Pd e Cinque Stelle vogliono sparire

Ave Socii

La strada per il “governo della svolta” è ufficialmente spianata… La parola d’ordine è “discontinuità”… Bisogna mettere una pietra sopra alla precedente esperienza di governo e creare qualcosa di nuovo per il bene del Paese… Sì, per intanto una cosa sola è certa: il Presidente del Consiglio sarà lo stesso che ha guidato il governo dimissionario. In nome della “discontinuità”… Persino il Presidente Trump ha elogiato l’operato del Presidente del Consiglio auspicando una sua permanenza a Palazzo Chigi… Pur di rimanere al potere, il Pd sarà disposto a ingoiare questo e simili altri rospi?

Per alcuni viene prima la squadra, per altri vengono prima i programmi… Per alcuni dovranno essere adottate soluzioni totalmente nuove, per altri è necessario proseguire con gli obiettivi già fissati un anno fa… Dinanzi a questo spettacolo indecoroso, gli italiani dovranno stare a guardare senza avere minima voce in capitolo. Al massimo, sarà loro concessa qualche manifestazione di piazza. Per il voto, evidentemente, c’è ancora tempo… Anche in democrazia…

E lo sputtanamento non finisce qui… Sembra ormai chiaro quale sia il collante che tiene assieme i due azionisti di questo nuovo governo, Cinque Stelle e Pd: la spartizione delle poltrone. Un collante forse anche più forte dell’opposizione verso Salvini e la Lega. In questo senso, perlomeno, Salvini è quello che fra tutti ha mostrato meno attaccamento alla poltrona… I leghisti, pur sedendo in sette Ministeri, non hanno avuto paura di perdere la poltrona e aprire la crisi… Altri, un po’ per sete di potere e un po’ per paura di tornare al voto, ne hanno approfittato e si sono inchiodati agli scranni…

Ma questa nuova esperienza di governo parte già in salita. E a lungo andare, prevediamo, la salita si farà sempre più ripida. Forse questo non sarà davvero il “governo della discontinuità”, come piace al Pd… Forse gli azionisti di questo governo, per ingraziarsi la benevolenza del popolo, saranno condannati a lasciare in vigore molte delle misure adottate da Salvini. Se non lo facessero, rischierebbero di uscirne con le ossa rotte e di consegnargli l’Italia su un piatto d’argento.

Magari ci sbagliamo… Magari col tempo Pd e Cinque Stelle riusciranno davvero a farsi benvolere dal popolo… Magari riusciranno davvero a relegare Salvini e la Lega ai margini della scena politica… Ma devono sperare che gli italiani non si facciano nuovamente trascinare dall’impeto di Salvini… Il quale certamente non starà fermo a guardare che qualcuno, magari fra i Cinque Stelle un tempo suoi alleati, cancelli in tutto o in parte il suo precedente operato.

E poi c’è la questione dei numeri… Soprattutto al Senato, la maggioranza appare piuttosto ballerina. Chissà se i partiti minori saranno davvero l’ago della bilancia per dar vita a questo “governo forte e autorevole”. Forse anche per loro si dovranno allestire delle poltrone, in qualità di Ministri o Viceministri o Sottosegretari o Presidenti di Commissione… Altrimenti addio fiducia! E sui singoli provvedimenti? Basta che la Lega presenti una mozione pro-Tav, restituendo il favore ai Cinque Stelle, perché il governo appena concepito sia costretto ad abortire. A meno che uno fra Pd e Cinque Stelle si umili e si appiattisca sulle posizioni dell’altro, a costo di perdere ancor di più la faccia dinanzi al proprio elettorato.

Facciamo i migliori auguri a questo governo in procinto di nascere. E speriamo che davvero Pd e Cinque Stelle non facciano dell’anti-salvinismo e dell’anti-leghismo la loro bandiera… Rimaniamo dell’avviso che questa potrebbe trasformarsi nella tomba che li seppellirà. Pensino invece ai problemi del Paese e al bene dei cittadini, ai quali forse già troppo è stato tolto… Non da ultima, la possibilità di esprimere il proprio parere con il voto. Dimostrino che negare al popolo l’essenza stessa della democrazia sia servito veramente a realizzare qualcosa di buono e concreto.

