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« SOMMARIO SETTIMANALE 1/9 LUGLIO"Il carcere manicomio", ... »

Rileggendo l’arringa di Tina Lagostena Bassi, difensore di parte civile per Fiorella, violentata nel 1979

Post n°4931 pubblicato il 10 Luglio 2011 da cile54

Consigli alle cameriere

 

Chissà se è folle immaginare un tempo in cui donne e uomini non accettino più teorie del complotto, ma chiedano a viva voce le dimissioni di coloro che si dimostrano nei fatti sprezzanti verso l’etica che è il bene che tutti dobbiamo preservare nell’interesse non di chi governa, ma di chi è governato.

 

Ho 49 anni, età che mi consente di ricordare i processi per stupro degli anni settanta in cui la vittima della violenza finiva regolarmente alla gogna per essere stata, in una ipotesi tutta maschile, la provocatrice dell’atto criminale, colei che con atteggiamenti, indumenti e parole aveva non subito, ma provocato ciò che una donna per bene si sarebbe guardata dal suscitare: l’irrefrenabile desiderio maschile, squisitamente darwiniano.

 

Il più famoso di questi processi, quello che costrinse tutti, uomini e donne, a guardare in faccia la realtà nuda e cruda fu quello trasmesso in Rai nel 1979 relativo ad una violenza su di una giovane di 18 anni di Latina, Fiorella.

 

Fiorella denunciò per violenza carnale di gruppo quattro uomini. Lei, lavoratrice in nero, dichiarò di essere stata invitata da uno degli imputati in una villa per discutere una proposta di lavoro stabile. Il processo fu reso difficile dal fatto che la vittima conosceva l’imputato principale e non presentava segni di percosse o maltrattamenti.

 

Nell’arringa Tina Lagostena Bassi, difensore di parte civile, sostenne che la solidarietà maschile, quella degli avvocati, consisteva nel denigrare la ragazza, nel sostenere che era una donna di facili costumi e quindi non vittima, ma carnefice.

 

Come se chi deruba un gioelliere lo fa perchè indotto dal gioielliere che è persona di dubbia moralità.

Lo stupro fu di quattro uomini.

 

Qualunque donna sana di mente potrebbe testimoniare che non si metterebbe mai in una condizione così rischiosa, si può forse pensare di fare il doppio gioco con un uomo ma ben quattro è un azzardi, potrebbe mettere a rischio la propria vita. Le recenti vicende di cronaca dove gli omicidi di donne sono quasi all’ordine del giorno lo dimostrano.

Ma la difesa di quel processo lo sostenne, ipotizzò che la ragazza, 18 anni, fu consenziente in un rapporto a cinque. O coraggiosa o pazza scegliamo insieme - uomini e donne - l’aggettivo più appropriato.

 

Veniamo ai giorni nostri circa trenta anni, dopo una veloce e radicale modifica dei costumi, e facciamo un riassunto degli avvenimenti più recenti.

 

Una donna immigrata e sola, che non ha strumenti nè economici nè culturali di alto livello, denuncia per violenza sessuale ai suoi danni uno degli uomini più potenti del mondo; la giustizia americana si muove subito.

Come donna già questo mi fa invidiare le donne e gli uomini degli Stati Uniti, in Italia dubito che ciò sarebbe avvenuto.

 

Sono rimasta sorpresa: gli americani hanno agito senza tentennamenti tirando giù dall’aereo in partenza un potente e senza tante discussioni lo hanno messo al fresco. Ma intanto penso, quanto durerà? Poco, immagino, la denigreranno pur di salvare il potente, non credo che ce la farà, la cameriera. Si parla subito di un complotto. Mi vengono in mente i complotti di casa nostra e mi auguro che gli americani non cadano in questo rituale.

 

Il complotto è l’alibi più usato negli ultimi anni. Giuro che da ora in poi studierò per i miei fini l’arte del complotto. Esempio: I bambini non mangiano frutta o verdura? vorrà dire che dirò loro "i supermercati hanno teso un complotto ai danni delle mamme e sono sparite tutte le pizze, sono rimasti solo l’insalata o i pomodori". Che dire, potrebbe essere vantaggioso, far mangiare verdura ai bambini è salutare.

Oppure: "sono finiti i biscotti c’era un complotto degli zuccherifici dovete mangiare lo yoghurt". Fantastico ho trovato come rendere la dieta dei miei figli più sana attraverso la teoria del complotto.

Ma la realtà non è così giocosa.

 

Siamo al processo alla cameriera, "è lei " dicono gli avvocati "la bugiarda, è lei che ha mentito sul permesso di soggiorno, ha mentito sulle violenze passate, sulle sue reali intenzioni, su tutto" Lui no poverino. Si, va bene, si legge su qualche giornale che è già incappato in qualche “scappatella” che, nel suo paese, come nel nostro, non sono considerate di particolare importanza.

Forse ha mentito a sua moglie e al suo paese, ma chissà perchè le sue eventuali menzogne sarebbero meno importanti di quelle di una cameriera.

 

Chissà perchè queste dinamiche "lei è una poco di buono, lui un poveretto" mi hanno fatto tornare alla mente il processo della giovane Fiorella. Magari hanno molte cose in comune a dispetto dei trenta anni che separano questi episodi. Certo non posso giudicare, non so come siano andate le cose, ma quello che mi spaventa enormemente sono le dinamiche: sembrano le stesse. Spero di sbagliare.

 

Chissà se è folle immaginare un tempo in cui donne e uomini non accettino più teorie del complotto, ma chiedano a viva voce le dimissioni di coloro che si dimostrano nei fatti sprezzanti verso l’etica che è il bene che tutti dobbiamo preservare nell’interesse non di chi governa, ma di chi è governato.

 

Nel frattempo mi rileggo l’arringa dell’avv. Tina Lagostena Bassi che ho ritrovato su Wikipedia e consiglio alle "cameriere" di tutto il mondo che dovessero, malauguratamente, incappare nel potente di turno di chiedere come risarcimento un euro sapendo che verranno comunque esposte alla gogna.

 

Giuseppina Conforti

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Roma, 12 maggio 1977

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