Creato da francesco1375 il 02/04/2008

felici e sognatori

così come io vorrei. di Francesco 1375

 

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Commento al libro “Sopravviverà l’Unione Sovietica fino al 1984?” di Andrej Amalrik ediz. Coines anno1970

Qualche tempo fa, in un mercatino dell’antiquariato vidi una grande cartasta di libri.

Tra di loro uno mi colpì subito per il titolo: “Sopravvivrà l’Unione Sovietica fino al 1984?”.

Sapendo che l’Unione Sovietica fu si sciolta ufficialmente nel ’91, ma che finì di fatto nel 1989 con la caduta dei regimi dell’Est, rimasi sorpreso di quanto fosse stata vicina la data predetta a quella reale.

Il libro era del 1970, per cui era stata data una previsione esatta con circa venti anni in anticipo.

Visto che il libro costava un Euro, cifra che mi sembrava più che vantaggiosa, l’ho subito comprato.

 

Oggi quindi vorrei parlarvi di questo libro (con prefazione di  Carlo Bo) e di un autore (Andrej Amalrik) che, secondo me, è stato sottovalutato.

Ma anche di un mondo ormai scomparso e che ci è stato così vicino da avere influenzato tutto il nostro modo di vivere. Un mondo che non dobbiamo dimenticare se vogliamo rafforzare la libertà di cui godiamo.

 

Andrej Amalrik era uno storico russo che aveva una sola ambizione, quella di studiare la storia, e di analizzare la realtà in cui viveva.

Purtroppo nel suo Paese, l’Unione Sovietica, questa sua “ambizione” venne fortemente osteggiata. In URSS e nell’Europa a lei sottomessa ricerche ed analisi dovevano essere esclusivamente funzionali al rafforzamento del regime.

Va da se che, per il regime sovietico, una ricerca storica basata su fondamenti errati poteva diventare oggetto di lode e fortuna per l’autore. Bastava che l’analisi giungesse alla conclusione che il sistema vigente nell’URSS fosse un modello naturalmente destinato ad essere il futuro del mondo.

Diversamente un’analisi non conforme ai voleri del regime portava alla cacciata dal mondo della cultura e all’esilio in Siberia o all’estero.

Così  Amalrik, pur non avendo intenzione di fare propriamente opposizione politica, iniziò ad essere perseguitato per una cosa da niente: nel ’63 avanzò l’ipotesi che, prima del nono secolo, i greci scandinavi avessero svolto un ruolo determinante nello sviluppo della Russia. Un’ipotesi che secondo il regime sminuiva gli slavi (!?) e quindi non andava bene.

In seguito fu sempre osteggiato in ogni modo e, dopo essere stato imprigionato molte volte sempre solo a causa dei suoi scritti, venne infine costretto a rifugiarsi fuori dal suo Paese.

Nel 1969 scrisse un libro che andrebbe letto con attenzione, perché è uno dei rarissimi casi in cui un’analisi futurologica arriva a delle conclusioni quasi esatte, specialmente in termini temporali.

Nel ’69 per molti l’impero sovietico era al massimo del suo splendore ed il sistema che rappresentava poteva essere il futuro del mondo.

Anche tra chi contestava il regime, raramente si aveva la percezione che quel mondo stesse invece finendo.

E se questa percezione poteva esserci in rari ambienti occidentali, ancor meno era presente nella popolazione del Blocco Orientale.

Nella gente di quei Paesi, prevaleva ormai una sorta di rassegnazione meravigliosamente descritta da Kundera nei suoi libri. Una rassegnazione disperata, priva di speranza.

Risolta con le armi la Primavera di Praga, i regimi dell’Est vassalli dell’URSS erano riusciti ad infondere nella gente l’idea che il mondo in cui viveva fosse l’unico mondo possibile. La propaganda era martellante e pervadeva ogni aspetto della vita quotidiana. Le comunicazioni anche verbali tra le persone erano ostacolate in ogni modo possibile, ogni pensiero veniva filtrato e distorto da una rete di disinformazione ossessiva, onnipresente.

Se qualcuno percepiva la crisi e la sclerotizzazione del regime era proprio all’interno del regime stesso.

Gorbaciov ad esempio aveva netta questa sensazione e, quando salì al potere, pose fine a quella che era a tutti gli effetti un’esperienza disastrosa.

Per la gente comune era praticamente impossibile opporsi. L’opposizione si poteva esprimere solamente  in modo tale da rendere difficile la reazione del regime. Era quindi un’opposizione sottile, quasi impalpabile, che giocava su quelle cose da niente di cui la dittatura aveva paura, ma che non poteva perseguire senza cadere nel ridicolo, come ascoltare un nastro di musica pop.

Così, impossessarsi di una rivista straniera e attaccarne le foto in casa come quadretti, era già una forma di opposizione. Ascoltare un disco dell’ovest era mal visto dal regime, per non parlare di chi riusciva a captare una radio straniera anche solo di intrattenimento (per impedirlo venivano utilizzate sofisticate tecnologie di disturbo elettronico).

