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Paese medioevale al confine francese "congelato" agli anni '50.

Post n°407 pubblicato il 29 Agosto 2010 da francesco1375

Tanti anni fa ebbi l'occasione di passare le vacanze in un paese medioevale al confine con la Francia.

Erano i primi anni '90 ed ancora questo luogo non era diventato una meta turistica.

Gran parte della popolazione se ne era andata da anni ed erano rimasti soprattutto anziani, loro sapevano tutto del paese, delle sue tradizioni, delle sue leggende, del significato dei suoi luoghi, ognuno legato alla vita quotidiana scorsa tra le case di pietra per centinaia e centinaia di anni.

Fino agli anni cinquanta, la vita dei paesani non era molto diversa da quella medioevale.

L'economia era curtense. Gran parte dei prodotti alimentari erano prodotti direttamente sul posto. E la gente, consumava quasi esclusivamente i prodotti dell'orto, dei campi circostanti e di ciò che poteva ricavare dai pochi animali da cortile o dai pascoli dei monti che circondavano l'abitato dai tetti di lavagna.

Anche i beni di consumo, suppellettili e abbigliamento erano, fino agli anni '50 prodotti artigianali locali.

Con gli anni '60 le cose cambiarono bruscamente, ma il progresso, anzichè trasformare il borgo, lo svuotò quasi di colpo.

La gente, che nonostante i sacrifici di una vita arcaica era molto istruita, trovò più conveniente emigrare verso le grandi città del nord Italia o della Francia.

Questo svuotamento improvviso "congelò" il paese, lasciando tutto intatto così come era negli anni '50 e quindi, in quel caso, quasi come era nel Medio Evo.

Purtroppo non ho fotografie di questo paese di quel periodo, ancora non possedevo una digitale e le foto si scattavano col contagocce, principalmente a parenti e amici.Quindi tenterò di raccontarvi nel modo più fedele possibile quello che vidi, sperando di riuscire a trasmettervi questa piccola testimonianza.

Visitai questo paesino, un po' a piedi e un po' in Vespa, con un mio cugino che era uno dei pochi giovani del luogo. Ci vissi per circa un mese.

Erano moltissimi i negozi con l'insegna di pietra o semplicemente dipinta, ma quasi tutti abbandonati. Così come moltissimi erano i fondi artigianali. E questi erano abbastanza sorprendenti perchè, scrutando dalle grate, si vedevano all'interno nell'oscurità ancora i vecchi attrezzi del mestiere, arrugginiti, impolverati, ma ancora al loro posto, come se attendessero in vano di essere nuovamente riutilizzati dalle mani sapienti di falegnami, fabbri e maniscalchi.

Ora questo effetto, quasi da "paese fantasma", è scomparso. Infatti, diventando meta turistica, tutto è stato ristrutturato dai proprietari.

Per cui se la conservazione è senz'altro migliore, è scomparsa quella patina originale che consentiva di scrutare direttamente nel passato.

Quello che i turisti possono ammirare oggi è una riproduzione dell'originale ormai scomparso. Ma questo era inevitabile, purtroppo. Se così non fosse stato molte case sarebbero crollate per l'abbandono; e il tempo, prendendo il sopravvento sulla storia, avrebbe fatto sparire ogni cosa.

Nel periodo immediatamente precedente allo sviluppo turistico, ad esempio, c'era ancora il forno del pane.

Vi spiego com'era: C'era una strada ripida che conduceva alla piazza dove un tempo si ergeva il castello (abbattuto e mai ricostruito dagli stessi abitanti dopo una rivolta intorno al 1500 mi sembra).

La spianata del castello era il centro vitale del Paese, dove si svolgeva il mercato e dove ci si ritrovava a parlare. Era uno dei pochi punti ampi del paese, dove tutte le strade sono strettissime, ripide e quasi tutte coperte da volte o addirittura scavate nella roccia. Più gallerie che strade.

Ecco: lungo la via che portava alla spianata del castello, c'era una sorta spaccatura su di una parete.

Il paese è strutturato completando pareti di roccia della montagna scavate e levigate con parti in muratura costituita della stessa roccia, un po' come a Matera anche se in modo meno marcato.

Quindi una parete rocciosa che affiancava per qualche metro la strada, si interrompeva bruscamente e proseguiva con la parete delle abitazioni. Ma tra la roccia che terminava obliqua e la parete perpendicolare delle case era rimasta una fenditura larga che so' un metro, non di più e molto alta.

Entrando in questa fenditura si accedeva al forno che era pubblico.

Infatti le donne del paese preparavano il pane in casa, ma lo cuocevano tutte insieme in questo grande forno che era quindi un importante luogo di ritrovo quotidiano.

Ecco, l'interno del forno era oscuro per cui potei solo sbirciare un po' con una pila. Tuttavia era un vano molto ampio, con le pareti nere di fuliggine, con panche intagliate nella pietra e ad una parete c'era la volta del forno vero e proprio dove il fuoco ormai spento da decenni cuoceva un tempo pane torte e focacce.

