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Nella caserma Ugo De Carolis, a Civitavecchia, dove sono rinchiusi 683 ragazzi tunisini

Post n°4570 pubblicato il 10 Aprile 2011 da cile54

Si apre un varco nel filo spinato

L'embargo ha rotto. Dopo giorni in cui le nuove strutture predisposte dal ministro dell'Interno Maroni per rinchiudere i profughi provenienti dalla Tunisia sono state vietate allo sguardo di qualsiasi figura istituzionale, ieri pomeriggio il consigliere regionale, capogruppo Prc-FdS Ivano Peduzzi ha varcato l'ingresso della caserma Ugo De Carolis, a Civitavecchia, dove sono rinchiusi 683 ragazzi tunisini. Già alle 14 si era radunata davanti all'ingresso del vecchio edificio una folta delegazione composta da rappresentanti della Federazione della sinistra, del mondo dell'associazionismo Forum ambientalista, Cgil, Chiesa Battista di Civitavecchia e altri. Il responsabile del centro Dott. Calzoni si era rifiutato categoricamente di garantire l'accesso a una delegazione dei presenti. Sulla base delle disposizioni del Viminale. Ne era nata una discussione che ha coinvolto gli operatori della Croce Rossa che lavorano nel centro, le associazioni presenti, i funzionari delle Forze dell'ordine preposti alla sorveglianza. Ci si stava quasi rassegnando quando dalla prefettura è giunta conferma che le disposizioni del ministro erano cambiate. Di lì a mezzora il solo consigliere regionale ha avuto modo di entrare nell'edificio considerato zona militare. All'uscita ha definito le condizioni dell'edificio inadatte ad una presenza stabile delle persone «i lavori di ristrutturazione, sono stati fatti in fretta e in furia. Ci sono bagni chimici, i ragazzi dormono in grandi camerate. Sembrano star bene, seppur provati dall'esperienza, ma non potranno restare lì a lungo». Tanto il consigliere quanto il personale della Croce Rossa hanno raccontato che la condizione all'interno del centro è per ora di serenità. I ragazzi, tutti giovani tra i 18 e i 25 anni sono perfettamente informati rispetto a quelle che saranno le procedure, in qualche maniera si preparano a decidere del proprio futuro. Peduzzi ha incontrato una lunga fila di ragazzi con in mano un numerino. Stavano aspettando di poter essere identificati e fotosegnalati dalla polizia scientifica e da quanto si è appurato queste operazioni potrebbero terminare già in giornata. Se questo avverrà le loro schede verranno rapidamente inviate al ministero dell'Interno e saranno preparati i tesserini elettronici individuali che permetteranno ad ognuno di loro di poter circolare per sei mesi all'interno dell'area Schengen. Non è ancora chiaro se verranno liberati tutti quanti insieme o se in piccoli gruppi saranno accompagnati dalla caserma al centro abitato che dista quasi 3 km, ma per loro almeno una libertà temporanea sembra quasi conquistata. Certo, da fuori fa impressione vedere le alte mura della caserma, i rotoloni di filo spinato, la presenza costante di guardia di finanza e carabinieri e il via vai di autocarri di diversa natura. Alcuni portano cibo e altre suppellettili necessarie ai ragazzi, altri portano invece via rifiuti o ciò che resta di un tentativo fatto in fretta e in furia per dare un'apparenza decente all'intera struttura. Una rappresentante della Croce Rossa italiana nonostante il gran carico di lavoro, si ferma volentieri a parlare della situazione. Spera anche lei che tutto si risolva in tempi molto rapidi, ma non è in grado di fornire informazioni in possesso unicamente della prefettura. Racconta che un gruppo di ragazzi, il giorno successivo all'arrivo ha tentato la fuga. Alcuni sono stati ripresi dalle forze dell'ordine, altri sono tornati, secondo la responsabile di propria spontanea iniziativa perché non avevano altro luogo in cui andare.

Stupiscono alcuni elementi in tutta questa vicenda: intanto la totale assenza della regione nella persona di Renata Polverini e della sua giunta in una relazione proficua con la prefettura. Alcuni abitanti della zona hanno infatti dichiarato che non quattro giorni fa, da circa quindici giorni si sono visti funzionari di polizia entrare e uscire dalla caserma, segnale che quello poteva essere uno dei siti individuati. Ci si domanda poi come mai una presidente che dichiara di avere tanto a cuore gli interessi della regione non si è mossa prendendo spunto da quanto fatto dal presidente della regione Toscana Rossi, chiedendo e ottenendo che le persone che arrivavano non fossero concentrate in un unico grande assembramento, ma ripartite in piccole strutture aperte al mondo del volontariato e degli enti locali? Altrettanto ciniche e irresponsabili le dichiarazioni del sindaco di Roma, Gianni Alemanno che continua ad affermare l'indisponibilità della sua città a farsi carico anche di poche decine di profughi. Possibile che solo dalla FdS e da chi cerca di governare bene il territorio possano giungere segnali positivi di accoglienza?

In serata si è tenuta a Civitavecchia un'assemblea antirazzista per costruire un presidio democratico e lavorare per la liberazione dei ragazzi reclusi.

 

Stefano Galieni 

 09/04/2011

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