Creato da goccedivaniglia il 09/04/2006

Passione... Arte

Atmosfere intense, un connubio molto emozionale d'arte, letteratura, musica, poesia, sogni. Momenti di malinconia si mescolano con attimi di profonda passione

 

Messaggi di Aprile 2006

DOZZA, IL BORGO MEDIEVALE

Post n°30 pubblicato il 26 Aprile 2006 da goccedivaniglia
 

 Il centro storico di Dozza, con la caratteristica forma a fuso, è posto sul crinale di una collina che domina la valle del Sellustra e digrada dolcemente verso la via Emilia.

L’integrità dell’originale tessuto edilizio risalente al medioevo è rimasta salvaguardata, immune da interventi stridenti e la stretta simbiosi tra l’imponente rocca all’apice del paese e il sottostante insediamento residenziale, che segue il tracciato delle antiche mura, comunicano immediatamente l’armonia tra natura e intervento dell’uomo.

Nel X secolo il borgo di Dozza aveva già il Palazzo Pretorio, la Chiesa, le abitazioni dei fittavoli, la fucina del fabbro e la bottega del falegname.

Ancora oggi il borgo è percorso da due strade parallele che dalla porta d’ingresso terminano nello spiazzo della Rocca. Si accede al borgo da una porta ad arco del 1614, aperta nel Rivellino, opera di difesa tre-quattrocentesca a pianta rotonda e ora parzialmente interrata, insieme all’intero ponte levatoio.

Nel 1614, infatti, venne costruita la strada del Calanco, in sostituzione di quella antichissima che collega il castello alla via Emilia e attraversava il torrente Sellustra al Mulino del Piano.

Di conseguenza, il ponte levatoio che congiungeva il Rivellino alla rocchetta venne sostituito con uno in muratura, mentre il Rivellino venne interrato fin quasi all’altezza della cordonata e fu praticata un’apertura abbellita da un portale. Una nuova entrata, più ampia, sostituiva così l’antico ingresso al borgo medievale.

Al Rivellino segue la porta della Rocchetta, eseguita nel 1250 dai Bolognesi a difesa dell’entrata, con la torre quadrata, ma ridotta nell’altezza originaria.

L’antico assetto del Borgo medievale e della cinta muraria, nel tempo, fino alla Signoria di Caterina Sforza, ha subito continue variazioni e miglioramenti; oggi restano tratti delle mura e alcuni bastioni individuali fra le costruzioni, ma la struttura antica è rimasta intatta nell’andamento longitudinale delle strade: via XX Settembre e via De Amicis, anticamente dette Contragrande e Contracina.

La Contragrande conserva ancora l’acciotolato di un tempo ed i bassi porticati sul quale si affacciano case basse e variopinte.

La terza strada medievale è Vicolo Lorenzo Campeggi, il Contradino, che nasce dalla via XX Settembre e costeggiando le mura del versante ovest sbuca nel piazzale antistante la rocca sforzesca. Qui un belvedere si apre sulla Valsellustra, fino a Montecatone.

 
 
 

DOZZA, IL BORGO MEDIEVALE

Post n°29 pubblicato il 26 Aprile 2006 da goccedivaniglia
 

LA ROCCA

La Rocca fu costruita nel 1250 dal Comune di Bologna e ampliata nel 1310 da Romeo Pepoli. L’aspetto attuale si deve all’architetto Giorgio Marchesi che vi lavorò sul finire del ’400, ricostruendo parte delle cortine e fortificandola col torrione maggiore, il Torresino, splendido esemplare di architettura militare tardo quattrocentesca.

Tali lavori si resero necessari per adattare la prima struttura fortificata alle nuove modalità difensive portate dalle armi da fuoco, ma hanno fatto perdere gran parte delle tracce della vecchia costruzione medievale.

Il complesso è a pianta esagonale, con un perimetro di circa 200 metri. La trasformazione della Rocca da struttura puramente militare in palazzo signorile fu iniziata da Annibale, Baldassarre e Vincenzo Campeggi, che occuparono l’edificio nel 1565 e fu terminata da Antonio Campeggi nel 1594.

