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mergellina

Post n°206 pubblicato il 21 Gennaio 2012 da trampolinotonante

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la poesia sommersa

ovvero

 

Le profanazioni delle tombe di Virgilio e di Leopardi a Mergellina ( Napoli)

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Ai piedi di Mergellina c'è un luogo, detto Crypta Neapolitana, più conosciuta con il nome di Tomba di Virgilio, che oltre a essere indicata come la tomba del grande vate latino, cantore delle origini di Roma, custodisce anche i resti mortali di Giacomo Leopardi. Un luogo, poco conosciuto dai napoletani, ricco di storia e poesia.

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( l'ingresso della Crypta in una stampa antica)

 

 

(l'ingresso della Crypta)

 

In questa Crypta, decorata con affreschi medievali oggi caduta in disuso a causa dei frequenti crolli. e quindi ormai un rudere, sono stati trovati recentemente nelle nicchie, scavate nel muro, destinate anticamente quali   urne cinerarie, preservativi e fazzolettini, con resti di tracce biologiche: prove inconfutabili ed evidenti di rapporti sessuali, consumati sotto gli occhi clementi del cantore delle gesta del grande Enea.

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In una specie di braciere, inoltre, gli innamorati  lasciano bigliettini con frasi e promesse d'amore, un po' come i lucchetti a ponte Milvio, o a Verona le lettere a Giulietta. Virgilio è molto gettonato per i problemi di cuore.

 

(La tomba di Virgilio in una stampa antica)

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(lo stato attuale)

 

 Ma, al di là delle leggende e delle facili suggestioni, il ritrovamento di profilattici all'interno del mausoleo testimoniano ancora una volta lo stato di degrado ed incuria in cui si trovano monumenti grandiosi come questo, depositari di una valenza culturale, storica  e sentimentale che travalicando da secoli  i confini nazionali, è diffusa nel mondo intero.

 

(Il cosiddetto  sepolcro di Virgilio)

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Il degrado di tutto il complesso è incredibile.

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 Anticamente la tomba di Virgilio era un vero e proprio luogo di culto raggiungibile, nonostante la posizione impervia, attraverso una stretta scalinata scavata nel tufo che si trova all'imboccatura della stessa Crypta.  

 

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A poca distanza dall'ingresso, quindi , c'è la tomba di un altro grande poeta, Giacomo Leopardi, in principio sepolto nella chiesa di San Vitale a Fuorigrotta e trasferito in questi luoghi quando nel 1934 furono completati i lavori del Parco Vergiliano.

 

(la tomba di Leopardi)

*

 

***

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 per questi luoghi varrebbe il verso del Foscolo :

 " ...Tu non altro che il canto avrai del figlio, | o materna mia terra, a noi prescrisse | il fato illacrimata sepoltura "

 

 

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Volutamente ho inserito il preludio di Debussy " La cattedrale sommersa",nella performance fatta da Stokovskji, a indicare con le nobili  e affascinanti note di  tale musica l'inabissamento di altissimi valori culturali , cattedrali dell'intelligenza e dello spirito umano.

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in merito al commento della gentile "springfresia" (LUCIA) trascrivo qui parte della lettera inviata da Giacomo Leopardi al fratello Carlo, da Roma dove era stao a visitare la tomba del Tasso , lamentando l'incuria nella quale versava. Incredibile!

Eccola!

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 Roma, 20 febbraio 1823, a Carlo Leopardi, Recanati

