Demenza senile, la lettura e la scrittura ne riducono l’incidenza

Neurone

Leggere e scrivere mantengono il cervello sano

Uno studio condotto da Jennifer Manly, della Columbia University Vagelos College of Physicians and Surgeons a New York ( Stati Uniti ), pubblicato sulla rivista Neurology, organo ufficiale della American Academy of Neurology, ha mostrato che leggere e scrivere proteggono la salute del cervello.

Le persone che non leggono e non scrivono presentano un rischio quasi triplo di sviluppare demenza.

Lo studio ha coinvolto quasi 1000 persone di età media 77 anni, tra cui 237 analfabeti.

All’inizio dello studio il 35% degli analfabeti è risultato presentare già demenza contro il 18% di coloro che sapevano leggere e scrivere.

Dopo circa 4 anni si è passati al 48% degli analfabeti con demenza contro il 27% di coloro che sapevano leggere e scrivere.

Secondo gli sperimentatori gli analfabeti hanno un rischio di demenza quasi triplo rispetto agli altri, a parità di condizioni quali età, sesso, stato socioeconomico e salute cardiovascolare.

Essere in grado di leggere e scrivere consente alle persone di intraprendere un maggior numero di attività che coinvolgono le risorse mentali, come leggere il giornale o aiutare i nipoti coi compiti a casa.

Precedenti studi hanno dimostrato che tali attività si associano a un rischio ridotto di demenza.

 

People who cannot read may be three times

as likely to develop dementia

 

New research has found that people who are illiterate, meaning they never learned to read or write, may have nearly three times greater risk of developing dementia than people who can read and write.

The study is published in the Neurology, the medical journal of the American Academy of Neurology.

According to the United States Department of Education, approximately 32 million adults in the country are illiterate.

According to Jennifer J. Manly of Columbia University Vagelos College of Physicians and Surgeons in New York ( U.S.A ), being able to read and write allows people to engage in more activities that use the brain, like reading newspapers and helping children and grandchildren with homework.

Previous research has shown such activities may reduce the risk of dementia.

New study provides more evidence that reading and writing may be important factors in helping maintain a healthy brain.

The study looked at people with low levels of education who lived in northern Manhattan. Many were born and raised in rural areas in the Dominican Republic where access to education was limited.

The study involved 983 people with an average age of 77.

Each person went to school for four years or less. Researchers asked each person, ” Did you ever learn to read or write ? “

Researchers then divided people into two groups; 237 people were illiterate and 746 people were literate.

Participants had medical exams and took memory and thinking tests at the beginning of the study and at follow-up appointments that occurred every 18 months to two years.

Testing included recalling unrelated words and producing as many words as possible when given a category like fruit or clothing.

Researchers found of the people who were illiterate, 83 of 237 people, or 35%, had dementia at the start of the study.

Of the people who were literate, 134 of 746 people, or 18%, had dementia.

After adjusting for age, socioeconomic status and cardiovascular disease, people who could not read and write had nearly a three times greater chance of having dementia at the start of the study.

Among participants without dementia at the start of the study, during follow-up an average of four years later, 114 of 237 people who were illiterate, or 48%, had dementia.

Of the people who were literate, 201 of 746 people, or 27%, had dementia.

After adjusting for age, socioeconomic status and cardiovascular disease, researchers found that people who could not read and write were twice as likely to develop dementia during the study.

When researchers evaluated language, speed, spatial, and reasoning skills, they found that adults who were illiterate had lower scores at the start of the study. But their test scores did not decline at a more rapid rate as the study progressed.

The study also found that literacy was linked to higher scores on memory and thinking tests overall, not just reading and language scores. These results suggest that reading may help strengthen the brain in many ways that may help prevent or delay the onset of dementia.

Even only for few years of education, people who learn to read and write may have lifelong advantages over people who never learn these skills.

Manly said future studies should find out if putting more resources into programs that teach people to read and write help reduce the risk of dementia.

A limitation of the study was that researchers did not ask how or when literate study participants learned to read and write.

The study was supported by the National Institutes of Health and National Institute on Aging.

