle forze armate trovando impiego nei servizi sostitutivi civili (ed è storia, ormai, la condanna penale di Don Milani per apologia di reato per aver sostenuto la bontà del rifiuto dei giovani per convinzioni religiose, di fede). La risposta morale, perciò, dell’obiezione di coscienza per ragioni politiche è l’unica via di salvezza dell’anima contro la protervia dei partiti.

 
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Padre muore, i figli non danno l'allarme: tre bimbi lo vegliano per un giorno intero

Post n°663 pubblicato il 26 Gennaio 2014 da rteo1

Avrei voluto parlare di Renzi e della sua proposta elettorale, ma dopo aver letto la notizia che segue mi sono reso conto di quanto fosse vacuo il tema da me scelto. E allora ho preferito chiudere qui, e stare in silenzio, pensando a quei bambini.

<< Padre muore, i figli non danno l'allarme: tre bimbi lo vegliano per un giorno intero

Tre bambini, tra i quattro e gli undici anni, sono rimasti un giorno intero soli in casa a 'vegliare' il papà morto improvvisamente. E non hanno voluto dare l'allarme per paura di "essere separati", sapendo di non aver altra persona cara con cui stare visto che la mamma se n'è andata di casa sei mesi fa. La triste storia arriva da un piccolo paese dell'est della Francia. Il maggiore dei fratellini, un ragazzino di 11 anni, trovato nel salotto con il padre - 46 anni, deceduto probabilmente per un attacco di cuore - ha spiegato di non aver chiamato nessuno per paura di "non poter più vivere con lui e di essere separato dalle sorelline", ha riferito il magistrato che segue il caso. Il ragazzino, dopo aver scoperto il corpo senza vita del papà, ha deciso di accompagnare le sorelle a scuola. E una volta tornati a casa, dopo le lezioni, i tre bambini hanno trascorso la serata a casa, accanto al corpo del papà. Solo il giorno dopo una delle bambine, a scuola, ha raccontato la storia alla maestra che ha dato l'allarme. I tre bambini sono stati affidati all'assistenza sociale con la promessa - ha assicurato il magistrato - di "non essere separati". Il procuratore ha fatto appello alla madre, attraverso i media, a farsi viva.>>

 

tratto da:

http://www.affaritaliani.it/cronache/padre-muore-figli-vegliano-per-un-giorno-intero-260114.html