 "…..veramente poche consolazioni potrei provare uguali a quella di vedere effettuato il progetto che mi descrivi circa il matrimonio di Paolina….ecc….Venerdì 15 febbraio 1823 fui a visitare il sepolcro delo Tasso, e ci piansi.Questo è il primo e l’unico piacere che ho provato in Roma. La strada per andarvi è lunga, e non si va a quel luogo se non per vedere questo sepolcro; ma non si potrebbe anche venire dall’America per gustare il piacere delle lacrime lo spazio di due minuti? E’ pur certissimo che le immense spese che qui vedo fare non per altro che per procurarsi uno o un altro piacere, sono tutte quante gettate all’aria, perché in luogo del piacere non s’ottiene altro che noia. Molti provano un sentimento d’indignazione vedendo il cenere del Tasso, coperto e indicato non da altro che da una pietra larga e lunga circa un palmo e mezzo e posta in un cantoncino d’una chiesuccia. Io non vorrei in nessun modo trovar questo cenere sotto un mausoleo. Tu comprendi la gran folla di affetti che nasce dal considerare il contrasto fra la grandezza del Tasso e l’umiltà della sua sepoltura. Ma tu non puoi avere l’idea di un altro contrasto, cioè di quello che prova un occhio avvezzo all’infinita magnificenza e vastità dei monumenti romani, paragonandoli alla piccolezza e nudità di questo sepolcro. Si sente una triste e fremebonda consolazione pensando che questa povertà è pur sufficiente a interessare e animare la posterità, laddove i superbissimi mausolei, che Roma racchiude, si osservano con perfetta indifferenza per la persona a cui furono innalzati, della quale o non si domanda neppure il nome, o si domanda non come nome della persona ma del monumento. Vicino al sepolcro del Tasso è quello del poeta Guidi, che volle giacere” prope magnos Torquati cineres”, come dice l’iscrizione….Anche la strada che conduce a quel luogo prepara lo spirito alle impressioni del sentimento. E’ tutta costeggiata di case destinate alle manifatture, e risuona dello strepito dei telai e d’altri tali istrumenti, e del canto delle donne e degli operai occupati al lavoro. In una città oziosa, dissipata, senza metodo, come sono le capitali, è pur bello considerare l’immagine della vita raccolta, ordinata e occupata in professioni utili. Anche le fisionomie e le maniere della gente che s’incontra per quella via, hanno un non so che di più semplice e di più umano che quelle degli altri; e dimostrano i costumi e il carattere di persone, la cui vita si fonda sul vero e non sul falso, cioè che vivono di travaglio e non d’intrigo, d’impostura e d’inganno, come la massima parte di questa popolazione. Lo spazio mi manca. T’abbraccio. Addio , addio”

 

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un caro saluto da trampolinotonante

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(le notizie e le foto sono tratte dal web)

 

 

