Paola

Cronaca di un disamore (estratti di corrispondenza)

Si parlava di dichiarazioni, dell’innamoramento e dell’amore. Tu mi domandavi: “Se hai la certezza di non essere corrisposti, perché mai dichiararsi? In fondo è un farsi del male”.
E’ vero, il dolore per un amore non corrisposto è enorme e rende pazzi. Sono una persona che non si innamora tanto facilmente. Un sentimento così intenso l’ho provato solo nel periodo tra l’adolescenza e la giovinezza, forse perché era puro e non contaminato da logiche di interesse o forse perché era il periodo in cui non avevo ali ma potevo volare ugualmente.

Ho conosciuto Paola il primo anno delle superiori. Era seduta nel banco davanti al mio. Il primo giorno di scuola si è voltata verso di me e mi ha detto “piacere, mi chiamo Paola”. L’ultimo sole di settembre invadeva l’aula e faceva caldo.

Trovo incredibile come certe sensazioni provate in un attimo lontano della propria vita siano indelebili, indimenticabili e riaffiorino alla mente nel corso degli anni quando meno te l’aspetti forse per un confronto con il sentimento corrente che, in comparazione, ne esce sempre meno intenso di quello lontano …Naturalmente lei non poteva interessarsi a me per ovvie ragioni che avevo analizzato, quindi sapevo benissimo a quale delusione andavo incontro … ma … c’è un ma, io pensavo a lei sempre, era diventata un’ossessione, così ho deciso di parlarle, le ho detto che l’amavo e che il giorno mi sembrava bello solo se c’era lei vicino a me. Una dichiarazione fatta con addosso i miei pochi anni, niente da offrire, nessun futuro, nessun passato, solo la mia persona, davanti a lei, indifesa. Non avevo corazze in quel momento ed è stato devastante. Come nei più grandi romanzi pensavo che non avrei superato la situazione, per vergogna volevo morire, immaginavo i suicidi più assurdi per porre fine alla mia sofferenza. Poi con molta lentezza è passato lasciando solo le sensazioni più belle, il suo odore, il calore del suo corpo quelle poche volte che l’ho abbracciata e tenuta stretta.

La vita non è rischio calcolato molto spesso è una serie di imprevisti a cui bisogna far fronte senza preparazione.
Ho rincorso Paola per cinque anni. Avrei fatto di tutto per lei. A lei non è mai interessato.
Si è sempre tesi verso persone interessanti e carismatiche. Il resto dell’umanità, chi non ha niente e non è niente, viene tollerato con un senso di fastidio. 

In questi anni ne ho seguito il percorso di vita: matrimonio, lavoro, figli, separazione. L’ho vista qualche volta, da lontano. I saluti non sono mai stati indispensabili. Ma c’era in me la voglia di volerle parlare. C’era la mia esigenza di comunicare con lei.  In verità, cresceva il desiderio di riprovare quella sensazione, ripercorrerla nelle viscere, quell’emozione che sopravvive al tempo e alla distanza.

Ho digitato il suo nome in facebook, il rigattiere delle amicizie, e lei si è materializzata davanti. Le ho scritto con un nickname, lei ha risposto, credendo di avere a che fare con un uomo.

La solitudine è un vuoto da riempire, anche solo di parole.

Dopo un anno di corrispondenza le dico chi sono. Non si arrabbia, anzi mi vuole incontrare. Ci vediamo e ci sentiamo in continuazione al telefono, lei sta attraversando un brutto periodo con il nuovo compagno e ha grossi problemi con i figli. Le sto vicino per come mi è possibile, non le do consigli, la faccio solo ragionare su particolari che a me sembrano importanti e che a lei sfuggono. L’evoluzione della situazione è positiva, le cose migliorano, mi ringrazia, a quanto pare la mia amicizia è servita, le sono stata utile e la cosa mi fa piacere…

anche se … durante i nostri dialoghi, che, in realtà, erano i suoi monologhi, mi sono accorta che ha paura di rimanere sola e sta cercando a tutti i costi di “ricollocarsi” con un “qualsiasi uomo”.

Anche se in certi momenti il suo modo di esprimersi mi irrita, la trovo molto superficiale e mi infastidisce che indichi il suo compagno usando aggettivi dispregiativi.

Anche se scopro, casualmente, che mi usa come scusa per uscire a cena con “non so chi”.

Anche se mi incontra nei (cronometrati) ritagli di tempo.

Anche se mi messaggia (le lunghe telefonate sono una pratica lontana) che compra casa con il compagno (quello che insulta in continuazione) dopo un mese dall’aver ottenuto il divorzio.

Anche se muore mio padre e lei non può farmi le condoglianze di persona dato che il santo rosario cade proprio nell’ora dell’aperitivo festivo e il funerale nell’orario lavorativo.

Anche se dopo poco viene ricoverato il suo, di padre, e mi manda un sms allarmata augurandosi che non capiti la stessa cosa che è capitata al mio …

Sorvolo sul resto e torno alla domanda iniziale:

“Se hai la certezza di non essere corrisposti, perché mai dichiararsi? In fondo è un farsi del male”.

Si, è vero ma ci vuole tempo per comprenderlo. Questa è la risposta.

Laggiù c’è una fontana che è piena di monete,
le ho buttate io
tutte le notti che non tornavi.
Quelle te le porterò a vedere.
Non le stelle che sono cadute, non
Le candele che ho acceso nelle chiese,
non i versi delle preghiere, non
le lacrime che ho pianto,
non le parole degli amici, non
le notti che ho passato sveglia
ad aspettarti.
Solo le monete ti farò vedere.

Sotto l’acqua che scorre,
quando ritornerai,
quelle te le farò vedere

Paolaultima modifica: 2019-12-30T19:34:07+01:00da Sheltersky

Un pensiero riguardo “Paola”

I commenti sono chiusi