Vostro affezionatissimo PennaNera

Salvini li ha sputtanati tutti (compreso se stesso)

Ave Socii

Il battito d’ali di una farfalla può generare uragani. Perfino in politica. Ma raramente in politica si vedono uragani simili a quello scatenato negli ultimi giorni dalla Lega. Innescato dal battito d’ali di una mozione anti-Tav targata Cinque Stelle, conclusosi con le dimissioni del Presidente del Consiglio e con la caduta del governo. Ma non solo… Nel giro di una settimana o poco più, praticamente tutti i principali attori di questo teatrino hanno cambiato posizione. Con la mossa della sfiducia al Presidente del Consiglio, Salvini è riuscito a mostrare l’incoerenza che regna nel sottobosco delle trame di partito. A quanto pare, quasi nessun partito è immune a simili voltagabbana.

Fino al giorno prima della mozione di sfiducia della Lega, tutti dicevano di non aver paura del voto anticipato… Che questo governo doveva andare a casa… Che Lega e Cinque Stelle erano “divisi su tutto” e che bisognava restituire la parola ai cittadini… Poi è arrivata la mozione della Lega… Finalmente l’occasione per concretizzare ciò che da tempo tutti affermavano a parole: subito al voto! E invece…

Con una singola mossa, che difficilmente trova eguali nella storia della politica, Salvini ha sputtanato quasi tre quarti del Parlamento costringendoli a gettare la maschera e a mostrare il loro vero volto. A sinistra come a destra. Chi vuol mantenere ben salda la poltrona ora prega per un governo istituzionale… Anche a costo di governare con chi criticava (e talvolta insultava) fino a pochi giorni prima… Il Presidente del Consiglio affermava che il governo gialloverde sarebbe stata per lui la sola esperienza politica… Il suo discorso al Senato, invece, ci è parso tutto fuorché un discorso di commiato… Perfino la Lega, ignara forse della portata degli effetti che la sua devastante mossa avrebbe scatenato, sembra ora in difficoltà e destinata a perdere il ruolo di primo piano avuto finora.

Forse la vera preoccupazione di tre quarti del Parlamento non è quella di interpellare la volontà popolare. Per loro, oltre la poltrona, la preoccupazione più grande si chiama Salvini. Probabilmente da più di un anno attendevano la prima occasione utile per buttarlo fuori. I recenti fatti, secondo noi, dimostrano e rendono evidente una verità che da tempo aleggiava nell’aria: Salvini è visto come il vero nemico da battere. E, pur di batterlo, molti partiti sono disposti a perdere la faccia e la coerenza. Di qui il possibile colpo di mano di Cinque Stelle e Pd. Possibilità che ha spiazzato (ma forse nemmeno troppo) lo stesso Salvini, convinto ormai di poter agevolmente capitalizzare i consensi acquisiti in questi mesi.

Secondo molti, la mozione di sfiducia è stato il più grave errore di Salvini… E se, invece, alla lunga si dimostrasse il suo più grande investimento politico? Da un lato, Pd e Cinque Stelle avrebbero l’occasione di rifarsi dopo le recenti sconfitte. D’altro canto, c’è il rischio che questa occasione di governare insieme si trasformi in una tomba per entrambi. E la Lega, a quel punto, non avrà più alcun ostacolo di rilievo che le impedirà di tornare al potere. Più forte, molto più forte di prima. Concentrare tutti gli attacchi verso un unico obiettivo può sortire l’effetto esattamente opposto a quello preventivato. Specie se chi attacca si dimostra, a lungo andare, poco credibile in quello che promuove e fa. A tutto vantaggio dell’obiettivo degli attacchi: in questo caso, Salvini.

