Governissimo, un matrimonio che non s’ha da fare

Ave Socii

In piena emergenza coronavirus, il leader della Lega Salvini ha proposto la nascita di un “governissimo” con l’appoggio di tutte le forze politiche. Lo scopo, ha affermato, è traghettare l’Italia “fuori dal pantano” per poi condurla a nuove elezioni. La proposta del governo istituzionale, tuttavia, è stata bocciata dalla quasi totalità dei partiti. Pd e Cinque Stelle in testa.

Tutti sanno, in realtà, che il vero obiettivo di Salvini è togliere di mezzo l’attuale Presidente del Consiglio. In qualche modo, il leader della Lega vorrebbe restituirgli il favore della scorsa estate. L’obiettivo di Salvini è più che comprensibile e condivisibile. Creare un “governissimo”, tuttavia, ci sembra una sciocchezza. Stiamo parlando di partiti diversissimi fra loro. E’ stato già un miracolo che per molti mesi abbia retto il governo gialloverde (formato da Cinque Stelle e Lega). E’ altrettanto miracoloso che da mesi stia reggendo il governo giallorosso (costituito da Cinque Stelle e Pd). Sperare che regga un “governissimo” che imbarchi su tutte queste forze pare francamente fuori dal mondo.

Certo, sarebbe bello vedere che tutte le forze politiche si uniscono in un momento di crisi come quello che stiamo attraversando. Veder procedere tutti uniti e propensi al bene del Paese sarebbe un bel messaggio anche per i cittadini. Ma le trame politiche sono ben altra cosa dalle buone intenzioni. Ed ogni minima azione ha sempre in fondo una motivazione diversa dal semplice “bene comune”. Sarebbe stato così con il “governissimo”. E’ stato così, come ricordato, con la nascita del secondo governo di questa legislatura. L’obiettivo dichiarato, quella volta, fu l’evitare l’aumento dell’Iva.  L’intento vero, tuttavia, fu il togliere di mezzo un personaggio scomodo come Salvini. Questa volta l’intento è togliere di mezzo il Presidente del Consiglio. Ma i sostenitori di questa maggioranza, ovviamente, ben si guardano dal peggiorare le condizioni di un governo già di per sé traballante.

La strada più giusta da percorrere, per Salvini e per tutta l’opposizione, è continuare a fronteggiare l’attuale maggioranza in attesa di nuove elezioni. Dopo questa parentesi dettata dall’emergenza del coronavirus, per la quale tutti devono necessariamente contribuire, si inizieranno a tirare le somme. Si cominceranno ad attribuire seriamente colpe, responsabilità e negligenze di quanto accaduto. Chi non ha fatto quanto poteva fare ne pagherà pegno dinanzi ai cittadini. Chi continuerà ad arroccarsi nelle torri del Palazzo forse sopravvivrà per un po’, ma col passar del tempo rischierà di crollare sempre più rovinosamente. Il centrodestra resti unito e non tema, perché arriverà il giorno in cui riprenderà in mano le redini del Paese!

Vostro affezionatissimo PennaNera

Coronavirus anche in Italia. Cosa possiamo fare?

Ave Socii

Alla fine è arrivato… Il coronavirus, questo sconosciuto (almeno fino ad ora). Ci sembrava tanto lontano, poiché proveniente dalla Cina. Sembrava tutto sotto controllo. I pazienti ricoverati in Italia migliorano di giorno in giorno. Persino in Cina i casi di contagio sembrano diminuire. Ebbene, proprio quando l’emergenza sembrava a un punto di svolta… ecco che scoppia un focolaio di coronavirus in Nord Italia.

Ovviamente ora il problema non può non ricadere nel campo della politica. I controlli sono stati davvero adeguati? Era davvero tutto sotto controllo? Si poteva fare di più? Non mancano botte e risposte… Salvini accusa il governo di essere stato troppo morbido e invoca la chiusura delle frontiere. I simpatizzanti del Pd accusano Salvini di speculare su queste vicende. Alcuni di loro aggiungono, fra l’altro, che il contagio da coronavirus ha avuto origine in Regioni governate dalla Lega. Quasi che sia colpa della Lega aver portato il virus in Italia.

