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Una ricerca Censis su giovani:dal 2000 al 2010 ne abbiamo "persi" due milioni
Post n°4707 pubblicato il 18 Maggio 2011 da cile54
In Italia la laurea non paga
In Italia i giovani sono «in via d'estinzione» e costituiscono una «merce sempre più rara» per il mercato del lavoro Lo ha detto il direttore del Censis, Giuseppe Roma, ascoltato nel pomeriggio in audizione alla commissione Lavoro della Camera. «Dal 2000 al 2010 abbiamo letteralmente perso 2 milioni di giovani tra i 15 e i 34 anni d'età», ha spiegato Roma, «i dati strutturali ci dicono che stiamo perdendo la fisiologia di ogni società: ovvero che le nuove generazioni rimpiazzano quelle vecchie». E «i pochi giovani che ci sono», ha argomentato Roma, «viste le poche prospettive del mercato nazionale del lavoro diventano i nuovi immigrati 'di lussò che studiano e trovano un'occupazione all'estero». A fare compagnia all'Italia in Europa c'è la Germania, mentre «la Francia e la Gran Bretagna sono più dinamiche, anche perchè hanno popolazioni giovani 'nuovè che arrivano dalle comunità straniere».
«In Italia la laurea non paga. I nostri laureati lavorano meno di chi ha un diploma, meno dei laureati degli altri Paesi europei, e con il passare del tempo questa situazione è pure peggiorata». In Italia lavora il 66,9% dei laureati di 25-34 anni, contro una media europea dell'84%, l'87,1 registrato in Francia, l'88 della Germania e l'88,5 del Regno Unito. Al contrario di quello che accade negli altri Paesi europei, il tasso di occupazione tra i laureati italiani di 25-34 anni è più basso di quello dei diplomati della stessa fascia di età (69,5%). Non solo, secondo i dati del Censis il tasso di occupazione dei laureati si è ulteriormente ridotto nel tempo, scendendo dal 71,3% del 2007 al 66,9 del 2010. Da questo scenario Roma ha avanzato alcune proposte per migliorare l'occupabilità delle nuove generazioni: «Anticipare i tempi della formazione e metterla in fase con le opportunità di lavoro; la laurea breve dovrà sempre più costituire un obiettivo conclusivo nel ciclo di apprendimento», ha detto Roma. «Non solo lavoro dipendente, ma soprattutto iniziativa imprenditoriale, professionale e autonoma - ha aggiunto il direttore del Censis - bisogna detassare completamente per un triennio le imprese costituite da almeno un anno da parte di giovani con meno di 29 anni». Infine, accompagnare il ricambio generazionale in azienda: «Si potrebbe introdurre un meccanismo per il quale l'azienda che assume due giovani con alti livelli di professionalità potrà essere aiutata a collocare un lavoratore a tempo indeterminato non più giovane, dopo opportuni corsi di formazione, in altre unità produttive, rimanendo il costo della formazione in capo ai soggetti pubblici». Secondo i dati riportati da Roma, infatti, i giovani italiani non hanno ancora conseguito adeguati livelli d'istruzione: tra i middle young (25-34 anni d'età), quando normalmente il ciclo educativo dovrebbe essere compiuto, il 29% ha concluso solo la scuola secondaria inferiore, contro il 16% di Francia e Regno Unito, e il 14 della Germania. E ancora, i laureati registrano i valori più bassi rispetto agli altri grandi Paesi europei: il 20,7% a fronte di una media europea del 33%, del 40,7 del Regno Unito e del 42,9 della Francia. Inoltre, dati i tempi prolungati dei diversi cicli formativi, l'ingresso nella vita lavorativa per i giovani italiani è ritardato rispetto agli altri Paesi europei. Tra i più giovani (15-24 anni) il 60,4% risulta ancora in formazione, rispetto al 53,5 della media Ue, il 45,1 della Germania e il 39,1 del Regno Unito. Gli occupati sono il 20,5% rispetto al 34,1% della media europea, il 46,2% della Germania e il 47,6% del Regno Unito.
17/05/2011 |
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Roma, 12 maggio 1977
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