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A cosa saranno obbligati i medici che non vorranno violare la nuova brutale legge contro il testamento biologico?

Post n°4956 pubblicato il 16 Luglio 2011 da cile54

Contro la libertà (e la logica)

 

 

Quando venne approvata da questo governo l’infame legge che obbligava i medici a denunciare gli immigrati non in regola, in moltissimi ospedali e ambulatori vennero affissi volantini con su scritto: «Noi curiamo, non denunciamo».

 

Speriamo che un simile sussulto di dignità e deontologia professionale colga nuovamente i medici e che in tutte le terapie intensive, in tutti i reparti che ospitano malati in condizioni molto gravi, ma anche in tutti gli studi medici, gli ambulatori, i consultori venga scritto a caratteri cubitali: «Noi curiamo, non torturiamo».

 

Perché a questo saranno obbligati i medici che non vorranno violare la nuova legge contro il testamento biologico, approvata ieri alla Camera (e che dovrà adesso tornare in Senato, poiché a Montecitorio sono state approvate delle modifiche, perggiorative, al testo già passato a Palazzo Madama). Una legge che è in realtà un cavallo di Troia per introdurre nel nostro ordinamento alcuni (assurdi e impraticabili) divieti circa i comportamenti da adottare quando si è alla fine della propria vita, completamente dipendendenti dagli interventi medici per continuare a vivere.

 

Il DDL Calabrò era già una pessima legge. Ieri i nostri deputati sono riusciti nell’ardua impresa di peggiorarla. Introducendo delle norme che non solo sono completamente contrarie al rispetto della libertà personale e di coscienza, ma spesso anche del tutto prive di logica e di un pur minimo senso.

 

Prendiamo la norma più clamorosa – non a caso voluta dall’ineffabile onorevole Binetti – che prescrive che nelle «dichiarazioni anticipate di trattamento» (Dat) si potranno dare «orientamenti» solo sulle terapie che si vogliono accettare mentre nulla si potrà dire su che quelle che si vogliono rifiutare.

L’assurdità della norma è palese ad ogni essere pensante, categoria di cui evidentemente la Camera è carente. Nessuno – neanche un medico, figuriamoci un qualunque cittadino – può prevedere di quali cure avrà bisogno in un futuro e in una condizione assolutamente indeterminati.

E poi, cosa vuol dire? Che tutto quello che non è espressamente accettato nelle Dat è vietato?

 

Oddio, e se nelle Dat non c’è scritto che accetto una trasfusione di sangue che succede? Non me la fanno? Allora, bisogna che in queste Dat siano espressi in maniera chiara, esplicita e dettagliatissima tutti gli interventi medici possibili e immaginabili, fino al prelievo per le analisi del sangue.

Ovviamente le cose non stanno così. La norma è stata pensata esclusivamente per impedire che in un testamento biologico degno di questo nome qualcuno osi scrivere quello che NON vuole, che poi sarebbe l’unica ragione per farlo.

 

Ricapitoliamo: le Dat non sono obbligatorie; nelle Dat si possono solo dare orientamenti e non esprimere precise volontà; le Dat non sono vincolanti; nelle Dat non si può dire quello che non si vuole; e soprattutto dalle Dat sono esclusi nutrizione e idratazione artificiali.

 

Ma allora, perché si dovrebbero fare? Non era molto più semplice – e anche meno costoso, visto che di queste Dat bisognerà tenere un registro – una legge di un solo articolo che recitasse: «Il paziente non ha nessuna voce in capitolo su come deve vivere e morire»? Non è una provocazione, è esattamente il contenuto della odiosa legge.

 

La quale prevede anche una ciliegina sulla torta. Nel caso in cui le Dat non prevedano la nomina di un fiduciario, la nuova legge stabilisce che il compito del fiduciario sia svolto dai familiari «indicati dal Codice civile». Un modo subdolo per escludere dalle decisioni sul fine vita i conviventi.

 

Una legge che, parola di Sacconi, «riafferma il primato del Parlamento rispetto ai provvedimenti creativi della magistratura». Qualcuno dica a Sacconi che i «provvedimenti creativi» della magistratura non sono dei capricci fantasiosi di qualche giudice, ma la normale prassi griurisdizionale: il giudice «crea» sempre una norma particolare, applicando le norme generali ai casi individuali.

E con questa legge, a essere affermato non è certo il primato del Parlamento sui giudici (che, per di più, si troveranno a dover far fronte a una valanga di ricorsi per mettere delle pezze di buon senso a una legge tecnicamente assurda).

 

Semmai, afferma l’arbitrario e violento primato dell’oscurantismo sulla libertà.

Fonte: www.cinziasciuto.blogspot.com

 
 
 
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Roma, 12 maggio 1977

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