Sesso e amore: un binomio possibile

Ave Socii

Affermare che amore e sesso sono due cose differenti è falso. Forse siamo portati a considerarli separatamente, quasi fossero due aspetti complementari ma comunque opposti di una relazione. Sesso e amore: aspetto carnale e aspetto spirituale della relazione umana. Questo è ciò che sostiene la mentalità comune… Il sesso è una cosa, l’amore un’altra… Il primo è divertimento e spensieratezza, il secondo è responsabilità e talvolta sopportazione… Innamorarsi è soffrire, ma chi ce lo fa fare? Molto meglio divertirsi ed evitare dolori, no? Il sesso senza amore è più a portata di mano, più fruibile, più “democratico”… Se lo confondiamo con l’amore, rischiamo di rimanere sotto a un treno… L’amore può fare molto male, perciò va rispettato e dunque allontanato… Così preferiamo che l’amore rimanga confinato a un’idea eterea, un valore vuoto e privo di materialità… Quasi per paura che la sfera sessuale, sudicia e peccaminosa, contamini questa immagine immacolata.

Ma non basta… Se fai sesso in stato cosciente, magari ti resta in mente un bel ricordo della persona con cui hai condiviso questa esperienza… E se poi la storia finisce, chi toglierà dalla tua mente quel bel ricordo che tanto stona con il dolore della fine di una relazione? E’ bene evitare che una simile “incoerenza di senso” si manifesti… Allora meglio fare sesso mentre non sei te stesso, alterando la tua percezione o il tuo stato di coscienza, magari assumendo alcol o altre sostanze… Bello stratagemma per non ricordare belle immagini di storie finite male. Chi ha fatto sesso ricorrendo sempre ad alcol o droghe, non può tuttavia pretendere di insegnare cos’è il sesso “vero”… Perché non lo conosce, molto semplicemente. Al massimo può insegnare “una parte” del sesso. Probabilmente la sola parte che oggi, purtroppo, viene enfatizzata magari a scapito di tutto il resto.

Ecco forse perché chi si diverte secondo i moderni canoni, più o meno tutti ispirati al modello “festa o incontro basati sul consumo di qualche sostanza”, crede di capire tutto anche sul sesso. Le moderne industrie del divertimento puntano proprio su questo: creare un legame sempre più forte tra consumo di sostanze e innamoramento. Mettendo in secondo piano, oppure emarginando totalmente, chi è a favore di divertimenti diversi e magari pure più “naturali”. E magari, sotto sotto, creando pure dipendenza da piacere compulsivo e da relazioni malate… Tanto è in questo modo che le industrie del divertimento, oggi, possono sperare di ottenere profitti nel lungo termine.

L’approccio alla sessualità propugnato dai canoni odierni ci pare piuttosto “costruito” e “artificiale”. Noi al contrario, forse anche con un pizzico di romanticismo, siamo per un sesso “naturale” e “libero”. Libero, in primo luogo, proprio dalle sostanze. In tal senso anche la regolamentazione della prostituzione può servire, a nostro avviso, alla promozione di un sesso libero da sostanze. Libero e perciò sicuro, sia per i professionisti che per i clienti. Secondo alcuni il progresso coincide con l’abbattimento dei pregiudizi… Effettivamente, i pregiudizi verso il consumo di sostanze sembrano pian piano venir meno… Tuttavia quelli verso chi “vende il proprio corpo” paiono duri a morire, persino in tempi progrediti come il nostro.

Fisici scolpiti dalla palestra, muscoli tonici, forme attraenti, tatuaggi per abbellire il corpo, culto dell’apparenza… Guardiamoci intorno: il mondo è pieno di aspiranti cougar e toy boy più o meno invogliati a costruire sul sesso una vera e propria professione. Regolamentarlo, inoltre, li obbligherebbe a sottoporsi a controlli sanitari periodici, test antialcol e antidroga compresi. La “monetizzazione della sessualità” è affare antico come il mondo… Consentiamo almeno che possa essere conclusa in sicurezza. Evitiamo di ricorrere ai pregiudizi, in questo caso sarebbero del tutto ingiustificati… La maggior parte dei tabù sessuali sono crollati da decenni… Chi oggi vuole arricchirsi nel settore del divertimento deve per forza conoscere i meccanismi della sessualità e del corteggiamento… Non siamo ipocriti e moralisti: il mondo necessita di “professionisti del sesso” regolari e sicuri. Fingendo di ignorare la questione, continueremo ad associare alla prostituzione la strada, la droga, lo sfruttamento, la malattia…

Ovviamente, non per forza “sesso” deve coincidere con “prestazione”. All’altro ci si può concedere anche senza pretendere compensi. Anzi, è proprio questo tipo di relazione a realizzarci pienamente: donare noi stessi per “stare bene e far stare bene”. Al di là dei rapporti con l’eventuale clientela, non dimentichiamoci dei rapporti con la nostra dolce metà! Ad essa dobbiamo concedere il meglio di noi. Una relazione vera, non mascherata da alcunché e tantomeno da sostanze. Una passeggiata, parlare e ridere insieme, disinibiti non per l’effetto di qualcosa ma per il piacere di stare con qualcuno, il brivido prima di un bacio… Chissà che un approccio libero alla sessualità non sia davvero la via maestra per approdare verso l’amore… Se credete che si possa accedere al sesso unicamente attraverso alcol e droga, non sapete cosa vi perdete!

Vostro affezionatissimo PennaNera

Accordi con la Russia… Perché no?

Ave Socii

E’ proprio vero: dove non arrivano, ci tirano il cappello. Quando una forza politica (magari pure populista) gode di particolare favore all’interno del Paese, subito le sentinelle del “politicamente corretto” alzano le antenne e cercano di fermarla. Con mezzi sia leciti che meno leciti. Certi giornaloni non vedono l’ora di scrivere fiumi d’inchiostro su “tangenti presunte” che qualcuno “avrebbe dato” a qualcun altro per condurre in porto “una transazione alla fine mai verificatasi”… E certi giudici non vedono l’ora che una nuova Tangentopoli scoppi, per acquisire un po’ di notorietà e far fuori pezzi grossi della politica a suon di sentenze e tintinii di manette.

Fare uso dell’informazione è lecito e sacrosanto, così come indagare sulla presunta irregolarità di certe operazioni. Ma talvolta capita che la giustizia, magari pure col contributo di certe forze politiche, diventi uno strumento di persecuzione per additare di ogni responsabilità un partito scomodo… E questo tracima nell’illecito e nell’ingiusto. La corruzione internazionale va ovviamente perseguita con la massima fermezza. Ma da qui a dire che addirittura la disgregazione dell’Europa passa per i fondi russi alla Lega ci pare un’esagerazione bella e buona.

