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Il disabile come un "peso costoso e inutile" per la societą? Una teoria e una scelta che ricorda i periodi pił bui

Post n°5870 pubblicato il 21 Gennaio 2012 da cile54

Vita Indipendente e ISEE: il nuovo contesto del welfare

 

La crisi mondiale e italiana, i pericoli di un costante peggioramento, nel nostro Paese, per la situazione delle persone con disabilità, con l'inaccettabile prospettiva di un ulteriore regresso del welfare: vertono su questo e su molto altro ancora le analisi e le proposte di ENIL Italia (European Network on Independent Living), il cui ampio approfondimento si conclude dichiarando di volersi muovere «dalla Costituzione Repubblicana, giustapposta alla Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità e di voler impegnare tutte le proprie energie, per impedire che diventino reali gli scenari più cupi»

Nel panorama evolutivo dell'economia mondiale, sempre più in profonda crisi, dovuta all'effetto della cosiddetta "globalizzazione", l'Europa, e in particolare i Paesi dell'area del sud, sono costretti a interventi di razionalizzazione del debito pubblico accumulatosi negli ultimi decenni.

Nel nostro Paese, infatti, tante sono le anomalie - una fra tutte la grande evasione fiscale - che contribuiscono all’andamento negativo, culminante nella posizione da "maglia nera europea". Solo la Grecia ha una situazione peggiore di quella italiana.

La successiva e necessaria corsa ai ripari, che aprirà un'obbligata stagione di rigore, potrebbe generare manovre economiche ad effetto devastante sulle categorie più deboli , arretrando paurosamente dalle posizioni raggiunte negli ultimi anni.

Tale linea non può prescindere dalla presa d'atto di posizioni di retroguardia e contraddittorie da parte della politica europea e italiana. Infatti, tranne qualche eccezione, sovente i ceti politici nazionali e/o europei assumono decisioni inadeguate nella gestione dell'attuale fase del "sistema mondo", che si traducono in una netta sproporzione di potere e ruolo fra economia finanziaria e politica globale e di area. Questo comporta che la subalternità e la frantumazione della politica sia incline a soluzioni tampone, votate a tagliare e a precludere , nella mera speranza di risolvere problemi che non sono di congiuntura, ma di sistema globale.

Erroneamente si ritiene ancora che la decisione di lavorare sugli effetti, prescindendo dalle cause , costituisca la soluzione più semplice e rapida, magari per taluni anche corretta. Di contro, questo abbaglio ideologico della "corsa all'indietro" comporta solo devastazione e conflitto sociale, violazione degli istituti di diritto verso chi è più esposto. Insomma, un arretramento sociale di portata storica, segnato da vittime e caos, quindi da instabilità e perdita di consenso e finanche da delegittimazione politica. Questo rappresenta l'effetto deturpante di una politica mondiale prona e impreparata verso i poteri finanziari globali.

Occorre invece prendere atto che stiamo vivendo una crisi epocale e sistemica e che quindi occorrono cambiamenti world system , adeguati cioè alla dimensione quantitativa e qualitativa dei fenomeni, tenendo conto delle loro peculiarità. Ovviamente, detti cambiamenti devono riguardare anche le specifiche tematiche di cui noi ci occupiamo, ma la discussione deve vertere su contenuti quantitativi-qualitativi, modi e tempi adeguati.

 

Restando in forma più diretta sulle nostre vicende, le contraddizioni sono alquanto più stridenti se si osserva che, mentre da una parte vengono sviluppate - e anche adottate con ratifiche - Direttive e Convenzioni Internazionali mirate a difendere i diritti fondamentali, l'inclusione sociale delle persone con disabilità e l'importanza della centralità del welfare su di esse, dall'altra parte le manovre statali, con la scure dei tagli economici, colpiscono inesorabilmente quelle buone intenzioni.

Nei casi peggiori, come nel Disegno di Legge Delega sulla riforma assistenziale ( n. 4566 ), si annuncia addirittura l'abolizione dell'indennità di accompagnamento, che per ora è un diritto soggettivo per le persone disabili in condizione di gravità, con il tentativo di trasformarla in una prestazione legata al reddito anziché al bisogno . Un intervento, questo, reso necessario, secondo il Governo Berlusconi, per contrastare le presunte "false invalidità" che avrebbero generato l'impoverimento dell'Italia. In realtà, un messaggio culturalmente deleterio e retrogrado , che generalizza la persona disabile come un "peso costoso e inutile" per la società, tale da poter giustificare ulteriori e ingenti costi statali per la cosiddetta "caccia al finto invalido". Costi che sono stati recentemente analizzati da esperti e docenti di politica sociale e che dimostrano in realtà un risparmio insignificante (circa l'1% dell’intera spesa sulle invalidità) e un pericoloso peggioramento nell'immagine della persona disabile tra la collettività [si confronti a tal proposito, nel nostro sito, il testo di Carlo Giacobini intitolato Falsi dati e veri invalidi , cliccando qui , N.d.R .].