Ora la palla passa nelle mani del Capo dello Stato. Sarà lui a dover decidere se affidare le sorti del Paese alla volontà popolare, o piuttosto a un governo di trombati. Qualora si verificasse questa seconda ipotesi, auspichiamo che il governo nascituro non si fondi prevalentemente sull’anti-salvinismo. E che non abbia come preoccupazione primaria quella di cancellare quanto fatto dal governo precedente. In particolare dalla Lega. Perché ciò, lungi dal relegare Salvini ai margini della scena politica, potrebbe al contrario restituirgli linfa e vigore. Perché Salvini, oltre a “parlare alla pancia” degli italiani, è anche abile a intercettare il buon senso e la mentalità comune. Qualità oggigiorno tutt’altro che scontata, anzi spesso perfino snobbata da certi buonisti di professione, prigionieri come sono di complicate sovrastrutture e schemi rigidi. Se costoro pensano di attaccare Salvini pure quando va in spiaggia, a nostro avviso non se ne libereranno facilmente…

Ci sono principi che non dovrebbero appartenere ad una singola fazione politica, come la lotta alle droghe o all’immigrazione incontrollata. Si tratta di principi di semplice buon senso. Perché oggi sembra invece che il buon senso regni prevalentemente a destra, sostituito da un asfissiante buonismo a sinistra? Se la sinistra non imparerà a riconquistare un po’ di buon senso, combattendo seriamente l’immigrazione incontrollata ad esempio, la destra tornerà al governo e ci resterà per i prossimi cinquant’anni. O forse ci sbagliamo… Per i prossimi cento anni!

Vostro affezionatissimo PennaNera

Governo in crisi, partiti in confusione

Ave Socii

Alla fine è accaduto. Dopo ben quattordici mesi di vita precaria, il governo gialloverde è imploso. Forse la crisi doveva essere aperta prima, in modo da evitare i tempi stretti della manovra economica. Magari in occasione della spaccatura fra Lega e Cinque Stelle sulla nomina del Presidente della Commissione Europea… Così non è stato. Ma quando il peggio sembrava ormai passato, ecco che i Cinque Stelle presentano una mozione contro l’alta velocità… Una mozione suicida. Una mozione, per di più, in aperto contrasto con le posizioni assunte sull’argomento dal Presidente del Consiglio. Una mozione che dunque, di fatto, costituisce una sfiducia verso lo stesso da parte di quella medesima forza politica che lo aveva proposto, ormai molti mesi fa, come Presidente del Consiglio. Però se il governo è caduto, dicono, la colpa è della Lega…

Una crisi a ferragosto rende la situazione molto più incerta e alquanto interessante. Prima tutti sono pronti per le elezioni, poi qualcuno ci ripensa… Chi prima non ha mai voluto un governo coi Cinque Stelle, ora auspica un governo istituzionale che tagli i parlamentari e eviti l’aumento dell’Iva… Comici che non si vedevano e sentivano da mesi, in polemica con l’esecutivo, ora dicono che il governo deve durare perché ha troppe cose da fare… Il Presidente del Consiglio, che prima diceva di non voler “vivacchiare”, ora fa fatica a dimettersi di sua iniziativa… Benvenuti al festival dell’incoerenza! Molto più realisticamente, qualcuno forse sente tremare la poltrona sotto le terga.

Molti dei Cinque Stelle sono al secondo mandato e, in ossequio alle attuali regole interne, non potrebbero più ricandidarsi… Il Pd si barcamena tra le opzioni di elezioni anticipate e governo istituzionale con i Cinque Stelle… Comunque la si veda, con ogni probabilità è la scelta del male minore. E forse “elezioni subito” sarebbe, nonostante tutto, il male minore sia per il Pd che per i Cinque Stelle. Un governo insieme potrebbe decretare il definitivo tracollo di entrambi, a tutto vantaggio della Lega. Un governo del genere dovrebbe solo sperare che non arrivino altri barconi o navi cariche di migranti…