Crediamo che l’Europa sia già abbastanza disgregata per conto suo… Economia: è evidente che gli Stati europei corrono a velocità differenti. E non solo perché sono più o meno “ligi al dovere di mantenere i conti in ordine”. Certe regole sembrano scritte apposta per favorire l’economia di certi Paesi a scapito di altri, come nel caso della pesca scandinava a danno di quella mediterranea… Immigrazione: c’è chi ribadisce la linea del “primo porto sicuro”, chi vorrebbe si adottasse una linea diversa, chi addirittura vorrebbe costruire barriere anti-immigrati. Comunque la si veda, nessuno Stato vuol recitare la parte del babbeo. L’accoglienza è dunque tutt’altro che un dovere morale… Prima, in Italia, numerose cooperative registravano introiti milionari con la gestione dell’accoglienza. Perché ora, dopo che la retta pro migrante si è ridotta da 35 a 21 euro, molti bandi vanno addirittura deserti? Forse l’accoglienza è un valore solo finché rappresenta un affare…

Preferenze politiche nei vari Stati: in alcuni Paesi prevalgono le forze moderate, in altri quelle sovraniste, in altri ancora i socialisti o i verdi… L’identità europea si scontra inevitabilmente con le tendenze nazionali proprie di ciascuno Stato. E poi, cosa dobbiamo intendere per “identità europea”? Cos’è che può unire italiani, francesi, olandesi, tedeschi e scandinavi sotto una comune bandiera? I sentimenti “nazionalistici”, per il momento, sembrano prevalere su quelli “europeisti”. Le radici cristiane, forse l’unica qualità che davvero potrebbe accomunare gli Stati europei (almeno la maggioranza), nemmeno compaiono nei Trattati. Eppure la religione può costituire un forte collante fra i popoli. I valori su cui fondarsi e credere non li decidono i palazzi, ma i popoli stessi. I popoli delle varie Nazioni, i popoli che reclamano la difesa dell’identità nazionale e delle tradizioni… Da qui nasce l’opportunità di rafforzare i legami con Stati come la Russia.

Che problema c’è se l’Italia vuol stipulare accordi con alleati diversi ma magari in grado di offrirle maggiori tutele, che l’Europa al momento non offre? Questa potrebbe essere, anzi, la strada giusta per tornare protagonisti della scena mondiale. Ma certamente a qualcuno potrebbe non andare bene. Ai nemici dell’Italia, in primo luogo… Forse proprio gli stessi che amano pure professarsi “amici dell’Europa”… Magari molti di questi “amici dell’Europa” militano nelle fila di qualche partito politico italiano… E magari godono anche di favore e protezione presso certe Istituzioni italiane…

Anche ai tempi di “Mani Pulite” si indagò solo su alcuni partiti… La non imparzialità della giustizia era già allora un tratto caratterizzante del nostro sistema… Era espressione di un ben preciso disegno politico? C’erano di mezzo gli interessi di qualche partito, a scapito di altri partiti? Se un tempo era così, chi ci assicura che una cosa del genere non potrà ripetersi ancora? Magari per togliere di mezzo, mediante l’arma giudiziaria, avversari politici altrimenti ineliminabili?

La giustizia non sarà mai davvero imparziale, finché continuerà a rappresentare solo gli interessi di certe fazioni. Perciò auspichiamo, nel più breve tempo, una seria riforma della giustizia che finalmente ridimensioni lo strapotere e i privilegi di cui attualmente gode chi ne fa parte. Persino in molte Università qualche professore in materie giuridiche approfitta di questa sua posizione dominante. E talvolta persino i loro assistenti ne approfittano, perché si sentono potenti (e accanto ai potenti) e nessuno può toccarli. Altro che “Resistere! Resistere! Resistere!”… Forse è ora che pure certi ammanettatori sperimentino il tintinnio delle manette. Forse è ora che qualche categoria privilegiata cominci a tremare sul serio. Anche e soprattutto a beneficio di quegli uomini (magistrati, avvocati, professori, assistenti…) che fanno bene il loro lavoro. Oltre che, ovviamente, dei cittadini onesti.

Stipulare accordi con chiunque possa offrire condizioni dignitose: questa la richiesta, assolutamente legittima, che i popoli di ogni Stato muovono a chi li governa. Al di là di ogni indagine o processo che la giustizia possa avviare… Non confondiamo le due realtà: gli illeciti vanno perseguiti duramente, ma promuovere accordi con chi si mostra più vicino ai nostri interessi non ci sembra affatto un illecito. Anzi, forse sarebbero da considerare illeciti quegli accordi che promuovessero gli interessi di qualcun altro a scapito nostro. E negli ultimi anni, purtroppo, ne è rimasta traccia… L’Italia trasformata in campo profughi, in cambio di un po’ di flessibilità… Il nostro settore primario messo in crisi da regole sbagliate, per favorire indiscriminatamente l’economia di altri Paesi… Il “Made in Italy”, apprezzato in tutto il mondo, privo di tutele dinanzi all’invasione di prodotti stranieri… E’ davvero questa l’Europa con cui dovremo stringere accordi anche in futuro?

Vostro affezionatissimo PennaNera

Vita, diritto da difendere ma anche da meritare

Ave Socii

“Vuoi la vita? Meritala!”… Dovrebbe essere questo l’imperativo morale di ogni essere umano di ogni tempo e di ogni cultura… Invece molti di noi amano appiattirsi sulla vita in quanto “diritto inalienabile”, diritto anteposto persino allo Stato e che lo Stato deve limitarsi unicamente a tutelare. Ma cosa significa “tutelare la vita”? In che modo uno Stato può intervenire, se un individuo minaccia l’esistenza di un altro individuo? Dovremmo essere tutti d’accordo sul fatto che la vita è sacra… Eppure c’è chi, attraverso i suoi comportamenti, dà l’idea di pensarla in maniera esattamente opposta. Chi uccide, evidentemente, non ha molto a cuore la “sacralità” della vita. A nostro avviso, i criminali che si macchiano di omicidio dovrebbero sapere cosa significa “sentire che la propria vita è a rischio”. Forse questo potrebbe spingerli a “cambiare”… Se ciò non accadesse, lo Stato dovrebbe agire di conseguenza.

Pure la regola generale del “vivere” come “diritto inalienabile” presenta delle eccezioni. Certe volte uccidere un innocente è sintomo di progresso: infatti ci interroghiamo su aborto e eutanasia. Ma uccidere un colpevole rimane un tabù: infatti molti vedono nella pena di morte un ritorno alla preistoria. E sperano che presto venga abolita in tutto il mondo. Vediamo, dunque, che anche per i diritti cosiddetti “umani, universali, inalienabili” possono essere previste delle eccezioni. Ma chi decide la liceità o meno di queste eccezioni? Se un diritto è universale e inalienabile lo è in assoluto, senza eccezioni. Perché, in certi casi, si può invece chiudere un occhio? Allora non siamo di fronte a un diritto così inalienabile come alcuni vorrebbero far credere… Se solo alcuni pensano di decidere quando un diritto è inalienabile o meno, noi non ci stiamo. Ed esprimiamo le nostre idee in merito… I fascio-buonisti non si indignino!

