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La Grecia, un Paese che ha perso il controllo dei nervi. L'economia BCE aggrava la salute dei cittadini. In Italia no?

Post n°5505 pubblicato il 11 Novembre 2011 da cile54

La vita quotidiana ne è sconvolta: ospedali quasi proibiti, rapine, omicidi ingiustificati, violenza che fa paura. Dopo Atene a chi tocca?

 

Grecia, la crisi delle banche e la crisi delle persone: si ammalano di più, raddoppiano i suicidi

 

La crisi economica che sta sconvolgendo il globo, con particolare riguardo a quello che sino a ieri era il “primo mondo”, è arcinota e, al di là dello “spread”, di cui tanto si parla, ma che per la più parte della gente non significa un granché, ciò che si percepisce è un disagio dilagante che si insinua nei più remoti anfratti della nostra esistenza.

 

L’importante rivista scientifica The Lancet il 22 ottobre 2011 ha pubblicato un lavoro svoltosi in Grecia e relativo all’ipotesi dell’interconnessione tra la crisi economica in corso e la salute pubblica “Health effects of financial crisis: omens of a Greek tragedy”. La Grecia è stata colpita maggiormente di altri Paesi dell’Unione Europea sin dall’inizio delle turbolenze finanziarie nel 2007, in effetti apparentemente all’improvviso, i 15 anni di crescita dell’economia greca hanno invertito la rotta.

 

Le opzioni destinate ad una possibile ripresa economica della Grecia si sono dimostrate limitate, in quanto il suo Governo ha deciso di non abbandonare l’euro, precludendo ciò che si faceva usualmente per il passato in corso di gravi condizioni di crisi economica: svalutare. A finanziare i suoi debiti, la Grecia ha accolto il prestito di 110miliardi di euro erogato dal Fondo Monetario Internazionale e dagli europartners; un prestito concesso a condizioni molto rigorose, tra le quali si annovera una drastica riduzione della spesa pubblica. Mentre in altri Paesi europei, come la Germania e la Francia, seppur flebili, si evidenziano segni di ripresa economica, in Grecia sembra che lo scivolone verso il basso non trovi fine.

 

In questa situazione surreale, Richard Horton, della rivista The Lancet, si domanda se non è forse arrivato il momento di osservare l’effetto che una crisi economica così imponente può, nel caso fosse, causare sulla salute e sull’assistenza sanitaria, sull’onda delle considerazioni già effettuate in passato circa gli effetti negativi sulla sanità procurati dalla grande recessione del ’29.

 

Vengono valutati e descritti i cambiamenti relativi alla salute e alla sanità greca in base all’analisi delle statistiche comunitarie riferentesi al reddito e alle condizioni di vita, ottenendo informazioni confrontabili sia trasversalmente che longitudinalmente con le caratteristiche socio-economiche e le condizioni di vita di tutta l’Unione Europea.

 

Tra il 2007 e il 2009 sono stati effettuate osservazioni socio demografiche ad ampio raggio su un enorme campione di individui (26.489) ed organizzazioni legate alla sanità (ad esempio: istituti di ricerca medica, organizzazioni non governative). I rapporti includono indicazioni epidemiologiche, ospedalizzazioni, rapporti relativi a disordini mentali e allo status di gruppi di individui considerati vulnerabili. Rapportando i dati alla situazione precedente la crisi del 2009, si registra un aumento significativo delle persone che riferiscono di non rivolgersi ad un medico o ad un dentista, seppure ne percepiscano il bisogno.

  

Sicuramente alcuni fattori incidono sulla problematica in esame: i tagli nei bilanci ospedalieri (un 40%), la riduzione del personale tanto da risultare insufficiente alle esigenze, la carenza di forniture mediche e le lunghe attese per ottenere prestazioni mediche che hanno determinato l’instaurarsi di un uso tanto diffuso, quanto poco apprezzabile, che spinge a dare “tangenti” al personale sanitario al fine di superarle. Si è registrato un aumento dei ricoveri negli ospedali pubblici nel 2010-2011, rispetto al 2009, del 24-32%. Per quanto riguarda la sanità privata già nel 2010 si registrava una riduzione dell’erogazione dei servizi pari al 25-30%.

