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Con le tasche vuote siamo tutti immigrati, ma se la pelle è nera la malinconia diventa paura

Post n°5734 pubblicato il 24 Dicembre 2011 da cile54

Tristi festività

Vigilia di Natale sottotono, in piena manovra anticrisi, con i negozi meno affollati del solito, nelle strade di Firenze comunque discretamente illuminate a festa. Forse, più che mai contrariata dalle preoccupazioni economiche, anche se nessuno vorrebbe darlo a vedere, nella città più “borghese” che ci sia, la gente per strada già non pensa più a quella tragedia consumatasi appena la settimana scorsa, quasi come nel Far west, in due dei tre mercati principali. Nessuno si ricorderà i nomi, così strani e suggestivi, dei due poveri immigrati senegalesi, Samb Modou e Diop Mor, uccisi a bruciapelo dalla mano di un “folle”, che però in qualche modo si è fatto interprete dell’odio razziale di tanti… sani di mente. E chi si interessa veramente di come stanno ora i tre feriti?

Eppure la condanna è stata unanime, e la città ha organizzato una grande manifestazione, più di diecimila persone, c’era soprattutto la comunità senegalese, e tanti giovani, venuti da tutt’Italia, e naturalmente molti politici… Cenerentola si aggira tra le bancarelle del mercato di san Lorenzo, riaperto dopo la giornata di lutto cittadino, alla ricerca di qualche “pensiero” che non costi troppo da mettere sotto l’albero. Ma in questo momento i suoi pensieri sono altri.

La casa nuova, per cui ha già fatto tanti sacrifici, sarà ora gravata dall’ICI,anzi dall’IMU, anche se non si è capito troppo bene la differenza, e dovrà alzarsi presto chissà per quanto tempo ancora prima che lo Stato si decida a mandare in pensione le cenerentole come lei, nate negli ultimi anni Cinquanta… Ma non è quello nemmeno il pensiero dominante… perché mai non riesce a focalizzarlo? C’è un senso di tristezza negli occhi di tutti, oppure si tratta solo di…indifferenza, si chiede? Possibile che nessuno se ne accorga? Già l’indifferenza, ovvero a quella strana capacità che abbiamo di ignorare le persone che incrociamo per strada, quasi fossero automi ( come potremmo pensare se non fossimo dotati di “buon senso”, diceva Cartesio), e non esseri umani come no.

Ora se facessimo un sorriso a tutti quelli che incontriamo sicuramente saremmo presi per matti, ma se ci sediamo,sull’autobus, sull’unico sedile rimasto vuoto, mentre stranamente tutti gli altri viaggiatori rimangono in piedi, ci accorgiamo quasi sempre che sul sedile accanto c’è una persona di colore, o un rom. E c’è da sentirsi almeno un po’ stravaganti, se non certo orgogliosi, per averlo fatto. Perché, per carità, ammazzarli no, non esageriamo, ma si può anche condannarli per sempre a vivere in un ghetto, o tenerli a debita distanza come fossero degli appestati e…”signora mia, che ne sa lei se si lavano, neri come sono”, o se “ci portano qualche malattia”, ed in ogni caso “se ne potrebbero tornare nelle loro baracche”, tanto “che vengono a fare qui da noi che abbiamo già la nostra crisi da risolvere, ed i nostri non li prendono a lavorare per dare lavoro a loro, magari pure al nero”… e così via.

Cenerentola ne ha sentiti tanti di questi discorsi, proprio sugli autobus, e si è vergognata tanto per chi parlava così, anche ad alta voce, senza pudore, anzi forse proprio per farsi sentire… Eppure Firenze, ha detto il sindaco proprio in questi giorni, è sempre stata per tradizione una città aperta e tollerante, assolutamente refrattaria ad ogni forma di razzismo. Basti ricordare la cultura del Rinascimento fiorentino, ed il suo carattere interreligioso, o ancor meglio i tempi, molto più recenti,di Giorgio La Pira, importante anche per la sua lotta nella Costituente per il diritto d’asilo, oltre che per quando, straordinario sindaco di Firenze, ne valorizzava proprio il tratto di città aperta, luogo di incontri interculturali e di pace.

Eppure, pensa Cenerentola, aggirandosi smarrita tra le bancarelle, del tutto dimentica di cosa voleva comprare, la maggior parte degli ambulanti di questo mercato sono persone di colore, e noi ci guardiamo bene dallo scambiare quattro chiacchiere con loro, anche per paura che ci vogliano vendere a tutti i costi qualcosa…eppure non sono ormai più dei semplici”vù cumpra”, hanno una licenza, se sono qui,e pure l’indispensabile permesso di soggiorno”, che purtroppo è sempre sul punto di scadere…Del resto non ci comportiamo molto diversamente anche con quei pochi venditori italiani che ci sono in giro, l’indifferenza è qualcosa che in primo luogo proprio tra noi abbiamo coltivato.

In questo senso siamo egalitari, non guardiamo in faccia nessuna, né ci sentiamo più patriottici, perché abbiamo lo stesso colore della pelle. E soprattutto qui, al mercato, la logica è quella del rapporto di ruolo, basato sullo scambio denaro-merce, fin dai tempi della città medievale, città laica di mercanti, nonostante la forza della Chiesa, qui al mercato fisicamente rappresentata dalla Basilica di San Lorenzo, quella famosa della facciata lasciata grezza da Michelangelo e che il sindaco vorrebbe rivestire…ma forse ora ci sarebbero problemi più urgenti.

Loro, gli immigrati africani, ed in particolare l’educatissimo popolo dei senegalesi, vengono invece da un mondo fatto ancora di solidarietà profonda, poiché la solidarietà si misura anche dal livello di povertà, ma non solo. Ma se ci fosse stata più interazione tra noi e loro, se non li considerassimo soltanto come subordinati a noi,forse qualcosa da loro avremmo anche potuto imparare.

In fondo, si dice ancora Cenerentola, mentre guarda, finalmente un po’ interessata, le sciarpe colorate che una sorridente ragazza di colore le sta mostrando, questa grave crisi che attanaglia il nostro ancora privilegiato nord del mondo, qualcosa di positivo potrebbe insegnarci, proprio nel momento in cui ci troviamo costretti a fare tanti sacrifici, e comunque mai quanto quelli degli immigrati che arrivano da noi. Potremmo imparare, per esempio, ad essere un po’ meno arroganti, ed a capire di più chi non ha mai avuto la vita facile e viene da noi non certo per rubarci il lavoro, ma questo non lo pensano nemmeno i venditori ambulanti locali…almeno si spera. Oppure, in questi giorni di scioperi generali contro la manovra, ricordarci che anche loro chiedono dei diritti, come ad esempio quello fondamentale di ottenere la cittadinanza per i loro figli nati in Italia. Anche se forse questo non basterà a non far più inorridire la signora intollerante quando sul suo tram salirà un folto gruppo di lavoratori africani. O forse, dopo quello che è successo, questo Natale ci ripenserà anche lei, e ne accetterà uno, magari pure con un sorriso, nel sedile accanto al suo.

Prendo la sciarpa rossa, dice alla ragazza che stava ad aspettare paziente la sua decisione – mette buon umore ed è tradizionalmente natalizia – E finalmente sorride anche lei.

Giusy Frisina

22-12-2011 www.migranti.it

 
 
 
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