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Smagliature nelle calze con cui gli industriali si coprono la faccia mentre condannano alla disoccupazione 239 donne
Post n°5807 pubblicato il 07 Gennaio 2012 da cile54
IL BOICOTTAGGIO FA TREMARE I PADRONI
Senza pudore. L’Omsa si sente minacciata dalla campagna di boicottaggio partita in rete e che ha già visto almeno 60 mila adesioni. Soprattutto donne, ma anche uomini che dopo aver appreso della decisione di spostare in Serbia – dove il costo del lavoro è più basso - l’intera produzione del celebre marchio, con il conseguente licenziamento di centinaia di lavoratrici allo stabilimento di Faenza, hanno dichiarato semplicemente, spesso con ironia e sarcasmo, “Mai più Omsa”. Dopo giorni di silenzio l’azienda è uscita allo scoperto fornendo una propria “ricostruzione dei fatti” e dichiarando che il boicottaggio andrà anche a discapito di tutti coloro che ancora lavorano in Italia. Puro e semplice ricatto si direbbe. Ovviamente non manca la frase di rito:«La sorte delle lavoratrici e dei lavoratori OMSA -recita la nota- oltre che quella di tutti gli altri dipendenti è tra le priorità del gruppo, che è all’opera con tutti i soggetti preposti per trovare la soluzione più soddisfacente, insieme». Ma cosa hanno da perdere o da difendere le 239 lavoratrici a cui per capodanno è stato comunicato con un fax che da marzo, dopo la fine della cassa integrazione, saranno licenziate? I manager Omsa/Golden Lady vogliono far credere che la decisione di aprire nel 2001 stabilimenti in Serbia, era mirata unicamente al progetto di far crescere le esportazioni verso il fiorente mercato dell’Est e dei Balcani. Poi nell’ottobre 2008, secondo l’azienda, inizia la crisi, la diminuzione delle esportazioni, il calo del fatturato, e la necessità di un riassetto organizzativo. Quindi si interviene sui costi di produzione “troppo onerosi”,chiudendo stabilimenti in Francia, Germania e Spagna e poi in Italia,dove però si realizza un “conveniente” polo distributivo che garantisce al consumatore un miglior rapporto qualità / prezzo del prodotto. Il gruppo precisa poi che :«La decisione è stata presa in ottemperanza alle leggi italiane ed al principio di libera impresa, nel pieno rispetto del diritto del lavoro, mediante una trattativa che ha visto coinvolti i principali sindacati, enti locali, Regione Emilia Romagna e … oltre alla direzione dell’azienda, tesa a trovare un’alternativa occupazionale ed incentivi al personale in esubero». Traduzione: le leggi in vigore mi permettono di aprire e chiudere dove e quando mi pare, non debbo rendere conto a nessuno, però mi preoccupo, da bravo padrone, per voi. Il testo intero del comunicato, piuttosto lungo, denota preoccupazioni per il danno economico e all’immagine che Omsa e Golden Lady rischiano di pagare. Boicottare produce effetti, insistiamo allora, chissà che le calze con cui i manager si coprono la faccia mentre condannano alla disoccupazione 239 donne, non finiscano col mostrare le prime smagliature.
Stefano Galieni 06/01/2012 |
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Roma, 12 maggio 1977
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