 
Rispondi al commento:
trampolinotonante
trampolinotonante il 21/01/12 alle 23:09 via WEB
GIOIA carissima!!!
senza farla tanto lunga andrò per sommi capi e arriverò subito alle conclusioni, mettendoci quasi niente di mio, citando invece brani di altri ma soprattutto delle stesso poeta.
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Come saprai, Leopardi nasce il 29 giugno 1798 a RECANATI nel palazzo dei suoi avi, dal conte Monaldo Leopardi e da Adelaide dei marchesi ANTICI. Fortunato ad avere un tale padre, il giovane Giacomo studia sotto la sua direzione e sfrutta la grandissima biblioteca di casa, della quale ho mandato la foto al tuo piccolo!!
Carattere malinconico, infelice per natura ma anche ribelle, non vede l'ora di andar via da Recanati. Era spesso malato.
Così scrive da Bologna al fratello Carlo in una lettera del 6 gnnaio1826:
" ...la malinconia, che spesso mi prende qui come a Recanati, ha per me un carattere più nero di prima, e rare volte ne risulta una certa allegria interna, come spesso mi accadeva costì. Sento che sono senza appoggio e senza amore. Se non avessi avuto delle spese straordinarie da fare per la mia malattia e per garantirmi dal freddo, cose che mi costano un diavolo, a quest'ora avrei un poco di denaro di avanzo, e forse potrei dirti, fa un viaggetto fin qua, e staremo qui qualche giorno insieme...".
Il 19-20 aprile 1928 a Pisa scrive la poesia A SILVIA.
__________
Leopardi aveva un grande amico, conosciuto a Firenze, il conte Ranieri. Costui lo segue buona parte della sua vita fino alla morte. In una lettera del 29 gennaio1833 così gli scrive: " Ranieri mio. Pensa, mi dici, che presto dobbiamo riunirci per sempre. Ben sai che questo pensiero è il mio pane quotidiano. E questo solo ancora qui mi mantiene...." . Poi in un'altra del 1 settembre dello stesso anno, così scrive al padre Monaldo: " .... Alla mia salute che non fu mai così rovinata come ora, avendomi i medici consigliato come sommo rimedio l'aria di Napoli, un mio amicissimo che parte a quella volta ha tanto insistito per condurmi seco nel suo legno ch'io non ho saputo resistere e parto con lui domani. Provo un grandissimo dolore ad allontanarmi maggiormante da lei; ed era mia intenzione di venire a passare questo inverno a Recanati. Ma sento purtroppo che quell'aria, che mi è stata sempre dannosa, ora mi sarebbe dannosissima; e d'altra parte la malattia dei miei occhi è troppo seria per confidarla ai medici ed agli speziali di costì..."___
E così il 2 settembre Leopardi e Ranieri partono alla volta di Napoli! Intanto nel 1835 a Napoli scoppia il colera. Per sfuggire alla minaccia del colera va ad abitare con Ranieri e la sorella Paolina a Villa Ferrigni alle pendici del Vesuvio fra Torre del Greco e Torre Annunziata. Qui scrive LA GINESTRA e IL TRAMONTO DELLA LUNA.
Nel 1837 così scrive al padre in due lettere successive: " ....Io grazie a Dio, sono salvo dal colera, ma a gran costo, dopo aver passato in campagna più mesi fra incredibili agonie, correndo ciascun giorno sei pericoli di vita ben contati...e dopo aver sofferto un freddo tale, che mai nessun altro inverno, se non quello di Bologna. io aveva provato il simile; la mia povera macchina, con 10 anni di più che a Bologna,non potè resistere e fino dal principio di Decembre, quando la peste cominciava a declinare, il ginocchio con la gamba diritta, mi diventò grosso il doppio dell'altro, facendosi di un colore spaventevole...." ___E poi: " ...Se scamperò dal colera e subito dopo che la mia salute lo permetterà, io farò ogni possibile per rivederla in qualunque stagione perchè ancor io mi do fretta, persuaso oramai dai fatti di quello che sempre ho preveduto che il termine prescritto da Dio alla mia vita non sia molto lontano...."
_______________________
Difatti ecco il racconto della sua morte , avvenuto nella stessa villa il 14 giugno1837, , scritto dall'amico Ranieri: " .... Leopardi si rallegrò del nostro arrivo, cisorrise; e benchè con voce alquanto più fioca e interrotta dell'usato, disputò dolcemente col Mannella del suo mal di nervi, della certezza di mitigarlo col cibo, della noia del latte d'asina, dei miracoli delle gite e del voler di presente levarsi per andare in villa. Ma il Mannella , tiratomi prestamente da parte, mi ammonì di mandare incontanente per un prete; che di altro non v'era tempo. Ed io incontanente mandai e rimandai e tornai a rimandare al prossimo convento degli Agostiniani scalzi. In questo mezzo, il Leopardi, mentre tutti i miei gli erano intorno, la Paolina gli sosteneva il capo e gli asciugava il sudore che veniva giù a goccioli da quell'ampissima fronte ed io, veggendolo sovrappreso da un certo infausto e tenebroso stupore, tentavo di ridestarlo con gli aliti eccitanti or di questa or di quella essenza spiritosa; aperti più dell'usato gli occhi, mi guardò più fisso che mai. Poscia: "Non ti vedo più" mi disse come sospirando. E cessò di respirare; e il polso nè il cuore, non battevano più, ....ed io chiamavo ad alta voce il mio amico e fratello e padre, che più non mi rispondeva, benchè ancora pareva che mi guardasse..."
____________
Così Paolina annota nel registro della famiglia: " A dì 14 giugno 1837 morì nella città di Napoli, questo mio diletto fratello divenuto uno dei primi letterati d'Europa.Fu tumulato nella Chiesa di san Vitale, sulla via di Pozzuoli."___ Sulla tomba fu posta una lapide, dettata dall'amico Pietro Giordani:
AL CONTE GIACOMO LEOPARDI RECANATESE
FILOLOGO AMMIRATO FUORI D'ITALIA
SCRITTORE DI FILOSOFIA E DI POESIA ALTISSIMO
DA PARAGONARE SOLAMENTE COI GRECI
CHE FINI'DI XXXIX ANNI LA VITA
PER CONTINUE MALATTIE MISERISSIMA
FECE.ANTONIO RANIERI
PER SETTE ANNI FINO ALLA ESTREMA ORA CONGIUNTO
ALL'AMICO ADORATO.MDCCCXXXVII
_________
Tutto qua , cara GIOIA. Ho fatto tutto questo con immenso piacere, per rendere onore alla tua grande intelligenza e alla tua grandissima umanità!! Grazie della tua amicizia!!! un abbraccio grandissimo! tt
 
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