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« Dopo i morti e i malati ...Riceviamo e pubblichiamo... »

Al sud disoccupati oltre il 70% dei giovani. Sono la riserva per nuove guerre. Ad esempio quella futura per le risorse idriche?

Post n°5018 pubblicato il 30 Luglio 2011 da cile54

Catastrofe Mezzogiorno. Giovani senza futuro 

 

Il Nord riparte e il Sud rimane drammaticamente al palo. La crisi non ha colpito tutti allo stesso modo. È quanto emerge dalle anticipazioni del Rapporto Svimez 2011. Se le regioni settentrionali si stanno rialzando, seppur molto più lentamente rispetto al resto d’Europa, per il Mezzogiorno questi ultimi due anni sono stati una vera e propria catastrofe. Dei 533 mila posti di lavori che sono andati persi tra il 2008 e il 2010, il 60 per cento delle perdite è localizzato a sud di Roma. Non conviene avere meno di trent’anni nel Meridione. I dati dell’istituto economico delineano una situazione di futuro completamente ipotecato: al Sud due giovani su tre sono senza lavoro, mentre al Nord il rapporto è di uno su due.

 

 Il Pil non riparte

 Secondo la Svimez, è innanzitutto il sistema Italia nel suo complesso che arranca. Germania e Francia negli ultimi due anni sono cresciute quasi il triplo rispetto al nostro paese. Se nel resto d’Europa il Pil è calato del 3,8 per cento, in Italia la produzione industriale ha avuto, negli ultimi due anni, un crollo del 6,6. Ad aver subito le conseguenze più devastanti della crisi è però soprattutto il Mezzogiorno. Il prodotto interno lordo pro capite al Sud è pari al 58,8 per cento rispetto a quello delle regioni settentrionali: in dieci anni il divario è aumentato di quasi tre punti percentuali. Se in Lombardia la ricchezza prodotta da ogni singolo abitante è stata di 32.222 euro, in Campania, Puglia e Sicilia si è ben al di sotto della quota di 20 mila euro: la media del Mezzogiorno è di 17.466 euro di euro a fronte dei 29.869 della media del Centro Nord. Qualche segnale positivo arriva solo da Abruzzo, Sardegna e Calabria, dove il Pil regionale è cresciuto rispettivamente del 2,3 per cento, dell’1,3 e dell’1. La Sicilia è invece stazionaria (+0,1 per cento), mentre Puglia Molise e Campania sono ancora in recessione (nell’ordine: -0,2 e -0,6). La Basilicata è la regione messa peggio con una flessione del Pil dell’1,3 per cento.

 

 I consumi al palo

 Altro dato indicativo della stagnazione dell’economia meridionale è quello relativo ai consumi delle famiglie. Rispetto a due anni fa, l’incremento della spesa nel Mezzogiorno è stato pari a un terzo rispetto a quello che si è registrato nel Centro Nord (0,3 per cento contro 1,3). Al Sud non riescono a ripartire nemmeno i consumi alimentari, che rispetto allo scorso anno scendono ancora del 0,4 per cento. «Una chiara indicazione delle difficoltà delle famiglie alimentari a sostenere il livello di spesa», la definisce il rapporto.

 

 Lo spreco di cervelli

 Le ragioni sono da individuare nei numeri relativi all’occupazione. Nell’Italia meridionale, rispetto al 2008, i posti di lavoro sono diminuiti quasi del 3 per cento. Il tasso di occupazione è di appena il 46 per cento. Nel Centro Nord arriva invece al 64, due anni fa era del 65,7. L’occupazione crolla in quasi tutte le regioni del Sud, ad eccezione della Sardegna. I dati peggiori si registrano in Calabria, Sicilia e Campania, dove lavora meno del 40 per cento della popolazione. Lo scenario diventa tragico se l’attenzione si focalizza sulla fascia di cittidini meridionali che hanno tra i 15 e i 34 anni. Stando al rapporto Svimez lavora infatti meno di un giovane su tre: il tasso di occupazione nel 2010 è stato del 31,7 per cento (quasi due punti in meno rispetto al 2009). Oltre il 70 per cento dei giovani meridionali è quindi senza lavoro. Una percentuale che arriva quasi all’80 per cento rispetto alla popolazione femminile. L’istituto di ricerca per il Mezzogiorno in questi numeri legge una nuova tendenza: «Si è passati dalla fuga allo spreco di cervelli. Scopriamo una nuova categoria, quella del “brain waste”, lo spreco di cercelli, una sottoutilizzazione di dimensioni abonormi del capitale umano formato che non ha neppure la valvola di sfogo delle migrazioni». Secondo lo Svimez, c’è una massa di giovani che sebbene siano la parte più avanzata della società meridioanale sono i più penalizzati «da un sistema chiuso, ad ascensore sociale bloccato».

 

 I commenti

 «La manovra del governo - ha spiegato Adriano Giannola, presidente dell’istituto - ha fortemente penalizzato il Sud. Per poter ripartire subito servirebbe una fiscalità di vantaggio per il Mezzogiorno e misure di sostegno al reddito». Proposte condivise anche dalla Cisl: «I dati Svimez sono davvero preoccupanti, servono misure immediate per le regioni meridionali», afferma Giorgio Santini della segreteria nazionale. La Cgil sceglie toni più duri. Secondo il più grande sindacato italiano, «stiamo assistendo ad una progressiva divaricazione del Sud dal Centro-Nord con il rischio di irreversibilità; le politiche di tagli lineari, il federalismo pasticciato, l’appropriazione indebita dei Fas e dei fondi strutturali stanno impedendo la ripresa economica». Il governo per ora non commenta.

 

Giorgio Mottola

29/07/2011

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