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« Più volte coinvolto in i...Il tenutario di un Paese... »

Il governo e i poteri locali terrorizzati dall'isolamento popolare si rifugiano nelle pratiche militari a loro congeniali

Post n°5778 pubblicato il 01 Gennaio 2012 da cile54

Tav, da domani in Val Susa chi scavalca rischia l'arresto

 

Dalla mezzanotte di Capodanno il cantiere di Chiomonte diventerà area strategica di interesse nazionale per cui scatteranno gli arresti per le persone che ne varcheranno il limite. Non poteva essere più esplicito il questore di Torino, Aldo Faraoni, nell'annunciare l'operatività dell'ultimo ddl del governo Berlusconi che Monti si guarda bene dal ritoccare. Ad incaricarsi del presidio saranno ancora le forze di polizia, una delle voci in bilancio, a carico del contribuente, più cospicue per quello scandalo inutile e dannoso in atto tra Torino e Lione. Il divieto di accesso vale anche per le decine di simpatizzanti No Tav che lì hanno acquistato un piccolissimo appezzamento in Valle Clarea per ostacolare l'iter degli espropri. «Gli scontri legati alla Tav - ha giurato Faraoni nella tradizionale conferenza di fine d'anno, negando l'evidenza di ore e ore di filmati e rivelando involontariamente chi detta certi pezzi a un noto quotidiano di via Solferino - non sono mai stati colpa nostra. Non siamo mai stati provocatori e ci siamo limitati a garantire la sicurezza dei cittadini».

A ben guardare la torsione militarizzante è la risposta indiretta ma eloquente del governo Monti alla lettera che un paio di esponenti No Tav hanno gli hanno inviato senza l'onore di una interlocuzione reale. Questo hanno osato scrivere Sandro Plano, presidente della Comunità Montana Valle Susa e Val Sangone, e Girolamo Dell'Olio, presidente dell'associazione di volontariato Idra: «Ci permettiamo quindi di ribadire la nostra convinzione, suffragata dall'opinione di esperti di rango, che perseverare nell'adozione di quel modello nefasto di investimenti "capital intensive" e a sviluppo fuori controllo, non soltanto non gioverebbe alla creazione di occupazione quantitativamente significativa, qualitativamente sana e duratura, ma produrrebbe al contrario un'ulteriore crescita del già gigantesco debito pubblico. Senza peraltro giovare alla soddisfazione di alcune delle vere esigenze nazionali: il trasporto pubblico di massa su ferro, la manutenzione delle infrastrutture, la difesa idrogeologica del territorio, la miriade di piccole opere ad alta intensità di lavoro necessarie».

Il movimento rimanda al mittente ogni accusa e rammenta che grazie alla ventennale resistenza maggioritaria «ad oggi nessun cantiere è aperto e chi vorrebbe costruire la tav è rinchiuso in un instabile recinto di filo spinato reti e porzioni di muro».

A dare conto del clima che si vuole attizzare in Valle, pochi giorni orsono, c'è la grottesca reazione di un deputato del Partito della Tav (corrente Pd), tale Esposito, di fronte alla gita scolastica di due scolaresche del bergamasco avvistate tra i boschi della Valsusa, accompagnate da due insegnanti subito identificati dalla polizia, e da un consigliere comunale di Villarfocchiardo, da tempo nel mirino perché No Tav. Esposito ha pensato bene di scrivere una lettera al ministro dell'Istruzione Profumo per evitare che fatti così «sconcertanti» si ripetano. Lo turba che «possa essere promossa ed autorizzata una gita didattica in un luogo dove da mesi si commettono reati, dove centinaia di agenti sono stati feriti in occasione dei ripetuti assalti al cantiere, consentendo a personaggi ritenuti responsabili di atti illegali di fare lezioni contro lo Stato e le istituzioni europee». Non c'è feeling tra Esposito e i

liceali: qualche giorno fa a Pinerolo certi studenti allergici ai lobbisti gli hanno fatto fare scena muta in un dibattito sulla Tav. La radio dei No Tav, va detto, ha solidarizzato con Liberazione, il primo quotidiano a portare la loro lotta fuori dalla Valle senza mai mistificare la realtà dei fatti. Non finisce qui. A presto su queste colonne.

 

Checchino Antonini 

31/12/2011

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Giorgiana Masi

Roma, 12 maggio 1977

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