I lavori di ristrutturazione e di ampliamento del possente edificio furono affidati ai Massari di Dozza (ossia ai capi pro tempore della Comunità) e si protrassero fino al 1594, col precipuo scopo di ricavare capaci e decorosi ambienti consoni alle funzioni di sede di rappresentanza feudale della rocca.

Nel 1798, a seguito delle confische napoleoniche, la rocca fu sul punto di venire confiscata, ma il marchese Giacomo Malvezzi-Campeggi seppe scongiurare un simile provvedimento dimostrando con appositi memoriali che essa era stata acquistata per 4.000 scudi d’oro dal Cardinale Lorenzo Campeggi e che era stata in seguito più volte ampliata e restaurata dai Campeggi e dai Malvezzi-Campeggi, che ne avevano fatto la loro residenza. Pertanto, la costruzione era da considerarsi un bene allodiale, o comunque privato, e non un bene feudale e quindi non doveva soggiacere alla confisca.

L’apertura al pubblico di questa dimora signorile è avvenuta nel 1960, quando l’edificio è stato acquistato dal Comune, grazie anche al sostegno della Provincia di Bologna. Dal 1999 è avviato un progetto di recupero e riqualificazione complessiva della Rocca ancora in corso, finanziato dal Comune e dalla Regione Emilia Romagna.

 
 
 

DOZZA, IL BORGO MEDIEVALE

Post n°28 pubblicato il 26 Aprile 2006 da goccedivaniglia
 

I MURI DIPINTI

L’arte si fa paesaggio urbano ed arreda i muri delle case, le strade e le piazze, dando luce ad ogni angolo ed aprendo suggestioni improvvise.

Anche questo è Dozza.

Per la precisione è la Biennale d’arte del "Muro Dipinto", singolare manifestazione settembrina di pittura sui muri delle case, nel corso della quale gli artisti dipingono "dal vivo", davanti al pubblico.

La prima edizione fu organizzata dalla Pro Loco nel 1960, da un’idea di Tommaso Seragnoli e grazie alla collaborazione di altri cittadini dozzesi quali Fernando Baroncini, Ennio Sangiorgi, Gino Gardi, Mario Guermandi e Gino Nereidi.

Da allora la manifestazione si è sempre più qualificata divenendo biennale d’arte moderna, nobilitata dalla partecipazione di importanti maestri della pittura, fra i quali Matta, Saetti, Sassu, Licata, Purificato, Brindisi, Sughi, Schweizer, Zancanaro, Frasnedi, Gagliardi, Mascellani e Zigaine.

Il "Muro Dipinto" lasciò infatti, ben presto, la formula dell’estemporanea indiscriminata e fu una delle prime rassegne italiane ad abolire premi e graduatorie per puntare al primato dell’artista rispetto alle tentazioni egemoniche della critica.

La storia del "Muro Dipinto" è quindi storia di artisti, o meglio di opere che vanno valutate per il loro valore intrinseco e non per la rispondenza a questa o quella tendenza, nella quale il tradizionale rapporto diretto città-artisti si consolida a beneficio del risultato complessivo.

Sono stati oltre 200 gli artisti che hanno preso parte alle 18 edizioni fin qui svolte, trasformando il borgo medievale in un vero e proprio museo a cielo aperto, con oltre 90 affreschi ad impreziosire le facciate delle case.

Da qualche anno vengono effettuate anche sessioni di restauro delle opere per garantirne la migliore conservazione. Un’edizione speciale del "Muro Dipinto" si è svolta nel 2000, nell’ambito di "Bologna capitale europea della Cultura".

Alcuni "strappi" degli affreschi sono conservati nella Pinacoteca, allestita all’interno della Rocca

 
 
 

Grazie

Post n°27 pubblicato il 26 Aprile 2006 da goccedivaniglia
 
Tag: Svago

Un grazie speciale va a tutti gli amici della chat che mi hanno davvero tirato su il morale, pazientemente hanno ascoltato le mie lagne, e tutto ora mi appare più leggero....

 Mille grazie amici

 
 
 

Dedicato

Post n°25 pubblicato il 24 Aprile 2006 da goccedivaniglia
 

A una persona che mi ha trasmesso belle emozioni,
che ha condiviso con me la passione per l'arte,
che ha stimolato in me la fantasia,
l'immaginazione, la curiosità,
a una persona che forse ho perso per sempre,
per una mossa azzardata,
alla quale voglio chiedere scusa per l'invadenza
e l'esser stata inopportuna,
per essermi infiltrata nel suo mondo...
ho sbagliato,
e se il motivo per cui non la sento è questo,
le chiedo scusa,
semplicemente e con affetto.
T.

