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Il punto sul San Raffaele a Taranto in un convegno organizzato da Rifondazione Comunista il 24 ottobre

Post n°5434 pubblicato il 29 Ottobre 2011 da cile54

La Sanità in Puglia fra pubblico e privato

 

Il San Raffaele è una fondazione, e, come tale, è un ente privato. E’ un ospedale, ma è anche centro ricerche e università.

Il suo fondatore ed amministratore (fino a poco fa’ è don Luigi Verzè, un prete con molte amicizie altolocate, che sempre fino a poco fa era considerato anche un abile manager).

Il San Raffaele – di Milano – è all’interno della Regione Lombardia, dove il sistema sanitario nazionale, è stato modificato. In modo del tutto discutibile, facendo  riferimento all’articolo 9 bis del decreto legislativo 502/1992 e successive modificazioni  (1) che ha per titolo “sperimentazioni gestionali”. Tale svolta è stata approvata dall’allora ministro della Sanità Umberto Veronesi e,  con la legge 31 del 2007 ha assunto  caratteristiche peculiari. Viene vantata la libera scelta dei cittadini ad utilizzare tutte le strutture sanitarie che ritengano   sia pubbliche che private. In questo contesto tutte le strutture private che abbiano le caratteristiche, che vengono  accreditate, vengono convenzionate con il SSN.

Inutile dire che negli anni vi è stata una diminuzione  dei posti letto negli ospedali pubblici e un aumento in quelli privati.. Non solo ma c’è stato un trasferimento di pazienti dagli ospedali alle RSA (Residenze Sanitarie Assistenziali). Oggi in Lombardia ci  sono 44.000 posti letto negli ospedali e 57.000 p.l. nelle RSA.

La storia di questo ultimo periodo è nota: il San Raffaele ha accumulato un debito di quasi un milione e mezzo di euro. E’ stata aperta la procedura fallimentare. Se  coloro che si sono impegnati nel suo salvataggio (il Vaticano) non daranno le dovute risposte non riuscendo a fare il cd concordato preventivo con i creditori e in assenza di altri interventi, sarà dichiarato fallito dal Tribunale di Milano.

E’ significativo sottolineare come il 23 marzo dell’anno in corso don Verzè aveva annunciato il passaggio del San Raffale – Fondazione, al San Raffaele società per azioni. Evidentemente cercava di recuperare in qualche modo il debito.

Il debito come si è formato?

Possiamo dire come non si è formato, perché sappiamo  che forniva prestazioni al SSN, dal quale percepiva il corrispettivo relativo. Il debito va ricercato –i giornali in ciò sono concordi – per altre vie che non sono state rese note o solo parzialmente rese note, come alcuni investimenti esteri non legati ad attività sanitarie, ma potrebbe – non ci sono prove allo stato attuale – essere il risultato di speculazioni finanziarie andate male. Non può essere dimenticato che la speculazione finanziaria o la finanza (non ci sono differenze fra i due), meglio il Finanzcapitalismo   è il principale responsabile    del dissesto degli stati occidentali, fra cui il nostro.

Non va dimenticato anche    il suicidio del vice presidente della fondazione, Mario Cal, all’annuncio del dissesto  e della sua dimissione.

 

Va fatta un’altra riflessione a proposito  dei rimborsi da parte del SSN, tramite il sistema di tariffazione, quello noto con il nome di DRG, ovvero quel sistema per cui ad un gruppo diagnosi corrisponde una tariffa quale rimborso  alla struttura sanitaria in relazione al servizio o alla prestazione erogata.

Il San Raffaele come un'altra serie di cliniche e ospedali privati di Milano (quasi tutti) è stato posto sotto inchiesta per prestazioni gonfiate e inappropriate, idem l’Humanitas, come pure la Multimedica, la clinica San Siro, la clinica san Giuseppe, la clinica San Carlo, gli ospedali del gruppo Rotelli (Galeazzi, Sant’Ambrogio, San Donato). Succede che con un programma informatico, certamente non etico, ma pratico, viene imputato il DRG più elevato in funzione delle diagnosi definite nella cartella clinica. La truffa poi si ha formalmente quando si imputano DRG diversi, naturalmente più alti, rispetto alle diagnosi, oppure peggio quando si cambiano le diagnosi, o ancora peggio del peggio nel caso della clinica Santa Rita  dove per imputare DRG più alti si facevano operazioni chirurgiche pesanti senza giustificazione alcuna dal punto di vista clinico. Se il caso più noto e più eclatante è quello proprio della Santa Rita  (il maggiore responsabile “tecnico”, primario delle chirurgia toracica ha avuto16 anni per lesioni dolose con l’aggravante della crudeltà) e dove la clinica stessa ha dovuto sborsare 7 milioni di euro alla regione per non aggravare ulteriormente la sua posizione.