Il problema delle frontiere sicuramente c’è. Gli Stati che hanno adottato una politica “protezionista” ad oggi fanno registrare pochi casi o addirittura nessuno. Che chi arriva dalla Cina debba essere controllato è fuor di dubbio. Eppure finora i protocolli sono stati tutt’altro che chiari. Speriamo, almeno ora, che ci si renda conto dell’importanza di chiudere (o quantomeno controllare) i confini nazionali.

Promuovere l’immigrazione incontrollata, ovviamente, non aiuta in questo senso. L’aver discusso della modifica ai decreti sicurezza voluti da Salvini, non fa certo onore al governo che attualmente regge le sorti dell’Italia. Peggio che mai averne discusso proprio ora, in piena emergenza coronavirus. Speriamo vivamente che tutte le forze politiche, al di là dei convincimenti ideologici, convengano sul fatto che aprire le frontiere ora sarebbe un suicidio.

La chiusura delle frontiere non è mossa da un problema di razzismo, come vorrebbe far intendere una certa parte politica. E’ mossa, molto più semplicemente, da ragioni di buon senso. Non si cerca di chiudere le porte ai cinesi, ma ad un virus. Un virus il cui mancato controllo può comportare dei seri rischi per l’Italia e non solo. In Europa sembrava che il picco dei contagi si registrasse tra Francia e Germania. Ora, invece, pare che il baricentro si sia spostato un po’ più a sud.

Ma i rischi non vengono solo da Oriente. Nessuno fornisce dati sui contagi in Africa. Probabilmente perché nessuno è in grado di fornirli. Come poter essere sicuri che i migranti che soccorriamo, accogliamo e (forse) distribuiamo in Europa siano in salute e privi di malattie? Speriamo che anche il governo italiano, almeno in questa situazione emergenziale, abbandoni la propria ideologia fondata sul motto “porte aperte a tutti”.

Vostro affezionatissimo PennaNera

Natalità e immigrazione incontrollata

Ave Socii

Gli ultimi allarmanti dati confermano una tendenza che purtroppo sembra lungi dall’essere invertita. Nel nostro Paese le nascite diminuiscono sempre di più. La nostra popolazione diventa sempre più anziana. Il ricambio generazionale è ridotto ai minimi termini.

Ovviamente si tratta di un problema dalle ricadute economiche notevoli. In termini di lavoro e pensioni, ad esempio. Ma in questa sede, in particolare, vorremmo concentrare la nostra attenzione sull’aspetto sociale e demografico della questione. Le politiche a favore della natalità dovrebbero essere priorità di qualsiasi governo, in un Paese che invecchia di anno in anno. Eppure chiunque sia andato al governo pare essersi dimenticato di questo che è uno dei problemi più gravi che ci attanagliano.

Al massimo, qualche politico ha pensato di aumentare il livello di natalità ricorrendo ai flussi migratori. Siccome i vuoti vanno riempiti, allora pare ovvio e pacifico che venga operato un vero e proprio “travaso” di popolazione da dove c’è troppa a dove c’è troppo poca. C’è tuttavia un piccolo aspetto che andrebbe tenuto in considerazione: la cultura. La cultura è l’insieme di tutte le qualità che ci accomunano, ma anche delle qualità che ci contraddistinguono rispetto agli altri. Se pensassimo che tutta la popolazione umana debba appartenere ad un’unica cultura, probabilmente decreteremmo la fine di ogni cultura.

Secondo alcuni, il suddetto ragionamento porterebbe ad una sorta di apologia del razzismo. Non è assolutamente così. Il razzismo è la conseguenza dell’estremizzazione delle differenze, declinate per di più all’interno di un atteggiamento bellicoso e intollerante. La cultura occidentale ha ancora i suoi problemi di razzismo, ma mai così dilaganti quanto quelli che ebbe tempo addietro. Ogni cultura, infatti, sviluppa nel tempo gli anticorpi che le consentono di evitare gli estremismi. Ad oggi, esistono sicuramente diverse altre culture ben più estremiste, razziste e intolleranti della nostra. Perciò finiamola di dire che la colpa di tutto è sempre nostra!

