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Consigliamo vivamente la lettura, per un'iniziativa politica di sviluppo della lotta di classe e dell' iniziativa istituzionale

Post n°5612 pubblicato il 02 Dicembre 2011 da cile54

Come funziona la crisi

 

Il denaro come capitale rappresenta ogni evento della società capitalistica.

Anche l’evento recessivo esploso nel 2007, è rappresentato dal denaro capitale sotto forma di crisi finanziaria e gli intermediari finanziari (istituti di credito, banche, ecc.) ne sono gli interpreti.

Per capire come essi recitano il tema della crisi è necessario prima di tutto conoscere il loro strumento: lo stato patrimoniale, e come lo gestiscono.

Lo stato patrimoniale è formato da due termini le "passività" e le “attività”

Un intermediario accumula passività quando prende fondi da operatori economici terzi che hanno un surplus di capitale reale (industriali, intermediari finanziari, famiglie).

Un intermediario crea e accumula attività erogando prestiti a operatori economici terzi che domandano capitale da investire

 

Nella gestione dello stato patrimoniale, il capitale reale in surplus, diventando passività e attività dell’intermediario, prima si mescola al capitale fittizio e cioè al denaro liquido ottenuto a credito dall’intermediario; poi viene prestato e reinvestito produttivamente realizzando il massimo profitto.

Il denaro liquido ossia il capitale fittizio degli intermediari è il vettore finanziario che porta il capitale reale in surplus a tale investimento. (vedi la metafora del sangue)

Il capitale fittizio di tutti gli intermediari costituisce la liquidità del sistema che gli Stati assicurano in termini di sviluppo e di protezione dal fallimento attraverso la banca centrale e il Fondo monetario internazionale.

 

Le caratteristiche (la struttura, la composizione e il funzionamento) dello stato patrimoniale di tutti gli intermediari dipendono dalle condizioni storiche del capitale.

Quelle attuali si sono sviluppate come risposta alla crisi di metà anni 70. Allora il sistema di accumulazione fordista aveva esaurito la capacità di generare profitti col capitale fittizio assicurato dallo Stato Keynesiano, il capitale reale in surplus, drasticamente ridotto, veniva tesaurizzato fermando così l’intermediazione assieme alla relativa accumulazione.

 

Per avere nuova espansione, tutto il capitale reale in surplus (anche la sua più piccola quota) che il sistema riesce a produrre è stato portato e investito in tutti i luoghi del mondo con capacità e costi produttivi capaci di rilanciare profitti e surplus.

Questo trasferimento richiedeva un’immensa massa di moneta liquida che è stata creata ristrutturando la liquidità del sistema, mediante la cosiddetta innovazione finanziaria, che adesso è opportunisticamente chiamata speculazione. Durante gli anni 80 gli Stati diventano neoliberisti e creano la Liquidità globale: da un lato ampliano la liquidità assicurata dalle banche centrali e dal Fondo Monetario Internazionale, la cosiddetta Liquidità “M0-M1-M2-M3” e dall’altro formano e lasciano gonfiare la Liquidità di mercato.

La prima è stata ampliata con l’espansione quantitativa e qualitativa di “M3” così che dal 69 al 2000, essa è passata da 80 a 1.600 miliardi di $, aumentando del 2.000 % e arrivando al 120% del PIL mondiale.

Gli ultimi dati che ho trovato di Mc Kinsey-S&P 2006 proiettano la Liquidità monetaria 2010 a 98.000 miliardi di $.

 

M3 aggiunge agli altri aggregati tutte le attività finanziarie di riserva ad es. i titoli del tesoro

M0 (o base monetaria), la moneta legale, banconote e monete metalliche

M1 (o liquidità primaria) comprende M0 più i depositi in conto corrente

M2 (o liquidità secondaria), che comprende M1 più i depositi bancari, postali, ecc. con valore certo in qualsiasi momento non trasferibili mediante assegno

 

La seconda, la Liquidità di mercato, nata dopo che lo Stato neoliberista ha permesso al capitale fittizio degli intermediari di trasformarsi immediatamente in moneta, si è gonfiata per soddisfare tutti gli interessi richiesti per ricercare capitale reale in surplus, trasformarlo in capitale fittizio e collocarlo in tutti i luoghi del mondo con saggio di profitto crescente o positivo.

Così, sempre dal 69 al 2000, la Liquidità è cresciuta da 750 a 32.000 miliardi di $, corrispondenti ad un incredibile + 4.000% e ad un +1.000% circa del PIL mondiale.

Sempre i dati Mc Kinsey-S&P 2006 proiettano la Liquidità di mercato 2010 a 130.000 di $.

 

Come è stata generata questa massa enorme di moneta liquida?

