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Taranto vive in uno dei punti più alti della contraddizione specifica ambiente e lavoro

Post n°4983 pubblicato il 22 Luglio 2011 da cile54

ESCI “AMBIENTALISTA” DALLE TUE STANZE, TORNA AMICO DEI RAGAZZI DI STRADA

Vladimir Majakovskij

 

La classe operaia tarantina è una realtà, esiste oggettivamente. Occorre che essa prenda sempre più coscienza di sé per far si che un grande numero di operai si percepisca operaio anche soggettivamente, per dispiegare tutto il potenziale di conflitto necessario in questa fase della storia della nostra città.

Gli operai già impegnati politicamente e sindacalmente hanno il compito di portare a conoscenza dei lavoratori quale sia la partita in atto.

Taranto vive in uno dei punti più alti della contraddizione specifica ambiente e lavoro, una delle occorrenze concrete della contraddizione capitale lavoro.

Laddove più alte sono le contraddizioni, più alte sono le resistenze al cambiamento. Perciò occorre prendere coscienza che ormai il movimento ambientalista della società civile tarantina ha prodotto la massima intensità di conflitto quantitativamente e qualitativamente efficace nell’ambito delle sue possibilità. Potrà continuare a gestire l’esistente, anche dignitosamente, ma non sembra prevedibile una ulteriore progressione nella capacità d’impegno. Non possiamo infatti sottacere le divisioni che già si sono manifestate tra le sue varie sigle e, più complessivamente, il risultato non esaltante dei referendum nella città di Taranto. La chiave di volta della situazione, un nuovo inizio a partire da quanto già faticosamente conquistato, può partire dall’impegno diretto della classe operaia, che difendendo le condizioni ambientali nelle quali eroga la propria forza lavoro, arriva a difendere anche le condizioni di vita della cittadinanza di cui è parte.

Con impegno diretto intendiamo definire un impegno che riduca la tendenza dei lavoratori alla delega ai partiti della sinistra d’alternativa ed al sindacato di classe. La delega, quando fuoriesce dai limiti fisiologici della sua funzione, genera burocrazie ed incapacità di cogliere le contraddizioni, costruire vertenzialità, attrezzare convincimenti, creare unità, promuovere e vincere conflitti. Sindacato e partiti della sinistra sono strumenti della classe operaia, ma non sono la classe operaia. Perciò gli operai devono riprendere in mano democraticamente, con una partecipazione di massa, l’utilizzo di questi strumenti di trasformazione della realtà, combattendo inerzie, rassegnazioni e subalternità presenti anche al loro interno. Così il ricatto occupazionale viene respinto e si scardinano anche suggestioni ideologiche di possibili e convenienti alleanze tra padroni e lavoratori.

Forse queste sono le coordinate da tener presente e da realizzare nel tempo stesso in cui la classe operaia del più grande stabilimento siderurgico d’Europa si misura con la concessione dell’AIA, l’autorizzazione Integrata Ambientale che definisce le modalità di funzionamento degli impianti nei cinque o più anni a venire, elencando regole di funzionamento, interventi impiantistici e pratiche operativi, controlli di inquinanti e relative modalità tecniche e temporali di verifica di osservanza dei limiti stabiliti per i relativi valori di emissione.

Gli operai conoscono la storia pregressa, gli accordi di programma più o meno efficaci, e poi il processo istruttorio dell’AIA, sempre sottoposto a spinte verso il depotenziamento delle misure da prescrivere da parte di una impropria alleanza tra proprietà e Ministero. Sanno che i pareri emessi dalla Commissione IPPC (tre) sono andati via modificando i vincoli imposti, pur di fronte ad osservazioni puntuali e realistiche delle associazioni ambientaliste che suggerivano opportuni interventi e denunziavano revisioni al ribasso degli impegni da richiedere. La configurazione finale dell’AIA non è ancora conosciuta, perché ancora alla firma del Ministro, ma ormai i suoi contenuti sono sufficientemente noti per dichiarare l’insoddisfazione nei confronti delle prescrizioni, peraltro ampiamente motivata, se pur da posizioni diverse dal movimento ambientalista.

L’AIA che verrà è il punto di caduta determinato dal rapporto di forze presente nella società tarantina e della sua provincia. Perciò riteniamo che sia giunto il momento di un impegno responsabile, convinto, consapevole, documentato e continuativo della classe operaia tarantina.

L’AIA, pur depotenziata, non ce la ha regalata nessuno. Pur criticandola dal punto di vista del “dover essere”, in tutte le occasioni in cui manifesterà, come nei fatti manifesterà la sua inadeguatezza, dobbiamo farla nostra.

Essa non deve diventare il limite invalicabile alle richieste di miglioramento, ma la classe operaia deve impadronirsene per:

• conoscerla in profondità

• controllare le realizzazioni tecnologiche impiantistiche richieste dal punto di vista temporale e poi nell’efficacia dei rendimenti positivi previsti

• controllare in egual maniera le realizzazioni tecnologiche di monitoraggio richieste

• controllare gli andamenti del monitoraggio a livello di rispetto delle prescrizioni temporali e delle prescrizioni di limite degli inquinanti

• rendere palesi rutti gli atteggiamenti dilatori e le inadempienze, con informazione dell’opinione pubblica e chiamata in causa degli enti istituzionalmente preposti alla vigilanza e controlli, istituzioni locali ed enti strumentali

• effettuare le opportune pressioni perché la legalità sia garantita.

Così come si assume questo strumento, pur con tutti i suoi limiti, come strumento di lotta, così gli operai vogliono riempire di contenuti competenti ed efficaci la figura ed il lavoro dello RSLA. Anche questo obiettivo è da costruire in corso d’opera. Non dimentichiamo infatti che sul tema dell’AIA un solo incontro si è tenuto tra azienda e sindacato.

Egualmente, pur con la consapevolezza dei limiti che la politica oggi impone alle istituzioni, non vogliamo chiudere il dialogo con esse, ma piuttosto essere elementi di stimolo e di controllo. Non ci ha infatti convinto il rifiuto al dialogo con la Regione Puglia di alcune associazioni ambientaliste.

Analoga apertura al dialogo costruttivo riteniamo sia necessaria con la città e le sue espressioni organizzate.

Gli anni che vengono sono un banco di prova per lavoratori e cittadini. Gli operai di Taranto vogliono in tal modo fare, in questi giorni futuri, la loro parte.

 

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Roma, 12 maggio 1977

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