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Chiediamo alla giunta regionale di fare un passo indietro, utilizzare quei soldi per non chiudere ospedali pubblici

Post n°5064 pubblicato il 11 Agosto 2011 da cile54

Il "diavolo" di don Verzè e la voglia di Taranto di privatizzare la salute dei cittadini

 

Il sistema sanitario pugliese è in uno stato comatoso sotto tutti i punti di vista. Già il ministro Fitto, quando era presidente della Regione Puglia, provò a risanare i conti attraverso un piano di lacrime e sangue, prevedendo una mastodontica chiusura di ospedali pugliesi, ridimensionandone altri, introducendo odiosi ticket a carico dei cittadini della Puglia. Vendola vinse una prima e una seconda volta giocandosi la partita propria sulla difesa del sistema sanitario pubblico pugliese, giurando che mai e poi mai alcun ospedale sarebbe stato chiuso, anzi, ne prevedeva miglioramenti sia sul piano degli ammodernamenti delle attrezzature mediche, delle ristrutturazioni urbanistiche, della formazione professionale del personale sanitario, impegnandosi a colpire al cuore tutta la sanità privata che la faceva da padrona sulle convenzioni e sullo sperpero di danaro a danno della collettività. Di tutto ciò, purtroppo, resta un cumulo di macerie. Si chiudono ben 18 ospedali pubblici. Molti altri sono ridimensionati. Scarsissimi gli ammodernamenti dei macchinari, il personale medico e paramedico vive una cronica vita fatta di precarietà contrattuale, le ditte in appalto continuano imperterrite a fare il bello e cattivo tempo e rimangono una velenosa macchina mangiasoldi con tutti i risvolti di clientele e di ricatti contrattuali nei confronti dei lavoratori occupati. Le cliniche private rimangono tranquille a esercitare il proprio ruolo senza essere minimamente scalfite nel proprio ruolo di alternativa al pubblico conservando sostanzialmente convenzioni dorate con le Asl della regione,ingoiando fiumi di denaro pubblico offrendo, quasi ovunque,prestazioni scadenti. Si reintroducono gli odiati ticket per farmaci e prestazioni sanitarie. Certamente il tutto non è solo e soltanto una scelta della regione Puglia. Sappiamo bene quali ricatti e quali condizionamenti il governo Berlusconi opera nei confronti del Sud a proposito di tagli e di trasferimenti e, in particolare, ai sistemi sanitari favorendo il nord per tenere buono la lega di Bossi.

Ma la regione Puglia avrebbe fatto bene a operare tagli e chiusure colpendo al cuore un sistema perverso quale è la sanità privata e tutto il sottobosco di macchine mangiasoldi che comporta,valorizzando il pubblico,coinvolgendo una partecipazione dei pugliesi nelle scelte. Nulla di tutto questo. Lotte, manifestazioni locali, occupazioni di sedi comunali,proteste di numerosi sindaci non hanno fatto ricredere la giunta regionale sulle scelte di tagli e chiusure di ospedali. In questo sfascio sanitario, arriva il cazzotto nell'occhio. A fronte della chiusura degli ospedali pubblici, Vendola e la sua giunta decidono di fare a Taranto un ospedale con i soldi pubblici e affidando la gestione alla fondazione privata del San Raffaele,guidata da quel "diavolo" di don Verzè, coinvolto in tante avventure finanziarie di dubbia trasparenza e che nelle scorse settimane è stato coinvolto in un crac finanziario da un miliardo di euro a cui,probabilmente, seguiranno oscuri intrecci politica-affari e le prime avvisaglie si sono avute con il vice Verzè che si suicida, altri che si dimettono, altri che si trincerano dietro strani silenzi e con un Vaticano che è costretta a intervenire cercando di salvare la bancarotta della fondazione San Raffaele.