Nonostante il forno fosse ormai inutilizzato dagli anni '50, era ancora aperto e pronto, come se attendesse di essere utilizzato da un momento all'altro.

Un po' più in alto, verso la piazza coperta, scavate nella roccia di lavagna c'erano le conche per misurare i cereali durante le contrattazioni, misure fisse in cui si versava il grano dall'alto riempiendo i bacini fino all'orlo e recuperandolo poi da un foro sottostante. Anche qui, tutto pronto come se attendesse di essere usato da un momento all'altro.

Accanto una serie di negozi e botteghe artigiane, purtroppo in abbandono.

Dalla piazza coperta si andava o verso la chiesa o verso la piazza della spianata del castello.

Cosa altro posso dirvi, più a valle c'era il lavatoio pubblico ancora perfettamente funzionante e che, nonostante risalisse agli anni trenta e non usato dai '50, era considerato e chiamato nuovo dagli abitanti perchè, tutti ricordavano, a lavare si andava molto più a valle, direttamente sulle rocce levigate dal fiume, sotto l'arco a tutto sesto del grande ponte che portava ad un altro paese molto simile. E forse era proprio il greto del fiume, durante il bucato, uno dei pochi momenti di contatto tra le due comunità che si sentivano sottilmente rivali.

Molto bello, ai bordi di un torrente affluente del fiume, anche il vecchio frantoio.

Attualmente riadattato, quando lo visitai era in rovina ed il tetto era ormai caduto. Tuttavia all'interno c'erano le vasche e le macine scolpite in enormi pezzi unici di pietra e tutti i meccanismi in legno che portavano la forza della grande ruota a pale fino alle macine. Tutti gli ingranaggi gli alberi di trasmissione eccetera erano in legno.

La ruota a pale era ovviamente anche essa di legno, e c'era tutto un sofisticato sistema idraulico, fatto da canali sorretti da archetti, che prelevava l'acqua a monte del torrente che era in pendenza accentuata, e facendola proseguire con una inclinazione minore, la faceva cadere dall'alto sulla ruota a pale fornendo la forza motrice per macinare le olive.

Ovviamente l'acqua finiva in questo condotto con un piccolo sistema di chiuse e tutto era disattivato (parlo di strutture molto piccole, a misura d'uomo, il canale sarà stato largo e profondo venti, trenta centimetri).

Un discorso a parte merita il torrente stesso. Si tratta probabilmente di uno dei posti più fiabeschi che esistano. Scorre in mezzo ad una natura rigogliosa, talvolta selvaggia, talvolta addolcita dall'uomo, per cui percorrendo il corso del torrente (percorso consigliabile solo ad esperti di trekking), non di rado ci si imbatte in luoghi che paiono giardini fatati, con alberi da frutto avvolti da rampicanti, cascate di "stalattiti" scintillanti cuscini di muschio.

Il letto del torrente è scavato interamente della roccia ed è composto da una serie di vasche perfettamente levigate, dolci, tondeggianti e sinuose dove l'acqua forma laghi tanto trasparenti che quasi non si vede, e poi decine di cascate e cascatelle che collegano queste conche.

Stupendo, fantastico.

L'acqua è freddissima, ma si può fare il bagno in diverse vasche o laghetti, alcuni molto profondi, altri bassissimi.

Servono ovviamente attenzioni e precauzioni,  meglio essere con qualcuno che conosce il luogo e che è in grado di aiutarvi e consigliarvi. Infatti non di rado la corrente è fortissima specie in prossimità delle cascatelle ed è facile scivolare o perdere l' equilibrio. Le piene possono essere improvvise anche semplicemente per temporali a molti chilometri di distanza, in questi casi il grazioso torrente invade tutto l'alveo di rocce lisce e levigate su cui si prende il sole e diventa un fiume inpetuoso (pericoli segnalati con cartelli). Insomma ci vuole ovviamente prudenza, non siamo in una zona attrezzata, bensì nella natura, un luogo stupendo plasmato dall'acqua e dal tempo.

Ma tutto questo esisterà ancora?


 
 
 
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Per prima cosa dobbiamo premettere che il nostro pianeta ha attraversato numerosi periodi glaciali, intervallati da periodi interglaciali di clima più mite.

Bisogna anche tenere presente che, nel corso di milioni di anni, i periodi glaciali sono stati più numerosi di quelli interglaciali.

Le glaciazioni stesse hanno avuto al loro interno periodi più o meno rigidi. Allo stesso modo le ere interglaciali hanno avuto periodi più o meno caldi.

Queste imponenti oscillazioni climatiche, avvenute talvolta gradualmente, talvolta bruscamente, hanno plasmato il nostro pianeta, ed hanno avuto un impatto notevolissimo sulla selezione naturale, l'evoluzione delle specie, la comparsa e la scomparsa di piante ed animali.

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