L’ospedale privato dunque viene rimborsato in maniera effettiva per le prestazione che svolge con i relativi DRG, quindi è suo interesse aumentare le prestazioni. La regione Lombardia ha dovuto, allo scopo, mettere un tetto e ciò ha portato, verso fine anno, le stesse cliniche ha rinviare parte delle richieste di visite ed esami   all’anno successivo.

 

Torniamo al San Raffaele di Milano. I lavoratori al seguito dell’annuncio del suo dissesto e possibile fallimento  Sono scesi in lotta con manifestazioni e altri tipi di mobilitazione con uno scopo preciso: pubblicizzare il San Raffaele; forse c’è da sorridere in una situazione in cui viene detto privatizziamo il più possibile! E’ paradossale che al San Raffaele, prima con don Verzè ed ora con il nuovo consiglio di amministrazione si voglia “privatizzare il privato”. Al sindacato è stato consegnato un documento nel quale si preannuncia “una maggiore focalizzazione su aree terapeutiche a più alto valore aggiunto, con il raggiungimento dell’eccellenza nell’oncologia e conseguente crescita del fatturato non vincolato (ovvero i solventi, fuori regione e fuori tetto)”. E qui c’entrano anche i pazienti che si spostano da altre regioni: a Taranto vi è un ambulatorio del San Raffaele e una sua agenzia di viaggi per facilitare i trasferimenti a Milano. Dentro il cd “Piano Industriale” per il risanamento è stata anche stabilita la chiusura della struttura psichiatrica, che è in altra zona di Milano, denominata Ville Turro. I malati psichiatrici sono meno remunerativi dei pazienti che necessitano di interventi chirurgici complicati.

Penso che sia chiara quale fosse la strategia antica e ancora di più quella nuova, per cui sembra davvero poco comprensibile la scelta della regione Puglia.

Si potrebbe dire che la Puglia ha necessità di una struttura di elevata  specializzazione per la cura dei tumori, visto che siamo a Taranto ….che è un luogo di produzione di queste patologie primo livello…, ma,   nella misura in cui sia stato verificato, che vi sia necessità di riqualificazione ospedaliera con strumenti e strutture più tecnologicamente avanzate, perché non si agisce esclusivamente  come pubblico?

E’ forse un problema di soldi? Per cui deve intervenire il privato o altrimenti non si fa niente?  Se fosse così (e allora bisogna dichiararlo), perché non aprire una discussione per verificare se non sarebbe meglio, con i denari che ci sono, riqualificare le strutture ospedaliere esistenti per raggiungere lo scopo? Oppure, di più e meglio, perché non modificare il sistema di finanziamento delle strutture e passare dall’attuale sistema “che paga la malattia”, ad un sistema “che paga la salute”. All’interno di questo discorso rinasce con forza la necessità della prevenzione.

In altri termini approfittiamo di questa contingenza per “fare di necessità, virtù”

La nostra “antica” posizione, come Medicina Democratica   si è   consolidata in questo ultimo periodo. Una posizione di principio, ma anche pratica. I beni comuni, fra cui vi è anche la sanità, devono essere esenti da profitti.

 

Un’ultima annotazione la faccio in riferimento al  ricorso straordinario al Presidente della Repubblica presentato dalla associazione Taranto Futura (2) contro la Regione Puglia causa il finanziamento pubblico al privato, giustificato come sperimentazione gestionale di cui all’articolo 9bis prima citato.

Al di là delle ragione giuridiche che, per quello che comprendiamo,  ci sembrano fondate è difficile fare una sperimentazione se poi non si può più tornare indietro. Come si fa poi a coinvolgere in essa un ente, Fondazione San Raffaele-Monte Tabor che ha debito così elevato? In altri termini come si finanzia il San Raffaele, forse con il suo debito?

Fra l’altro lo stesso articolo 9 bis, al comma 2, punto d) dice: “disciplinare le forme di risoluzione del rapporto contrattuale con privati che partecipano alla sperimentazione in caso di inadempienze agli obblighi contrattuali o di accertate esposizioni debitorie nei confronti di terzi”. In questo caso le esposizioni debitorie sono accertate ancora prima di cominciare.

 

Per finire vorrei semplicemente leggere due lettere brevi, di una dipendente del San Raffale di Milano che fa parte della struttura sindacale di base (USB) ed è una RLS: l’ing. Margherita Napoletano.

 

Fulvio Aurora

Medicina Democratica

Milano 25 ottobre 2011

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Lettera aperta al compagno Nichi Vendola

 

Caro compagno Nichi Vendola,

ho appreso con grande stupore della tua partecipazione all’iniziativa organizzata dall’Ospedale San Raffaele di Milano per la Giornata Mondiale del Malato Oncologico, domani domenica 1 giugno: il tuo nome compare tra quello di Silvio Berlusconi e quello di Salvatore Ligresti. Insieme a Don Verzé, proprio un bel trio, che impersona le speculazioni edilizie, la sanità privata finalizzata non alla salute dei pazienti ma al profitto e il potere politico che alimenta tali derive tipicamente capitaliste.

