L’umiltà. Ma cos’è in definitiva ?

A molti piace essere umili, ma a pochi essere umiliati… eppure senza  umiliazione non si acquista l'umiltà – Il Cammino dei Tre Sentieri

Ho  avuto  fatta  questa  domanda: ” Ma  tu,  coltivi  l’umiltà ?”.  Beh,  lì,  per  lì,  m’è  venuto  da  ridere.  Ho  risposto  che  cerco   il  più  possibile  di  non  guardare  a  me  stesso.  E’  la  migliore  soluzione  che  ho  trovato.  E’  da  un  po’  di  tempo  che  lo  faccio.  Ma,  stranamente,  e  vi  chiedo  di  non  stupirvi  non  so  bene  in  fondo,  cosa   sia  l’umiltà.  E  questo,  a  motivo  delle  tante  false  umiltà  che  circolano  nel  palcoscenico  della  vita.  Perchè,  vedete,  se  per  umiltà   significa   quel  convincersi  d’essere   un  povero  miserabile  soggetto,  allora,  spiacente,  non  sono  umile.

I  mistici  che  si  affliggono  della  loro  mediocrità  delle  loro  bassezze,  che  si  ritengono  dei  miserabili  ecc.,  non  è  il  mio  genere.  Per  carità,  capisco  benissimo  il  fatto  che,  alla  luce  folgorante  dell’AMORE  INFINITO,  essi  prendano  coscienza  della  povertà  della  loro  risposta  d’amore,  ma  non  capisco  il  fatto  che  sembrano  disprezzare  se  stessi.  Ho  la  sensazione  che  questa  sia  una  mancanza  di  delicatezza  nei  riguardi  di  DIO.

Dò  per  scontato  che  siamo  degli  esseri  piccoli  davanti  a  Dio,  in  quanto  creature  che  ricevono  tutto  da  LUI,   ma  anche  dotati  di  un  grande  valore,  dal  momento  che  ci  guarda  da  sempre  come  Figli.  Bisogna  confessare  che  non  è  facile  tenere  insieme  i  due  capi  della  corda.

Tornando  a  me.  Chi  può  dire  se  io  coltivi  la  virtù  dell’umiltà  in  tutto  questo ?  Non  so  proprio.  E  la  cosa  mi  preoccupa  un  po’.  Alchè,  da  tempo,  ho  preso  la  decisione   di  smettere  di  guardare  a  me  stesso  e  di  guardare  il  Signore  Iddio,  e  lasciarmi  guardare  da  LUI. E  ancora,  guardare  gli  altri.  In  realtà,  la  cosa  non  mi  riesce   troppo  male.  Mi  preoccupo  molto  meno  di  me  e  delle  mie  virtù.  E  quando  capita  di  sorprendermi  a  pensarci,  escogito  una  strategia  infallibile.  Mi  prendo  gioco di  me  stesso.  Insomma,  mi diverto  a  prendermi  in  giro.

C’è  ben  donde  quando  si  guarda  a  se  stessi.

L’umiltà. Ma cos’è in definitiva ?ultima modifica: 2021-06-16T12:27:03+02:00da un_uomonormale0

16 pensieri riguardo “L’umiltà. Ma cos’è in definitiva ?”

  1. CIao Peppe! Con il tuo post hai toccato un punto molto delicato del nostro essere., delicato e difficile. Sinceramente non lo so e non credo proprio di essere umile. Se lo fossi, guarderei in me, piccola e insignificante creatura, seppure come tutte le creature, grande al cospetto di Dio e solo pechè Lui ci vede grandi. I grandi umili, Santi e non, hanno fatto sempre capo alla Fede, al lasciare a Dio il guidarli nella vita, guardando piuttosto agli altri. Un guardare che mai era di giudizio di superiorità ma con il cuore., accettando anche offese chiacchiere sul loro operato senza lasciar trapelare la loro sofferenza ma offrendola al Signore. In sostanza, l’umiltà è il dono di vivere con il cuore di un bambino, che s’accontenta anche di piccole cose giubilando. Se guardiamo e viviamo secondo la nostra indole umana, è difficile incontrare l’umiltà. Io, per prima, sono conscia di tanta difficoltà, che si esprime anche senza che me ne accorga ma che, se analizzo, è molto spesso frutto di orgoglio, stupido e inutile. Stupendo pomeriggio, Peppe, ti sorrido…licia

    1. Grande anche tu cara Licia nel commento. Credo che vi siano tante false umiltà. Il vero umile non sa neppure di possederla, mentre il falso, vuole essere guardato.Grazie Licia cara, per il tuo ricco e interessante intervento. Un abbraccio

  2. Mi piace tantissimo, Dott. quello che hai scritto in questo post e lo condivido in pieno. Siamo creature di Dio e dunque a Lui grati per tutto quello che comporta, non solo il dono della vita, ma quello che siamo, che ci ha permesso di essere. Mai dobbiamo sottovlutarlo,perché sarebbe pura ingratitudine. D’altra parte, Dio, per operare a favore delle sue creature,richiede la loro collaborazione, per cui nella realizzazione di quello che si è, c’è anche il nostro impegno, la nostra volontà, la nostra umana fatica. Perchè si dovrebbero disconoscere questi meriti? Quello che è da evitare è l’albagìa, la superbia, non la consapevolezza di sé, il sano orgoglio per le proprie peculiarità positive. Essere umili, comporta un certo nascondimento che non mi piace, come non mi piace l’eccessivo mostrarsi. In conclusione,volgere lo sguardo non solo verso stessi , ma, per quanto possibile, anche sugli altri, è un valore aggiunto della persona e ciò non deve significare affatto umiltà, ma condivisione dei propri valori con gli altri e,dunque, disponibilità, generosità, amore. Ciao e …alla prossima, gentile amico.