Ti dedico e mi dedico questi versi:

Esistono le sconfitte. Ma nessuno puo' sfuggirvi.
Percio' è meglio perdere alcuni combattimenti
nella lotta per i propri sogni,
piuttosto che essere sconfitto
senza neppure conoscere
il motivo per cui si sta lottando.

 
 
 

Paulo Coelho

Post n°24 pubblicato il 23 Aprile 2006 da goccedivaniglia
 

immagine

L'amore è sempre nuovo. Non importa che amiamo una, due, dieci volte nella vita:
ci troviamo sempre davanti a una situazione che non conosciamo.
L'amore può condurci all'inferno o in paradiso,
comunque ci porta sempre in qualche luogo.
E' necessario accettarlo,
perchè esso è ciò che alimenta la nostra esistenza.
Se non lo accettiamo, moriremo di fame
pur vedendo i rami dell'albero della vita carichi di frutti:
non avremo il coraggio di tendere la mano e di coglierli.
E' necessario ricercare l'amore là dove si trova,
anche se ciò potrebbe significare ore, giorni,
settimane di delusione e di tristezza.
Perchè, nel momento in cui partiamo in cerca dell'amore,
anche l'amore muove per venirci incontro, e ci salva...
 


E' neccessario correre dei rischi ...
riusciamo a comprendere il miracolo della vita solo quando
lasciamo che l'inatteso accada.


se non rinasceremo, se non torneremo a guardare la vita
con l'innocenza e l'entusiasmo dell'infanzia,
non ci sarà più significato nel vivere.

Colui che è saggio, lo è soltanto perchè ama.
E colui che è sciocco, lo è soltanto perchè pensa di poter capire l'amore.

So che l'amore è come le dighe:
se lasci una breccia dove possa infiltrarsi un filo d'acqua,
a poco a poco questo fa saltare le barriere.
E arriva un momento in cui nessuno riesce più a controllare
la forza delle barriere.
Se le barriere crollano,
l'amore si impossessa di tutto.
E non importa più cio' che è possibile o impossibile,
non importa se possiamo
continuare ad avere la persona amata accanto a noi:
amare significa perdere il controllo.
 

Certe persone vivono in lotta con altre, con se stesse, con la vita.
Allora si inventano opere teatrali immaginarie
e adattano il copione alle proprie frustrazioni.

Esistono le sconfitte. Ma nessuno puo' sfuggirvi.
Percio' è meglio perdere alcuni combattimenti
nella lotta per i propri sogni,
piuttosto che essere sconfitto
senza neppure conoscere
il motivo per cui si sta lottando.

L'universo ci aiuta sempre a lottare per i nostri sogni,
per quanto sciocchi possano sembrare.
Perchè sono i nostri,
e soltanto noi sappiamo quanto ci costa sognarli.

Esistono cose nella vita
per le quali vale la pena di lottare sono alla fine.


 
E' inutile parlare dell'amore
perchè l'amore ha una propria voce e parla da sé.


 
La felicità è qualcosa che si moltiplica quando viene condivisa.


 
La nostra grande sorpresa siamo noi stessi.


 
Sia fatta la tua volontà Signore.
Perchè tu conosci la debolezza dl cuore dei tuoi figli
e a ciascuno concedi solo il fardello che puo' sopportare.
Che tu comprenda il mio amore,
perchè è l'unica cosa che possiedo realmente,
l'unica cosa che potrò portare con me nell'altra vita.
Fa che esso si mantenga coraggioso, puro e sempre vivo,
malgrado gli abissi e le trappole del mondo.


 
Anche se avesse dovuto significare partenza, solitudine, tristezza,
l'amore valeva comunque ogni centesimo del suo prezzo.


 
L'amore si scopre soltanto amando.


 
I sentimenti devono essere sempre in libertà.
Non si deve giudicare un amore futuro
in base alla sofferenza passata.