Per fortuna sta cominciando a passare il principio che chi entra nella proprietà altrui, senza essere il benvenuto, implicitamente accetta di mettere a repentaglio la propria vita. Quello della legittima difesa è, tuttavia, un provvedimento che necessita di molti miglioramenti. Però è già un primo passo per contrastare il senso di impunità che sembra aver spadroneggiato nel nostro Paese negli ultimi anni. Siamo assolutamente favorevoli a che sia ristabilito un clima di rispetto delle regole. Far rispettare le regole è l’unica garanzia di umanità e diritti per tutti, specialmente per i più deboli. Purtroppo abbiamo l’impressione che questo rinnovato clima non durerà a lungo. A qualcuno, infatti, questo clima non piace affatto e farebbe di tutto pur di spazzarlo via… Magari in nome di quei presunti “diritti umani” che hanno già dimostrato generare solo conflitti nella nostra società…

Ci sono persone che bevono o si drogano, poi si mettono alla guida di un’auto, sfrecciano a tutta velocità per le strade, incontrano persone ignare e magari succede il peggio… Al di là di tutti i discorsi educativi e di tutte le raccomandazioni, chi si comporta così non fa male solo a se stesso ma rischia di fare seriamente male pure ad altri che con lui non c’entrano assolutamente nulla. Anzi, soprattutto a loro. Bere e drogarsi sono scelte di quelli che intendono “trascorrere una bella serata”, così come mettersi successivamente alla guida di un’auto… Incrociare un’auto guidata da un drogato o un alcolizzato, invece, non è certo una scelta per quel poveraccio che ha la sfortuna di vedersi piombare addosso quell’auto a folle velocità.

In fondo, chi beve o si droga mette in conto che una corsa per strada potrebbe anche porre fine alla sua vita… Ognuno può fare della propria vita quel che vuole, pure metterla in pericolo fino alle estreme conseguenze. Tuttavia, se uno vuol mettere la propria anima nelle mani del Signore, non può costringere che altri lo seguano per quella strada. Specie se con lui non c’entrano nulla. Dovrebbe essere il Signore a decidere il giorno della nostra chiamata verso il cielo… Non uno sconosciuto che ha assunto qualche bicchiere di troppo o qualche stupefacente… Se certi soggetti hanno avuto “una vita difficile”, evitino perlomeno di renderla difficile agli altri! Si facciano aiutare, piuttosto!

Ci sono persone che si autoledono, si tagliano, si drogano, per mettere alla prova l’altro e attirare l’attenzione. Se comportamenti del genere perdurano, arrivare a mettere in gioco la propria vita è un attimo. All’inizio è bene aiutare queste persone ad uscire da questi atteggiamenti sbagliati, coinvolgendo tutte le figure significative vicine. Che ognuno di noi voglia attirare l’attenzione è fisiologico, magari pure attraverso comportamenti a rischio… Probabilmente nessuno di noi è stato un santo durante l’adolescenza! Ma arriva un momento in cui il meccanismo, se non corretto, si inceppa e il rischio, da comportamento marginale, diviene ragione stessa della propria esistenza. Strategia da utilizzare normalmente, da riproporre ogniqualvolta si incontra una difficoltà. In questi casi patologici ogni aiuto comincia a diventare vano… E ogni nuovo fallimento dei tentativi d’aiuto rafforza sempre più quella strategia malsana… E chi ha aiutato rischia pure di sentirsi in colpa per aver fallito…

Ci chiediamo, a questo punto, se soggetti così depravati siano degni di continuare a vivere. Siamo esagerati noi? O forse sono irrecuperabili loro? E se magari non solo sono irrecuperabili, ma pure potenzialmente dannosi per il prossimo? Se dopo tante messe alla prova non c’è stato verso di cambiare i loro atteggiamenti, cosa rimane da fare? Aspettare che facciano altri danni, magari con tanto di morti e lacrime di circostanza? Se tali soggetti considerano tanto insignificante il valore della vita, mettere a rischio gli altri sarà per loro una cosa “normale”. Sarebbe più che opportuno, allora, disinnescare simili mine vaganti finché si è in tempo. Ogni giorno in più della loro vita potrebbe significare altre vite innocenti danneggiate o, peggio, spezzate del tutto.

Per questo siamo convinti che aiutare i devianti con ogni mezzo sia cosa buona e auspicabile, ma se dopo tanti tentativi si fallisce è bene non prendersela con se stessi. Soprattutto se si è fatto tutto il possibile. In fondo, se il deviante perdura nella sua strategia non è colpa di chi cerca di aiutarlo a trovare strade alternative. Semmai la colpa è del deviante stesso, che vuole ignorare l’esistenza di strade alternative. Se la sua vita non conta nulla di fronte ai suoi capricci, che vada pure incontro al suo destino! A pensarci bene, nemmeno chi fa scioperi della fame o della sete ha molto a cuore la propria vita. Alla faccia del valore universale, in casi del genere la vita viene strumentalizzata per spuntarla in battaglie di varia natura. Battaglie personali, talvolta persino battaglie politiche… “Fare la vittima” perché gli altri si turbino e abbocchino…

Simili “strategie della tensione” dovrebbero essere assecondate solo per breve periodo. Se perdurano, tuttavia, andrebbero stroncate. Certo, all’atto pratico è tutt’altro che semplice definire una linea di comportamenti da tenere. Stabilire se una strategia è intenzionalmente orientata a mettere in difficoltà l’altro, tenerlo “sotto scacco”, o è invece solo l’effetto di una patologia mentale cronicizzata, è certamente complesso. Secondo noi, la strategia di intervento andrebbe ponderata in riferimento al luogo che ha in carico i soggetti in questione. Se una struttura è “socio-educativa” dovrebbe agire in certi modi, se è “sanitaria” in modi diversi. E’ chiaro che ogni struttura dovrebbe avere ben precisi requisiti, tali da renderla classificabile in maniera non equivoca e tali da poter permetterle di accogliere ben determinate categorie di utenza. Solo successivamente sarà chiaro in quali modi poter agire, in base al tipo di struttura e all’utenza ospitata.

Ad esempio, in strutture non prettamente sanitarie (carceri, comunità per tossicodipendenti ecc.) gli operatori non dovrebbero essere obbligati a intervenire, in caso di reiterazione frequente di “atteggiamenti autolesivi” da parte degli utenti. Finché capita sporadicamente si può cercare di venire incontro alla “vittima”. Ma chi persevera ha ben chiare le conseguenze cui va incontro, perché le ha già affrontate. Quindi, implicitamente, è come se le accettasse. Anche perdere la vita è una possibile conseguenza di certi comportamenti. E un operatore non può essere messo continuamente alla prova da queste “vittime” recidive. Se il comportamento lesivo coinvolgesse anche altri utenti, l’obbligo di intervento dovrebbe essere garantito esclusivamente ai “terzi lesi” e non agli autori della lesione (se recidivi). Per simili soggetti “irrecuperabili” potrebbero prospettarsi due possibilità: isolamento o fine vita. L’obbligo di intervento dovrebbe sempre valere, invece, verso chi è ospitato in strutture sanitarie come ospedali o case di cura.

