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arte tra noi

La grande notizia è la retrospettiva di Marcello Rumma a Napoli “NAPOLI A MISURA D’ARTE” 16 dicembre e  grande è l’errore di Repubblica – nell’articolo di R.CARAGLIANO e S.CERVASIO – (critiche d’arte) che attacca le nuove generazioni sulle concause dell’Arte.

È quasi sicuramente impensabile nel XXI secolo vedere esplodere un fenomeno artistico e movimento culturale capace di superare l’epoca del Novecento. In ogni campo.

Lo si può asserire fermamente ogni volta che si indaga nell’arte, nella fotografia, nella letteratura. Questo nonostante ogni artista si accapigli col proprio tempo, scettico, a volte, nella ricerca espressiva e nell’offerta del suo linguaggio;  “insediato in acclamazioni di routine ed esso stesso poco rifuggente il senso vincolato  delle azioni, del mal d’arte come ardore. Costretto ai canoni del tempo, però, l’Artista libera nonostante la sua energia”. – L’antico anatema cinese. Ci sono critiche spietate che sono meglio di un complimento –  

Possiamo ricordare il ’68 amalfitano con Marcello Rumma l’happening che cambiò il corso dell’arte contemporanea in Italia introducendo il manifesto dell’Arte povera costruita con quegli artisti contestori delle scelte conservatrici della biennale di Venezia (Anselmo, Boetti,  Fabro, Kounellis, Merz, Paolini, Pascali, Pistoletto…).

Questa è occasione pertanto di riflettere non solo sull’evoluzione e la diffusione dell’arte quanto proprio sulla presenza, inevitabile, in progetti tali, così esclusivi, quelli del Novecento, anche della fortuna dei tempi. Questa, era tutto quello che si poteva scoprire in un momento epocale vergine, pertanto totalmente aperto alla contestazione e alla critica. Immaginate di provare a contestare i Sistemi oggi. Quali meccanismi e quali possibilità nel mare magnum della globalizzazione.

Tuttavia oggi possiamo trovare relazioni e curare l’arte e le generazioni lasciando sentire una vicinanza di contenuto delle pietre miliari dell’intellettualismo del XX secolo, non apertamente una sottotraccia di critica alle generazioni attuali  o millenials che dir si voglia.

Proprio la storia insegna che anche la cultura, facendo incetta di se stessa,  è stata capace di mettersi in una posizione di esclusività –  e lo dimostra lo stesso articolo di Repubblica – che “nega”  l’accesso stesso al Tempio dell’Arte, e a quelle vie culturali  -barrare la strada così è vergognoso.  I millenials sono i figli del tempo voluti, cresciuti, reiterati  ed “obbligati” ad essere così,  senza una vera battaglia sociale all’integrazione delle fasce più deboli al benessere culturale. Che forse oggi, in tempi di disruptione tecnologica, è pressoché inarginabile, se non nella misura in cui può capitare che alla luce di nuove conoscenze l’umanità sia propensa a rompere la propria ottica su pensieri consolidati per ampliare, sovvertire, deviare e migliorare le conoscenze acquisite, interpretare la realtà e  i valori. La rottura, in questo caso, dei termini e dei paradigmi creativi.

Insomma, la “sgridata” à la page senza argomenti delle due critiche d’arte di Repubblica, così, non produce altro che una sterile maternale – visti gli autori –   nonché grave. Una settorializzazione e paragrafizzazione dell’arte, quando Essa è libertà e pensiero e in questa sortisce i suoi effetti primari: aggregazione e riflessione, nonché Transito e pertanto dinamica e in movimento sempre (senza considerare i Risvegli dell’arte salernitani).

Come dice lo stesso Michelangelo Pistoletto: L’Arte deve fare lo sforzo di cambiare la società laddove la società ha bisogno veramente di cambiare …”

Per tornare ai millenials,  inseguitori in parte dei boomer, e con addosso già i  Plurals, sono Creativi nati in provetta, nella bambagia  delle generazioni del boom che hanno goduto di infinite possibilità: creare, distruggere e ricreare. Godono per deafult dell’aria passata. E a mio avviso l’Arte oggi non può che essere, invece, proprio di chi la vive ogni giorno nel quotidiano come linguaggio continuo, anche se non è nel cono di luce dell’establishment. Proprio quello che va “distrutto” seguendo le logiche del movimento di Amalfi. Lasciando spiragli, ipotesi e possibilità dei linguaggi.

Allora non sembra anche a voi che la disfida per l’Arte sia da porsi su basi diverse che la nostalgia, la maternale e il solito elegiaco auto propagandismo degli Adulti della cultura, replicati anche sotto forma di  dagospie? In questa Italia capovolta, al laccio, come un monito sempre attuale.

Di fatto, intanto, l’unico movente di questo immortalare quasi magico di Marcello Rumma, è Storia. Un bagaglio di momenti di gioia nell’essere parte, in qualche modo, tutti di una storia. Senza esclusioni alcuna. Quell’arte c’è.

Basta scoprire dove è stata portata.

Dedico l’Editoriale  agli artisti tutti.

 

 

 

NAPOLI A MISURA D’ARTE. La sterile paternale alle generazioni di Repubblica – Napoliultima modifica: 2019-12-21T13:18:21+01:00da Dizzly