Reciprocità, un valore che rischiamo di perdere

PennaNera

Ave Socii

Donare se stessi, farsi umili, porgere l’altra guancia… Forse siamo fin troppo ossessionati dalla “politica della non violenza”. Forse non riusciamo davvero a separare la nostra sfera interiore dai rapporti con l’esterno. Forse davvero ci stiamo abituando ad abbozzare e abbozzare ancora, fino a scoppiare. Perché prima o poi arriva il momento di rilasciare l’energia che nel tempo abbiamo accumulato dentro. Perché ad un’azione corrisponde (deve corrispondere) sempre una reazione, perfino nei rapporti umani.

Forse dovremo abituarci a credere un po’ di più nella reciprocità. Un valore che non necessariamente significa “occhio per occhio, dente per dente”. Un valore che, al contrario, se correttamente applicato potrebbe pure aiutarci a evitare incomprensioni e tensioni. Si può rispondere a un torto altrui anche senza ricorrere a un torto a nostra volta, purché si risponda. Non rispondere ora equivale solo a rimandare la risposta più in là. A furia di rimandare, tuttavia, si rischia di perdere il controllo dell’energia accumulata dopo tanti e continui abbozzi. L’energia può certamente cambiare forma e di diverse forme sono anche le reazioni che uno può avere. Ma fare completamente finta che nulla sia successo è impossibile. Al massimo si può dare l’idea di “essere superiori” alle provocazioni, ma mai ignorarle del tutto. Dopotutto anche il Vangelo insegna ad agire in certi modi, mica a non agire affatto! Sottile è il Signore…

E la reciprocità dovrebbe valere, in un contesto più ampio, anche nei rapporti fra gli Stati. Qualcuno continua a sostenere che oggi un tale valore risulti ormai superato. Oggi, dicono, valgono i diritti universali… Ebbene, è proprio in nome di quei diritti universali che spesso si consumano le peggiori incomprensioni e tensioni fra le Nazioni. Emigrare è un diritto universale, dicono alcuni… Perciò accogliere i migranti dovrebbe essere un dovere universale… Sì, peccato che il più delle volte lo sia solo a parole. E un diritto ribadito solo a parole non è un vero diritto. I diritti non esistono, se non vengono realizzati da tutti coloro i quali li proclamano. I diritti, per esistere, hanno bisogno di reciprocità. Quelli che io e te consideriamo “diritti” esistono nella misura in cui io e te, reciprocamente, ci impegniamo a realizzarli. Altrimenti sono solo belle parole.

L’esistenza di diritti universali costringe gli Stati a tutelare certe posizioni soggettive, spesso sollevando i singoli dalle proprie responsabilità. Quante volte assistiamo a simili casi di squilibrio nei rapporti! Quante volte assistiamo alla celebrazione del valore dell’accoglienza! E ad approfittarne non sono solo i migranti, ma anche e soprattutto quelli che dicono di aiutarli. Nessuno parla mai del diritto dei popoli a rimanere nella loro terra. Forse non è di moda considerarlo un diritto universale… Farsi vedere accoglienti ci rende molto più “graditi” agli occhi altrui, anche in quanto Stati. Peccato che parecchi Stati siano molto accoglienti coi porti altrui e molto meno coi propri! Anche in ciò servirebbe reciprocità, se davvero accogliere è un dovere universale.

Non raramente un diritto inalienabile è in grado di spingere un individuo a determinati comportamenti, pur di ottenere quanto sperato. Pensate solo a quelli che, per i più disparati motivi, iniziano uno sciopero della fame. Pur di ottenere quello che voglio, sono disposto a mettere a rischio la salute e la vita… Questo è il messaggio, più o meno implicito, alla base di simili comportamenti. Se la strategia funziona, non è detto che essa non possa venire strumentalizzata al punto da sfociare nel vittimismo. Anche in casi del genere, il rapporto tra individuo e sistema non è affatto reciproco: l’individuo può agire persino strumentalizzando un diritto universale, la vita, che invece il sistema è obbligato a difendere ad ogni costo (proprio in quanto diritto universale).

Situazione simile, pur con le dovute differenze, nel caso degli omicidi… Alcuni individui si permettono il lusso di violare un diritto universale, privando altri individui della vita… Il sistema, invece, pur di tener fede al principio della vita come diritto universale, non può applicare la pena di morte nei confronti dei colpevoli… E’ interessante notare, a questo punto, come in realtà esistano dei limiti alla vita in quanto diritto universale. Si pensi all’eutanasia. Ebbene, un individuo può morire perché colpito da malattie incurabili, ad esempio… Perché, invece, uno non può morire se ha privato altri della vita? Specie se nemmeno il percorso di rieducazione si è dimostrato utile? Gli innocenti possono morire, i colpevoli no… Ci sembra un tantino ingiusto.

Forse ricorrere alla reciprocità potrebbe, in parte, risolvere simili questioni. Sapere che se hai ammazzato qualcuno potresti incorrere nella medesima pena, forse spingerebbe l’omicida a sentire sulle proprie spalle tutto il peso della responsabilità del proprio comportamento. Sapere che non esistono diritti universali, ma che i diritti vanno guadagnati sul campo attraverso i rapporti con gli altri individui… Invece la politica dei diritti universali crea solo squilibri, illudendo i deboli di essere forti e rendendo tutti più vulnerabili alle strategie vittimistiche. Se l’intento ultimo è quello di creare una società di deboli, di gente facilmente controllabile e influenzabile, lottiamo finché siamo ancora in tempo! Combattiamo contro la deriva dei diritti garantiti solo sulla carta! Solo i diritti reciprocamente riconosciuti meritano di essere realizzati.

Vostro affezionatissimo PennaNera

Reciprocità, un valore che rischiamo di perdereultima modifica: 2019-09-12T17:05:51+02:00da MovimentoPennaNera