Interrogarsi su aborto, eutanasia, testamento biologico, fine vita… Tutte questioni lecite e interessanti, per l’amor del cielo… Ma se uno Stato ha così tanto tempo per interrogarsi su come far morire un innocente, non vediamo il motivo per cui non debba avere tempo pure per interrogarsi su come far morire un colpevole. Scusate se le nostre opinioni non sono perfettamente allineate al “retto pensiero”… Però secondo noi l’inalienabilità della vita passa attraverso i comportamenti dei singoli, non attraverso le opinioni di qualche “paladino dei diritti umani” che pretende di dare pagelle di moralità a tutti. Firmare la condanna a morte per chi, in maniera reiterata, ha costituito un pericolo per la vita degli altri… Questo dovrebbe fare uno Stato serio che vuole tutelare la vita dei suoi cittadini onesti e perbene. Perché la vita di un singolo dipende dalle scelte che fa, nel bene come nel male.

Vostro affezionatissimo PennaNera

Perdonare i propri nemici: la rivoluzione di Gesù

Ave Socii

Il Vangelo è una miniera di consigli sul come vivere bene e felici. In quanto a spunti di questo tipo, il cristianesimo non ha assolutamente nulla da invidiare al buddismo e a simili altri credo religiosi. Il Vangelo non è roba da vecchi e noiosi preti o dottrina piena di inutili insegnamenti. Oggi va di moda fare yoga o prendersi qualche psicofarmaco, per arrivare a sentirsi felici. Chi legge il Vangelo è invece uno che non sta bene e ha qualche rotella fuori posto, secondo molti… Eppure una riscoperta del Vangelo sarebbe più che opportuna, al giorno d’oggi. In quel libro piccolo piccolo si celano forse tutte le risposte ai principali dilemmi dell’uomo.

A ben vedere il Vangelo sconfina, va oltre i recinti prettamente religiosi. Il Vangelo è un incredibile compendio di consigli utili al buon vivere e alla serenità d’animo. Forse vi si possono riconoscere valori propri non solo della cultura cristiana, ma dell’umanità tutta. Per una vita serena, ciascuno di noi ha bisogno di sentirsi perdonato e, soprattutto, di perdonare. Perdonare, non farsi vedere rancorosi per un torto subito… Piuttosto dimenticare e andare avanti, magari continuando a incontrare l’altro come se nulla fosse accaduto. Il “nemico” non si aspetterebbe mai una cosa del genere. E’ questo che lo spiazza. Sotto sotto, a beneficio del proprio senso di onnipotenza, lui vorrebbe che il suo comportamento influenzasse l’altro invece di lasciarlo indifferente.

Perdonare i propri nemici… Il messaggio di Gesù è qualcosa di rivoluzionario. L’uomo è per sua natura incline a suddividere la società in amici e nemici, in buoni e cattivi. Con gli amici si continua a parlare, con i nemici no… Questo è il nostro comportamento naturale. Eppure forse c’è un modo per sentirsi ancora più realizzati: parlare anche con i nemici, come se non ci avessero mai fatto niente. Ciò probabilmente contrasta con il buon senso… La nostra più alta realizzazione non è forse far vedere ai nostri nemici quanto valiamo? Dopo averci colpito con i loro attacchi, i nostri nemici vorrebbero che noi rimanessimo a terra doloranti. Noi invece meditiamo vendetta, spesso rispondendo agli attacchi per farci vedere più forti di loro. Eppure così siamo vittime del loro gioco, volto a farci sentire “sotto scacco” e a rispondere per evitare figure da babbei.

Rispondere agli attacchi è umano ed è una strategia lecita. Ci sono casi, però, in cui non ci è possibile rispondere in maniera adeguata… Quando ci sentiamo meno forti del nostro avversario, ad esempio. Oppure quando lui stesso è troppo forte e ci costringe alla resa dopo un braccio di ferro più o meno lungo. In entrambi i casi, prevale un senso di frustrazione che può influenzare le nostre scelte successive. Quando l’attacco avversario è tanto forte da minare la nostra autostima, spesso subentra in noi una sorta di stato depressivo. Il non sentirci adeguati ad affrontare certe situazioni alimenta il nostro stato di insoddisfazione e depressione… Desidereremmo raggiungere determinati obiettivi, ma il ricordo di certi insuccessi brucia e non intendiamo ripeterne l’esperienza.

Ci sentiamo proprio come agnelli in mezzo ai lupi… E come potremmo mai sopravvivere, se la depressione e la paura dell’insuccesso ci attanagliassero in questo modo? Ebbene, quel minuscolo libro chiamato “Vangelo” ci offre una soluzione insperata: perdonare gli avversari. Nostro Signore, in un mondo che fa della lotta e delle guerre di sopraffazione una regola inderogabile, ci raccomanda di perdonare… Non importa rialzarsi, importa come ci si rialza… Ci si può rialzare attaccando, ma ci si può rialzare anche come se nulla fosse accaduto. Rispondere ad un attacco con un altro attacco, molto spesso, dà un’idea di forza o debolezza rispetto al proprio avversario. Perciò, se rispondiamo alla violenza con altra violenza, siamo condannati a rispondere in modo più forte per non passare per quelli “deboli”. E così via…

La strategia della forza, vediamo, porta spesso ad una degenerazione dell’esito della partita. Nessuno vuol passare per debole, perciò ognuno cercherà di condurre attacchi sempre più forti per sopraffare l’avversario. E se invece non volessimo fargli capire se siamo forti o deboli rispetto a lui? In altre parole, tenerci lontani dalle sfide che lancia e farlo rimanere col dubbio… Rispondere vorrebbe dire uscire allo scoperto, farsi capire, rendersi prevedibili… D’altro canto, perdonare è forse l’arma più potente che abbiamo quando il gioco si fa duro. L’arma del perdono, considerata la natura attaccabrighe dell’essere umano, riporta un’aura di imprevedibilità all’interno della partita.

Per sopravvivere, insomma, è bene non mostrarsi né troppo pecora né troppo lupo… Far vedere che la strategia del lupo non è sempre quella vincente… A volte adottare strategie “da pecora” può avere effetti benefici… Talvolta anche adottare strategie miste può essere la mossa giusta… Giocare quasi in maniera casuale, quando il gioco si fa duro e imprevedibile, per diventare noi stessi imprevedibili ed elusivi agli occhi degli altri… Questo si conclude leggendo il Vangelo… Perfino Trump segue il Vangelo, allora! Oppure Gesù è un precursore della teoria dei giochi! Accostamento ardito, quello fra Gesù e Trump… Chi siamo veramente solo Dio lo sa, Colui in grado di scrutare i segreti del nostro cuore e di conoscere ogni nostro singolo capello. Gli altri, invece, è bene che non abbiano tutta questa “chiarezza di vedute”: potrebbero quasi illudersi di essere Dio. E’ bene distoglierli da questo delirio di onnipotenza.

La miglior vendetta è il perdono. Ecco l’insegnamento più grande della nostra religione. Una religione che parla ai cuori dei singoli. Una religione che non dovrebbe confondersi con le dinamiche degli Stati, dalle quali inevitabilmente escono fuori vincitori e vinti. Una religione che dovrebbe lasciare a Cesare quel che è di Cesare e che, invece, alcuni vorrebbero strumentalizzare proprio per screditare Cesare. Anche lo Stato è fatto da esseri umani… E’ fisiologico che le dinamiche degli individui si confondano con quelle dello Stato. Eppure ricordiamoci di questo: il nostro credo non si chiama Islam. Facciamo in modo che la fisiologica influenza tra Stato e singolo non divenga patologica. Lo Stato è lo Stato, il singolo è il singolo. Cesare è Cesare, Dio è Dio.

