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Le cause? “Ippocrate” si è arreso al malcostume di apparati pubblici italiani inquinati da poteri, lobbies e cricche
Post n°4988 pubblicato il 23 Luglio 2011 da cile54
Quando si prende a pugni un medico dell’ospedale
La morte di Giorgio dopo essere stato rifiutato da quattro ospedali testimonia sempre di più quanto la Sanità pubblica stia diventando una zona a rischio per quei cittadini considerati di serie b. E’ alta la possibilità di morire di malasanità per un detenuto o un tossicodipendente o semplicemente per un anziano, o un operaio. Da anni continuano a ripetersi incidenti chirurgici, ritardi nei soccorsi e trattamenti differenziati nell’accesso agli istituti di riabilitazione a seconda che si sia personaggi noti della televisione o pazienti del tutto sconosciuti. L’aggressione selvaggia al medico dell’ospedale San Filippo Neri, il quale, nelle fantasie dell’aggressore, non avrebbe salvato per negligenza una bambina in coma, non può essere rubricato solo come un caso di ordine pubblico e di sicurezza nei presidi. Probabilmente è utile rafforzare i posti di polizia e la vigilanza privata nei nosocomi, ma la situazione, a mio avviso, non è degenerata perchè mancano le guardie in divise a tutela dei medici e del personale ma perchè “Ippocrate” ha gettato la spugna, forse si è arreso al malcostume di apparati pubblici italiani inquinati da poteri, lobbies e cricche che riescono ad essere regia occulta e invisibile di quanto accade nelle aule parlamentari. E’ l’aria che si respira, è l’intero sistema delle tutele ai più deboli che si sta sfaldando e che provoca sfiducia e rassegnazione ma può provocare anche rabbia e violenza. Se la Sanità pubblica italiana funzionasse regolarmente e fosse veramente al servizio di tutti i cittadini senza alcuna discriminazione probabilmente non ci sarebbe bisogno di militari e pistole per la sicurezza negli ospedali. Sarebbero gli stessi pazienti a fare da scudo e protezione di un bene comune fondamentale che è anche un mezzo di attuazione dell’articolo 32 della Carta costituzionale.
Mi preme riportare a completamento di questa riflessione quanto scrissi nel dicembre 2007 dopo la morte della sedicenne Eva Ruscio nell’ospedale di Vibo Valentia per un banale intervento alle tonsille. Dopo di lei altri adolescenti hanno fatto la stessa fine in altri ospedali, per un’appendicectomia o semplicemente per non essere stati accuratamente visitati al pronto soccorso:
“La malassistenza, l’incapacità politica di gestire le emergenze ambientali, dei rifiuti, delle infrastrutture fatiscenti, la tendenza a sprecare i soldi pubblici e lasciare incompiute opere di importanza vitale sono tutti sintomi della stessa malattia: le responsabilità dei cittadini nell’alimentare, con il voto e con i comportamenti, il sistema mafioso e clientelare con il quale viene eletto il personale politico negli enti locali. Fino a quando i cittadini, rassegnati, si piegheranno al voto di scambio per avere favori personali e aggiustare le proprie faccende , a sedere sulle poltrone di governo della cosa pubblica saranno sempre persone in grado di produrre enormi danni ai beni comuni. E non bisogna poi soprendersi più di tanto se la qualità della vità in generale degenera fino ai minimi termini. A che serve ottenere, grazie ad un voto di scambio, un condono, un sussidio, un posto per il proprio figlio in una ditta, se poi, quegli stessi amministratori deprederanno il territorio? Lo renderanno, con la loro incapacità, vulnerabile alle calamità naturali, ruberanno i fondi europei senza costruire i depuratori, favoriranno l’ascesa dei loro amici medici potenziali “killer” negli ospedali pubblici. Tutto in funzione del loro serbatoio elettorale di voti. E così che si arriva a cadere in disgrazia, tutti noi, compresi quegli stessi cittadini che hanno sempre pensato solo a se stessi credendo di essere furbi“.
E’ infine utile ricordare anche questa ulteriore testimonianza pubblicata tempo fa su alcuni quotidiani e relativa all’assistenza ad un’anziana in un ospedale romano.
22 luglio 2011 |
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Giorgiana Masi
Roma, 12 maggio 1977
omicidio di Stato
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