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Manovra: l’accanimento è sulla povertà che, come dicono gli studi, è donna. Una realtà ignorata dalle istituzioni

Post n°4977 pubblicato il 20 Luglio 2011 da cile54
Foto di cile54

“Lacrime e sangue”, per noi di più

 

Il richiamo del capo di stato all’ “unità nazionale” e il pronto “obbedisco” di buona parte dell’opposizione sono bastati per indurre il parlamento a votare “responsabilmente” SI a una manovra iniqua e inutile in nome della ventilata favola della parità di bilancio a dispetto di ogni lezione proveniente dalla Grecia e dall’Irlanda.

Ma tant’è. “Noi non siamo come la Grecia” continuano a ripeterci, così alla fine ci credono anche loro.

E allora, SI alla manovra “lacrime e sangue” che affama gli affamati, strema i malati, mette sul lastrico quelli che già ci stanno - le statistiche danno in Italia poco più di 8 milioni di poveri relativi, ossia quelli che vivono con €992 mensili in due e poco più di 1 milione di poveri assoluti -.

L’accanimento è sulla povertà che, come dicono gli studi, è donna. La femminilizzazione della povertà, che è un dato globale, è vero, ma l’Italia non se ne chiama fuori, anzi - l’occupazione femminile, la più bassa in Europa e la disparità salariale (il pay-gap come amano chiamarlo perché si capisca meno di che si parla) - si capisce immediatamente chi dovrà in particolare svenarsi e piangere, qualunque sia l’età.

Perciò, via le agevolazioni fiscali per le/i figlie/i minori: a loro basteranno il latte e le cure materne tanto più che tra non molto saranno rispedite a casa ad occuparsi di ciò che la “biologia”, la mistica del focolare, “ i sacri affetti” e quant’altro le hanno sempre destinate.

Del resto, quando lavorano, lavorano non per sé, per realizzarsi, per esprimere una professionalità, ma per un salario aggiuntivo - a che?, a chi?, l’hanno scritto!!

L’accanimento si abbatte anche sul dolore. E a quali altri mani può essere affidata la cura del dolore se non alle Florence Nightingale di tutti i giorni e tutte le case?

Via, allora con l’aggravio dei ticket per farmaci, prestazioni diagnostiche, accessi ai Pronto Soccorsi che pronti, e soccorrevoli saranno solo per censo e non per diritto.

Senza parlare poi delle agevolazioni all’assistenza domiciliare i cui tagli agevoleranno le donne a starsene a casa e tornare a fare le badanti ad anziani e ammalati a loro cari dato che forse, private anche dei salari aggiuntivi, di soldi in casa non ce ne saranno a sufficienza.

Ed è ovvio. Le/i povere/i son tante/i. Già lo diceva Malthus, si riproducono in un batter di ciglia, avvezze/i come sono a fornicare.

Bisogna tenerle/i occupate/i, fino a sfinirle/i così non resta tempo.

I ricchi, invece, son pochini.

In Italia, appena il 10% della popolazione. Se poi si toglie anche a loro la capacità di spesa, chi comprerà le Jaguar da regalare ai/le amici/he, le case per i ministri ignari, gli orologi da mille euro, i macchinoni blu, i super elicotteri da mettere a disposizione di quanti si spostano per attendere alle superiori cure dei summit internazionali con cui decidono le nostre lacrime e il nostro sangue?

Altro che mercati, allora. Sarebbe la fine di tutto quel prestigioso made in Italy per cui andiamo famosi e pareggiamo creativamente i conti.

Ai/lle molti/e che son davvero tante/i non resterà altro che, come commentava un mestrino sull’autobus H2 venerdì scorso, “Mi, o magno o me curo!”. E a buon diritto perché il Veneto, con virtuoso zelo, sarà tra i primi ad applicare i nuovi aggravi sanitari a cominciare da Lunedì.

E noi, davvero non possiamo far altro che starcene “speechless” dallo sgomento?

 

Beatrice Ippolito

18 luglio 2011

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