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« E il governo italiano di...Ci ribelliamo a chi vuol... »

Prossima legge, la prescrizione breve. Dieci domande e dieci risposte per capire che cosa c’è in gioco

Post n°5032 pubblicato il 03 Agosto 2011 da cile54

cosa serve il processo lungo

 

Il Senato ha approvato la norma che consente alla difesa di portare in aula un numero illimitato di testimoni. Obiettivo: far scattare la prescrizione per B. Ma gli effetti andranno molto oltre. Dieci domande e dieci risposte per capire l’ultimo fronte del Cavaliere

 

(29 luglio 2011) Con 160 voti a favore, 139 voti contrari e nessun astenuto, il Senato ha approvato venerdì mattina la fiducia posta dal governo sul cosiddetto “processo lungo”. Dopo l’estate il provvedimento passerà all’esame della Camera. Di che cosa si tratta? Ecco dieci domande e dieci risposte per capire che cosa c’è in gioco.

 

Come e quando è nato il ‘processo lungo’?

Il testo del ‘processo lungo’ è stato concepito come emendamento al disegno di legge 2567 della senatrice della Lega Nord Carolina Lussana sulla ‘Inapplicabilità del giudizio abbreviato ai delitti puniti con la pena dell’ergastolo’. L’emendamento è stato presentato dal capogruppo del Pdl in commissione Giustizia del Senato, Franco Mugnai, ad aprile 2011. Paradossalmente, proprio mentre la Camera discuteva l’approvazione del ‘processo breve’.

 

Che cos’è il ‘processo lungo’?

E’ una norma che modifica alcuni articoli del codice di procedura penale (190, 238-bis, 438, 442 e 495) per consentire alla difesa di portare in aula un numero illimitato di testimoni oltre all’«acquisizione di ogni altro mezzo di prova a suo favore».

 

Il giudice non può opporsi?

No, pena la nullità del processo. Il giudice può non ammettere solamente le prove ritenute «manifestamente non pertinenti» e quelle vietate dalla legge.

 

C’è dell’altro?

Sì, l’emendamento prevede anche che non si possa considerare più come prova definitiva in un processo la sentenza passata in giudicato di un altro procedimento.

 

Perché ‘lungo’?

Lo spiega il procuratore Gian Carlo Caselli con una immagine molto efficace: «E’ come se un imputato per un reato avvenuto allo stadio chiamasse a testimoniare tutti gli spettatori presenti». Secondo l’Associazione nazionale magistrati, ciò sarebbe possibile perché con la norma sul processo ‘lungo’ «verrebbe eliminata la possibilità per il giudice di escludere l’ammissione di prove manifestamente superflue o irrilevanti». Così «il difensore dell’imputato potrebbe chiedere e ottenere l’ammissione di un numero indefinito di testimoni sulla medesima circostanza, purché non manifestamente ‘non pertinente’».

 

A quali processi si applica?

A tutti i processi in corso, tranne quelli di cui «sia stata già dichiarata la chiusura del dibattimento di primo grado».

 

Perché allungare i processi? Il problema non era, al contrario, accorciarli?

Ci sono due risposte a questa domanda. Quella dell’opposizione è che la norma non si curi affatto della salute del sistema giudiziario nel suo complesso, per cui sarebbe dannosa, ma di quella di una persona sola: il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. In particolare, il ‘processo lungo’ sarebbe l’ennesimo trucco ad personam per salvare Berlusconi dai processi in cui è imputato. In particolare, quello per la corruzione dell’avvocato David Mills e il processo Ruby, in cui è accusato di prostituzione minorile e concussione. Allungando i tempi del processo, si arriverebbe più facilmente alla prescrizione. A favore di questa posizione, l’opposizione porta altri due argomenti: la straordinaria coincidenza per cui la norma si applichi ai processi che non si siano già conclusi in primo grado, come quelli del Cavaliere; l’accelerazione imposta al provvedimento tramite la decisione di imporre il voto di fiducia al Senato il 29 luglio, in un momento in cui il Paese avrebbe altre priorità.

 

E la seconda risposta, quella della maggioranza?

La maggioranza replica che, al contrario, la norma sia «una diretta conseguenza del principi che regolano il nostro processo penale». Come argomenta il capogruppo del Pdl in commissione Giustizia alla Camera, Enrico Costa, «se il giudice, terzo e imparziale, all’inizio del dibattimento non conosce gli atti processuali, come può effettuare un corretto giudizio in ordine alla sua superfluità e rilevanza, o sovrabbondanza delle prove richieste dalle parti?». Nel dubbio meglio ammetterle tutte, è la logica del provvedimento. Quanto alla presunta innaturale accelerazione, secondo Maurizio Gasparri l’iter della legge al contrario sarebbe stato «corretto e trasparente, senza alcun sotterfugio». Semmai, dice il Pdl, la decisione di porvi la fiducia è stata dettata dalla necessità di porre fine all’ostruzionismo dell’opposizione.

 

Il silenzio del neo Guardasigilli

Chi si aspettava le barricate è rimasto deluso. In aula, al Senato, per la fiducia sul processo lungo, nessuna protesta forte delle opposizioni. Solo un po’ di cartelli dei dipietristi con su scritto “ladri di giustizia”. E’ una cronaca povera quella sull’ennesima forzatura del governo e della maggioranza al Senato. Orba soprattutto della prima uscita del neo Guardasigilli Francesco Nitto Palma. Lui c’è, pronto a ricevere pacche sulle spalle e strette di mano di complimenti per la sua nomina. Ma non parla. Nonostante l’occasione sia d’oro. Potrebbe tessere le lodi e difendere un provvedimento che avrà come risultato un allungamento smisurato dei tempi dei processi. E’ la vittoria degli avvocati. Il trionfo di Niccolò Ghedini, il legale del premier, che a ogni pie’ sospinto, nelle udienze di Milano, ha sempre lamentato che le sue liste dei testimoni venivano impietosamente “potate” dai presidenti del tribunale di turno. Se questo testo, ormai a settembre, passerà anche alla Camera, Ghedini non potrà più lamentarsi. Potrà pretendere di acquisire tutte le prove e tutti i testi che vuole. La pecca dei processi, come l’Europa ci rimprovera e com’è scritto in tutte le relazioni degli alti magistrati che aprono gli anni giudiziari, è la loro esasperante lentezza. In futuro essi saranno ancora più lunghi. Non arriveranno mai a conclusione, stretti come saranno tra le centinaia di testi e la prescrizione breve, prossima mossa legislativa del governo Berlusconi.

 

Fabio Chiusi

1 agosto 2011

fonte immagine: online-news.it

 
 
 
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