Come lavoratrice, rappresentante dei lavoratori per la sicurezza e delegata sindacale del San Raffaele, mi sono chiesta il perché della tua presenza: mi sembrava che la tua partecipazione centrasse come i cavoli a merenda. Invece, nei corridoi dei sotterranei insalubri (adibiti illegalmente a luoghi di lavoro) corre voce che tutto si spiega con l’accordo trovato con la Regione Puglia per costruire un nuovo San Raffaele a Taranto, dove i malati, compresi quelli oncologici a cui la giornata è dedicata, non trovano la prevenzione primaria, ma la cura con il maggior margine di guadagno per l’ospedale, il tutto a spese dell’ente pubblico, la Regione (e quindi i soldi delle nostre tasse), come già avviene qui in Lombardia.

E’ questo il modo di ricostruire la sinistra radicale dal basso?

Ma se hai un’altra buona ragione, caro Nichi, spiegamela.

Saluti.

 

Margherita Napoletano

delegata RSU e RLS SdL intercategoriale Ospedale S.Raffaele

 

Milano, 31 maggio 2008

 

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Milano, 22 ottobre 2009

Caro Presidente Nichi Vendola,

in occasione della tua prima visita ufficiale al San Raffaele, nel giugno 2008, ti scrissi la lettera che ti allego in fondo a questa. Ad oggi, rimane senza risposta, dunque ci riprovo.

A quanto pare, le voci di corridoio erano ben fondate ed oggi torni per presentare il progetto del San Raffaele del Mediterraneo. Leggendo della Fondazione mista Regione Puglia-San Raffaele, mi è venuta in mente una fotografia, in cui circa 15 anni fa era facile imbattersi in questi ambienti: quella di Fidel Castro e di Don Luigi Verzé, che annunciavano la Fondazione mista Cuba-San Raffaele. I cubani, però, si sono ravveduti per tempo e al fotogramma non è seguito alcun progetto. Si dice che Fidel si era reso conto che lui doveva metterci i soldi e il San Raffaele avrebbe tratto i profitti e non è certo questo un concetto di cooperazione internazionalista.

Ora, spero che a te e, soprattutto, ai pugliesi, non sia stata fatta una proposta simile. In ogni caso, continuo a non capire perché un Presidente della Regione di “sinistra” debba scegliere un modello di sanità privata che nulla ha a che fare con una sanità pubblica universale. Prendiamo i tempi di attesa: la stessa prestazione, se richiesta con il Servizio Sanitario Nazionale, avviene con molte settimane, spesso mesi, di ritardo rispetto a quella in “solvenza”, cioè a pagamento. Quindi, chi ha i soldi avrà un servizio efficiente. I poveri possono aspettare, soffrire, aggravarsi. Tra persone di sinistra possiamo dircelo? E’ immorale!

Sulle coste pugliesi sbarcano immigrati: nel San Raffaele del Mediterraneo avranno lo stesso trattamento dei migranti che approdano nel San Raffaele di Milano? Qui, viene chiesto loro un deposito cauzionale di diverse migliaia di euro e girano circolari interne che ne scoraggiano il ricovero, per presunti problemi amministrativi: più realisti del re, visto che né la Bossi-Fini né il pacchetto sicurezza impediscono le cure mediche ai clandestini o a chi è sprovvisto di tessera sanitaria.

Un ultimo argomento mi sta a cuore: la sicurezza e la salute dei lavoratori e lavoratrici, ma anche dei pazienti e i diritti sindacali, compreso quello salariale. Come RLS e coordinatrice della RSU, ricevo ogni giorno segnalazioni spesso riconducibili ad una crescente contrazione del costo del lavoro a scapito della qualità: nella nostra attività sindacale, ci opponiamo da sempre a logiche di incentivi legati alla produttività, perché ben sappiamo che in sanità potrebbero portare ad aberrazioni come quella della Clinica Santa Rita. Allora, mi permetto di darti un consiglio: insieme al modello sanitario e organizzativo, se proprio devi, importa anche il modello sindacale e dei rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza, perché spesso abbiamo saputo arginare le pericolose derive di un sistema sanitario privato, che può sconfinare nella speculazione sulla malattia.

Come figlia di contadini e operai pugliesi, mi auguro che tu possa risolvere i gravi problemi della sanità della tua Regione, senza dover tradire i tuoi, i nostri ideali, perché il risultato potrebbe soddisfare solo le esigenze dei ricchi, a spese e senza vantaggi per le classi più povere.

Saluti.

 

Margherita Napoletano

 
 
 
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