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In libreria "Le conseguenze del cemento" pezzo per pezzo, con inchieste dal nord al sud dell'Italia, tutta la trama

Post n°5454 pubblicato il 01 Novembre 2011 da cile54

Banche e palazzinari i potenti killer del paesaggio

 

Costruisco. Vendo. Guadagno. «Se fosse così semplice […] non ci sarebbe nulla da spiegare e non avreste questo libro tra le mani». Con questa frase tratta dall'introduzione de Le conseguenze del cemento (edizione Altreconomia, pp.174, euro 14) del giornalista Luca Martinelli viene focalizzata fin da subito una verità della filiera del cemento: gli attori in gioco sono tanti, così come sono molteplici i sistemi di guadagno che in questo sistema trovano sempre nuova linfa.

Dalla figura tradizionale del "palazzinaro" a quella a suo modo innovativa del "land banker", il banchiere della terra, che trae guadagno dalla compravendita di terreni che "semplicemente" cambiano la loro destinazione d'uso e, di conseguenza, il loro valore. Dai cavatori, punto d'avvio della catena materiale della cementificazione italiana, che con la loro attività costellano il paesaggio italiano di buche, prima fonte di sabbia e ghiaia poi, in molti casi, discariche, agli imprenditori sempre alla ricerca di nuove aree da trasformare in centri commerciali. E da qui i cementifici, anch'essi legati a doppio filo con la filiera dei rifiuti che spesso bruciano come veri e propri inceneritori. Fino ad arrivare al cemento che non ti aspetti: i campi da golf con strutture ricettive annesse, gli stadi costellati di cubature commerciali d'obbligo, decine di porti. Il dato di partenza è anche quello che più irrompe nell'attualità della crisi che stiamo vivendo. «A gridare azione c'è sempre una banca» si legge nell'incipit del capitolo "Attori protagonisti". E sono proprio le banche, al centro della crisi finanziaria attuale, «ad aprire gigantesche linee di credito a favore dei palazzinari protagonisti dei grandi progetti immobiliari». E se per i cittadini è stato stabilito che un mutuo è un debito, per palazzinari e imprenditori è una forma di investimento da inserire nei bilanci con un segno positivo a precedere la cifra.

Per spiegare tutto questo Luca Martinelli ricostruisce, pezzo per pezzo, con numerose inchieste dal nord al sud dell'Italia, tutta la trama di quello che, nel libro, viene raccontato come un vero e proprio film thriller. E Le conseguenze del cemento scende nel particolare di questa trama che via via cancella porzioni di paesaggio e, in qualche modo, di democrazia. C'è la speculazione immobiliare dell'area Falk a Milano, ci sono gli affari di Caserta, città rinominata "regina della cave", il business dei cementifici Italcementi e quelli della Buzzi Unicem. Fanno la loro comparsa anche i signori dell'appalto, gli "impregilo", gli "astaldi", i "pizzarotti". Tanti pezzi di un solo puzzle. Un disegno in cui, più scorrono le pagine del libro, più diventano chiari agli occhi del lettore i moventi e le tecniche utilizzate dagli "assassini di territorio" per raggiungere il loro scopo. In questo scenario, è direttamente l'impianto pubblico a favorire il «saccheggio di panorama» il cui costo, come spiega Martinelli, «è tutto sulle spalle dei cittadini, di oggi ma anche di domani». Ma questa pellicola potrebbe anche avere, in maniera forse inaspettata, un lieto fine. «Abbiamo girato questo film attraversando l'Italia» spiega Martinelli in una sorta di postfazione che postfazione non è. Il titolo è chiaro: «Arrivano i nostri. I comitati fanno mente locale». Ecco, quindi che «dovunque siamo stati, abbiamo incontrato cittadini che hanno scelto di non essere "comparse", di non restare "inerti" davanti al sacco delle bellezze del Paese». Associazioni, comitati, a volte anche singoli cittadini. Realtà che hanno dato vita nel gennaio 2009 a un movimento, "Stop al consumo di territorio", che proprio ieri - insieme all'associazione Slow Food - in quel di Cassinetta di Lugagnano (Milano), uno dei "comuni virtuosi" e primo comune a "crescita zero urbanistica", ha lanciato la campagna nazionale "Salviamo il Paesaggio, difendiamo i Territori" con la prima assemblea del forum italiano dei Movimenti per la terra, il suolo, il paesaggio. Un forum che, come ci spiega Alessandro Mortarino, coordinatore di Stop al consumo di territorio, «prende spunto dal Forum dei movimenti per l'acqua».

Obiettivo: «rendere obbligatorio, per ogni comune, un censimento delle aree edificate vuote o non utilizzate, che in alcuni casi arriverebbero a coprire il 30-40% delle aree urbanizzate». Da un lato, la richiesta di nuove leggi «che diano ai comitati la facoltà di partecipare al tavolo delle decisioni», dall'altro «il passaggio dall'enunciazione alla pratica dei principi contenuti nelle tante leggi "buone" che cià ci sono». Un esempio? L'ultima legge sul piano territoriale regionale varata dal Piemonte che introduce il principio che non si facciano nuove costruzione dove ci sono le condizioni per recuperare quelle esistenti e non utilizzate. «Ma ora - spiega Mortarino - è arrivato il momento di passare dalla teoria alla pratica».

 

Daniele Nalbone 

30/10/2011

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