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Oggi a Roma e Napoli cortei, flashmob e occupazioni. Prove di sciopero precario

Post n°4667 pubblicato il 06 Maggio 2011 da cile54
Foto di cile54

«Spremuti e sprecati» 

Cosa succede in città? A Roma ragazzi con casse di limoni in mano diretti verso il ministero del Lavoro: «E ora spremetevi questi». A Napoli, da due notti, "precari insogni" si aggirano per le vie attaccando chi precarizza, in difesa dell'università pubblica, e chissà cos'altro stanotte. Nelle università occupazioni, presidi e proteste contro l'ingresso dei privati sanciti dagli statuti in via di approvazione. E' così che precari, studenti, attivisti stanno generalizzando lo sciopero proclamato dalla Cgil.

Per anni l'ultima ruota del carro in tema di diritti, oggi sono proprio i precari a suonare la carica per una nuova stagione di rivendicazioni. Ieri mattina a Roma, armati di limoni, post-it e spremiagrumi, i precari de "Il nostro tempo è adesso" hanno attraversato via Veneto per terminare l'insolito corteo sotto la sede del ministero del Lavoro. Qui hanno lasciato una cassa di limoni su ognuno dei quali hanno attaccato un messaggio: «Spremete questo e non il diritto alla maternità», «spremete questo e non il diritto di sciopero», «spremete questo e non il diritto all'indennità di malattia». Con loro anche i precari di Italia Lavoro, agenzia tecnica del ministero del Lavoro licenziati «per aver voluto rivendicare un nostro diritto: quello alla stabilizzazione».

Contemporaneamente, a Napoli, giovani precari si sono recati alla stazione centrale di piazza Garibaldi e, davanti ai convogli «che portano tanti come noi a lavorare a Milano, Firenze, Bologna e all'estero» hanno gettato sui treni valigie di cartone e abbandonato sui binari sagome di cartone: «Saranno loro a salire su quei treni, noi non partiamo». E' il modo precario di denunciare la "fuga verso il nord" per trovare lavoro che contraddistingue i giovani del sud Italia. E' l'urlo di dolore di chi non solo si sente spremuto «ma al tempo stesso sprecato».

Sempre a Napoli, da due notti, "precari insogni" si aggirano per la città per affrontare «la lunga notte della precarietà». Dopo aver sanzionato, nella notte tra il 2 e il 3 maggio, una serie di realtà "precarizzatrici" come le agenzie di lavoro interinale lanciando vernice colorata e recintando i negozi con nastro rosso e bianco, nella notte tra il 3 e il 4 maggio hanno armato le statue di Palazzo Reale di book block. Gli stessi book block simbolo della rivolta studentesca, «con i quali abbiamo difeso Roma il 14 dicembre». Precari e studenti insieme. Precari di oggi e di domani. E' questo il particolare countdown scelto dalla "Generazione P" per arrivare alla data del 6 maggio, quella dello sciopero generale.

Uno sciopero che sarà generalizzato anche da quegli studenti che in queste ore stanno dando vita ad assemblee e presidi negli atenei di tutta Italia per protestare contro la privatizzazione dell'università. Ieri mattina, a Roma, i collettivi de La Sapienza in Mobilitazione hanno occupato, dopo un corteo interno alla città universitaria, l'aula magna del Rettorato «per protestare contro lo statuto che il rettore Frati vuole adeguare alla Riforma Gelmini, consegnando l'università ai privati che saranno l'unica fonte di finanziamento per gli atenei». Non solo. «Partecipando nei consigli di dipartimento e di amministrazione, i privati influiranno direttamente sulla didattica e sull'attività di ricerca».

Contro gli statuti che sanciscono la trasformazione degli atenei in azienda, ecco le proteste come prova che quanti pensano che la resistenza studentesca è terminata il 22 dicembre scorso, sbaglia di grosso: «La partita è tutta da giocare. Bloccheremo le commissioni - avvertono i collettivi studenteschi - e renderemo inapplicabili gli statuti». E il 6 maggio? «Picchetti precari». Questa la risposta per trasformare lo sciopero generale in «sciopero selvaggio». In tutte le città, prima di ogni appuntamento ufficiale indetto dalla Cgil, sono in programma picchetti nelle piazze di snodo del traffico. E' questo l'unico modo in cui i precari potranno incidere in una giornata che ha al centro un diritto negato a un'intera generazione: il diritto di sciopero. «Non potendo bloccare la produzione, si possono sempre bloccare le città».

Daniele Nalbone

05/05/2011

 
 
 
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