LIBRO: I Mille e Un Giorno – Raccolta di Fiabe Persiane

Turandot

LA STORIA DEL PRINCIPE CALAF E DELLA PRINCIPESSA TURANDOT

La favola di Turandot fa parte di una raccolta di fiabe persiane intitolata Les Mille et un Jour ( I mille e un giorno ). L’orientalista Francois Pétis de la Croix nel 1674 la raccolse e la trascrisse a Isfahan da un manoscritto persiano, probabilmente in forma di commedia indiana del XVI sec., ma sicuramente di antichissima origine.

Il nodo della vicenda ha inizio con la narrazione delle peregrinazioni di Calaf, principe dei
Nogai, che vaga in esilio con la madre Elmase e il Khan Timur suo padre in seguito alla
sconfitta subìta dall’invasione dell’esercito del Sultano Khoresmi. Dopo diversi episodi Calaf
giunge a Pechino, in Cina, per entrare al servizio dell’Imperatore Altoum-Khan; viene
informato delle crudeltà della principessa Turandot. Ella è ossessivamente memore di una
invasione patita dal suo regno, quando una sua mitica antenata, purissima fanciulla, divenne
preda di un soldato dell’esercito invasore, dal quale fu violentata e uccisa. Ritenendosi quasi
la reincarnazione di tale antenata ella aborre gli uomini sui quali esercita una continua
vendetta mandando a morte i suoi pretendenti alle nozze i quali non riescono a sciogliere gli
enigmi che ella propone come prova condizionale al matrimonio. Inorridisce Calaf ma, al
solo vedere un ritratto della Principessa se ne innamora e chiede ufficialmente di sottoporsi
alla prova. Seguono l’episodio degli enigmi ( Il Sole, il mare, il ciclo del tempo annuale ) risolti
da Calaf; l’ostinato rifiuto alle nozze di Turandot, e la proposta del principe di indovinare il
proprio nome. Nella notte di attesa la Principessa invia nelle stanze di Calaf una propria
schiava con l’intento di carpirne il nome. Ma la donna, innamorata segretamente di lui,
riesce con un inganno a conoscere il segreto del Principe, al quale propone di fuggire con lei
e lasciare la Cina, informandolo che Turandot è intenzionata a farlo assassinare nelle sue
stesse stanze. Ma Calaf rifiuta la fuga con lei ribadendo il suo amore per Turandot. La
schiava, allora, per vendicarsi, rivela il nome alla sua padrona, che all’alba del dì seguente lo
rende palese al padre vincendo la prova, eppure, soggiogata dalla perseveranza amorosa di
Calaf, accetta di sposarlo. A tal punto insorge la schiava delatrice che, al colmo della gelosia
e del disappunto passionale, trae un pugnale e si uccide, dichiarando di volersi sciogliere
dalle catene della schiavitù e da quelle dell’amore.
La salma della schiava vittima di un tenace sentimento viene rivestita sontuosamente e,
deposta presso le tombe degli imperatori della Cina, per cui diviene oggetto di culto
imperituro. ( Tratto da di Roberto De Simone Fondazione Petruzzelli )

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Aggiornato al 17 Settembre 2022