Il perdono non può che essere una strategia personale, inapplicabile alle moltitudini di uomini e alla legge. La legge si limiti ad essere dura e implacabile, il perdono è ben altra cosa! Nessuno Stato può pretendere di essere buono, quando talvolta non riesce nemmeno ad essere giusto. Il perdono è affare dei singoli e non è affar da poco. Il perdono è una sfida per il singolo. Una sfida da vincere nei confronti di quelli che forse non vorremmo mai perdonare. Chi strumentalizza il “sentirsi vittima e giudicato dagli altri”, ad esempio… Fanno sorridere quelli che pretendono che tu non li giudichi, quando magari si fanno una canna o si comportano in maniera oggettivamente deviante, e che poi sono i primi a giudicarti quando gli fa comodo. Perdono per loro! Forse lo fanno per non sentire il peso della depressione e del “sentirsi inferiori rispetto agli altri”.

Presunti fondi stranieri a qualche partito italiano? Non sarebbe certo la prima volta… Ma la notizia era già nell’aria da tempo… Perché esce fuori solo ora e solo ora si grida allo “scandalo”? Forse per mettere in cattiva luce un partito al governo? O forse per gettare ombre su un Paese intero, così da renderlo marginale in Europa al momento della decisione delle nomine di peso? Se qualcuno getta fango sull’Italia, non è solo un partito che deve perdonare ma una Nazione intera. Quando un Paese risulta scomodo si cerca di destabilizzarlo… E’ successo qualche anno fa con la storia dello spread a 500, succede ora con la storia dei fondi stranieri e della corruzione internazionale… Riusciremo mai a perdonare questi nemici dell’Italia?

Strappare dei bambini a famiglie “normali e sane”, magari per affidarli a famiglie “arcobaleno” e forse nemmeno tanto sane… Questa mania dei diritti civili sta distruggendo quanto di meglio possiamo avere dalla vita: una famiglia. Certamente si può incappare in famiglie problematiche: allora sarà opportuno affidare i bambini ad altre famiglie meno problematiche… Pure a famiglie “arcobaleno”, se è proprio necessario… Ma indurre dei piccoli a simulare maltrattamenti che non ci sono mai stati, per screditare la famiglia d’origine a beneficio di altre famiglie (magari di coppie omosessuali) è un fatto che rasenta la patologia mentale. Se questo significa promuovere i diritti civili… Per quelli che li promuovono possiamo implorare solo perdono, sempre che qualcuno sia capace di perdonare una cosa del genere.

Fanno sorridere quelli che vorrebbero sottoporre noi cristiani a certi vomitevoli ricatti morali. Quando si parla di famiglia e diritti civili ci danno dei “retrogradi” e degli “sfigati”… Quando invece si parla di immigrazione vengono a cercarci perché bisognosi di consensi… Siete cristiani, perciò dovete accogliere… Il Vangelo non parla alle Nazioni, ma ai cuori di ogni singolo individuo. Per fortuna non siamo in uno Stato islamico, dove invece la religione va a braccetto con la legge. L’accoglienza è un principio cristiano, non una norma di legge. Qui ognuno è libero di porgere o meno l’altra guancia. E di porgerla come quando e a chi vuole lui. Nessuno può permettersi di strumentalizzare il cristianesimo, sperando di metterci in difficoltà. Se comunque qualcuno dovesse permettersi, perdono per costui!

E poi ci sono i nemici peggiori, i traditori: chi un tempo diceva di essere nostro amico e poi ci ha abbandonato per seguire chissà chi, o chissà cosa. Signore, tu che più di ogni altro conosci il tradimento, aiutaci a perdonare sinceramente anche i nostri peggiori nemici!

Vostro affezionatissimo PennaNera

Procure buoniste. L’abuso dei diritti umani

Ave Socii

Quanto sentenziato da certe procure rasenta il ridicolo, secondo noi. Far sbarcare i migranti, sequestrare la nave, indagare, terminare in quattro e quattr’otto le indagini e dissequestrarla il giorno dopo… E senza nemmeno far perdere troppo tempo ai trafficanti, emettono in breve le loro sentenze così le Ong sono libere di tornare a fare affari nel Mediterraneo. Sentenze emesse “in nome del popolo italiano”, per giunta… Quello stesso popolo che, in massa, ha espresso chiaramente una ben precisa volontà in tema di immigrazione. Volontà che evidentemente qualche giudice si mette sotto i tacchi, visto che tanto la magistratura è “indipendente” dalle decisioni del governo. E’ giusto che lo sia, o che almeno provi ad esserlo… Tuttavia crediamo che calpestare delle leggi, seppur sgradite, non rientri nell’alveo di quell’indipendenza che i magistrati possono recriminare come propria.

L’impressione è quella di una magistratura completamente scollegata dai bisogni del Paese. Molte procure sembrano schierarsi apertamente contro certe istanze del sistema. Pure se evidentemente queste esistono e reclamano all’interno del Paese. Alla faccia delle presunte “indipendenza e imparzialità della magistratura”. Abbiamo visto che pure fra i giudici scorrono le correnti. Correnti politicizzate, per di più. E concentrate prevalentemente a sinistra, guarda un po’. Altro che magistratura “al di sopra delle parti”! Se degli esponenti del Pd militano pure nella corrente “di destra” della magistratura, c’è evidentemente un problema. Non osiamo immaginare cosa possa esserci un tantino più a sinistra…

Per questo ribadiamo che, per garantire una certa imparzialità nei vari organi dell’ordinamento, la rappresentanza del potere giudiziario dovrebbe accogliere in egual numero esponenti di ogni corrente del sistema. E non, come pare sia stato finora, accoglierne solo alcune. Nello specifico, per intenderci, istanze ispirate “al fascio-buonismo”. Si tratta di istanze che partono indubbiamente avvantaggiate rispetto alle altre. Per i più disparati motivi, storici prevalentemente. Ci siamo appiattiti troppo sui diritti dell’individuo, a discapito degli Stati e della loro sovranità. Talvolta pure delle loro leggi. C’è chi vorrebbe far passare per “universali” quelle che in realtà sono solo “opinioni”. Opinioni, per di più, con una ben determinata valenza politica.

Schierarsi reiteratamente a favore dei “diritti umani”, soprattutto a favore di “certi diritti umani”, è una evidente presa di posizione politica. Alcune procure legittimano le Ong a ricattarci strumentalizzando i migranti con la scusa dello “stato di necessità”. Secondo noi, bisognerebbe investire nei Paesi poveri, invece di continuare a sfruttarli costringendo i popoli a migrare. Perfino qualche Pontefice ha posto l’attenzione non tanto sul diritto dei popoli a migrare, quanto piuttosto sul diritto dei popoli a rimanere nella loro terra. E se proprio si verificano delle migrazioni, bisognerebbe gestirle attraverso corridoi umanitari, mettendo a disposizione dei migranti aerei sicuri e non barconi o barchini. Noi crediamo sia più “umano” così… Voi no?