Gli avversari della Lega ora tremano: ovunque si muovano, rischiano di compiere passi falsi. Eppure ormai pure diavolo e acqua santa sembrano disposti ad allearsi, pur di combattere quei “barbari” dei leghisti. Senza molto successo, secondo noi… Potremmo benissimo sbagliarci, per carità… Forse il successo della Lega è davvero solo un inciampo del progresso, uno scherzo della Storia, un imbarbarimento della civiltà… Se davvero molti pensano questo, dimostrino che il loro ragionamento è giusto. E facciano in modo che anche il popolo comprenda questo suo madornale errore. Perché in democrazia ogni popolo, dopotutto, ha l’onore e l’onere di scegliere il governo che merita. Nessuno vieta che la scelta del popolo possa ricadere su governanti favorevoli alla diffusione delle droghe o all’immigrazione incontrollata… Ma perlomeno lasciate che sia il popolo a scegliere!

Vostro affezionatissimo PennaNera

Autonomie locali, una questione di efficienza

Ave Socii

Chi fa da sé, fa per tre. Ogni realtà tende per natura all’autoregolazione, pur continuando a mantenere relazioni con l’esterno. Non perché una realtà si autoregola è costretta a rimanere isolata dal resto del mondo. E’ la teoria dei sistemi, a nostro parere applicabile persino alla questione delle autonomie locali. Promuovendo le autonomie non si vuole dividere l’Italia. Forse a volerla dividere saranno dei cretini sedicenti “anarchici” che si divertono a bloccare la circolazione ferroviaria… Non certo chi è a favore delle autonomie. In certi casi, anzi, l’autonomia è in grado di velocizzare i processi e rendere le singole realtà ancora più unite tra loro.

Chi paventa lo spettro di eventuali divisioni dell’Italia, magari ha in mente le antiche battaglie della Lega per “l’indipendenza della Padania”… Alcuni potrebbero addirittura percepire una sorta di “rigurgito secessionista” nella richiesta di autonomia da parte di alcune Regioni, guarda caso amministrate proprio da governatori vicini alla Lega… Ma l’autonomia non è l’indipendenza: si possono dare più poteri alle amministrazioni locali, senza per questo andare contro la Costituzione e contro “l’unità e indivisibilità” della Repubblica. Non è questione di Lega o non Lega, è una questione di buon senso.

Probabilmente qualcuno è ossessionato dalla Lega e dal consenso di cui al momento gode. Tant’è che non perde occasione per additarla come “nemica degli interessi dell’Italia”… O perché vorrebbe dividerla con le autonomie, o piuttosto perché riceverebbe “presunti finanziamenti” da un Paese straniero… Fra l’altro lo stesso Paese, ricordiamolo, che un tempo finanziava quel medesimo partito (o, se preferiamo, il suo più diretto erede) che ora più di ogni altro grida allo scandalo… Lo stesso partito che attualmente annovera pure uno dei suoi esponenti tra i membri del governo francese… Ma in questo caso non c’è scandalo, vero? Nessun tradimento degli interessi dell’Italia…

Le autonomie regionali sono un aiuto allo sviluppo dell’Italia. Un incentivo all’efficienza. Finché la ricchezza prodotta da alcune Regioni finisce nel calderone generale, le Regioni meno produttive sono ben poco motivate a fare di meglio… Tanto alla fine qualcosa rimedieranno comunque! Se invece ognuna facesse per conto proprio, con le risorse a propria disposizione, forse crescerebbe la motivazione a produrre in maniera più efficiente. Più autonomia, meno assistenzialismo.

La ricchezza prodotta da una Regione dovrebbe rimanere in quella stessa Regione. In questo modo, ciascuna Regione sarebbe motivata a ridurre gli sprechi e utilizzare efficientemente le proprie risorse. Al limite, solo una minima parte di quella ricchezza potrebbe essere versata in un “fondo comune di solidarietà”. In caso di necessità, le Regioni “più bisognose” potrebbero sempre attingervi, senza tuttavia rischiare di dipendere totalmente dagli aiuti altrui. Obbligare le Regioni a “condividere” tutta la ricchezza prodotta, fra l’altro, disincentiverebbe l’efficienza abbassando il livello di servizi offerti alla cittadinanza.