    1. E’ sicuramente un percorso molto difficile e non privo di curve e tornanti pericolosi. Come ho detto nel post, non so davvero se io la coltivi l’umiltà. Sarebbe davvero un traguardo quello di riuscire a vedere nell’altro il volto e non il teschio; ecco, la cosiddetta etica del volto, un concetto, questo che si rivela l’archetipo delle virtù, senza il quale non può esistere alcuna virtù. Un abbraccione a te Maria Teresa e grazie per il tuo bellissimo commento.

  3. Per me non è tanto questione di scelta. Non ci può sedere, pensarci su e decidere di essere umili.
    “La forza e l’arroganza non ti rendono migliore. Bisogna essere umili per mostrare la propria anima”.
    Rita Lombardi.
    Buona sera Peppe.

    1. Non conosco Rita Lombardi, sarà certamente una mente eccelsa. Tuttavia, dissentisco il suo pensiero; anzi lo capovolgo, nel senso che L’umiltà è, a mio modo di vedere una questione di fatti, oltre che di scelte e concretezza negli atteggiamenti, quindi non è un modo di pensare, ma è quel donarsi e rendersi disponibili a scendere dal nostro essere dove abita l’Io e pensare ai bisogni di un altro, cioè di quell’altro che Iddio mi ha mezzo vicino. Quindi, è è volere servire per amore, senza aspettarsi alcun vantaggio. L’umiltà si sposa con la carità, e da questo matrimonio viene generata quella sana energia che non permette il formarsi di rancori e risentimenti. Buona serata Carlo.

    1. Ciao Laura, ben detto e come te lo ero anch’io un tempo. Non si tratta però di commiserarsi; tutt’altro, ma dare un vero senso alla nostra vita nonostante gli innumerevoli ostacoli e le tante delusioni. Certe volte ci vediamo e sentiamo inquieti dentro di noi davanti alla nostra quotidianità che non di rado la sentiamo scialba, arida e vuota, dentro questa terra che andiamo distruggendo progressivamente e a questa bella storia nella quale ci troviamo tutti imbarcati senza averlo chiesto e perchè, non riusciamo a rassegnarci a pensare di non venire da nessuna parte e di non andare da nessuna parte. Certe volte mi viene da pensare che siamo un po’ dei cristiani a pezzi dentro una vita a fette. Ciao e buon proseguimento

      1. Non siamo affatto cristiani a pezzi, in una vita a fette, mio Dott!
        Cristiani lo siamo per intero e la nostra coscienza fa sempre il suo dovere ,finalizzato a non farci perdere la via. E’ attravero la coscienza che Dio ci parla e un po’ sorride della nostra umanità, che conosce benissimo come imperfetta. E la vita non è mai a fette, se non la tagliamo noi , facendoci del male. Infatti un artista non dà mai il suo tocco di originalità solo a parte della sua opera , ma la identifica per intero come suo artefice. Siamo noi e solo noi che bolliamo col nostro marchio di fabbrica la vita , quasi sempre imperfetta ,come lo siamo noi anche nella nostra fede.Un caro saluto e buon poseguimento di serata.

        1. Certo, condivido il tuo pensiero, ma il mio “cristiani a pezzi in una vita a fette” credo abbia un significato da parte mia. Ci hanno insegnato di essere fatti di anima e corpo. L’anima come elemento assolutamente prioritario e il corpo come elemento secondario se non addirittura come vero e proprio ostacolo per la nostra realizzazione. E così, ci siamo dimenticati di essere degli “Uomini”. Parallelamente ci è stato detto di dover salvare l’anima e così ci siamo dimenticati di non avere che una sola vita da vivere e che il Cristo è venuto per sposare l’intero umano. Epperò, è indubbio che vediamo tanti cristiani che vivono una doppia vita: religiosa e profana che si riuniscono nelle chiese per incontrare Dio per poi rientrare nel mondo per vivere una vita totalmente umana che pensano non avere nulla a che vedere col Cristo. Beh, mi sono confuso mia cara. Ti abbraccio

  4. peppe, non posso fare a meno di pensare al buon samaritano che trovo nel vangelo. C’era un malcapitato aggredito da briganti e lasciato ai lati della strada mezzo morto. Passò un prete, che vide, e passò oltre. Subito dopo passò un Levita che vide e passò oltre. Poi, arrivò in quel posto un samaritano che gli passava accanto, scese dal suo cavallo e si avvicinò al ferito. Ne ebbe compassione…!” Ecco cosa ci insegna il vangelo, di essere disponibili sempre, quindi umili. Ciao peppe ti do il mio sorriso. Oggi ho voluto anticipare di alzarmi dal riposino perchè desideravo venirti a trovare. Ciao

  5. ….L’umiltà è un requisito indispensabile per trarre profitto dallo studio del Vangelo poiché quando un uomo è orgoglioso non sente il bisogno di Dio e dei Suoi insegnamenti. La mitezza è una condizione di umiltà volontariamente scelta. Le auguro una buona notte.

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