Così, cominciò a diffondersi una strana pratica: fogli dattiloscritti passavano di mano in mano, di ufficio in ufficio. Chi li riceveva li copiava una o più volte e li passava ad altri che ripetevano l’operazione. In questo modo si creava una catena che faceva circolare scritti non sottoposti a censura. Ma cosa circolava con questi scritti? Di tutto, certamente critiche velate al regime, ma anche piccoli romanzi, poesie ecc., perché la censura non si abbatteva solo su ciò che criticava lo stato di cose palesemente compromesso, ma pretendeva di filtrare anche la più innocua espressione dell’intelletto umano.

 Per cui una poesia sul tramonto poteva essere vista come pericolosa per le più fantasiose ragioni e mettere in grave difficoltà chi l’aveva scritta.

Amalrik nota che l’opposizione era disorganizzata e che il regime avrebbe proseguito la sua strada fino ad implodere sotto il peso delle sue contraddizioni e della sua intrinseca incapacità di rinnovarsi.

Nel suo piccolo libro “Sopravvivrà l’Unione Sovietica fino al 1984?” prima traccia un’analisi della situazione politica dell’impero sovietico e dell’opposizione frammentata e fortemente osteggiata.

Poi si lancia in una previsione sul futuro del grande Paese euroasiatico, seguendo un ragionamento coerentemente analitico.

Ora è vero che, scendendo fin nei dettagli di uno scenario comunque ipotetico, prevede cose non accadute, come la guerra russo-cinese.

Tuttavia, se non ci si perde nei dettagli e si guarda al succo del suo saggio, ciò che aveva previsto si è verificato nei termini e nei tempi che aveva predetto.

Infatti lui prevede ciò che in effetti è accaduto.

Lui diceva che il regime non avrebbe più potuto giustificare la sua esistenza con il sostegno ad una ideologia che ormai tutta la popolazione considerava una sciagura.

Quindi avrebbe virato verso connotati più marcatamente imperialisti e questo avrebbe, inevitabilmente, portato alla necessità di una guerra per rafforzarne “prestigio” e temibilità.

Lui prevedeva una guerra con la Cina che fortunatamente non ci fu, ma in effetti, nel ’79 (esattamente nel periodo che aveva previsto dieci anni prima), iniziò la guerra in Afganistan, e fu una guerra di guerriglia, come quella che Amalrik aveva previsto contro la Cina.

Secondo la sua analisi l’URSS era del tutto impreparata ad una guerriglia in terra straniera, poiché l’Armata Rossa era concepita per operare in scenari di guerra tradizionali.

Questa guerra si sarebbe quindi trascinata per anni, senza suscitare alcun entusiasmo nel popolo sovietico e quindi senza rafforzare in nessun modo il regime. Esattamente quanto realmente avvenne.

Contestualmente si sarebbero verificati eventi che si verificarono puntualmente: da un lato le spese e le risorse impiegate in questa guerra avrebbero peggiorato la situazione economica e fatto aumentare il prezzo dei già rari beni di consumo, dall’altra avrebbe tolto risorse al mantenimento del controllo militare dell’Europa orientale.

E quindi da una parte la popolazione sovietica sarebbe stata sempre più ostile ad una classe politica che mandava in guerra un numero sempre crescente di concittadini, rendendo al contempo la situazione economica del Paese insostenibile.

Dall’altra i paesi dell’Europa orientale avrebbero colto l’occasione per liberarsi dall’oppressione di Mosca.

Possiamo Notare che in effetti le operazioni in Afganistan cessarono all’inizio del 1989, e che alla fine dello stesso anno cadde il Muro di Berlino.

Amalrik arriva a prevedere per la fine degli anni ’80 (lui stesso precisa che l’87 è una data che va vista anno più anno meno), la riunificazione della Germania, il disfacimento dell’impero sovietico con i Paesi europei che conquistata l’indipendenza cambiano regime e la dissoluzione della stessa Unione Sovietica sotto le spinte nazionalistiche dei vari stati che la componevano.

Ma anche una “federazione europea” alla quale avrebbero cercato di aderire gli Stati del Blocco Orientale.

Tutte cose che realmente avvennero tra la fine degli anni ’80 e l’inizio degli anni ’90.

Ecco che possiamo ritenere del suo libro una delle previsioni sul futuro tra le più esatte tra quelle che possono essere realmente verificate.

 Altre recensioni di libri attinenti all'argomento:

"Super U.S.A" di Robert Hargreaves. Aldo Garzanti Editore Milano 1974

 

 
 
 
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Per prima cosa dobbiamo premettere che il nostro pianeta ha attraversato numerosi periodi glaciali, intervallati da periodi interglaciali di clima più mite.

Bisogna anche tenere presente che, nel corso di milioni di anni, i periodi glaciali sono stati più numerosi di quelli interglaciali.

Le glaciazioni stesse hanno avuto al loro interno periodi più o meno rigidi. Allo stesso modo le ere interglaciali hanno avuto periodi più o meno caldi.

Queste imponenti oscillazioni climatiche, avvenute talvolta gradualmente, talvolta bruscamente, hanno plasmato il nostro pianeta, ed hanno avuto un impatto notevolissimo sulla selezione naturale, l'evoluzione delle specie, la comparsa e la scomparsa di piante ed animali.

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