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Lettera di due compagne sulla grande solidarietà attiva di tanti italiani verso i profughi. Oggi ne sono morti 11 in mare

Post n°4529 pubblicato il 31 Marzo 2011 da cile54

Da Lampedusa

 

Cari compagni, qui la situazione è insostenibile, sulla popolazione di Lampedusa grava un peso eccessivo e nell’aria si respira tanta tensione. La voce del tentativo di furto si somma ai tanti rumori di tentato stupro, le paure di epidemie di tubercolosi. In tutto questo le donne che manifestavano sul porto ci chiedevano di capire che non sono razziste, che a modo loro e con i loro mezzi avevano contribuito all’assistenza dei migranti, ma adesso stendono striscioni con su scritto “ Non c’è più posto”. Hanno improvvisato una protesta simbolica allineando le barche da un’estremità all’altra del molo, per non far più attraccare le navi. Anche sugli stessi compagni di Askavusa (nella foto Giacomo Sferlazzo, pittore, musicista e portavoce dell’associazione “Askavusa”,a piedi nudi, di Lampedusa) grava il peso di questa tensione, ma continuano senza tregua nel loro lavoro di solidarietà. Un ragazzino ci ha fatto vedere i segni del taiser, che i poliziotti avevano usato contro di lui per placare un tentativo di ribellione. I compagni sono convinti che stiano sperimentando i taiser qui a Lampedusa, per poi darli in dotazione alla polizia nelle strade, come avviene già a Londra e altrove. I migranti dormono ovunque, tra i tendoni dei bar, sotto le barche, improvvisano falò, non hanno posti dove defecare e c’è un odore insopportabile. Il comune ha organizzato delle squadre per la pulizia dell’isola.

 

D’altra parte però, lungo il molo, si nota un grandissimo autocontrollo dei migranti: con sacchetti intrecciati delimitano i gruppi in ordine di arrivo, in modo tale da seguire la direttiva di non rimanere isolati al fine di ottimizzare le procedure di trasferimento. Nonostante ciò molti chiedono di tornare in Tunisia pur di non rimanere in queste condizioni disumane. Il molo infatti è una fogna a cielo aperto, e loro, tra la puzza di fogna, hanno tirato su tende improvvisate con sacchetti di immondizia o lenzuola di carte dategli dalla protezione civile. Sono talmente lasciati a loro stessi che ieri in tardo pomeriggio, tre sbarchi, uno di fila all’altro, sono avvenuti senza neanche l’aiuto della polizia: sono stati gli stessi tunisini a tirare la corda, farli attraccare e vedere se lì ci fossero feriti o bambini.

 

Nella notte si sono susseguiti altri due sbarchi: la novità è che si tratta di eritrei, centonovanta tra cui anche donne e bambini. La notizia che possa avvenire un esodo da altre parti del mashreq realizza la paura che le cose possano andare anche peggio. Si aspettano mercoledì delle navi che dall’Italia dovrebbero mandare nel continente i migranti presenti nell’isola, ma già sono annunciati altri sbarchi e anche se riuscissero a portar via 4000 persone, si ha la certezza che l’emergenza non sarà risolta e che probabilmente ne arriveranno molti altri. La situazione è di stallo e di speranza. Solo in questa ottica si capisce l’ordinanza che vieta di continuare a raccogliere e distribuire alla Caritas il materiale per i migranti; le motivazioni sarebbero quelle di garantire l’ordine pubblico, ma probabilmente si aspetta solo di mandarli via.

 

Serve potenziare il lavoro di Askavusa: sono aperti a tutti gli aiuti possibili e grazie alla struttura della loro associazione abbiamo la possibilità di organizzare subito il lavoro senza doverci preoccupare di una sede. Sicuramente è piccola, la cucina non permette di preparare pasti per più di un centinaio di persone, la doccia la fanno 10 persone e la cisterna va riempita ogni 4 giorni. Ma a prescindere da tutto ciò ha più senso coadiuvare nella buona riuscita una struttura già presente, piuttosto che crearne una nuova. Per questo pensiamo che sia opportuno potenziare il lavoro di Askavusa coordinandoci con loro, i quali a fatica riescono a fare interventi evidentemente molto ridotti rispetto ai grandi numeri dell’isola. Affinché sia possibile ottimizzare l’organizzazione del lavoro pensiamo che la cosa più utile sia sostenere l’associazione principalmente da un punto di vista economico in modo da dare ad essa massima libertà di azione. Da domani sarà disponibile un conto corrente per raccogliere fondi a sostegno degli interventi di Askavusa nell’isola.

 

saluti comunisti,

Amalia e Giorgia

 
 
 
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Giorgiana Masi

Roma, 12 maggio 1977

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