Dio è qui ora, accanto a noi.
Possiamo vederlo in questa nebbia, in questo suolo,
in questi abiti, in queste scarpe.
I suoi angeli vegliano quando noi dormiamo e ci aiutano quando lavoriamo.
Per ritrovare Dio, basta guardarsi intorno.

Raramente ci rendiamo conto che siamo circondati da ciò che è straordinario.
I miracoli avvengono intorno a noi, i segnali di Dio ci indicano la strada,
gli angeli chiedono di essere ascoltati…

Va a prendere le tue cose...
I sogni richiedono fatica.

Citazioni tratte dal libro "Sulla sponda del fiume Piedra mi sono seduta e ho pianto"
di Paulo Coelho

 
 
 

Oggi Silvestro ha acchiappato Titti....

Post n°23 pubblicato il 22 Aprile 2006 da goccedivaniglia
 
Tag: Svago
Foto di goccedivaniglia

Tristezza sparita... sono contenta!! Grazie Silvestro Smack 

 
 
 

Per me da...

Post n°22 pubblicato il 22 Aprile 2006 da goccedivaniglia
 

Il mare è profondo quasi quanto la notte,

ma né l'uno né l'altro scaturiscono

la sensazione di pace e dispersione

che mi coglie vagando nei tuoi occhi

Grazie

 
 
 

Oggi mi sento così...

Post n°21 pubblicato il 20 Aprile 2006 da goccedivaniglia
 

la finestrella si è aperta all'improvviso, annunciando:

MESSAGGIO VUOTO

anche questo freddo mezzo ha capito che oggi mi sento proprio così...

 
 
 

La terra che mi appartiene

Post n°20 pubblicato il 18 Aprile 2006 da goccedivaniglia
 
Tag: Origini
Foto di goccedivaniglia

” … Giungendo a Messina, sono rimasto particolarmente colpito dallo stupendo scenario nel quale è incastonata la Città, distesa tra le falde dei monti Peloritani, degradanti verso la costa, e lambita dal mare, che rinvia al ricordo di miti suggestivi ed antiche leggende, tanto vivi nelle credenze del mondo classico e diventati in seguito patrimonio del linguaggio e della letteratura mondiale..”.

Giovanni Paolo II, 11 giugno 1988

Qua si vive di questo... Privi di tutto, ma con tutto il tempo per noi: ricchezza indecifrabile, ebollizione di chimere. Le cose che ci stanno attorno parlano ed hanno senso soltanto nell’arbitrario in cui per disperazione ci viene di cangiarle. Disperazione a modo nostro, badiamo! Siamo piuttosto placidi e pigri; seduti concepiamo enormità,come potrei dire? mitologiche; naturalissime,dato il genere della nostra esistenza.

Luigi Pirandelloimmagine

“…E le coste che si coronavano di spuma; a sinistra la Calabria, a destra la Punta del Faro, sabbiosa, Cariddi che allungava le braccia bianche verso Scilla rocciosa e altera. All’improvviso, nella lunga linea della costa che sembrava unita, si aperse lo stretto come un fiume turchino, e al di là il mare che si allargava nuovamente sterminato…”.

Giovanni Verga in “Di là del mare”:

 
 
 

Dedicata a me

Post n°19 pubblicato il 18 Aprile 2006 da goccedivaniglia
 

...Mi piaci silenziosa,

perché sei come assente

mi senti da lontano

e la mia voce non ti tocca.

Par quasi che i tuoi occhi siano volati via

ed è come se un bacio ti chiudesse la bocca.

Tutte le cose sono colme della mia anima

e tu da loro emergi,

come una luce abbagliante nel buio più profondo...

Ricevuto il 18/04/06 16:35:58

 
 
 

7. Classificazione

Post n°18 pubblicato il 17 Aprile 2006 da goccedivaniglia
 

Nella totalità dei casi per fissare il rivestimento e l'ornato occorrono una o più cotture successive a quella per la formazione del biscotto, e allora il prodotto si dice finito. Sono dunque due i processi essenziali che concorrono alla produzione della ceramica: la manipolazione delle materie e la cottura; durante quest'ultima fase avvengono quei cambiamenti di stato fisico e quelle continue e progressive reazioni chimiche che fissano il tipo ceramico che si vuol produrre (v. oltre quanto è detto circa l'industria e la fabbricazione della ceramica). I tentativi di classificazione dei prodotti ceramici sono stati molto laboriosi, ma la terminologia è ancora incerta, le singole nomenclature dibattute e senza esatta corrispondenza fra le varie lingue. Il seguente schema sommario, che rispecchia i casi più comuni, da tempo adottato dal Museo e dalla R. Scuola di Ceramica di Faenza e, senza presumere di corrispondere a tutte le richieste, tien conto per quanto possibile, dei due punti di vista: storico e tecnologico.

