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Il rapporto tra la dilagante economia mafiosa e la globalizzazione finanziaria

Post n°5189 pubblicato il 11 Settembre 2011 da cile54

L'economia del crimine e il crimine dell'economia

 

Esiste un'economia del crimine ma esite anche il crimine dell'economia. Se il primo è il frutto delle attività illecite della criminalità organizzata, il secondo è rappresentato dai disastri che l'economia di mercato continua a mietere nel mondo poco rappresentato dai media e popolato dai più poveri. Quelli che pagano il costo più alto della crisi in corso. Ancora meno viene rappresentata la realtà secondo la quale troppo spesso oggi il crimine dell'economia cosiddetta lecita si nutre della economia illecita. In questo periodo di crisi ecomica globale la criminalità organizzata trova terreno fertile. Purtroppo, in un momento di discussione globale sull'economia di mercato e sul suo – quantomeno parziale – fallimento, anche a sinistra ci sono ancora solo sporadiche riflessioni sul ruolo che stanno giocando gli attori illeciti della finanza.

Eventi come Ole – Otranto Legality Experience, promosso in questi giorni dalla rete europea di Flare in collaborazione con Libera, sono fra i rari e importantissimi momenti per fare il punto sulla situazione. In questo momento, complice la delicata situazione economica internazionale, due sono gli elementi da rilevare sul piano dell'azione della criminalità organizzata. Il primo è che le organizzazioni criminali diventano l'unico attore economico, seppur illecito, che può contare su risorse pronte, fresche, cash. Questo, conseguentemente, comporta il secondo elemento su cui è fondamentale riflettere con attenzione. Il pericolo più grave che stiamo correndo è che c'è il rischio che quest'unico attore illecito in grado di disporre di potere economico venga legittimato per la necessità crescente di far girare i mercati. E non bisogna pensare che questo rischio sia lontano: accade di norma che, soprattutto in situazioni di difficoltà, si chiuda un occhio – anzi, due – sugli investimenti leciti realizzati con proventi illeciti. Non c'è un'attenzione sufficiente né tantomeno l'elaborazione di contromisure rispetto agli investimenti delle organizzazioni criminali e anzi si cerca di utilizzarli al meglio, permettendo di fatto a questo tipo di economia di entrare nei mercati. Una soluzione, tuttavia, è possibile. Proprio qui a Ole, alcuni testimoni d'eccezione come Aminata Traorè dal Mali e Pedro Paez dall'Ecuador ci hanno spiegato che ha diritto di esistere un'economia alternativa che non accetta la colonizzazione del Nord, nemmeno sotto forma di aiuto, e che ha invece le forze sufficienti per elaborare un proprio sistema funzionale. Riuscire a mettersi in ascolto o addirittura andare a scuola dai modelli nuovi che nel Sud del mondo si stanno elaborando, potrebbe aprire qualche spiraglio persino nei dogmi dell'economia di mercato che nessuno sembra mettere in discussione. Insomma riuscire a dare la parola alla società civile del mondo inascoltato per poter sperare e costruire una soluzione dignitosa per loro e per noi.

 

 

Tonio dell'Olio

responsabile di Libera International

10/09/2011

 
 
 
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Giorgiana Masi

Roma, 12 maggio 1977

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