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« Mentre piangono sui loro...Notizia dell’ultim’ora: ... »

Questo evento annuo su una tragedia oscura offre ad un potere appannato il viatico del martirio ideologico

Post n°5200 pubblicato il 14 Settembre 2011 da cile54

L'11 Settembre e l'arma della commozione

 

Per quanto il greco Erodoto sia considerato il fondatore della storiografia, la sua opera, anche ad una superficiale lettura, mostra lacune metodologiche che la distanziano notevolmente da ciò che oggi riteniamo scienza storiografia. Non deve certamente stupirci: in quanto primo a cimentarsi in una fatica mai tentata da altri, lo scrittore greco non aveva alcun riferimento precedente cui attenersi nella stesura del capostipite di un nuovo genere letterario, per cui è del tutto logico ritrovare quasi nello stesso rigo intuizioni geniali e grossolani errori.

 

In particolare, Erodoto ebbe come fonte di ispirazione gli unici generi attraverso i quali era stata narrata la storia nazionale greca: l'epica e la tragedia. Tuttavia, per loro stessa natura, i due generi, pur rifacendosi esplicitamente ad eventi reali, affiancavano alla narrazione dei fatti una concezione mitologica della storia, un'alterazione dei fatti in cui il fato, la volontà divina e prodigi magici entravano di diritto come elementi imprescindibili del racconto. Non era solo questo aspetto, tuttavia, a differenziare storia e mito: il tratto più importante di quest'ultimo era, ed è tuttora, la codificazione dell'eroismo come incarnazione di quello che Hegel chiamava "Spirito di Popolo", e che ha ricadute fortissime di carattere politico-sociale.

 

Sotto questo aspetto, la storia, specialmente degli eventi bellici, non ha mai smesso di essere il luogo mitopoietico per eccellenza, né l'eroismo è mai venuto meno come puntello di coesione sociale e di consenso politico adoperato dal potere nei suoi momenti di crisi. E' un meccanismo che riusciamo perfettamente a vedere per le epoche passate: dal cavaliere medievale ai giovani del '99, sappiamo agilmente setacciare dall'impasto mitografico le pure concatenazioni di eventi dalla rete di significati che ad essa il racconto (o i racconti) conferiscono.

 

Più difficile è invece discernere realtà e metarealtà in eventi vicini, la cui onda emozionale si riverbera ancora nella memoria collettiva. E' così per l'11 Settembre, di cui ricorreva ieri il decimo anniversario, e di cui sentiamo ancora fortemente il peso: non solo il peso del dolore, vero e incancellabile, ma anche il peso politico di un evento-simbolo su cui gli Stati Uniti hanno elaborato una nuova epica nazionale.

 

Al di là delle tesi complottistiche e delle versioni più o meno fantasiose su cause ed autori della strage, l'11 Settembre ha offerto ad un potere appannato il viatico del martirio ideologico, ha garantito il casus belli in una guerra neocoloniale per il controllo del petrolio, e ha offerto ancora oggi ad Obama il colpo di scena, l'asso della manica per recuperare consensi attraverso la morte di Bin Laden.

 

Qualcuno avrà da ridire anche su queste parole: dirà che non è tempo di analisi, ma di commozione e di commemorazione, taccerà il ragionamento di cinismo e di macchiare la memoria dei caduti, usando a sua volta commozione e commemorazione come strumenti di manipolazione del sentimento comune: è per questo che in guerra i morti muoiono sempre due volte.

 

Andy Violet,  

12 settembre 2011

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