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Storia segreta dello spazio: Come i russi tentarono di sbarcare sulla Luna prima dell'America.

Post n°525 pubblicato il 15 Agosto 2012 da francesco1375

Tutti sappiamo che, nel 1969, astronauti americani misero piede sulla Luna.

Meno noto è lo sforzo, messo in campo dai sovietici, per raggiungere e superare gli americani nella corsa alla conquista del nostro satellite naturale.

Tra le due super potenze era in corso una vera e propria gara. Una gara giocata senza alcun risparmio di mezzi e risorse, ma in parte segreta.

Infatti mentre gli americani facevano grande sfoggio dei loro progressi nel programma Apollo, i russi mantenevano nel più stretto riserbo il loro programma lunare. Arrivando persino a negare pubblicamente la sua esistenza.

Solo recentemente i loro progetti sono diventati di dominio pubblico, aggiungendo un altro piccolo tassello alla conoscenza di un periodo storico recente in gran parte sepolto da segreti e misteri.

Ecco la storia della corsa alla Luna sovietica.

 

I sovietici avevano progettato fin nei dettagli la loro esplorazione umana sulla Luna.

Nonostante avessero probabilmente accesso a gran parte dei progetti Apollo, elaborarono un progetto totalmente indipendente.

Il progetto fallì soprattutto per la sottovalutazione dell'elettronica, molto indietro rispetto a quella americana. L'arretratezza in questo settore portò al fallimento del vettore di lancio N1 che a differenza del Saturn americano si basava su un sistema sostanzialmente elettro-meccanico per mantenere l'assetto. Architettura che si rivelò insufficiente nella stabilizzazione dell'immenso razzo che avrebbe dovuto portare i russi sulla Luna.

Alcuni particolari del fallimento del vettore sovietico, ci lasciano ipotizzare, ma lo ripeto, è solo un'ipotesi, che in fondo i progettisti, molti dei quali avevano sperimentato i Gulag in era staliniana, abbiano remato contro la realizzazione di un vettore così potente, quale sarebbe stato l'N1. Anche sapendo che questo, successivamente, poteva essere usato per trasportare micidiali ordigni bellici in orbita terrestre. Erano allo studio enormi stazioni spaziali orbitanti militari, che poi furono realizzate in scala minore e solo in parte. Questa ipotesi ci sembra una possibilità, vista anche l'incongruenza tra i grossolani errori di progettazione di N1 e la raffinatezza tecnica che consente a Soyuz di essere ancora uno di vettori spaziali più apprezzati al mondo. E se si considera che entrambi i progetti erano frutto della mente dello stesso progettista, vero genio dell'astronautaica, non si può che restare perplessi.

Nell'idea originale per il viaggio sovietico, tuttavia, non ci sarebbe stato bisogno di un razzo gigantesco come quello che si tentò di realizzare.

La prima ipotesi prevedeva infatti che i vari elementi dell'astronave che avrebbe raggiunto il nostro satellite, sarebbero stati lanciati in orbita separatamente e lì assemblati.

Nacquero problemi di vario tipo. Questa metodologia avrebbe costretto gli astronauti a trascorrere troppo tempo nello spazio per l'assemblaggio, a discapito del tempo da dedicare al viaggio vero e proprio: avrebbe richiesto molti lanci consecutivi col rischio che qualcuno fallisse, inficiando l'utilità di tutti gli altri. Inoltre i vertici sovietici spingevano verso la costruzione di un razzo gigantesco in modo da sfruttare la tecnologia elaborata per la Luna anche a scopi militari.

Si decise quindi di spedire nello spazio tutti i moduli del veicolo contemporaneamente, come nella missione Apollo. Tuttavia, mentre nella missione lunare americana il veicolo di discesa lunare LEM (o LM) veniva lanciato insieme alla capsula Apollo ma divisa e agganciata a questa in orbita con una complessa manovra prima di partire per la Luna, l'astronave sovietica era già completamente assemblata e in configurazione finale già al momento del lancio. Si cercava infatti di limitare al minimo le manovre. Si volevano così dedicare tutte le risorse vitali ed il tempo disponibile al viaggio trans-lunare.

