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La cronaca di quanto accaduto è presto fatta, e ricorda quasi banalmente altre storie legate a qualche ras democristiano

Post n°4611 pubblicato il 22 Aprile 2011 da cile54

Due assessori leghisti in manette per tangenti

 

Due assessori leghisti di un piccolo Comune lombardo, finiti in manette con l'accusa di corruzione per una tangente di poche decine di migliaia di euro, possono essere la chiave di lettura per interpretare la crescente occupazione leghista dei posti di potere nel Nord Italia, tanto pervasiva da arrivare a soppiantare pure i voraci appetiti del Pdl? Se parliamo di quanto accaduto ieri a Mauro Galeazzi e Marco Rigosa, militanti lumbard ora sospesi dal partito, la risposta è sì.

La cronaca di quanto accaduto è presto fatta, e ricorda quasi banalmente altre storie di questo genere legate a qualche ras democristiano dei tempi che furono: c'è un imprenditore (Antonio Tassone, di Lumezzane) che vuole costruire un centro commerciale alle porte di Brescia, sul territorio di Castel Mella. C'è un libero professionista (il geometra Andrea Piva) che cura la parte tecnica. Ci sono poi due politici, uno assessore ai Lavori Pubblici (il leghista Mauro Galeazzi) e l'altro responsabile dell'area urbanistica del locale ufficio tecnico (il leghista Marco Rigosa, che en passant è pure assessore in un altro Comune leghista, Rodengo Saiano). Quel che è accaduto, secondo l'accusa, è lineare: il terreno opzionato dall'imprenditore è sottoposto a vincolo paesaggistico ed ambientale. Tecnici e politici si impegnano ad "ammorbidire" il controllo pubblico. Costo del disturbo: 22mila euro, 10mila dei quali per i politici lumbard. A uno dei due, Galeazzi, viene contestato pure il reato di peculato. Per i carabinieri di Brescia l'assessore di Castel Mella «nella sua veste di pubblico ufficiale, avendo disponibilità di un cellulare di servizio effettuava centinaia di telefonate a fini esclusivamente privati». Il telefonino era intestato alla Provincia di Brescia, guidata - guarda caso - da un altro leghista, Daniele Molgora.

Spulciando fra le ragnatele di palazzo Broletto, sede bresciana dell'Istituzione, la vicenda fa un salto di qualità: lo stesso Galeazzi è infatti portaborse di un altro assessore, dalla scontata fede politica, il titolare delle deleghe all'Edilizia Scolastica Giorgio Prandelli. Che è, a sua volta, sindaco da due mandati di un altro Comune, Ospitaletto. Tanto a Ospitaletto, quanto a Castel Mella, fra pochi mesi si vota e quella che pareva essere una riconferma agevole del centrodestra ora rischia di diventare una corsa ad ostacoli per la gioiosa macchina da guerra padana, da mesi impegnata in una battaglia all'ultima poltrona, all'ultimo Cda, all'ultima società compartecipata con il Pdl.

Ormai, in gran parte del Bresciano, ma anche del resto del Nord Italia, i leghisti hanno scavalcato gli ex di Forza Italia e Alleanza Nazionale come referenti dell'apparato di piccoli imprenditori, costruttori e immobiliaristi vari impegnati a fare affari sfruttando il territorio. Al riguardo, proprio il caso di Castel Mella è paradigmatico della situazione a nord del Po: durante gli ultimi anni di amministrazione leghista, il paese ha praticamente raddoppiato gli abitanti, passando da 6mila a circa 11mila residenti. Per nascondere la colata di cemento non si è lesinato l'impegno per stendere una bella spruzzata di razzismo istituzionale, quasi un marchio di fabbrica delle Amministrazioni a traino lumbard nella terra dei soli padani di Adro o del "White Christmas" di Coccaglio.

Un esempio su tutti: nel 2010 il Comune aveva di fatto escluso gli studenti non italiani dalle borse di studio. Fra i requisiti minimi per l'ottenimento delle borse di studio era stata infatti inserita quasi di soppiatto la cittadinanza italiana. A riportare a più miti consigli il primo cittadino, Ettore Aliprandi, era stata la pressione mediatica degli antirazzisti e il ricorso giudiziario avanzato dalla Fondazione per i diritti dell'uomo "Guido Piccini", dall'Associazione studi giuridici sull'immigrazione (Asgi) e dalla Cgil di Brescia. L'ordinanza antistudenti era spuntata pure in un altro Comune bresciano amministrato dal Carroccio, Chiari. Qui il primo cittadino è, ormai da due mandati, il senatore Sandro Mazzatorta, balzato agli onori - si fa per dire - della cronaca per proposte parlamentari tese, nell'ordine, a rendere più difficili i matrimoni misti, a indurire ulteriormente le politiche nei confronti dei migranti sbarcati nel Sud Italia e ad abolire l'obbligo di arresto in flagranza nei casi di violenza sessuale nei confronti di minorenni in caso di fatti definiti di "minore entità".

Pure Mazzatorta, seppur indirettamente, rientra nel "Legagate": sua moglie, il ragionier Monica Margariti, è infatti revisore unico dei conti nel Comune dei due lumbard finiti in carcere. Che sia tutta una grande famiglia, quella leghista, un po' come nelle migliori tradizioni del tanto vituperato Meridione, lo dimostrano anche altre singolarità. Ai microfoni di Radio Onda d'Urto parla infatti l'avvocato socialista Lorenzo Cinquepalmi, curatore del sito internet tempomoderno.it che ha dedicato ben trentatre puntate all'eloquente tema "E' verde ma non è al verde: un bancomat al Sole delle Alpi": «Castel Mella è un centro nevralgico per la Lega, noi l'abbiamo scritto ancora lo scorso 22 dicembre. Quel territorio, formalmente è amministrato da una coalizione, ma di fatto è comandato dalla Lega, visto che tutte le deleghe strategiche sono state assegnate a quel partito puntando su figure che spesso hanno doppi e tripli incarichi». Come in Provincia, dove ora la Procura ha aperto un fascicolo sull'ultimo concorso pubblico: cinque vincitori su otto sono parenti o dipendenti di leghisti.

 

Francesca Mantovani

redattrice Radio Onda d'Urto

21/04/2011

 
 
 
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