 

Soprattutto nei gruppi considerati vulnerabili, si assiste ad un peggioramento delle condizioni di salute, con un incremento dei suicidi del 17% (nel 2009 rispetto al 2007) che è passato al 25% nel 2010, rispetto al 2009. Addirittura il Ministero della Sanità riporta un aumento nella prima metà del 2011, rispetto al 2010, di un 40% di suicidi che sembrerebbero da riportarsi a questioni economiche aperte ed invalidanti, come l’impossibilità di restituire i prestiti.

Il tasso di omicidi e di furti è quasi raddoppiato tra il 2007 e il 2009, mentre i sostegni economici legati a stato di malattia sono declinati in modo netto, verosimilmente a seguire i tagli di bilancio.

 

Si è registrato un incremento considerevole del tasso di infezione da HIV nell’ultima fase dell’anno 2010; i dati statistici suggeriscono che tale aumento si concretizzerà nel corso del 2011 sino a registrare un aumento del 52% di nuovi infezioni, metà delle quali sembrano legate ad utilizzo di droghe introdotte per via venosa periferica. Tra le droghe in uso pare riprendere vigore l’eroina di cui si valuta un aumento dell’utilizzo di un 20% rispetto al 2009, anche perché i programmi sanitari destinati al recupero dalle tossicodipendenze sono stati decurtati e gli usufruitori sono allo sbando. Le nuove infezioni da HIV riportano anche all’incremento della prostituzione e relativi rapporti sessuali non protetti.

 

Un altro indicatore degli effetti della crisi sui gruppi vulnerabili è il maggiore uso di cliniche di strada gestiti da ONG. Fino a poco tempo queste cliniche erano destinate per lo più agli immigrati, ma il rapporto di Médecins du Monde stima che la percentuale dei greci che ora come ora ricerca un medico nelle cliniche di strada è passata dal 3-4% prima della crisi a circa il 30%.

 

Nel complesso il ritratto dello stato della sanità in Grecia è preoccupante e va a confermare il dato che nell’ambito dello sforzo che dovrebbe essere comune, per finanziare i debiti, in realtà chi paga davvero e in modo molto più incisivo anche in termini quantitativi, è il comune cittadino. Dalla perdita dell’accesso alle cure e ai servizi di prevenzione, al ritrovarsi dinanzi lo spettro in crescita dell’infezione da HIV e di altre malattie sessualmente trasmissibili, e, nei casi peggiori, perdere la vita per via dei diversi intoppi sanitari, e comunque di servizio pubblico, è un prezzo troppo alto da pagare in fronte ai “giochini perversi” della finanza globale.

 

Se la crisi economica arriva a mettere in discussione la maggiore fonte di ricchezza di un Paese, quale è la totalità dei suoi cittadini, significa che qualcosa di molto importante è saltato nel contesto in questione. Del resto non possiamo nascondere l’implosione del sistema neoliberista in cui siamo immersi, l’effetto globalizzazione neoliberista verso un processo umanista si sta mostrando in tutta la sua mostruosità.

 

Ciò che emerge da questo lavoro di elaborazione statistica effettuato in Grecia, sarebbe molto interessante tentare di compararlo con ciò che anche in Italia sta prendendo forma. Senza volere essere seriosi a tutti i costi, ma seriamente ragionando, credo che sia giunto il momento di rimboccarci le maniche e, senza dare troppo credito alle stupidaggini che ci vengono quotidianamente somministrate dai media generalisti, occorre studiare, approfondire le analisi del tessuto sociale sofferente, se non già devastato, ed agire in nome proprio.

 

Questa mia considerazione non vuole avere come finalità lo sterile attacco al sistema informativo generalista, in quanto credo che la maggior parte di coloro che lavorano entro quel sistema siano professionisti seri imprigionati in una ragnatela fatta di ricatti e compromessi, quindi non mi riesce di puntare il dito verso di loro, ma rivolgo l’attenzione invece a coloro, me compresa, che di quel servizio sono gli usufruitori facendo preghiera di iniziare a ragionare in termini e critici e di chiamata all’azione.

 

Luisa Barbieri

10-11-2011

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Giorgiana Masi

Roma, 12 maggio 1977

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