Gli intermediari hanno riordinato il loro stato patrimoniale con l’innovazione finanziaria delle “attività”. In pratica hanno trasformato il diritto all’incasso di capitale e interesse sui finanziamenti erogati in titoli obbligazionari che hanno poi venduto. In questo modo invece di aspettare 30 anni per recuperare il capitale prestato e l’interesse, tenendosi il rischio di perderli in parte, se li sono fatti anticipare in un’unica soluzione dagli acquirenti delle obbligazioni. Si sono fatti anticipare il surplus di capitale reale futuro risultante dalla futura valorizzazione degli investiti produttivi realizzati coi prestiti da loro concessi.

Prima le “attività” degli intermediari erano regolate secondo il modello eroga e detieni credito e rischio. Ora la nuova regola è eroga e distribuisci a soggetti più capaci di sostenere il rischio. Come si dice in gergo le “attività” sono state cartolarizzate.

Dopo la cartolarizzazione, l’intermediario che ha emesso l’obbligazione ha reperito/generato nuova liquidità che potrà prestare e di nuovo cartolarizzare. L’intermediario che ha acquistato l’obbligazione dispone di un titolo che può tenere incassando capitale e interesse alle scadenze previste o può a sua volta vendere per reperire/generare nuova liquidità.

Nasce così la forma base del prodotto finanziario innovativo ABS asset basked Securities, il titolo obbligazionario garantito da attività e si sviluppa il suo mercato, una vera e propria macchina di liquidità privata.

Le cartolarizzazione ha sviluppato un gigantesca catena di prodotti finanziari e delle relative macchine mercato che, mentre riunivano la ricchezza monetaria nelle mani dei maggiori intermediari, permettevano di portare tutto il capitale reale in surplus (anche la sua più piccola quota) in tutti i luoghi del mondo dove alta produttività e/o bassi costi potevano rilanciare profitti e surplus.

 

I prodotti finanziari sono “fabbricati” attribuendo ad ogni particolare condizione del capitale la forma di merce, che figura così come la “risorsa/materia prima” sottostate ad ogni prodotto finanziario. Ciò significa che condizioni di capitale date, come ad es.: accumulazione (1. sviluppo/crisi/equilibrio economico, 2. previsione, 3. condizioni di mercato); competizione (1. Rating/test di affidabilità, 2. disponibilità al rischio); vincolo politico/normativo (1. vantaggi fiscali, 2. vincoli di bilancio; 3. sussidi e agevolazioni) sono considerate “risorse/materie prime” trasformabili in oggetti di valore cartolarizzabili e vendibili.

 

Questa liquidità/mobilità di capitale ha finanziato le produzioni tecnologiche avanzate nei paesi sviluppati, e l’impetuoso sviluppo dei paesi BRICS (Brasile, India, Cina, Sudafrica) e ha funzionato fin che i relativi profitti sono stati sufficienti a sostenere l’insieme degli interessi della montagna di cartolarizzazioni ossia l’interesse di tutti gli strati borghesi arricchiti, l’interesse su cui si fonda la loro fraternità di classe.

 

E infatti, da quando nel 2006 il nuovo sistema di accumulazione ha esaurito la capacità di generare i profitti sufficienti a pagare quegli interessi mediante la liquidità globale (monetaria e di mercato) assicurata dallo Stato neoliberista, il capitale reale in surplus ha iniziato a ridursi, a separarsi dal capitale fittizio e ad essere tesaurizzato. Senza il capitale reale in surplus, la montagna di cartolarizzazioni è diventata una montagna di carta senza valore detenuta dagli intermediari sotto forma di debiti.

Quando i debitori sono diventati ina¬dempienti, e le perdite si sono propagate lungo l'intera cate¬na finanziaria, il valore di molte attività è diminuito; e a fronte del crollo del valore di tali attività, il capitale residuo si è prosciugato.

Gli intermediari in crisi avevano biso¬gno di trovare altro capitale. Si sono rivolti ai fondi patrimoniali sovrani di pro¬prietà statale. I fondi così affluiti nelle loro casse hanno restituito loro nel 2006 una parvenza temporanea di solidità. Ma il calo dei profitti resta e il declino di valore delle attività è continuato.

Hanno cercato di raccogliere capitale emettendo nuove azioni. Ma neppure que¬sto è stato sufficiente: Nell'autunno del 2008 le attivi¬tà seguitavano a svalutarsi, nessuno era più interes¬sato a prestare nuovo capitale. Il deprezzamento delle attività generava problemi anche dal lato delle passività. Gli intermediari non riuscivano più a contrarre prestiti se non a tassi esorbitanti e alla lunga insostenibili, i depositanti ritiravano il loro denaro, gli altri operatori si rifiutano di rinno¬vare i prestiti, nessuno acquistava più le loro obbliga¬zioni.

Per evitare il crollo del sistema le banche centrali di ogni Stato neoliberista hanno dovuto realizzare la più grossa operazione di sal¬vataggio finanziario di tutti i tempi.

Dal lato delle passività degli operatori i governi sono ridiventati “prestatori di ultima istanza”, sborsando nuovo capitale per consenti¬re alle banche di accedere più facilmente al credito.

La Fed ha dovuto persino concedere prestiti ad altre banche centrali, le quali a loro volta hanno di¬rottato i dollari a intermediari in difficoltà.