 
8. Fonte

Gaetano Ballardini maiolica in:
ENCICLOPEDIA ITALIANA DI SCIENZE, LETTERE ED ARTI;
Vol.XXI - ROMA; Istituto della Enciclopedia Italiana - 1951 - pagg.957 - 967
       

 
 
 

6. Argille speciali

Post n°17 pubblicato il 17 Aprile 2006 da goccedivaniglia
 

L'impiego di argille appropriate e di speciali ingredienti ci dà la produzione delle altre grandi classi ceramiche, quali il gres (v.);fr.grès; sp. gres, sp. Steinzeug, ing. stonware), che ha una pasta compatta, generalmente colorata (anche bianca e l'opacità lo differenzia allora dalla porcellana, che è translucida), cuoce ad alta temperatura è può essere o no rivestito; la terraglia (v. fr. faience fine,terra de pipe, cailloutage; sp. loza fine, loza inglesa; ted. Steingut; ing. earthenware), che cuoce a pasta bianca ed è di varia compattezza, richiedendo così o una vernice piombifera o una coperta secondo la temperatura alla quale viene portata; la porcellana (v.)fr. porcelaine; sp. porcelana; ted. Porzellan; ingl. porcelain, China), che cuoce ad alta temperatura, a pasta bianca, compatta e richiede una coperta. Allorché si produce senza rivestimento (specialmente in piccoli oggetti d'arte) e imita la grana del marmo, si chiama alla francese, biscuit (sp. bizcocho). L'insieme del vasellame da tavola e da cucina prende il nome collettivo di stoviglie, il quale indica più l'uso che la materia (cfr. il lat.testum; fr. poterie; sp. vajilla; ing. pottery; ted. Topferei).

 
 
 

5. La pittura

Post n°16 pubblicato il 17 Aprile 2006 da goccedivaniglia
 
Foto di goccedivaniglia

Anche la pittura o l'ornato a colore è, nella maggior parte dei casi, dato da colori vetrificabili dovuti a codesti ossidi. Secondo la temperatura che devono subire, i colori si dicono a piccolo fuoco o a fuoco di muffola ( da applicarsi soltano sui rivestimenti: circa 600°) e a gran fuoco ( da applicarsi sotto e dentro i rivestimenti da 900° a 970° e oltre). Il nome dei rivestimenti vaga tutt'ora incerto non solo fra la lingua e lingua, ma anche in italiano. Quelli di tipo vetroso son detti comunemente in fr. glacure;sp. vidriado;ted. Glasur; ing. glaze; termini, che, nella loro vasta comprensione, mal trovano riscontro nella voce invetriatura, che dovrebbe limitarsi a indicare i rivestimenti a smalti colorati (tipo dell Robbia: quindi terrecotte invetriate). Il rivestimento terroso ( che richiede un successivo involucro metallico per dare impermeabilità all'oggetto),detto da noi ingobbio, bianchetto, mezzamaiolica (voce questa che denota piuutosto una fase intermedia fra le due tecniche, con l'aggiunta cioè di una piccola quantità di ossido di stagno per rendere più ricco l'ingobbio),vein detto in fr. engobe,sp. englaba, ted. Halbamiolika, ing. slip. Se alla teraccotta comune (detta in questo caso biscotto) si applica un rivestimento,si produce la seconda grande classe delle ceramiche, quelle delle faenze, la cui varietà più nota è la maiolica. Le altre sue suddivisioni corrispondono ai vari tipi di rivestimento (terrosa o metallico,opaco o trasparente).

