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Dall'alto del suo conto in banca, questo signorotto di corte calpesta lavoro e dignitą dei giornalisti liberi

Post n°5797 pubblicato il 05 Gennaio 2012 da cile54

GRILLO, IL BLOGGER PADRONE DEL VAPORE

«Il 2012 non sarà del tutto negativo. Porterà in dono anche la chiusura di molti giornali finanziati con i soldi pubblici, veri cani da guardia dei partiti […] Chi non vende chiuda i battenti». Parola di Beppe Grillo, l’ennesimo messia del dio mercato e dei suoi adoranti fan. Succede che in quel di Bologna, un consigliere regionale del Movimento 5 Stelle, Andrea Defranceschi, osa firmare una risoluzione in cui si chiede alla giunta dell’Emilia Romagna, di fare il possibile per evitare la chiusura dell’Unità, il quotidiano fondato da Antonio Gramsci che rischia, con i tagli ai fondi dell’editoria di sparire dalle edicole, come è accaduto dal 1 gennaio a Liberazione. La risoluzione chiede la salvaguardia dei posti di lavoro, delle professionalità, ricorrendo a tutti gli strumenti utili. Certo se la risoluzione fosse stata estesa a tutti i quotidiani a rischio, circa 90, avrebbe dato un segnale ancora più efficace, ma intanto anche in una importante istituzione una questione importante per la democrazia viene posta a tema. Ma al Grillo del partito in cui nessuno comanda, del partito diverso in cui nessuno impone la propria opinione all’altro, la risoluzione non è piaciuta e sono volate le contumelie verso il consigliere e, utilizzando linguaggio e metodi del più becero verticismo ha risolto la questione col suddetto. O ritira la firma o lascia il movimento. Ovviamente il tutto accompagnato dal trito qualunquismo di cui sono presi i suoi messaggi messianici. E visto che il movimento grillino vive soprattutto in rete è sul web che lo scontro si è fatto aspro e violento. Gran parte del nuovo movimento “né di destra né di sinistra, che cambierà l’Italia” si è schierato a fianco del suo messia. Fioccano i “traditore”, “voltagabbana”, pochi quelli che cominciano ad accorgersi di avere a che fare con un padre padrone della peggior specie. Il consigliere ha provato a spiegarsi affermando di essere contro il finanziamento pubblico ma di voler difendere i lavoratori. Nulla da fare, in serata, balbettando di posizioni travisate, ha ritirato la firma. Ineffabile la risposta di un altro consigliere regionale a 5 stelle, Giovanni Favia:«Noi non abbiamo padroni e Grillo non vuole schiavi. Fosse stato il segretario di un partito sarebbe stato inopportuno ma come “blogger” fa bene a reagire così». Già è solo un blogger. Un blogger che non ha nulla da dire rispetto al proprio consigliere comunale di Rimini che dichiara reddito zero e poi ha una azienda a S. Marino. Alla faccia della lotta all’evasione. Un blogger che non interviene quando i propri rappresentanti a Milano flirtano con Casa Pound. In fondo si assomigliano, né destra né sinistra ma fascisti del terzo millennio.

 

La risposta di Daniele Nalbone, giornalista di Liberazione

 

Caro (nel senso di quanto costa seguire un suo spettacolo-comizio) sig. Beppe Grillo.

Sono un giornalista della casta: lavoro per Liberazione, sono precario da sempre, ho 30 anni e presto la mia professione, quella di giornalista pubblicista, sarà cancellata dalla faccia della terra. Il mio reddito annuo è pari a (circa) 8mila euro. Credo nel giornalismo libero e indipendente, sono stato tra i primi a scoperchiare le nefandezze dei mondiali di nuoto del 2009, per primo ho raccontato su un quotidiano italiano la vicenda di Niki Aprile Gatti e del maestro di Vallo della Lucania Franco Mastrogiovanni, il primo “morto” di carcere, il secondo “morto” di Trattamento Sanitario Obbligatorio. Potrei continuare, ma questo è per farle capire che il merito di aver trattato tra i p...rimi questi temi non è mio, o soltanto mio, ma del quotidiano per il quale collaborerò ancora per due giorni: Liberazione.

Un quotidiano che esiste da venti anni, per il quale hanno lavorato e lavorano decine di professionisti, che non è tra i preferiti del mercato della pubblicità e per questo ha bisogno, come ogni quotidiano indipendente d'Europa, del finanziamento pubblico non per sopravvivere e basta, ma per continuare a fare informazione.

Leggendo quanto da lei scritto mente nella redazione di Liberazione lavoratori dell'informazione sono costretti ad occupare il proprio posto di lavoro per non finire letteralmente per strada (fortuna che io abito ancora a casa di mamma...) non vedo nulla di politico né di comico. Leggo solo il 'rosicamento' di un personaggio pieno di sé incazzato per il fatto che i giornali in generale avrebbero attaccato il Movimento 5 Stelle ancor prima che venisse fondato o che i giornali in generale ne avrebbero taciuto le iniziative.

Mi dispiace constatare che lei – di riflesso o direttamente poco importa – con questa parole attacca un giornale come Liberazione che ha sempre dato spazio a questa iniziative. Le ha criticate, certo, ma le ha prima raccontate.

Dopo le amministrative di un anno fa io stesso feci un pezzo di resoconto sui risultati del MoVimento 5 Stelle chiudendo con questa frase il mio pezzo: “Altro che antipolitica. La sensazione, tanto sotto le due Torri che sotto la Mole, è quella di una vittoria molto politica che viene da lontano: dalle regionali dello scorso anno, non certo da facebook”.

Dall'alto del suo conto in banca, le chiedo: chi le dà il permesso di attaccare il lavoro – non le idee – con il quale vivono migliaia di famiglie italiane e sopravvivono ancor più migliaia di precari italiani?

Lei parla di “libero mercato”, pontifica sul fatto che un giornale dovrebbe vivere di copie vendute. Benissimo. Repubblica, Corriere, Sole, etc. vivono di copie vendute oppure di pubblicità e di contributi? La scuola pubblica italiana dovrebbe vivere di rette pagate o di contributi pubblici?

Il sistema di trasporto pubblico italiano dovrebbe vivere di biglietti venduti o di contributi pubblici?

La sanità italiana dovrebbe vivere di ticket pagati o di contributi pubblici?

Lei crede nel diritto all'informazione o nel pluralismo dell'informazione come crede nel diritto alla mobilità, alla salute, etc. o no?

E allora le parlo come lei parla ai suoi devoti: se la risposta è sì – credo nel diritto all'informazione o nel pluralismo dell'informazione - nessun problema: qualunque idiota continuerà a votarla.

Se la risposta è no – credo che l'informazione non sia un bene comune e quindi debba essere il libero mercato a decidere della vita o della morte di centinaia di testate - nessun problema: qualunque forza neofascista è pronta ad accoglierla tra le sue braccia.

E ora, dagli alla casta, signor Grillo. Io, dal basso dei miei 8mila euro all'anno, sono qui che la guardo, dall'alto dei suoi X milioni di euro l'anno.

Alla prossima pontificata.

 

Ps. non ho volutamente riletto quanto scritto: troppa rabbia. Correggendo, sarei molto meno democratico, quindi mi scuso per gli errori che sicuramente ci saranno. Ma, si sa, noi pennivendoli manco scrivere sappiamo.

03/01/2012

 
 
 
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Giorgiana Masi

Roma, 12 maggio 1977

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