Si dice che i sovietici non fossero in grado di eseguire manovre così complesse, come quelle dell'aggancio Apollo-Lem (sperimentate dagli USA nelle missioni Geminy), ma questo non è del tutto vero. I sovietici erano stati già in grado di eseguire manovre analoghe e successivamente superarono gli USA in queste manovre.

Nel caso specifico però i sovietici erano letteralmente terrorizzati all'idea di un fallimento che avrebbe provocato un danno psicologico enorme. Limitando al massimo le manovre tra i veicoli si riducevano i rischi per i cosmonauti e per i veicoli.

I sovietici erano convinti che il sistema Apollo fosse estremamente pericoloso per gli astronauti e le probabilità di fallimento elevatissime. Nel loro progetto cercarono quindi di realizzare l'architettura più semplice e sicura possibile.

Tuttavia, i loro studi evidenziarono sempre che, sia la loro missione che quella americana, erano rischiosissime per il personale umano.

Li assillava soprattutto l'idea che il veicolo di discesa lunare per un motivo tecnico qualunque, non potesse ripartire. Gli americani non cercarono alcuna soluzione ad un'evenienza di questo tipo (fu previsto solo di interrompere la diffusione di immagini e collegamenti radio e trasmettere solo discorsi e necrologi vari per esaltare il sacrificio degli eroi e non angosciare l'opinione pubblica).

I sovietici ritennero inaccettabile tale evenienza e preventivarono di far sbarcare sulla Luna un solo cosmonauta a bordo di un veicolo di sbarco lunare ed un secondo veicolo di sbarco lunare vuoto accanto a lui. Nel caso in cui il veicolo non fosse stato in grado di ripartire, il cosmonauta avrebbe utilizzato l'altro.

Quindi, la missione lunare ipotizzata dai sovietici era strutturata diversamente da quella americana.

Riassumendo:

Nella missione americana Apollo, i vari moduli della missione erano stivati insieme dentro il razzo Saturno V. Anche in quella Russa si decide di mandare insieme nello spazio i vari moduli.

Tuttavia i moduli dell'Apollo erano separati all'interno del razzo e venivano assemblati in orbita terrestre prima di partire verso il nostro satellite.

In particolare era il Lem ad essere stivato al di sotto del complesso formato da capsula Apollo e modulo di servizio. Per cui una volta in orbita terrestre, con una delicata manovra, la punta dell'Apollo andava agganciata al boccaporto sulla sommità del Lem. Si veniva così a creare uno stretto tunnel che rendeva comunicanti dall'interno i due moduli abitabili.

Nella soluzione russa invece modulo di discesa lunare e capsula di comando erano già uniti alla sommità prima del lancio e non c'era bisogno di manovre di aggancio prima di iniziare il viaggio. Questo semplificava molto le procedure e la soluzioni tecniche, con un risparmio di peso, carburante e risorse vitali ed umane. Tuttavia, proseguendo nel solco delle semplificazioni, il modulo di comando e quello di discesa non erano comunicanti. Per cui, giunti in prossimità della Luna, uno dei due cosmonauti (che appunto erano 2 e non 3 come nell'Apollo) sarebbe dovuto uscire dalla capsula di comando per raggiungere, con una passeggiata spaziale tutt'altro che semplice e sicura, il modulo di discesa lunare.

Una volta entrato nel modulo di discesa lunare, il cosmonauta esploratore, avrebbe dovuto indossare senza alcun aiuto la tuta lunare. Questa era molto evoluta ed avrebbe avuto soluzioni innovative in seguito adottate spesso nella tecnologia spaziale. A differenza della tuta lunare dell'Apollo, quella sovietica era semirigida. Era un vero e proprio scafandro con busto rigido, e vi si entrava dalla parte posteriore attraverso un ampio "portellone" chiusa dallo zaino che svolgeva la funzione di portellone. La tuta lunare era un vero e proprio veicolo spaziale, differiva da quella dell'Apollo anche per un pannello di controllo, una sorta di tastiera davanti al ventre, per accedere alle varie funzioni vitali.

All'interno del modulo di discesa lunare sovietico non c'era un vero e proprio vano, tuta e veicolo di discesa erano in pratica un tutt'uno, tanto che il veicolo stesso era quasi una parte della tuta. Il Cosmonauta vi era quasi immobilizzato e poteva muovere soltanto le leve di comando.