Il Forum del Terzo Settore - organismo cui aderiscono decine di associazioni, compresa la FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell'Handicap) - sottolinea poi l'attenzione posta sul tema della riforma fiscale e dell'assistenza, riferendosi in particolare a ciò che il nuovo presidente del Consiglio Monti ha coscienziosamente dichiarato: «Dovremmo pervenire al più presto a una definizione di tale riforma e a una valutazione prudenziale dei suoi effetti . Dovranno inoltre essere identificati gli interventi volti a colmare l'eventuale divario rispetto a quelli indicati nella manovra di bilancio». Dichiarazioni in linea, per altro, con quelle della Corte dei Conti , che già aveva espresso un parere fortemente negativo sui contenuti del progetto di riforma [se ne legga nel nostro sito cliccando qui , N.d.R.] .

Sono le vere persone disabili, in realtà, che hanno subìto in questi ultimi anni l'evidente perdita del potere di acquisto dovuta all'inflazione, ma molto più del dato che l'ISTAT ha calcolato sulla media italiana nello 0,6% per il 2010 e che si ripercuote ulteriormente nella diminuzione della quota che le famiglie risparmiavano negli anni passati. In più, la soppressione (reale) del Fondo Statale per la Non Autosufficienza e quella (sostanziale) del Fondo per le Politiche Sociali, che fornivano denaro alle Regioni per i servizi di base, obbligano le stesse a modificare i criteri dei regolamenti per l'accesso alle prestazioni, inserendo ad esempio l'ISEE [Indicatore Situazione Economica equivalente, N.d.R.]  relativo al nucleo familiare, generando situazioni di contenziosi, ricorsi giuridici, ritardi per la burocrazia assurda, recando in sostanza forte danno alle persone disabili, che aumenta di pari passo con l'innalzarsi della gravità.

Il federalismo fiscale ma non solidale completa il quadro negativo: ogni Regione può di fatto decidere, in autonomia e secondo i famosi "vincoli di bilancio", gli interventi finanziari sul sociale, che generano disparità di trattamenti da Nord a Sud.

 

Questi aspetti molto importanti influiscono in modo particolare sulla questione del reddito della persona disabile in condizione di gravità .

 

Il primo punto chiaro e ormai ampiamente dimostrato è che - a parte pochissime eccezioni - le persone con un handicap grave hanno un reddito e un patrimonio insignificanti o comunque nettamente inferiori a quelli delle altre persone. Per cui un disabile grave - pur avendo meno soldi di chi è normodotato - con l'ISEE si trova a dover contribuire anche al costo di prestazioni per le quali chi è normodotato non deve pagare nulla, perché non gli sono necessarie.

Sono in realtà prestazioni riferite alle necessità primarie della persona fisica, quali alzarsi, coricarsi, mangiare, bere, curare l'igiene ecc., correlate però indissolubilmente alla possibilità di comunicare e di spostarsi. Insomma, sinteticamente, l'esercizio delle libertà fondamentali .

 

Inoltre, le prestazioni a tal fine fornite dagli Enti Pubblici sono in generale largamente insufficienti, obbligando i disabili gravi ad arrangiarsi per conto proprio, per tanti aspetti fondamentali della vita.

 

I disabili gravi che scelgono l'assistenza personale finalizzata alla piena inclusione sociale - secondo il principio dell'autodeterminazione e le altre caratteristiche di questa innovativa modalità - necessitano di prestazioni essenziali della vita, strettamente connesse all'esercizio delle libertà fondamentali. Le Regioni che hanno attivato finanziamenti mirati alla Vita Indipendente seguono propri regolamenti che - come già è stato scritto - per esigenze di bilancio tendono a definire quote di compartecipazione anche per le persone con disabilità in condizioni di gravità.

 

Le Associazioni di persone con disabilità che da anni lottano per l'affermazione del diritto all'assistenza personale autodeterminata, in alcuni territori sono riuscite a contenere queste ingiuste interpretazioni, evidenziando il fatto che questa modalità di scelta si riferisce a interventi per il sostegno della residua autonomia personale e non alla cura dell'individuo. Ad esempio, nelle Linee Guida della Regione Piemonte è ben specificato che tali provvedimenti sono «finalizzati al raggiungimento della piena autonomia personale che non devono essere interpretati come interventi di sostegno al nucleo familiare, azione peraltro, già ricompresa nei finanziamenti di cui alla l. 162/98 , né come interventi sostitutivi dell'attività di assistenza tutelare, né come interventi di carattere sanitario di competenza infermieristica e/o riabilitativa».

Gli stessi concetti sono presenti in una Legge Regionale della Toscana del 2010, nelle Delibere del Veneto , del Friuli Venezia Giulia , delle Marche , del Lazio (Comune di Roma), dell' Umbria , dell' Abruzzo , della Sardegna e nella Legge del Molise del 2010, prima specifica Legge Regionale sui finanziamenti relativi ai Progetti di Vita Indipendente [della Legge del Molise si legga nel nostro sito cliccando qui , N.d.R.] .

 

IL DOCUMENTO INTERO SU

20/01/2012

Fonte: www.superandoo.it

 
 
 
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Giorgiana Masi

Roma, 12 maggio 1977

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