Ne vogliamo parlare ?

 

Scoprirsi su un binario · Myselfie Cottage

Ci  viene  detto,  in  tutte  le  salse  che  bisogna  amare  il  prossimo.  Non  solo,  ma  soprattutto  il  nemico.  Beh, un  problema  mica  da  scuola  materna!???  E  tuttavia,  se   ci  ragioniamo  un  po’  sopra  pare  che  odiare  il  nemico  alla  lunga  diventa  più  stressante,  più  logorante,  più  lacerante, che  nell’amarlo.  Innanzitutto  debbo  rendermi conto  che  amando  il  mio  nemico  non  deve  significare  rendermi  vittima   della  sua  ostilità.  Amare  il  nemico,  se  analizziamo  bene  il  concetto;  sicuramente  di  non  facile  attuazione  per  una  molteplicità  di  motivi,  deve  assumere  l’aspetto  di  qualcosa  di  attivo.  Poniamoci  una  domanda.  ”  Ma  chi  è  il  mio  nemico ?”.  E’  forse  colui  che  una  buona  mattina  si  alza  con  l’intenzione  di  arrecarmi  danno ?  Oppure  colui  che   non  è  riuscito  ad  accettarsi,  ed  è  in  continuo  conflitto  con  se stesso ?  E  tuttavia,  se  reagisco  indignato  a  questo  comportamento   ripugnante,  ostile,  il  nemico  mi  impone  le  regole  del  gioco,  e  io   ci  casco  fino  al  collo.  Ovviamente,  amare  il  nemico  non  significa  accettare  tutto  con  passività.  Prima  di  tutto  significa  smascherare  la  proiezione;  cioè,  quanto deve  essere  ferito  l’altro  per  sentirsi  costretto  a  ferirmi  in continuazione ? E  come  deve  sentirsi  lacerato  interiormente   al  punto  da  desiderare  di  accanirsi  a  lacerarmi ?  Se  valuto  bene  questo  aspetto,  nel nemico  vedo  l’uomo  ferito  e  anche  l’uomo offeso.  Certamente  non  mi  assumo  le  sue  proiezioni,  ma  immagino   di  che  cosa  abbia  bisogno  per  arrivare  alla  pace  con  se  stesso.  Insomma,  lo  privo  di  ogni  potere.  L’altra  domanda  è  allora: ” Come  debbo  reagire  concretamente   ai  suoi  attacchi  ostili ?  L’amore  per  il  nemico  non  mi  proibisce  di  difendermi;  che  sia  chiaro  questo  concetto.  Ma non  mi   difendo  contro  un  nemico,  bensì  contro colui   che  è  lacerato  interiormente  e  di cui  condivido  i  sentimenti.  La  mia  difesa  deve  essere  finalizzata   a  giungere  a  contatto  con  la  sua  verità.  E  tutto  questo  facendogli  capire  di  non  rifiutarlo  come  persona.

Insomma,  cercate  di  capire  quello  che  ho  formulato  disordinatamente.  Non sono  un  filosofo.

Ne vogliamo parlare ?ultima modifica: 2021-08-01T13:52:25+02:00da un_uomonormale0

8 pensieri riguardo “Ne vogliamo parlare ?”

  1. Gentile Dottore, qui ci sarebbe da creare un altro sillogismo aristotelico, ma non voglio invadere troppo il campo.Il suo pensiero non fa una grinza e sembra quello di un perfetto Francescano.Se in quello che ha scritto crede fermamente, veramente la invidio. In pratica, ponendo che abbia un nemico che l’aggredisca,facendogli del male, lei reagirebbe contro la persona, si difenderebbe,ma non la concepirebbe come nemica, ma come persona , sua volta, interiormente lacerata, quasi che la sua azione sia conseguenza di torti ricevuti Ma, se tutti volessimo aggredire chiunque, perché a noi i torti ricevuti non sono mancati, il mondo sarebbe una arneficina… Personalmente, potrei anche ammirarla e congratularmi con lei per come la pensa, ma non mi sento di condividere in pieno il suo pensiero.Forse non sono una perfetta Cristiana , ma di tanta comprensione per chi mi si dimostra nemico, non sarei proprio capace. Buon proseguo di domenica, con un cordiale saluto..