Alcuni Stati pretendono di darci lezioni di umanità… Che lezioni di umanità dovremmo prendere, da chi abbandona i migranti nei boschi al confine con l’Italia, oppure li seda prima di rispedirli indietro, oppure sfrutta quegli stessi Paesi dell’Africa da cui poi migliaia di persone sono costrette ad emigrare? Alcuni governi europei (magari pure socialisti) non esitavano addirittura a sparare ai migranti, per evitare che varcassero il confine… Di che razza di umanità stiamo parlando? In Africa non ci sono “porti sicuri”… Ma se ogni anno proprio quei porti accolgono milioni di turisti! No, il “porto sicuro più vicino” sta in Italia… Viaggiano per miglia e miglia fino a Lampedusa e nessuno si lamenta, ma se poi devono allungare fino a Malta non ce la fanno più e di colpo le condizioni peggiorano… Boh!

Se davvero la migrazione è un “fenomeno epocale” e un “diritto universale”, che sia gestita davvero da tutti i Paesi e non da uno solo. Altrimenti diventa uno dei tanti modi per costringere una singola Nazione ad accogliere, magari sotto qualche ricatto, facendole pure la morale quando non si mostra abbastanza accogliente, mentre tutte le altre Nazioni stanno a guardare. Ma in questo caso, se permettete, la migrazione sembra tutto fuorché un diritto universale. E tutti quei discorsi sull’umanità ci paiono piuttosto una colossale presa in giro. Anche se pronunciati dai pulpiti delle procure. Noi la vediamo così… Scusateci!

La procedura sul debito? Forse un modo per distrarci e farci avere meno voce sulle nomine di peso ai vertici europei. Vogliono isolarci, noi alziamo la testa e loro vogliono farcela pagare. Nella scorsa legislatura europea eravamo certamente ben rappresentati, forse avevamo anche più alleati rispetto ad ora… Ciononostante gli altri Paesi ci hanno aiutato ben poco coi migranti. Intanto proseguono i tentativi delle Ong (e dei loro fiancheggiatori) di farci sentire “dalla parte sbagliata”, dalla parte dei “cattivi”. Mentre loro sembrano avere dalla propria parte lo “Stato di diritto”, certe procure e pure la morale cristiana. Ormai si sentono invincibili e inattaccabili, benedetti sia dalla terra che dal cielo… Ma noi continuiamo a resistere, perché non per forza siamo noi quelli sbagliati. Fare di testa propria, ignorare la legge o addirittura disobbedirle andandole deliberatamente contro, è in realtà l’esatta negazione dello “Stato di diritto”.

Se si considera sbagliata una legge ci si candida, ci si fa eleggere in Parlamento e la si cambia. Così funziona in democrazia. Il fatto di essere cristiani non ci farà sentire in colpa per aver voluto l’applicazione della legge, anche se in apparente contrasto con qualche presunto concetto di umanità. Da cattolici credenti orgogliosi ribadiamo: a Dio quel che è di Dio, a Cesare quel che è di Cesare. E orgogliosi aggiungiamo: se continuano le provocazioni, siano pure schierati i cannoni! Quel che accadrà dopo sarà frutto di ciò che decideranno di fare i capitani di quei barconi: arrendersi o continuare a provocare. In quest’ultimo caso, ogni responsabilità ricada su questi presunti filantropi! Perché, in fondo, sono loro che se le cercano. Detto questo, siamo cristiani e ne andiamo fieri. Cristiani sì, fessi no!

Vostro affezionatissimo PennaNera

Inerzia Capitale. Roma non merita questo

Ave Socii

Rifiuti, topi, buche, stazioni metro bloccate, autobus guasti… E’ forse questo lo spettacolo che la città eterna può permettersi di dare al resto del mondo? Roma è la culla della civiltà occidentale. Da Roma proviene il concetto stesso di “civiltà”. Roma è il centro del mondo e della storia, la capitale da cui passarono re, imperatori e papi. Di fronte a Roma tutto il mondo dovrebbe chinare il capo. Oggi, invece, già solo chi pensa a Roma si copre gli occhi e si tappa il naso…

Forse avremmo bisogno di meno inerzia da parte dell’amministrazione capitolina. Forse a comandare davvero non è il sindaco, ma altri che ne sanno molto di più e che sanno fare bene i propri interessi… Interessi che possono anche non coincidere con quelli generali. Sulle più svariate questioni, Roma è completamente immobile. Come intrappolata in un pantano. Ma l’inerzia non c’è da adesso, dura già da parecchi anni.

Forse qualcuno ha interesse a che in questa città continui a imperversare l’inerzia sovrana. Forse i “palazzinari” scorgono nella capitale una mucca da mungere, proprio come gli indagati di “mafia capitale”. Forse nessun sindaco sarà mai in grado di modificare alcunché, se non si circonderà di “uomini con le palle” e non caccerà quelli che hanno abitato il Palazzo per decenni e decenni… Roma soffoca e qualcuno ci mangia sopra… A pensarci è una cosa che farebbe indignare anche i più imperturbabili. E più andremo avanti a tollerare l’inerzia, peggio sarà per tutti.

Se dai vertici non c’è verso di modificare le cose, chissà se dal basso è rimasta qualche possibilità di scuotere le fondamenta… Se nessuno dall’alto ha le palle per decapitare tutti i mangiapane foraggiati dall’inerzia della classe dirigente capitolina, magari una qualche risposta potrebbe venire proprio dal popolo. Forse in casi così esasperanti di inerzia, c’è bisogno come mai prima di disobbedienza civile e azioni di classe da parte dei cittadini. Se i servizi di raccolta dell’immondizia non funzionano, ad esempio, la minaccia di non pagare in massa le tasse sui rifiuti potrebbe forse smuovere qualcosa. Colpiti dove meglio sentono, cioè nel portafoglio, alcuni potrebbero uscire allo scoperto e venire a più miti consigli con la cittadinanza. Sperando sempre che non siano protetti da qualcuno ancor più potente che sta ancora più in alto…

Per ovviare alle situazioni di emergenza, chi occupa posizioni di comando potrebbe ricorrere anche a soluzioni alternative. Per la raccolta dei rifiuti o il riempimento delle buche nelle strade, magari, si potrebbero pure coinvolgere persone sottoposte a misure cautelari. Persone che abbiano, ovviamente, dei requisiti ben precisi: pericolosità sociale nulla, fine pena vicino, ecc. In questo modo potrebbero saldare più agevolmente i conti con la giustizia e intanto, magari, sentirsi realizzati per aver fatto qualcosa di buono per la società. Una sorta di “giustizia riparativa”… Così i cittadini hanno i loro servizi garantiti e i detenuti vedono più vicino il giorno della loro libertà. E’ un’idea da buttar via? In realtà non si tratta di idee completamente nuove, c’è chi le ha già pensate e sperimentate. E con discreto successo, a quanto pare.