Source: American Academy of Neurology, 2019

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Aggiornato al 3 Febbraio 2024

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Libreria Montesacro Roma: Proposte per Collezionisti di Libri Rari

 

Umberto Eco, critique et ecrivain italien. L'auteur du "Nom de la rose" et du "Pendule de Foucault" est venu a Paris presenter son dernier livre "Histoire de la laideur" paru en france le 2 octobre aux editions Flammarion. Ce livre illustre retrace en 15 chapitres les representations de la laideur dans la culture occidentale. Cette anthologie fait suite a "Histoire de la beaute" parue il y a deux ans et qui, traduit en 27 langues, s'est vendue a 500000 exemplaires. Paris,FRANCE-le 17/10/07

Il piacere di collezionare libri – Umberto Eco

Al Salone del Libro di Torino nel 2015, Umberto Eco ha parlato del fenomeno del collezionismo, della passione per la lettura, del futuro del libro e non solo …

Perché il collezionista di libri vive in una condizione di assoluta solitudine ?

Colui che colleziona libri di fatto coltiva un piacere solitario, oserei dire quasi onanistico. I collezionisti di quadri vengono quasi sempre gratificati dall’attenzione degli ospiti per le opere che espongono. I libri non si espongono ma vengono chiusi e custoditi in una libreria. Ancorché preziosi, hanno un aspetto esteriore poco allettante, che non incuriosisce nessuno, ma cattura unicamente l’attenzione dei cultori.

I bibliofili stentano a comprendere il presente, temono il futuro e coltivano il passato, come ne fossero gli ultimi sacerdoti. Ma forse perché sono consapevoli di vivere in un’epoca in cui le giovani generazioni ne sono del tutto inconsapevoli.

Le parole nel tempo assumono diversi significati. Nuove interpretazioni finiscono inevitabilmente con l’incrostarsi sui libri e noi non possiamo farci nulla. Ecco perché le traduzioni invecchiano e ogni epoca legge le opere letterarie in maniera differente.

Da dove nasce il piacere di collezionare libri ?

Sostanzialmente da una volontà di possesso, da un desiderio di accumulazione. Da un piacere il più delle volte fine a se stesso o dettato da interessi economici.

L’evoluzione del libro verso nuove forme non spaventa ?

Direi di no. I supporti elettronici hanno rivelato la loro labilità, mentre il testo in forma stampata ha saputo conservarsi per oltre cinque secoli. Non si può fare meglio del libro: l’e-book non lo soppianterà, come l’automobile non ha eliminato la bicicletta. Finché questo oggetto produrrà in noi la sensazione di poterlo percorrere usando anche le dita, non ne faremo a meno.

La sopravvivenza del libro stampato è dovuta prevalentemente alla necessità di un contatto diretto da parte del lettore ?

Si esatto, direi addirittura fisico. Vorrei che si salvasse in particolare la possibilità di bagnarsi il dito, che è fondamentale. E’ una soddisfazione orale, un retaggio della nostra infanzia. In fondo potremmo dire che leggiamo libri perché non possiamo più mettere in bocca il ciuccio. ( Tratto da MangiaLibri – Testo modificato )

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Libri & Lettura

Aggiornato al 19 Novembre 2023

 

 

Pirandello – Il fu Mattia Pascal: la contraddizione tra essere e apparire

 Mattia Pascal

Luigi Pirandello

Con il romanzo “Il fu Mattia Pascal” un Luigi Pirandello non ancora quarantenne tratta un tema che sarà una presenza quasi costante nella poetica del suo teatro, quello della dicotomia tra l’essere ( noi stessi ) e l’apparire ( agli altri ).

Mattia Pascal si allontana volontariamente da Miragno, il paesino in cui vive, e dalla moglie; fugge da un ambiente nel quale ha cercato di affermarsi senza riuscirvi, “cosa avevo in comune con questa gente?”, e si reca a Montecarlo dove, assistito dalla fortuna e nel giro di pochi giorni, riesce ad accumulare una somma sostanziosa. Diventato ricco può tornare a casa ma, sulla via del ritorno, legge su un giornale la notizia del ritrovamento del suo cadavere: si è ucciso per dissesti finanziari. Comprende di avere la possibilità di vivere un’altra vita, “sono libero da Mattia Pascal”; si crea una nuova identità, Adriano Meis, e viaggia molto sino a stabilirsi a Roma.

Qui comprende, però, che il mondo e le relazioni che si è creato intorno sono fittizie, non ha un’identità, di conseguenza non può sposarsi con la donna che ha conosciuto, non può svolgere alcuna attività ufficiale, non può neanche denunciare un furto avvenuto ai suoi danni: per la società che lo circonda Adriano Meis non esiste. ”Avrei potuto costruire una vita nuova a modo mio” ma non può vivere la vita che vuole vivere, quella di Adriano Meis appunto; gli è imposta la maschera di Mattia Pascal, è prigioniero della vita, della trappola che gli è stata data.