    1. Per carità, io un francescano !? Il problema lo vedo da una prospettiva differente e cioè, la persona lacerata o ferita, per una molteplicità di ragioni ha pur sempre un punto del suo essere che la rende vulnerabile, e cioè, il sentirsi accettata e questo atteggiamento, sono più che convinto conduce quella persona determinata di sentirsi accettata, amata. In ultima analisi un atteggiamento simile riporta quella persona nella sua parte migliore.
      Ovviamente è il mio modo di vedere la questione.
      Buona domenica

  2. Ciao Peppe ho letto velocemente, credo che debba tornare con calma domani mattina perchè è un interessante argomento. Perdonami devo andare al lavoro a cuocermi totalmente.
    Un abbraccio grande

  3. Amare il prossimo è un comandamento non un ‘eccentricità. Tanto difficile quanto arrischiare la misura in cui si arriva a considerare una persona come “nemico”. Personalmente preferirei dire persona ostile, invidiosa, permalosa e che, in sostanza, non mi può soffrire. Nemico si equivale? Forse fa meno impressione esprimerlo in altro modo. Penso ….se io lascio perdere una simile persona, nel senso che cerco di evitare la sua presenza ed evitandola, taccio parole, discussioni, sentimenti ingrati…non dimostro un qualcosa di simile all’amore? In fondo difendo, sì, me stessa ma non “odio” l’altro . Non credo che il verbo amare voglia sempre esprimere l’abbandono a sentimenti meravigliosi e di “sostanzioso promuoverci”. Il prossimo…non esiste, dunque, un unico modo di considerarlo e già non chiamarlo nemico ne è una prova. Gesù si è proposto per primo, come fratello, come prossimo e ci ha insegnato a vedere così ogni altro essere umano, con lo stesso sentimento. Bisogna crescere in questa esperienza, arrivarci a gradi e non sempre è un traguardo raggiunto. Notte serena, Peppe!

    1. Ciao Licia, dici benissimo, che amare è un comandamento: “Ama il prossimo tuo come te stesso !” Il prossimo, dunque, parola difficile ! Prossimo, più prossimo, meno prossimo; prossimo nel sangue o nello spirito ! E poi, ” Lo amerai come te stesso ” Allora è giusto che prima cominci da me ! Proprio così “Charitas incipit ab egone “; cioè, la carità comincia da me stesso: prima io, e poi gli altri ? E quando mai c’è una fine per l’egoismo ? Se prima viene l’IO e poi il TU, è chiaro che prima vince l’egoismo e poi l’altruismo semmai ci sarà qualcosa che avanza. E poi l’odio, che oserei definirlo un amore di”Cattiva qualità”. Concordo con la tua analisi. Buona giornata, se possibile con qualche soffio di venticello. Un fraterno abbraccio

  4. Buongiorno Peppe dopo una lenta cottura eccomi qui.
    amare il prossimo nelle sue mille sfumature con pregi e difetti, che sia buona o cattiva, generosa o egoista potrei contiunuare ma credo di aver reso l’idea.
    Credo che dipenda dalla sua indole e buona parte dal vissuto, ogni vita ha due lati e quale fare emergere dipende da ciò che si vive, in alcuni non modifica anzi rafforza in altri purtroppo fa emergere quel lato oscuro che ad ogni occasione esplode con cattiveria.
    La ricerca stesso ?
    ” se reagisco indignato a questo comportamento ripugnante, ostile, il nemico mi impone le regole del gioco, e io ci casco fino al collo. Ovviamente, amare il nemico non significa accettare tutto con passività. Prima di tutto significa smascherare la proiezione; cioè, quanto deve essere ferito l’altro per sentirsi costretto a ferirmi in continuazione ?”

    Riporto il tuo pensiero e ti assicuro che a volte è una tattica macchiavelica da parte del NEMICO, più mi arrabbio più concedo a costui il potere di controllarmi e distruggermi emotivamente, annullandomi totalmente.
    Quindi se ignoro? due sono le vie o si arrende oppure la mia indifferenza fomenta la rabbia perche alla fine di questo stiamo parlanto di rabbia e cattiveria gratuita, ma la domanda che ci attanaglia è sempre quella…”PERCHE’?” da qui bisogna partire, c’è sempre un motivo scatenante ovviamente venirne a conoscenza a volte è difficile, bisogna avere un mediatore? qualcuno che sappia scindere tale impeti?
    Dove si nasconde la verità? credo Peppe che a volte bisogna anche ferire per poter far riflettere la persona e poi cercare di trovare un equilibrio.
    Bell’argomento mio caro un abbraccio
    CARONTICO

    1. Ciao Serè, certo, non è una cosa semplice da affrontare. Di certo c’è che rispondere a colui che odio con altrettanto odio, è sicuramente sbagliato e pericoloso. Se all’odio rispondo con l’odio, il mondo va sicuramente in frantumi. Quindi amare e odiare, che sono intrecciati come il bene e il male.
      Davvero profondo il tuo pensiero e porta dentro l’intera essenza dell’uomo dall’inizio dei tempi a oggi. La storia continua.
      Ti abbraccio Serè, ma osservando le misure di distanziamento, non per il Covid ma per i corpi che si stanno sciogliendo. Ciao

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