 
 
 

4. Il rivestimento

Post n°15 pubblicato il 17 Aprile 2006 da goccedivaniglia
 
Foto di goccedivaniglia

A parte il rivestimento alcalino impiegato dai ceramisti dell'antichità e l'ingobbio terroso, formato da un vello bianco di terra ( da noi detta di Siena o di Vicenza) da applicarsi sul verde e richiedente a sua volta un secondo involucro impermeabile (bianchetto si disse e si dice ancora in tante officine d'Italia e fu usato specialmente per le ceramiche da ornare con graffiti) gli altri rivestimenti si possono ridurre a due tipi : le vernici e gli smalti. Le prime sono trasparenti e di esse quella a base di piombo (vernice piombifera) si suol dire anche vetrina o cristallina ed è propria delle paste tenere perché fonde a temperatura relativamente bassa; quelle boraciche e feldspatiche si dicono piuttosto coperta e son più proprie delle porcellane, perchè fondenti a un più alto punto di temperatura. Degli smalti, più noto e comunemente usato è quello bianco,brillante, opacificato dall'ossido di stagno, che forma il classico rivestimento della maiolica . Ambedue queste specie si possono tingere con colori vetrificabili, dovuti a ossidi metallici, i quali, uniti ai necessari fondenti, secondo la temperatura e l'atmosfera del forno (ossidante o riducente), si comportano in modo diverso e danno quindi diverso effetto.

 
 
 

3. Terracotta

Post n°14 pubblicato il 17 Aprile 2006 da goccedivaniglia
 

La più semplice espressione della ceramica si trova negli oggetti formati di solo impasto: cioè di terracotta, che è anche il nome dato alla prima grande classe di una divisione razionale della produzione: cioè a tutti i manufatti di una argilla, che cuoce porosa e colorata e senza applicazione di rivestimento ( dal mattone al comune vaso da giardino, dalla statuetta alle terracotta ornamentale). Ma la necessità dell'uso e il sentimento estetico hanno suggerito fin dai tempi remotissimi (v. oltre) l'adozione di un processo correttivo della porosità e del colore della pasta mediante l'applicazione di un involucro, più o meno spesso, trasparente od opaco, che tolga la permeabilità alle paste tenere, dia levigatezza a quelle dure, dissimuli col proprio colore il corpo di quelle argille che non cuociono in bianco.

immagine

 
 
 

2. L'impasto

Post n°13 pubblicato il 17 Aprile 2006 da goccedivaniglia
 

immagineIl primo prodotto crudo, già relativamente rassodato ( si dice allora verde), poi appositamente essiccato, deve essere sottoposto all'azione del fuoco che contrae l'impasto terroso (pasta) messo in opera, lo indurisce, lo fissa in forma permanente, e secondo la composizione chimica, lo trasforma più o meno intensamente e ne cambia anche il colore; a differenza di quello che avviene nell'affine arte di vetro, non lo fonde ( il che deformerebbe il prodotto); lo porta per talune varietà ceramiche ad un principio di vetrificazione. A cottura subita, gl'impasti possono essere considerati o secondo il diverso grado di compattezza o secondo il colore acquistato; questi differenti risultati possono già servire per una prima classificazione delle paste ceramiche, perché ogni classe di prodotti ha proprie caratteristiche fondamentali; si hanno così ceramiche a paste porosa o a pasta compatta; a pasta colorata o a pasta bianca. Però una classificazione definitiva deve tener conto di un'altro elemento che nella gran parte dei casi è costitutivo di un dato tipo di ceramica, cioè del rivestimento.

 
 
 

1. Ceramica

Post n°12 pubblicato il 17 Aprile 2006 da goccedivaniglia
 
Foto di goccedivaniglia

L'arte della ceramica concerne la fabbricazione dei prodotti formati di terra, foggiati a mano o meccanicamente, e cotti. La parola è derivata dal nome greco dell'argilla ed è passata nelle lingue moderne nel senso in cui i Latini adoperavano fictilis, cioè per indicare ogni oggetto fatto di argilla. Secondo tale accezione originaria, conservata in molte lingue moderne, la ceramica comprende il vasellame, le statue e statuette e gli elementi da costruzione. Tali oggetti riescono diversi nei riguardi tecnici:
a) in dipendenza della varia natura della terra e degli ingredienti talora aggiunti a formare l'impasto, varietà che richiedono appropriato grado di calore;
b) secondo l'eventuale loro rivestimento, nei riguardi ornamentali, secondo l''eventuale tipo di decorazione. Materia prima essenziale è impasto ottenuto dalle mescolanza, con adeguata quantità di acqua, di argilla (v), allo stato naturale o corretta da altre sostanze, il quale offra plasticità e coesione sufficienti.