Finge il suicidio – muore, così, per la seconda volta – e torna nel suo paesino dove scopre che la moglie si è risposata e non c’è più posto per lui; con l’aiuto del suo solo, vero, amico si rinchiude, allora, nella biblioteca comunale dove aveva lavorato e dove scriverà la sua strana vicenda imponendo l’obbligo di aprire il manoscritto soltanto dopo la sua terza, definitiva morte.

Mattia Pascal è l’emblema dell’uomo incapace di realizzare le proprie aspirazioni, prova a sfuggire ad una vita che non accetta e alla quale si ribella (l’oppressione della famiglia, il lavoro insoddisfacente) per costruirne un’altra a lui più congeniale. E’ una fuga dalla realtà verso un sogno, ma non c’è alcuna crescita: Mattia Pascal concluderà il suo cammino vivendo la sua terza vita nel suo paesino, isolato da tutti, condannato alla solitudine, chiuso in quella biblioteca dalla quale aveva provato a fuggire. E’ una sconfitta assoluta, totale. Ora sa che non è possibile liberarsi dei vincoli e dei rituali che ci impone la società creata dall’uomo, nella quale viviamo. Fuori da questi vincoli e rituali non è possibile vivere: la realtà annienta i sogni dell’illusione, l’aspirazione alla libertà di scelta. Questa è la condizione umana.

Tratto da Notizie Radicali: Oreste Bornisacci
“Il fu Mattia Pascal”: la contraddizione tra l’essere e l’apparire, tema caro a Pirandello

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Libri & Letture

AGGIORNATO IL 26 NOVEMBRE 2023

 

 

BiblioTerapia: La Terapia basata sulla Lettura dei Libri

Art therapy

BiblioTerapia, la terapia per vincere i disturbi come depressione, ansia e psicosi

La biblioterapia, o libroterapia ( riconducibile all’arteterapia ) è un metodo di terapia, prevalentemente utilizzato in ambito psicoterapeutico, che ricorre alla lettura di libri come terapia di individui che soffrono di disturbi come depressione, ansia e disturbi psicotici come ad esempio la schizofrenia. Attraverso l’analisi psicologica del soggetto, il terapista è in grado di selezionare un libro adatto alla situazione del paziente. La lettura del libro dovrebbe aiutare il paziente ad acquisire consapevolezza della propria condizione e dei propri disturbi, rendendoli più facili da affrontare. La lettura di libri può fungere anche da tecnica psicoeducativa. L’individuo, leggendo, attua un processo di introspezione che lo induce a riflettere su di sé.

Aristotele & Catarsi

La maggior parte degli studiosi che si sono interessati al tema della biblioterapia, analizzandola si sono rifatti al concetto di catarsi, affrontata nel trattato Poetica di Aristotele. La catarsi è un fenomeno psicologico che si ricollega alle passioni dell’essere umano, principalmente alla tragedia. L’uomo attraverso la visione di uno spettacolo teatrale dovrebbe essere in grado di immedesimarsi completamente nei personaggi, vivendo in modo diretto le loro stesse emozioni ed esperienze. L’imitazione del reale permette così un processo di liberazione dalle proprie passioni. Il concetto principale di biblioterapia è lo stesso: l’immersione personale in un’esperienza imitativa e di conseguenza, l’apprendimento e comprensione di tale esperienza.

Uno degli studi in cui la catarsi svolge un ruolo centrale, è la tesi di Caroline Shrodes presentata nel 1949. Fu la prima ad analizzare e sistematizzare concretamente il metodo biblioterapico suddividendolo in tre principali fasi: identificazione, catarsi e introspezione. L’identificazione è la fase iniziale e prevede l’immedesimazione del lettore con i personaggi della trama. È fondamentale che il lettore si rispecchi in ciò che legge e che trovi delle affinità con un personaggio, immedesimandosi a tal punto da iniziare a pensare cosa farebbe al suo posto. Segue la catarsi, che per Aristotele significa la purificazione dell’anima, interpretata più come un distaccamento dal pensiero precedente del lettore per far spazio ad un pensiero completamente innovativo. Nel momento in cui questo cambiamento si stabilizza e si mantiene nel tempo, parliamo di introspezione. ( Wikipedia )

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AGGIORNATO AL 27 OTTOBRE 2023