 
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IL PARLAMENTO E’ PRIVO DI RAPPRESENTANZA POLITICA

Post n°662 pubblicato il 15 Gennaio 2014 da rteo1

IL PARLAMENTO E’ PRIVO DI RAPPRESENTANZA POLITICA

Come ormai noto la Corte costituzionale con la sentenza nr. 1/2014 ha reso pubbliche le motivazioni relative alla declaratoria di incostituzionalità del premio di maggioranza e delle liste bloccate, senza preferenza, previsti dalla legge elettorale definita, non a caso, “porcellum”. In buona sostanza, la Corte ha ritenuto che tali prescrizioni violano il principio della sovranità popolare (art.1, comma 2, della Costituzione) e incidono sul diritto di voto dei cittadini, che deve essere personale, libero, diretto, egualitario, affinché abbia lo stesso “peso” in ogni parte d’Italia e ogni elettore possa scegliere direttamente (e non indirettamente, come col voto alla sola lista bloccata) il proprio rappresentante da “mandare” in Parlamento. Secondo la Corte - e la tesi è condivisibile - l’espunzione dal contesto della legge elettorale di tali norme non priva il vigente ordinamento costituzionale della legge elettorale perché quella sua parte che resta tuttora in vigore è più che idonea e sufficiente a poter disciplinare una eventuale elezione di nuovi parlamentari. Infatti, dall’esame della legge elettorale che è residuata ben si trae un sistema elettorale, che è di tipo proporzionale puro, con le sole soglie di sbarramento, mentre la preferenza unica di desume, ormai, dal quadro normativo richiamato e interpretato dalla stessa Corte. L’esigenza, perciò, di approvare o meno una nuova legge elettorale è soltanto politica (partitica), e non giuridica, perché riguarda il modello di selezione dei parlamentari e la necessità (tutta dentro le stanze del potere) di garantire una governabilità delle istituzioni, e di creare le condizioni di un’alternanza politica secondo uno schema bipolare (centrodestra o centrosinistra). Per questo la Corte ha evidenziato che il Parlamento ha tuttavia ancora il potere di intervenire per elaborare una diversa legge elettorale, fermi, però, restando i limiti suddetti, e cioè che l’attribuzione di un eventuale “premio di maggioranza” dovrà essere proporzionale ai voti o ai seggi ottenuti e che non si può negare agli elettori il diritto di esprimere una preferenza (anche su eventuale lista bloccata), con la sola deroga, forse, per i collegi uninominali. La Corte, però, seppur non richiesto, ha ritenuto necessario dare anche ulteriori prescrizioni, stante la grave incertezza sulla “legittimità o meno” dell’attuale  Parlamento per effetto della incostituzionalità della legge elettorale, e, al riguardo, ha  ricordato “che il principio secondo il quale gli effetti delle sentenze di accoglimento…, alla stregua dell’art. 136 Cost. e dell’art. 30 della legge n. 87 del 1953, risalgono fino al momento di entrata in vigore della norma annullata, principio «che suole essere enunciato con il ricorso alla formula della c.d. “retroattività” di dette sentenze, vale però soltanto per i rapporti tuttora pendenti, con conseguente esclusione di quelli esauriti, i quali rimangono regolati dalla legge dichiarata invalida» (sentenza n. 139 del 1984)”. Da ciò ne ha fatto derivare poi che “Le elezioni che si sono svolte in applicazione anche delle norme elettorali dichiarate costituzionalmente illegittime costituiscono, in definitiva, e con ogni evidenza, un fatto concluso, posto che il processo di composizione delle Camere si compie con la proclamazione degli eletti. Del pari, non sono riguardati gli atti che le Camere adotteranno prima che si svolgano nuove consultazioni elettorali.”, e che, inoltre, nel caso di specie “Rileva… il principio fondamentale della continuità dello Stato, che non è un’astrazione e dunque si realizza in concreto attraverso la continuità in particolare dei suoi organi costituzionali: di tutti gli organi costituzionali, a cominciare dal Parlamento.”.  Al riguardo va detto che non è questa la sede per evidenziare possibili contraddizioni logico-giuridiche, e che è comprensibile e condivisibile “la preoccupazione” della Corte di evitare comunque un dissesto dell’organizzazione statale, tuttavia non si può tacere su un punto cruciale: sul piano politico questo Parlamento è sicuramente non rappresentativo, così come non lo è rispetto al Popolo sovrano. La ragione dell’incostituzionalità, infatti, si fonda sulla violazione del rapporto di rappresentanza tra cittadini-elettori ed eletti, i quali, con le disposizioni annullate risultavano nominati e non scelti. Ecco, perché, allora, questi parlamentari, seppur si voglia ancora tenerli in carica, poiché sono privi del potere di rappresentanza del “corpo elettorale”, non potranno operare alcuna riforma, soprattutto di tipo costituzionale, ma dovranno soltanto porre in essere tutti gli atti utili all’elezione di un nuovo Parlamento. Ogni diversa soluzione, non sarà rispettosa del principio costituzionale della “rappresentanza politica del Popolo”.     