 
 
 

Altro giro altra corsa...

Post n°11 pubblicato il 12 Aprile 2006 da goccedivaniglia
 
Tag: Svago
Foto di goccedivaniglia

 Altro messaggio ANOMALO ricevuto nella mia messaggeria, la copia esatta di un altro inviatomi circa 20 gg prima.

Per la serie "Se non son matti non li vogliamo"

ciao.. mi chiamo xxxxxxx e sono di xxxxxxxx.. vicino a xxxx.. conosci?? :-)), mi piacerebbe trovare volontarie disposte a darmi una mano per realizzare questa mia fantasia molto stranissima... :-) se una sera sei fuori con delle tue amiche, ad es. in un pub, al cinema, in pizzeria ecc... potrei appoggiare un mio oggetto davanti a una ruota della vostra macchina parcheggiata? a me basterebbe solo rimanere parkeggiato li vicino, e aspettare con ansia, e assistere a quando uscite dal locale, salite in macchina e partite schiacciandolo fregandovene
lo so che e' una richiesta molto strana, ma si tratta di una cosa ke mi h sempre intrigato e ke mi piacerebbe provre a realizzare, se vuoi posso farti un elenco di oggetti ke ho, cosi' scegli quello ke ti pare ok?? :-)

 

(1° messaggio)


 ciao!! puoi scegliere qualsiasi mio oggetto, ad es.. uno dei miei due cellulari, i miei okkiali da sole, lam ia telecamerina, il frontalino della mia autoradio, la mia fotocamera dgt, il mouse del mio pc portatile ecc.. fregatene se sono cose costose, sono mie.. decidi tu fregatene.. quale ti ispirerebbe di piu' sentir scrikkiolare sotto una ruota della tua makkina mentre parti? :-)
 
 

(secondo messaggio)

Data:15/04/06 03:29:36

 
 
 

LA GIOCONDA

Post n°10 pubblicato il 11 Aprile 2006 da goccedivaniglia
 
Tag: Arte

(RITRATTO DI MONNA LISA DEL GIOCONDO)

Olio su legno, dipinto a Firenze verso il 1504 e finito verso il 1516 in Francia.
Francia, Parigi,
Musée du Louvre.

"La Gioconda" è senza dubbio il quadro più famoso di Leonardo da Vinci. Riprodotta milioni di volte, "La Gioconda" è diventata il simbolo del genio artistico.
Ma chi è questa donna di cui tutti conoscono il volto, gli occhi e l'enigmatico sorriso? Gli storici dell'arte sono d'accordo nel riconoscere in questo ritratto la fiorentina Lisa Gherardini, nata nel 1479 e moglie di Francesco di Zanobi del Giocondo. Pare che il quadro fosse stato ordinato non dal marito di Lisa, ma da Giuliano de' Medici, il suo amante. Vasari, primo biografo di Leonardo, racconta una seduta di posa in cui la modella si annoiò tanto da farle assumere un'aria stanca e triste. Leonardo aveva chiamato dei buffoni perché distraessero la bella Lisa e magari mantenessero sulle sue labbra quel sorriso così discreto. Alcuni storici vedono piuttosto nella "Gioconda" un ritratto di Isabella d'Este. Bisogna riconoscere che in effetti il profilo di Isabella, disegnato da Leonardo, ricorda curiosamente la "Gioconda". Già ai tempi di Leonardo "La Gioconda" era considerata un capolavoro. Molti artisti ne hanno fatto delle copie o si sono comunque ispirati ad essa per le proprie opere. Raffaello, per esempio, ha eseguito dei disegni e un quadro che ricordano da vicino "La Gioconda".

 
 
 

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"High Summer" di Tamara De Lempicka, copia d'autore, realizzata nel 2007

"Green Turban" di Tamara De Lempicka, copia d'autore, realizzata nel 2006

"The Brilliance" di Tamara De Lempicka, copia d'autore, realizzata nel 2006

"Le cucitrici" di F. Botero copia d'autore, realizzata nel 2008

 
 

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