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« Determinante è stata la ...Strappato l'impegno del... »

Leggi di mercato sulla vita. Per l’acqua siamo sulla buona strada. E per il sole? Anche qui siamo a buon punto.

Post n°4709 pubblicato il 18 Maggio 2011 da cile54

Come si privatizza

il sole

 

Ci spiegano gli economisti che una condizione per cui un bene può definirsi «comune» è che sia accessibile a tutti. Oppure – e il risultato non cambia – che sia tecnicamente impossibile selezionare e rendere «esclusivo» il loro uso. Difficile impedire di respirare l’aria. Però se riuscissi a renderla irrespirabile potrei venderla depurata in bombole. Per l’acqua siamo sulla buona strada. E per il sole? Anche qui siamo a buon punto.

 

L’irradiazione solare è difficile da schermare, ma per catturarla è necessario avere un’area sufficientemente ampia per piazzare i nostri bravi pannelli foto-termo-voltaici. Il sole è di tutti e ce ne sarebbe abbastanza da soddisfare i bisogni di tutti [«“La Terra è immersa in un mare cosmico di energia», scriveva Georgescu Roegen], ma non a tutti è permesso di accedere alle tecnologie che lo trasformano in energia utile. Ecco allora che s’avanzano gli strateghi della tecno-economia globale.

 

Le agenzie internazionali per l’energia hanno ben presente l’avvicinarsi del «picco del petrolio» e sanno bene che le emissioni di CO2 sono insostenibili. La «decarbonizzazione» [fossil free] degli apparati industriali è un imperativo. Come fare questa epocale conversione dai combustibili fossili al solare garantendo agli stessi soggetti [le multinazionali del petrolio] di non perdere il controllo del settore e di ottenere gli stessi margini di profitto? [Ad esempio, la Total ha dichiarato un aumento dell’utile netto del 35 per cento nel primo trimestre di quest’anno. Ma le altre «sorelle» non sono da meno]. La risposta è: colonizzare i deserti con impianti ciclopici. A incominciare dal Sahara libico, dove – secondo studi del dipartimento Usa per l’Energia – il clima e l’irradiazione solare è ottimale.

 

Il progetto, noto da tempo [ben descritto da Cianciullo e Silvestrini in 1La corsa della Green Economy. Come la rivoluzione verde sta cambiando il mondo», Edizioni Ambiente 2010], si chiama Desertec ed è portato avanti da un consorzio di imprese tra cui Siemens [elettronica], Abb, Rwe e Eon [elettricità] a cui si è aggiunto recentemente anche Enel. La copertura finanziaria è garantita dalla Deutsche Bank e dal gigante delle assicurazioni Munich Re. Il progetto prevede una spesa complessiva di 400 miliardi di euro e si propone di soddisfare il 15/20 per cento del fabbisogno di energia elettrica di tutta Europa entro il 2050. Mi immagino che abbiano già cominciato a raccogliere denari emettendo «bond solari»: un titolo a rendimento variabile a seconda dell’irradiazione. Vista dal satellite la superficie necessaria [un quadrato di 300 chilometri di lato] per soddisfare con tecnologie solari la domanda elettrica mondiale, appare poca cosa rispetto alla superficie totale dei deserti del pianeta. Tecnicamente fattibile: il sole è intrappolato, la sua energia può essere privatizzata.

 

Ovviamente, oltre ai megaimpianti a specchi, servono reti [«supergrid»] e tecnologie di trasporto capaci di gestire i flussi di energia elettrica a grandi distanze e attraversando i mari. E qui è nato un altro progetto a guida francese, questa volta: il consorzio Transgreen con l’obiettivo di creare una rete euro mediterranea per rendere disponibili in Europa i grandi volumi di energia che saranno generati nelle regioni del Mena [acronimo per indicare il Medio Oriente e il Nord Africa].

 

Insomma, non preoccupiamoci dell’esaurimento delle risorse naturali: «I deserti del mondo ricevono in sei ore dal Sole più energia di quanta gli umani ne consumino in un anno». Questo è lo slogan del progetto Desertec, riportato da Marinella Correggia [«Libia, quel deserto strategico», il manifesto]. Lasciate fare a chi se ne intende e non preoccupatevi dei vostri standard di consumi. «Gli stili di vita degli americani non sono negoziabili», minacciava Bush senior. Al massimo, nell’immediato, comporta una ri-colonizzazione della Libia. Ma questa volta democratica: i nuovi impianti solari serviranno in parte anche per desalinizzare le acque del mare e per pompare le acque fossili [enormi giacimenti di acqua che non sono mai entrati nei cicli superficiali, nascosti sotto il Sahara] a beneficio delle popolazioni locali. Anche i cammelli avranno da bere. Miracoli della green-market-economy! Sarà sufficiente pagare le bollette solari alla Deutsche Bank.

 

Paolo Cacciari

17/05/2011

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