Ciò premesso, è fondamentale che una cultura stabilisca le proprie differenze rispetto alle altre culture. E che tramandi queste differenze per preservare la propria identità nel tempo. Ebbene, la promozione dell’immigrazione incontrollata va proprio contro questo principio. Oggi purtroppo, seguendo le sirene del politicamente corretto e del buonismo, siamo incitati ad accogliere chiunque senza se e senza ma. E accogliere qualcuno spesso proveniente da culture diverse dalla nostra, spesso inconciliabili con questa. Altrimenti siamo sovranisti, che tradotto vuol dire “brutti, cattivi, trogloditi, fascisti”. Che ne è, dunque, della nostra identità?

E’ allora davvero opportuno pensare che la soluzione ultima al decremento di natalità sia l’accoglienza di persone che facciano figli al posto nostro, nonostante la provenienza da culture diversissime? Oppure sarebbe meglio incentivare le nostre famiglie, ossia quelle italiane, al concepimento e alla cura dei figli? E incentivare, in particolare, quelle famiglie in grado di generare: ossia le coppie uomo-donna. Perché la generazione di un figlio non può che passare per l’incontro fra un uomo e una donna. Nonostante la pronuncia di un Parlamento a favore di coppie di ogni tipo, la Natura non può essere cambiata con una legge.

In conclusione, solo incentivando le famiglie “tradizionali” si può sperare di promuovere la natalità in Italia. Sarebbe questo il primo vero provvedimento di un Paese che volesse esercitare la propria sovranità. Ognuno viva la propria vita accanto a chi vuole: uomo, donna o persone di qualunque altro genere. La generazione dei figli è un’altra storia. Solo le coppie uomo-donna riescono a dare qualcosa (o meglio, qualcuno) alla società. Ogni altra coppia, invece, sa ricevere e basta.

Vostro affezionatissimo PennaNera

Cina, un impero dai piedi d’argilla

Ave Socii

La storia del Celeste Impero è stata per lungo tempo una storia di successi. Dal punto di vista sia politico che economico. Impresa ardua coniugare una dittatura comunista con l’economia di mercato e l’apertura al mondo. Eppure la Cina è riuscita in quest’impresa. E già qualcuno la ipotizzava come valida alternativa al modello propugnato dall’Occidente, Stati Uniti in testa. Cina: da Paese in via di sviluppo a una delle economie più sviluppate a livello mondiale, seconda solo a quella statunitense. Poi è arrivato il coronavirus… E di colpo la Cina ha incominciato a mostrare tutte le sue fragilità.

La causa maggiore di queste fragilità è da riscontrare senza dubbio nel sistema politico cinese. Notoriamente un regime comunista, come del resto ogni regime, non lascia spazio ad un’informazione imparziale e accessibile… A non essere ostacolate sono solo le informazioni che non impensieriscono il regime. Ogni possibilità di dissenso è soppressa. Questo metodo, tuttavia, funziona solo finché le cose vanno bene. Tenere nascosto il rischio di contagio, invece, si è rivelato fallimentare per l’impero del Sol Levante.

Nessuno può dubitare che, nei giorni successivi, la Cina si sia comunque mossa per evitare ulteriori complicazioni. Costruire due ospedali in appena dieci giorni o poco più, non è certo un risultato di poco conto. Magari succedesse anche da noi… Eppure la Cina non può fare a meno di chiedere aiuti anche altrove. All’Europa, ad esempio. E di attaccare quelli che sembrano remarle conto. Come gli Stati Uniti, rei di aver alimentato solo paura nei suoi confronti. E’ evidente come le storiche rivalità tra Stati Uniti e Cina si riverberino pure in questa fase delicata.