Dal lato delle attività sono dovuti diventare “investitori di ultima istanza” azionisti/proprietari pubblici di società private inventando il “quantitative easing” (allentamento quantitativo) che consiste in operazioni di mercato aperto condotte contemporaneamente sui mercati del debito pubblico, azionario e obbligazionario.

Tutto questo è stato possibile approvando spese in disavanzo per migliaia di miliardi di dollari e di euro.

Alla fine il sistema e i suoi mercati finanziari sopravvivono trattando prevalentemente i titoli di stato che sostengono la spesa in disavanzo per prestiti e investimenti di ultima istanza e cioè il nuovo debito pubblico o debito sovrano.

La base stabile di quest’ultimo però può fondarsi solo su risorse provenienti dall’espansione del sistema che invece ha esaurito la capacità di generare i profitti necessari.

In attesa della ripresa e per evitare che anche il debito pubblico cada in default è necessario alimentarlo con risorse che non siano tolte a qualsiasi investitore produttivo o finanziario e dunque con risorse sottratte al reddito della razza dei venditori di forza lavoro.

In pratica qualsiasi governo interno al sistema deve ridurre il prezzo e il valore della forza lavoro, deve ridurre la massa salariale, quantitativamente (il salario diretto) e qualitativamente (il salario differito ossia le pensioni, il salario indiretto ossia i servizi sociali e pubblici e i diritti ossia i costi della società civile).

Le risorse, così recuperate, da un lato devono puntellare il debito pubblico a sostegno di prestiti e investimenti di ultima istanza e dall’altro devono essere usate per aumentare la produttività del sistema attraverso un maggior sfruttamento della forza lavoro.

Queste sono le linee generali di qualsiasi governo oggi possibile,.

Queste linee si traducono praticamente nella lotta di classe capitalista contro i proletari attuata in ogni particolare contesto nazionale con una radicalità dipendente dalla dinamica della crisi e con le modalità più efficienti per il capitale. Per il momento la crisi si accentua, ma non sembra precipitare in una grande depressione e quindi la lotta di classe capitalista ha bisogno di una radicalità più pronunciata, ma comunque misurata per evitare di accelerare la risposta della lotta di classe proletaria.

Riguardo poi all’efficienza, la lotta di classe capitalista sceglie il governo più adeguato (Monti, antiZapastero, ecc.) sostituendo il meno adeguato (Berlusconi, Zapatero, ecc.).

In Italia lotta di classe capitalista efficiente e opportunamente radicale ha liquidato Berlusconi, ha incoronato Monti che a sua volta ne ha presentato alle ca¬mere il programma adeguatamente radicale e misurato.

Esso comprende da un lato le politiche già messe in atto da Berlu¬sconi e Sacconi, confermate per inte¬ro e radi¬calizzate secondo le richieste europee:

• privatizzazioni e liberaliz¬zazioni

• manomissione del¬le pensioni e di cosa rimane del mer¬cato del lavoro

• reintroduzio¬ne dell'Ici sulla prima casa

• il pareggio di bilancio dello Stato inserito in Costituzione e certificato da una società privata

e dall’altro lato comprende le azioni di controllo e gestione proporzionatamente misurata dello scontro ideologico per evitare che la ca¬duta di Berlusconi possa determinare qualsiasi spostamento a sinistra apportatore di lotta di classe proletaria:

• la presentabilità di Monti e dei suoi ministri opposta al discredito del governo Berlusco¬ni

• qualche eclatante misura contro i costi della politi¬ca

• la cosiddetta equità enfatizzata e “cartolarizzata” (venduta ai sindacati e pagata con l’inizio del massacro delle pensioni) in una eventuale patrimonialina

Che fare?

Come è evidente, la lotta di classe capitalista, dal livello nazionale del terreno di scontro occupato e controllando completamente (i partititi parlamentari, il parlamento e il governo – la lega fa eccezione solo formalmente) ha definito propri precisi obiettivi di merito che intende realizzare sviluppando il suo attacco contro i proletari sul terreno di scontro locale (i livelli politici e amministrativi locali).

Il nostro compito è organizzare al miglio la difesa e la resistenza.

Questo significa sviluppare la nostra iniziativa politica di sviluppo della lotta di classe proletaria mettendo al centro il partito sociale, le pratiche sociali, le lotte, il mutualismo, la solida¬rietà concreta.

Scontata l’inutilità di qualsiasi iniziativa sul livello nazionale del terreno di scontro è necessario battere nel partito ogni tentazione neovendoliana di ritorno all’alleanza politica e governativa col PD.

Il terreno di scontro locale è per ora ancora contendibile. Questo significa che la nostra iniziativa istituzionale può ancora praticare alleanze politiche e amministrative comunali e provinciali. Ovviamente, e va sottolinearlo, solo ed esclusivamente per sostenere la nostra resistenza e per realizzare in concreto ogni possibile obiettivo di difesa materiale.

 

Andrea Viani

01/12/2011

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