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« I liberisti vogliono il...Il convegno ha rilevanza... »

È l’anima spirituale della confindustria cattolica: 41 sedi in Italia, 34 mila imprese associate.

Post n°5140 pubblicato il 31 Agosto 2011 da cile54

Comunione e Liberazione, incenso ed affari

  

Il presidente della Repubblica con la sua presenza ha onorato il meeting 2011, dedicato da Comunione e Liberazione ai 150 anni dell’unità d’Italia. I dirigenti ciellini non lo dicono, ma sono convinti di essere stati loro ad onorare Giorgio Napolitano: infatti non hanno ripreso nessuno dei forti argomenti con cui Napolitano ha usato il meeting come propria tribuna pubblica. Della serie vediamo chi gioca chi. Anche Marchionne ha detto la sua, ma non si è capito se l’annuncio dell’apertura a Montezemolo significhi che CL cambia cavallo.

Comunione e Liberazione è, non da oggi, uno dei poteri forti in Italia, dove è nato, e, ormai – basta guardarne il sito – nel mondo. Che abbia scopi “educativi” e “di collaborazione alla missione della Chiesa” non darebbe problemi, ma l’impianto fondamentalista secondo cui il bisogno umano di liberazione viene soddisfatto solo dal Cristianesimo e solo dentro la vita della Chiesa inquieta da sempre i laici, perfino cattolici. Soprattutto se prendono atto che, attraverso il “braccio industriale operativo” della Compagnia delle Opere – 41 sedi in Italia e 34.000 imprese associate – si tratta di un impero economico. Si suppone che il giudizio del Cristo su “mammona” o il commento sull’ultimo numero di Famiglia Cristiana sui colpi micidiali della manovra economica del governo (“un serial killer non avrebbe potuto fare meglio”) siano stati i soliti equivoci interpretativi. Non ci sono certo problemi per la Lega delle Cooperative (oddio, i comunisti) da anni ormai associati a CL in quell’intreccio che coinvolge enti pubblici e affari privati ben noto al consociativismo della prima Repubblica e oggi applicato nella normalità senza scrupoli della finanziarizzazione. Siamo spregiudicati, no? tanto più che con CL la spregiudicatezza è un dato identitario. Ho ripescato una citazione del giugno 1990 dal vecchio “Sabato“, periodico del movimento poi sostituito da “Tracce“: l’editoriale attacca il direttore dell’Istituto Bachelet (vicino all’Azione Cattolica) che aveva denunciato il pericolo per la politica di diventare sottosistema degli interessi economici, tra cui “la grande invadenza della massoneria”, ormai sganciata dai fondamenti originari e riproposta come “massoneria degli affari”. Per il Sabato “la prima reazione è stata quella di applaudire sinceramente ai massoni che fanno affari”. Il rischio della P2 non toccava il patriottismo di CL che accusa i massoni – e perfino lo stesso prof. Palo Nepi che, temendo le trame destabilizzanti di certa massoneria, si richiamava al bisogno di etica – perché anche Mazzini, che era massone, poneva la verità religiosa alla base dell’etica, ma la verità non basta: “e se l’ateismo e quindi l’immoralità moderna nascessero proprio dalla separazione tra la verità e la Grazia?”.

Nessuno vuole aprire oggi uno scontro Stato/Chiesa, ma gli interessi di CL sono sostanzialmente contrari ai diritti di tutti. La costituzionalista Marta Cartabia celebrando, nella storia dei 150 anni, il “momento felice” della Costituzione, rilevava che l’art. 33 resta un po’ ambiguo circa il finanziamento delle scuole private, mentre “i documenti testimoniano che la volontà dei padri costituenti non era quella di vietare la concessione di fondi alle scuole private”. Si vede che “senza oneri per lo Stato” è un’espressione non politicamente scomoda, ma giuridicamente ambigua…. Dirlo oggi è ambiguo per altre ragioni: le scuole dell’infanzia, divenute tardivamente legge, furono istituite a carico dello stato per l’edilizia e dei Comuni per la gestione. Lo Stato non edificò e i Comuni fecero supplenza: si arrivò così alle famose convenzioni con le scuole private: una necessità amministrativa forse, non certo un diritto di privatizzazione. Oggi un problema in più per i Comuni privi di finanziamenti. La privatizzazione della sanità, ormai in stato avanzato di realizzazione, a sua volta prospetta il modello ciellino di Formigoni. Per molti un modello poco cristiano, se è vero che sono cattolici i primi a firmare la protesta contro l’esenzione dall’Ici sugli edifici ecclesiastici commerciali (che non sono la Caritas).

E qui si incrocia il tema vero del meeting: la sussidiarietà. Parola, questa sì, maledettamente ambigua, perché può significare che il privato fa quello che lo Stato non è in grado di fare o, al contrario, che lo Stato fa quello che il privato non vuole fare. E glielo paga. L’impero di CL è pronto ad offrirsi per tutte le soluzioni “braccio industrial-operativo” (come è scritto nel sito e come si legge tra le righe dei nomi degli innumerevoli sponsor…), ideologico senza che tanti se ne accorgano.

Vengono a galla differenze interpretative dei valori che dividono non più destra da sinistra o cattolici da laici, ma chi crede nei principi costituzionali (forse anche in quelli evangelici?) da chi si è arreso al potere mercatista: non sono in conflitto pubblico e privato, ma uguaglianza contro assistenzialismo, diritti contro beneficenza, solidarietà contro solidarismo, coscienza civile comune contro buoni sentimenti individuali. Non sarà miscela esplosiva, ma ci manca poco.

Giancarla Codrignani

30-08-2011

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