C’è chi arriva a definire “razzismo” questa smodata paura per il contagio. C’è chi non perde occasione per trasformare una questione sanitaria in una questione sociale. Ma la gente, sia chiaro, non ha paura dei Cinesi, bensì del virus. Anche noi crediamo che questa paura sia più che legittima. Non c’è e non ci deve essere un problema di razzismo, perché non c’entra assolutamente nulla. I cittadini vogliono semplicemente che gli Stati nazionali li difendano, per quanto loro possibile, dal rischio di diffusione del contagio. Che poi il virus provenga proprio dalla Cina non è certo colpa dei Cinesi… E’ semmai responsabilità di chi li governa. Una società ingabbiata da un regime dittatoriale così oppressivo sentirà ben presto la necessità di liberarsi. Speriamo che anche i potenti del Celeste Impero lo comprendano presto. E che questa difficoltà si trasformi in una vera opportunità di cambiamento.

Vostro affezionatissimo PennaNera

Frontiere colabrodo e rischio di contagio globale

Ave Socii

Da quanto tempo sentiamo dire dai fascio-buonisti che bisogna accogliere tutti i disperati della Terra? Che le frontiere vanno abbattute? Che non bisogna avere paura dell’altro? Che chi la pensa diversamente dai buonisti vuole solo alimentare lo scontro fra poveri, la divisione, l’odio? Ebbene, oggi ci troviamo a dover fronteggiare un nemico comune, che non fa differenze tra ricchi e poveri, tra benestanti e disperati, tra buonisti e non. Un nemico che le autorità cinesi hanno celato per settimane, forse per evitare che gli affari nel periodo natalizio si contraessero troppo. Un nemico che ora, per l’inerzia più o meno intenzionale della Cina, rischia di divenire una vera e propria pandemia mondiale.

Oramai il danno è fatto. Adesso non c’è più da interrogarsi su chi per primo ha avuto colpa di indolenza. Siamo giunti al punto che ogni Stato inizi a pensare con la propria testa. Interroghiamoci su quali conseguenze può avere un virus contagioso in Stati o interi continenti in cui la salute è tutt’altro che garantita. In Africa, ad esempio. Il continente africano intrattiene rapporti commerciali strettissimi con la Cina. E’ inevitabile che un virus possa proliferare in quei luoghi dove non esiste un’attenzione per l’igiene così sviluppata come la intendiamo noi. Per di più, in aree del genere non è neanche facile rilevare il numero effettivo di contagi.

L’Europa, a questo punto, dovrebbe garantire maggiori controlli lungo le proprie frontiere. Ne va della sicurezza dei cittadini europei. Pensare ora di aprire le porte ai migranti dell’Est e dell’Africa sarebbe un suicidio. Non per i migranti dell’Est e dell’Africa, ma per il concreto rischio di contagio. Chi entra irregolarmente in Europa spesso non è neanche controllato. Come facciamo a sapere se lungo il suo peregrinare ha contratto o meno delle malattie? Già è difficile riscontrare delle malattie attraverso i migliori controlli, soprattutto nelle prime fasi del contagio. Figuriamoci se i controlli non vengono proprio effettuati. Forse nemmeno le frontiere serviranno a molto, in una società globalizzata come la nostra. Nel dubbio, tuttavia, crediamo che in situazioni simili sia meglio averle che non.

Tra comunicati ambigui, da parte dell’Oms, e frontiere colabrodo, da parte dell’Europa, la situazione appare quanto mai incerta. A livello europeo, ma anche italiano, la politica dovrebbe rendersi finalmente conto a quali conseguenze può portare la promozione dell’immigrazione incontrollata. Speriamo, almeno ora, che anche il governo italiano cominci a riscoprire l’utilità delle frontiere. Che chi è contrario all’immigrazione incontrollata non lo è per mera ideologia, ma per utilità pratica e sicurezza. Che spesso ha molta più ideologia in corpo chi vuole l’accoglienza a tutti i costi, sempre e comunque. Che il problema dell’immigrazione non sta nei Paesi che non vogliono accogliere, ma nei Paesi da cui i migranti partono. E che è lì che bisognerebbe garantire più servizi, più istruzione, più lavoro, più salute.

Vostro affezionatissimo PennaNera