A Taranto la giunta regionale decide di fare un ospedale da 210 milioni di euro di cui 60 già versati e altri 60 non appena si sboccano i fondi Fas già stanziati dal governo e il resto attraverso un intervento delle banche tramite " leasing in costruendo" con una delibera che prevede la chiusura dei due ospedali pubblici della città e trasferendo tutti i posti letto esistenti nel nuovo ospedale a gestione privata e prevedendo anche una sua riduzione . Infatti secondo la delibera si passa da 670 a 550 posti letto. Il personale ospedaliero pubblico, previa riqualificazione professionale, dovrebbe essere assorbito dal San Raffaele e non c'è chiarezza circa il mantenimento del contratto di lavoro; sia la Cgil che l'ordine dei medici chiedono chiarimenti e incontri ma, a tutt'ora, non c'è mai stato un incontro chiarificatore. La nascita del nuovo ospedale a gestione privatistica viene pomposamente definito "polo di eccellenza" ma tutt'ora non si capisce bene quali saranno queste "eccellenze" visto che in un primo momento si parlava di centro encologico e ora si fa sapere che dovrebbe servire per interventi e cure di malattie complesse. Questo potrebbe significare che per tutto il resto,dal pronto soccorso, all'appendicite o altro intervento di lieve entità i tarantini dovrebbero recarsi in altri centri della provincia. Per fare questa operazione - che Gino Strada sinteticamente definisce "una schifezza"- si mette mano ad una variante urbanistica che il comune di Taranto accetta senza colpo ferire. In Pratica si concede alla Fintecna, proprietario di suoli agricoli ove dovrebbe sorgere il nuovo ospedale gestito dalla fondazione del San Raffaele di avere, con il sistema della perequazione, altri suoli di sua proprietà, agricoli, trasformati in edificabili, ove costruire alberghi di lusso, ipermercati, uffici, parcheggi. Il tutto nella zona prospiciente il nuovo ospedale per poter meglio sfruttare il grande flusso di parenti e cittadini che frequenterebbero il nuovo ospedale. La Fintecna è una proprietà del ministero del tesoro e si può, quindi, capire chi potrebbe stare dietro questa ambigua vicenda… Su questa storia della variante si consumò definitivamente la rottura con il Sindaco Stefano e Rifondazione Comunista che a quella operazione tentò disperatamente di opporsi. Già da tempo eravamo fortemente critici con il Sindaco e la sua maggioranza per via di altre varianti al piano regolatore e in particolare sulla maxi-variante Salinella ove si andava a costruire un nuovo quartiere dormitorio in estrema periferia cementificando due milioni e mezzi di kmq esistenti in una zona di estremo interesse faunistico e forestale. Anche qui suoli agricoli resi abitabili con tutto il giro speculativo che ne consegue.

Ma noi chiediamo a Vendola e alla sua maggioranza se vale la pena insistere su questa vicenda del nuovo ospedale a gestione privatistica dopo lo scandalo scoppiato sul "San Raffaele". Non solo non è credibile spendere una barca di soldi per un nuovo ospedale quando nella regione se ne chiudono 18 di cui due a Taranto, entrambi pubblici, e questo significherebbe consegnare la salute dei cittadini nelle mani di un privato che, come noto, pensa primo al profitto che ad altro, ma è delittuoso spendere soldi quando per una mammografia si aspettano due, tre anni con il risultato che chi ha la possibilità economica ricorre alla clinica privata soprattutto quando è in gioco la vita.

Chiediamo alla giunta regionale di fare un passo indietro, utilizzare quei soldi per non chiudere ospedali pubblici e migliorare le prestazioni agli utenti di cui tanto ce n'è di bisogno.

Un ospedale oncologico a Taranto è sì necessario, visto che siamo ai primi posti in Europa per tumori legati alla distruzione ambientale di cui si sono resi responsabili le grandi industrie inquinanti presenti sul suolo tarantino a partire dall'Ilva, Eni, Cementir, Arsenali militari ; tale obiettivo è stato presente sin dagli anni settanta quando il fenomeno cominciò a manifestarsi con tutta la sua drammaticità. Allora furono i delegati sindacali a chiederlo mettendo a disposizione il cosiddetto "salario sociale", una conquista della grande stagione di lotte di quel periodo che poi fu annullato con l'avvento della privatizzazione dell'Italsider. Chiediamo a Vendola di fermarsi e riaprire il confronto con le istituzioni locali, le associazioni, i sindacati, i lavoratori e i cittadini. Ricostruire un progetto di alternativa al sistema dominante si fa con i fatti e coinvolgendo gli attori interessati.

Per quanto ci riguarda, noi ci proviamo.

 

Francesco Voccoli

Consigliere comunale di Taranto, Rifondazione Comunista

10/08/2011

 
 
 
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