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Un programma di destra mascherato e giustificato sotto un doppio compromesso in parlamento tra Pdl e Pd

Post n°5583 pubblicato il 26 Novembre 2011 da cile54

L’illusione di aver voltato pagina

 

La caduta di Berlusconi e l’arrivo di Monti è stata largamente celebrata dai media e da larga parte della sinistra parlamentare. Si può certo capire l’entusiasmo generato dalla fine del ventennio berlusconiano. Questo però non può e non deve impedire una analisi equilibrata di quello che sta accadendo.

 Naturalmente non vogliamo negare che Monti abbia un profilo più compatibile di quello di Berlusconi con la debole democrazia europea del XXI secolo. Non ha un enorme conflitto d’interessi, non ha pendenze di vario tipo con la giustizia, non ha un comportamento personale da basso impero, non farà, sperabilmente, leggi ad personam. E, di fatti, viene chiamato ai vertici franco-tedeschi da cui Berlusconi era stato escluso. Purtroppo questi cambiamenti, seppur positivi, non possono bastare. Sono cambiamenti di forma, non di sostanza.

 Non può certo bastare andare a parlare con Merkel e Sarkozy quando non si hanno carte in mano per giocare la propria partita. L’asse franco-tedesco è in crisi, i due presidenti sono in difficoltà e la presenza di un’Italia ripulita può avere un effetto positivo, apparente, sulla governance europea. Solo apparente, appunto, dato che di risultati concreti non ve n’è neppure l’ombra. Le uniche serie richieste che Monti avrebbe potuto avanzare – il cambiamento della struttura finanziaria europea, la crezione di Euro-bond e la riforma della Bce – erano state esplicitamente rigettate dalla Merkel già prima del vertice. E l’Europa continua ad andare a fondo, con la sfiducia che sta raggiungendo anche le rive del Reno, come dimostrato dal fallimento dell’asta sui titoli tedeschi.

 Purtroppo neppure questo sembra scalfire le granitiche certezze della Germania che non ascolta nessuno dei suoi interlocutori, ma continua ad imporre la sua volontà ai partner europei. Monti stesso, ad Agosto, si era ribellato al podestà straniero, ma il suo governo, nato zoppo, non ha la forza politica di riguadagnare la sovranità perduta. Il programma del nuovo esecutivo è quello della lettera di Draghi e Trichet. Revisione delle pensioni, del mercato del lavoro, privatizzazioni. La patrimoniale è ormai finita nel dimenticatoio, sostituita dall’assai più modesta ambizione di re-introdurre l’Ici. Che non è una misura di sinistra! E’ solo una misura di buon senso. Una tassa sulla casa esiste ovunque in Europa. Si parla anche di diminuire le tasse per imprese e lavoratori. Certamente sarebbe un fatto positivo, ma il problema è come si vuole finanziare questo intervento. L’aumento di due punti di Iva, che sembra parte integrante del programma del nuovo governo, sarebbe una misura sbagliata ed iniqua. L’Iva ha un fortissimo effetto depressivo, assai superiore alla tassazione dei patrimoni, colpendo in maniera orizzontale e non progressiva, quindi pesando molto di più sulle tasche dei lavoratori e dei pensionati. E poi, la riforma del mercato del lavoro, col ritorno in auge di Pietro Ichino che, non essendo riuscito ad ottenere l’agognato posto di ministro del Welfare, si agita e si sbraccia per attaccare Fiom e Cgil e per tentare di cancellare la contrattazione nazionale. Continuando a promettere la flexsecurity danese, senza che nessuno dica che in Danimarca le entrate del governo sono il 55% del Pil, mentre in Italia il 46. La verità è che si vogliono togliere le garanzie senza introdurre gli ammortizzatori sociali – «siamo in crisi, non abbiamo risorse, non possiamo permettercerlo per adesso» – dando semplicemente il via all’assalto finale contro il lavoro.

 Un programma di destra mascherato e giustificato sotto un doppio compromesso. Compromesso politico in parlamento, tra Pdl e Pd, ribadito da un compromesso sociale, alcuni sacrifici ma in cambio di misure di rilancio della crescita e dell’occupazione. Peccato che i sacrifici – Iva, pensioni, mercato del lavoro – siano tutti sulle spalle dei lavoratori che si dovrebbero di nuovo far carico dei problemi del paese. Mentre la patrimoniale, l’unica vera misura equa (far pagare chi ha di più, non avevano detto così?) ed urgente, verrebbe sacrificata sull’altare della tenuta politica del governo.

 

Nicola Melloni

25 novembre 2011 

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