 
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DIMMI CON CHI VAI E TI DIRO’ CHI SEI

Post n°660 pubblicato il 13 Gennaio 2014 da rteo1

DIMMI CON CHI VAI E TI DIRO’ CHI SEI

Si legge sul “Corriere della Sera” (del 13.1.2014, p.8, a firma di V. Piccolillo) che “Il leader Ncd, vicepremier e ministro dell’interno, Angelino Alfano, alza la voce: <<De Girolamo è stata abusivamente e illegalmente intercettata, quando non era neppure ministro, ed è una barbarie che di quelle intercettazioni si faccia mercimonio. Non sono intercettazioni giudiziarie autorizzate da un pm ma frasi rubate in un domicilio privato da parte  di chi a questo domicilio privato ha avuto accesso grazie alla fiducia di chi gli ha aperto la porta>>. E’, indubbiamente, una attestazione di solidarietà nei confronti di una “Collega” sia di partito che di governo; tuttavia, pur riconoscendo che ogni opinione va rispettata, non si può non marcare la totale disapprovazione e presa di distanza per quanto affermato dal ministro. La ragione è semplice: non vi è dubbio che sul piano strettamente formale egli possa aver detto anche qualche verità. Il soggetto che ha “rubato le frasi” ha probabilmente tradito la fiducia di colei che gli aveva aperto la porta di casa; e anche che si tratta di “intercettazioni abusive e illegali” (seppur non si comprenda che senso ha avuto puntualizzare “quando non era neppure ministro, come se solo per questo ruolo - peraltro non è vero - potrebbe essere consentito intercettare o avere i fatti qualche rilevanza pubblica) ma un ministro dell’interno non può non tener conto anche della sostanza dei fatti, quando ormai questi sono diventati di pubblico dominio. In altri termini, egli, al di là della opportunità, forse, di riservarsi qualunque commento in attesa degli sviluppi, soprattutto sul piano politico, se proprio avesse ritenuto indispensabile dire la sua, anzitutto avrebbe dovuto chiarire che parlava quale leader di partito (e cioè alla sua parte e per i suoi elettori, che rappresenta) e non come ministro della Repubblica (istituzionalmente rappresentante di tutti i cittadini italiani), ma poi inevitabilmente avrebbe dovuto anche dire che cosa egli ne pensasse dei fatti resi pubblici dal “direttore amministrativo dell’ASL di Benevento”. I fatti, quindi, veri oppure no, una volta che sono stati resi noti ai cittadini non possono essere assolutamente cancellati, ma vanno necessariamente spiegati, chiariti, se si vuole impedire che si accumulino ulteriori dubbi o sospetti sui comportamenti di un uomo (o una donna, come in questo caso) che ha un ruolo istituzionale di primo piano (ma varrebbe la stessa regola per incarichi pubblici meno rilevanti) e che è formalmente investito di funzioni di governo. Diversamente, si correrebbe il rischio di sentirsi opporre, un domani,  la stessa garanzia  da parte di un criminale che fosse stato “abusivamente e illegalmente intercettato” o qualora gli fossero “rubate delle frasi” in un suo rifugio segreto da parte di un sodale. Ecco, perché, seppur legalmente, e  forse penalmente, irrilevanti tutte le registrazioni relative alla vicenda di cui sopra, si rende indispensabile non “gettare l’acqua sporca col bambino” ma approfondire tutta la vicenda, anche per assicurare il diritto di difesa, che altrimenti verrebbe leso, oltre che la dignità e l’onore, che non restano salvaguardati per il solo fatto di contestare la legittimità o meno delle “prove acquisite a carico” bensì dalla totale infondatezza di queste, oltre alla assoluta estraneità rispetto ai fatti addebitati. E seppur può apparire eccessivo ad alcuni, non va trascurato che oggi la credibilità delle istituzioni è fortemente scemata, e la causa non è soltanto dei cittadini, a cui si imputa di non saper scegliere i propri rappresentanti, ma di questi ultimi che non riescono più a dare dignità al ruolo che rivestono, lasciandosi avviluppare dalle proprie beghe domestiche e dai legacci familiari e pseudopolitici. E una condanna politica non escluderà neppure gli eventuali compagni di ventura che tentassero di smarcarsi senza prendere una posizione chiara e netta, ricordandosi che “chi pratica lo zoppo impara a zoppicare” e “dimmi con chi vai e ti dirò chi sei”.

 
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