A livello europeo, possiamo individuare una questione di autonomie anche sul tema degli immigrati. In teoria, tutti gli Stati dicono che accogliere è un dovere morale che spetta a tutti quanti. All’atto pratico, invece, sembra che siano sempre alcuni a fare più degli altri. Gli Stati europei hanno avuto (e continuano ad avere) molteplici opportunità per dimostrare che “accogliere è un dovere morale”… Peccato che, a ridosso di ogni nuovo sbarco, quel dovere rimanga valido solo per l’Italia e pochi altri Stati. Allora, se in pratica ogni Stato fa da solo, tanto vale inviare meno soldi in Europa e reclamare più soldi per noi. Se davvero le autonomie sono un problema, forse lo sono nel contesto europeo assai più che in quello italiano. La differenza tra Stato e Stato, in Europa, è assai più ampia che quella tra Regione e Regione, in Italia.

La politica fiscale, in Europa, è demandata ai singoli Stati. Anche questo può essere visto come un esempio di autonomia. Esistono delle regole comuni cui ognuno deve attenersi, ma poi ogni singolo Stato deve fare i conti con la propria economia. L’Unione Europea è un crogiolo di Paesi tra loro diversissimi, con bisogni e risorse differenti. Ci sono Paesi che avrebbero maggiore bisogno di manovre espansive, ma spesso l’unico modo per finanziarle è attraverso nuovo debito. E chi ha già un debito elevato si trova in gabbia. L’autonomia, in questo caso, andrebbe forse ridimensionata. I debiti dei singoli Stati dovrebbero essere accomunati, almeno parzialmente. Ogni Paese dovrebbe condividere una parte del proprio debito con il resto dell’Europa, così da armonizzare i sistemi economici dell’Unione e permettere anche agli Stati più deboli di crescere.

La gestione comune, vediamo, prevede che tutti quanti contribuiscano. Così tuttavia c’è il rischio che a rimetterci siano, in realtà, quelli che si impegnano di più. Allora tanto vale impegnarsi il meno possibile, no? Crediamo che pagare per le mancanze altrui non faccia piacere a nessuno… Specie se quelle mancanze possono essere evitate. Ma tali mancanze debbono essere trattate in riferimento ai loro contesti. In Europa esistono differenze strutturali tra Stato e Stato, molto più che in Italia tra Regione e Regione. Un “fondo di solidarietà europeo”, o in alternativa un “debito comune europeo”, è persino auspicabile per mitigare le disparità generate dalle autonomie fiscali. Nel contesto dell’economia italiana, dove la differenza tra le Regioni è contenuta se confrontata con le disparità tra i Paesi dell’Eurozona, eventuali “fondi comuni” hanno invece un’importanza relativamente ridotta.

In conclusione, se nei grandi contesti si dovrebbe favorire la condivisione, per le realtà più piccole bisognerebbe invece dare spazio all’efficienza. Le piccole realtà sono il terreno fertile per sperimentare le autonomie. Un po’ come la divisione del lavoro e la concorrenza sono il terreno fertile per far crescere la ricchezza del popoli. Promuovere le autonomie vorrebbe anche dire favorire l’economia circolare: produrre ridimensionando gli scarti. Reimmettendoli nel processo produttivo, si utilizzerebbero efficientemente le risorse proprie evitando il ricorso alle risorse degli altri. Consentendo a tutti di produrre utilizzando a pieno regime le risorse proprie, la produzione totale viene massimizzata. Un governo delle risorse centralizzato, d’altro canto, tende a favorire gli sprechi a livello locale e risulta assolutamente inefficiente. Se la Costituzione stessa consente le autonomie, nel contesto di una Repubblica unica e indivisibile, forse qualche buona ragione c’è.

Vostro affezionatissimo PennaNera