Eppure siamo convinti che chi sta in alto possa fare qualcosa in più per la “capitale del mondo”. Evocare uno stato di emergenza perpetua non si addice alla culla della civiltà occidentale. Se una qualche rinascita della cultura occidentale è possibile, crediamo sia indispensabile che tale rinascita passi per la città eterna. Ma affinché Roma torni ad essere eterna, c’è bisogno di condottieri con le palle che tolgano lo scettro del potere ai criminali. Condottieri che estirpino il marcio di questa città e tornino a farla splendere. Affinché chi metta piede a Roma ne sia invidioso, invece che indignato. Perché Roma è molto più di una semplice squadra di calcio.

Vostro affezionatissimo PennaNera

Pregiudizio. Alcuni miti da sfatare

Ave Socii

Quante volte avete sentito dire che “per conoscere il diverso non bisogna avere pregiudizi”? Della serie: se hai pregiudizi sarai sempre un ignorante e non conoscerai mai davvero… Perciò apriamo le frontiere, abbattiamo i muri e superiamo i limiti! In realtà, la questione è un po’ più complessa di come viene semplicisticamente insegnata. Siamo esseri umani, pertanto sempre inclini all’errore. Per di più siamo quasi sempre influenzati dalle nostre esperienze passate, nelle scelte attuali e future. Cancellare i pregiudizi non è affar da poco, dunque. Ognuno di noi, chi più chi meno, corre il rischio di essere influenzato da qualche pregiudizio. La differenza, pertanto, non è tra chi ha pregiudizi e chi non li ha. La differenza, semmai, è tra chi ammette di averli e chi vuol far credere di non averli. Chi dice di non avere pregiudizi è un ipocrita. Speriamo perlomeno che non lo sia in mala fede.

Forse parlare di “pregiudizio” non è che l’arma migliore per scatenare sensi di colpa e di inadeguatezza in persone che hanno pensieri scomodi e “politicamente scorretti”, in modo da farle tacere. Un’arma utilizzata per affermare determinate idee e deprecare le idee di chi la pensa diversamente. Il senso di colpa che chi condanna il pregiudizio vorrebbe scatenare, nella nostra società occidentale, scaturisce il più delle volte dalla apparente discordanza fra norma giuridica e morale cristiana. Ma esse hanno campi di applicazione diversi, non dovrebbero essere confuse. Alcuni invece vorrebbero trasformare questo dualismo in un punto debole per la società occidentale. Avranno certamente i loro (loschi) interessi per fare una cosa del genere… Magari favorire determinate culture tradizionalmente ostili a quella occidentale… Culture che magari confondono il culto con la legge e ne fanno, al contrario di noi, un punto di forza… Intenda chi ha orecchie…

Il pregiudizio agisce sempre a doppio senso: c’è chi pre-giudica, ma c’è anche chi si sente pre-giudicato e vorrebbe far sentire agli altri il peso di questo pregiudizio. Per farli sentire in colpa facendosi vedere “vittime”, metterli in difficoltà e cercare di ottenere quanto desiderato. Magari trattamenti “più umani”, invocando un fantomatico “stato di necessità”, pure a costo di violare la legge. Prendete il caso dei rom… Costoro dovrebbero spostarsi periodicamente, in quanto “nomadi”… Tuttavia se hanno la possibilità di avere un alloggio stabile e confortevole, non fanno certo troppi complimenti… Magari occupano abusivamente le case altrui, oppure si allacciano abusivamente ai servizi, o entrambe le cose… Si circondano di donne incinte, così nessuno può cacciarli… Rubano e magari pretendono pure di essere compresi, perché “povere vittime” in “stato di necessità”! Contrastare le leggi con la “presunta umanità”: così fanno le “vittime”, appoggiate spesso da qualche “paladino dei diritti umani”.

Pregiudizio nell’immigrazione. Per fronteggiare il continuo calo di popolarità, ogni tanto i fascio-buonisti ricorrono ad immagini forti e tentano di “scuotere le coscienze”… Adesso tutti si turbano, per quella foto che ritrae padre e figlia morti annegati durante l’attraversamento del fiume… Chissà in quanti saranno morti in quel modo e per quanto tempo, purtroppo, senza che a nessuno sia mai passata per la mente l’idea di parlarne… Perché se ne parla solo in certi momenti? Perché certe immagini vengono esibite solo quando i fascio-buonisti sembrano trovarsi in difficoltà? Ah, questi ipocriti “paladini dell’umanità” a intermittenza! Si attaccano a tutto, pur di screditare l’avversario politico… Anche se i flussi totali sono crollati, dicono che la linea dura non paga perché tanto i migranti arrivano coi “barchini”… Tutti a dire che il problema è l’Italia che non accoglie, invece di dire che il problema vero sta in Africa…

Dovrebbero solo vergognarsi, certi politici millantatori di presunta umanità! Prima consentono che arrivino immigrati a frotte… Poi fanno gli scandalizzati e gridano al pregiudizio e al razzismo, perché il “decreto sicurezza” lascia per strada migliaia di “disperati”. Forse la responsabilità è pure di chi a suo tempo ha ingiustificatamente aperto le porte a tutti questi “disperati”, o no? Le tensioni in Libia ormai fungono quasi da pretesto… Improvvisamente l’Italia sembra essere diventata l’unico porto sicuro del mondo, anche con quel “selvaggio razzista disumano troglodita” di Salvini al Ministero dell’Interno. Trasformare l’Africa in una polveriera forse fa comodo a qualcuno, almeno i migranti saranno sempre giustificati a non mettervi più piede e andare altrove. Sennò non si spiegherebbero il silenzio e l’immobilismo dell’Onu… Con tutti gli “ambasciatori dei diritti umani” che annovera tra le sue fila, qualcuno potrebbe pure preoccuparsi di cosa succede in Libia! O no?

L’ultimo ricorso presentato “dai migranti” della nave olandese è stato respinto dalla Corte Europea… Vuol forse dire che anche i giudici hanno dei pregiudizi verso gli immigrati? L’assistenza va garantita, ma perché la nave deve per forza puntare in Italia, quando batte bandiera olandese e l’equipaggio è tedesco? L’Italia che c’entra? La nave forza più volte il blocco perché “i migranti sono allo stremo”… E c’è pure chi applaude, invece di invocarne l’affondamento. Siamo noi quelli disumani? Chi invece viola deliberatamente le leggi per ottenere un po’ di visibilità, mettendo a rischio la vita di decine di persone, è forse meno disumano? E se la prossima volta schierassimo i cannoni? Non lasciamoci intenerire da chi fa finta di stare dalla parte dei più deboli. L’immigrazione non è un diritto. L’accoglienza si fa in ben altro modo. Non confondiamo i principi evangelici con le prese per il c…

Finché in Italia c’erano altri governi andava tutto bene. Nessuno in Europa si preoccupava della questione migranti, tanto c’era l’Italia che pigliava su tutti… Finché accoglievamo porci e cani potevamo pure sperare in un minimo di flessibilità… Ora invece rischiamo perfino la procedura di infrazione per debito eccessivo. L’ipocrisia dell’Europa è stata svelata, è dunque evidente che questo governo vada di traverso a qualcuno. E non solo in Europa… Nel mondo c’è chi pensa che l’immigrazione sia un diritto… Quando forse non è altro che la risposta (spesso patologica) alle carenze di Paesi che non riescono a dare un futuro ai propri abitanti. Mettiamocelo in testa: il problema dell’immigrazione non sta da noi, sta da loro! Ed è “a casa loro” che va risolto, creando condizioni tali affinché queste persone non siano costrette ad emigrare e ad essere trattate come “disperati”.