L'involucro esterno del modulo di discesa, almeno da quello che si può vedere dagli esemplari conservati nei musei, era una batisfera fatta di un blocco unico e non di più elementi assemblati come nell'Apollo. Probabilmente era più solida e più pesante (come peso specifico) ma più piccola, conteneva infatti un solo cosmonauta.

Sul luogo di sbarco ci sarebbe stato un'altro modulo di discesa lunare vuoto che il cosmonauta avrebbe utilizzato per il rientro in caso di emergenza.

I russi erano molto dubbiosi circa le condizioni ambientali che l'uomo avrebbe trovato sulla Luna, e a differenza degli Americani che sembravano molto più sicuri, adottarono tutta una serie di precauzioni, come il modulo di sicurezza, e previdero una permanenza molto breve sul suolo. Ora delle due l'una, o gli americani erano imprudenti, o i russi avevano sopravvalutato i rischi. La seconda ipotesi sembra suffragata dal fatto che gli americani hanno poi fatto ottime e lunghe missioni, ed i russi alla fine hanno rinunciato. Ma oggi vediamo che gli Americani, pur avendo a disposizione tecnologie e conoscenze molto superiori al '69, non riescono ad organizzare una nuova missione a causa della difficoltà tecnica e dei rischi. Allora ci si domanda, se oggi si calcolano rischi e difficoltà enormi che confermano i timori che al tempo avevano i sovietici, come sia stato possibile per gli USA portare a termine le missioni Apollo: sono stati un po' imprudenti e casualmente nulla è andato storto, oppure come dicono i luna scettici le missioni Apollo sono state simulate per non ammetterne il fallimento o per coprire spese spaziali segrete e più utili (forse agli Shuttle?). Qui il dibattito è aperto, ogni parte porta i suoi elementi a sostegno della sua tesi. Noi pensiamo che le missioni Apollo siano state reali, ma non escludiamo a priori nulla.

Tornando alla missione sovietica: dopo una breve passeggiata lunare, il cosmonauta sarebbe tornato nel modulo, formato di due parti, quella con le zampe che, restando sulla luna avrebbe costituito il trampolino di lancio, ed il modulo che sarebbe tornato verso la capsula orbitante intorno alla Luna.

Il modulo di ritorno dalla Luna e quello di rientro verso la Terra si sarebbero incontrati. A questo punto c'è un'altra differenza con l'Apollo: il modulo di rientro dalla Luna, non avrebbe agganciato l'altro con assoluta precisione. Ciò avveniva nell'Apollo per ricostituire il tunnel che consentiva agl'astronauti di ritorno di raggiungere il compagno senza uscire all' esterno dell'astronave.

I due moduli russi avevano invece un sistema di attracco molto più rudimentale e semplice: due dischi in metallo piuttosto ampi, ognuno posto alle'estremità di uno dei due moduli. Uno aveva molti punzoni, ed un'altro molti fori. Quindi, accostando i due dischi, anche senza avere una grossa precisione, bastava che qualche punzone penetrasse in alcuni fori in qualunque posto del disco, senza bisogno di una grande precisione. Questo perchè si pensava che il cosmonauta di ritorno dalla Luna sarebbe stato molto stanco e stressato e che in presenza di una manovra molto complessa quale quella dell'Apollo, avrebbe potuto commettere errori anche gravi.

Se l'aggancio così risultava molto semplice, molto più difficile era per il cosmonauta russo ricongiungersi al compagno. Doveva infatti fare una nuova passeggiata spaziale per rientrare nella capsula di ritorno alla Terra. Prima della passeggiata spaziale avrebbe dovuto anche cambiare tuta e togliersi quella lunare. Come sarebbe stato possibile nell'ambiente strettissimo del modulo di discesa cambiarsi la tuta all'arrivo e al ritorno? Questo no lo so. Quello che è sicuro è che della missione sovietica restano numerosi elementi praticamente completi, come i moduli di discesa, le tute ecc. ma che alla fine si decise di annullare la missione, almeno questo è quello che si sa.

 
 
 
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Queste imponenti oscillazioni climatiche, avvenute talvolta gradualmente, talvolta bruscamente, hanno plasmato il nostro pianeta, ed hanno avuto un impatto notevolissimo sulla selezione naturale, l'evoluzione delle specie, la comparsa e la scomparsa di piante ed animali.

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