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« SOMMARIO SETTIMANALE 24/...Votò con convinzione a f... »

E' andato in pensione a 59 anni e per la modica somma di 8.614,68 euro mensili. Uno dei tanti spudorati riccastri

Post n°5281 pubblicato il 01 Ottobre 2011 da cile54

La pensione di Mario Draghi

 

Nel giugno del 2006, l'Inpdap gli consegnava l'assegno mensile della sua pensione da dirigente della pubblica amministrazione: 14.843,56 mensili lordi, per un importo netto e pulito di 8.614,68. Draghi aveva 59 annni

 

L'Italia è orgogliosa della nomina di Mario Draghi alla presidenza della Banca centrale europea. Incarico di prestigio, ottenuto con una complessa trattativa, appoggiato dal governo Berlusconi e amplificato da tutte le altre istituzioni. Tra l'altro il governatore della Banca d'Italia ci ha anche rimesso a cambiare incarico, perché dai 757.714 euro percepiti dall'Istituto di via Nazionale è dovuto scendere a una cifra inferiore alla metà, circa 350 mila euro, che costituisce il compenso del presidente della Bce uscente, Jean-Claude Trichet.

 

Del resto Draghi è una figura autorevole, espressione del civil servant, di colui che si prodiga nel servire il proprio Paese e che proprio per questo non ha mai lesinato le raccomandazioni a ridurre la spesa pensionistica, innalzando l'età necessaria per lasciare il lavoro, riducendo gli sprechi e i privilegi.

 

«Ridurre il debito pubblico e garantire la sostenibilità del sistema previdenziale devono essere il primo investimento dello Stato a favore dei giovani e delle generazioni future» diceva nel corso di una sua audizione presso la Commissione bilancio del Senato, nel luglio del 2007.

 

Draghi invitava l'allora governo Prodi ad agire con decisione per completare il risanamento dei conti pubblici e per varare la riforma delle pensioni, partendo dall'innalzamento «graduale dell'età media effettiva di pensionamento. Se non si intervenisse, la spesa diventerebbe insostenibile: bisogna chiedersi quante tasse dovranno pagare i giovani di oggi nei prossimi 10-15 anni per sostenere il sistema pensionistico».

Ben detto. Draghi, del resto, interveniva in quella sede avendo piena contezza del problema. Solo l'anno precedente, nel giugno del 2006, l'Inpdap gli consegnava l'assegno mensile della sua pensione da dirigente della pubblica amministrazione: 14.843,56 mensili lordi, per un importo netto e pulito di 8.614,68. E glielo elargiva alla veneranda età di cinquantanove anni, visto che Mario Draghi è nato nel 1947.

Se con una mano il neopresidente della Banca centrale europea firmava documenti e relazioni tecniche tutte all'insegna dell'emergenza pensioni, con l'altra si faceva recapitare una somma mensile che la nostra Maria non riesce a vedere nemmeno nell'arco di un anno. Anche qui, si tratta di un diritto acquisito, che non si può eliminare. Draghi quell'assegno se l'è guadagnato. Giusto.

 

Ma possibile che non si capisca che il cumulo di indennità pagate dalla stessa cassa, quella dello Stato, quindi con denaro pubblico, di tutti noi, costituisce un'ingiustizia palese? Soprattutto quando riguarda incarichi pubblici, e in particolare le figure preposte a tenere sotto controllo la spesa e il buon andamento gestionale della finanza pubblica? Davvero, Mario Draghi non è consapevole di questo scempio?

 

30/09/2011

tratto da "Altre sanguisughe" di Salvatore Cannavò (Aliberti) .

 
 
 
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