Pregiudizio di chi si droga verso l’autorità e il resto della società. Chi si droga lo fa in aperto contrasto con l’autorità e con una società percepita come contraddittoria nei messaggi che manda. La società prima mi dice che sono libero, poi però mi giudica se mi comporto in certi modi… L’autorità non mi ama, è buona solo a bacchettarmi e a mettermi in difficoltà… Perciò l’autorità deve sentirsi in colpa e io, pure a costo di rischiare la vita, voglio farla sentire in colpa… Così ragiona chi si droga o, in generale, assume comportamenti rischiosi. L’autorità trova difficile sanzionare tali comportamenti, se di mezzo c’è una relazione che potrebbe naufragare. Perché una relazione che naufraga genera sensi di colpa. E l’autorità si trova in difficoltà, poiché sente tutto il peso del senso di colpa. Peso mitigato dalla sostanza, invece, per chi si droga o assume comportamenti simili.

Tutto il precedente ragionamento è sostenuto, guarda un po’, da un pregiudizio di fondo: il drogato crede che all’origine della sofferenza sia sempre l’autorità, mai la relazione. E se una relazione va male, la colpa è sempre dell’autorità e mai della “vittima”. E’ l’autorità, con le sue regole, che mette a repentaglio la relazione, non la vittima con i suoi comportamenti rischiosi. Perciò è l’autorità che deve piegarsi, eliminando le regole e liberalizzando questi comportamenti. Ma proviamo a cambiare prospettiva: dal lato dell’autorità, se essa è stata coerente nelle sue scelte e nell’applicazione delle regole, non c’è nulla che le possa essere rimproverato. Se l’autorità, nella relazione, ha dato tutto l’amore di cui era capace, ogni suo senso di colpa è ingiustificato. La sofferenza, in tal caso, non può che provenire dal capriccio di una relazione malata. Questa autorità, pertanto, non trova alcuna difficoltà a troncare una relazione del genere.

Ma quale autorità riesce a mostrarsi davvero credibile e coerente, alla luce di una società contraddittoria come la nostra? Quale genitore oggi avrebbe il coraggio di dire a un figlio drogato “io ho fatto tutto il possibile per te, se il tuo desiderio è morire va’ e ammazzati!”, senza sentirsi più o meno in colpa per questo? Molti in questa società dicono che è bene provare qualsiasi esperienza, ma che in caso di difficoltà bisogna intervenire in ogni modo per evitare il peggio… Messaggio che va a nozze con l’atteggiamento del drogato, il quale per definizione prova esperienze al limite così da scatenare sensi di colpa in chi non si mostra capace di aiutarlo fino in fondo. E molte volte l’autorità, per inseguire i capricci del drogato, tollera certi comportamenti financo a liberalizzarli.

La società deve tornare ad essere coerente, se vuol sperare di generare delle autorità credibili. Solo allora si potrà invertire la rotta, in tema di liberalizzazione e simili, relegando ai margini i comportamenti “da drogato”. Tutto il contrario di ciò che accade ora, poiché oggi al margine forse stanno proprio quelli che non si sono mai fatti una canna. Da diversi studi sta emergendo pure che il consumo di cannabis aumenta spaventosamente, proprio qui in Europa ad esempio… E che questo può comportare un aumento del rischio di dipendenza… Bella scoperta, meglio tardi che mai! Allora speriamo che vengano presi conseguenti provvedimenti nelle opportune sedi. Perché drogarsi non è un diritto.

Altri pregiudizi. Bello vedere che nel calcio c’è posto anche per le donne. E’ certamente un segnale di integrazione e di abbattimento di pregiudizi. Alcuni vorrebbero che uomini e donne fossero equamente retribuiti in ogni lavoro… Un sogno, ma davvero un giorno si realizzerà? Certamente lo speriamo tutti. Però ricordiamoci di questo: se le donne sono pagate meno degli uomini, non è perché la società ha dei pregiudizi verso di loro. Ma per una questione ben più pratica: ad un’azienda, a parità di altre condizioni, le donne costano più degli uomini. E questo per motivi tutt’altro che sociali. Che le donne siano predisposte ad attraversare una gravidanza non lo decide la società, ma la natura. Una donna che va in maternità rappresenta un costo per l’azienda. Non sempre una donna gravida è in grado di lavorare e “produrre” tanto quanto una donna non gravida. E’ la natura, non è pregiudizio…

Anche per questo siamo dell’idea che ognuno di noi, che sia uomo o donna, debba essere libero di svolgere lavori domestici, pure in via esclusiva rispetto ad altri lavori. E che il lavoro casalingo debba essere retribuito come un qualsiasi altro mestiere. Sarebbe un toccasana per tutti i nuclei familiari, soprattutto per i figli. Ma ad alcuni questo ricorda troppo la famiglia “tradizionale”, ovvero il “Medioevo”… Così si costringono le donne a stare a casa… Ecco, anche questo è un pregiudizio secondo noi. Chi ha detto che debba essere per forza la donna a stare a casa e badare ai figli e alle faccende domestiche? Anche un padre può farlo, se la madre lavora al di fuori dell’ambito domestico. Nessuno lo vieta.

Madre, padre e figli: questo secondo noi è il modello di famiglia che dovrebbe prevalere, rispetto a famiglie affidatarie e altri tipi di famiglia. Nella nostra cultura, ogni altro tipo di famiglia non può che prendere a modello la famiglia nucleare suddetta. Siamo noi che abbiamo un pregiudizio verso i “genitori” omosessuali e le famiglie “arcobaleno”, o piuttosto altri che hanno pregiudizi verso la famiglia “tradizionale”? Per poterli affidare, i figli bisogna prima farli. E’ la natura, non è pregiudizio…

Condannare il pregiudizio verso i diritti civili, le minoranze, il “diverso”… spesso non è che una trovata dei fascio-buonisti per disgregare la società democratica e indebolirne l’identità culturale. Come se tutto quel che è stato conquistato in passato sia da dare per scontato, oppure da accantonare per far posto al “nuovo”. Intanto l’identità culturale occidentale traballa pericolosamente: scossa dall’avanzata dei “diritti civili”, all’interno, e dall’avanzata di culture ostili e intolleranti, all’esterno. Accogliere tutti per creare un’accozzaglia sociale indistinta, senza radici certe e dunque più influenzabile e controllabile da certi centri di potere… Forse è questo l’obiettivo che alcuni intendono raggiungere, ben consapevoli che il pregiudizio non smetterà mai di esistere e di influenzarci.

Vostro affezionatissimo PennaNera