Blog
Un blog creato da cile54 il 09/01/2007

RACCONTI & OPINIONI

Pagine di Lavoro, Salute, Politica, Cultura, Relazioni sociali - a cura di franco cilenti

 
 

www.lavoroesalute.org

Chi è interessato a scrivere e distribuire la rivìsta nel suo posto di lavoro, o pubblicare una propria edizione territoriale di Lavoro e Salute, sriva a info@lavoroesalute.org

Distribuito gratuitamente da 37 anni. A cura di operatori e operatrici della sanità. Finanziato dai promotori con il contributo dei lettori.

Tutti i numeri in pdf

www.lavoroesalute.org

 

LA RIVISTA NAZIONALE

www.medicinademocratica.org

MEDICINA DEMOCRATICA

movimento di lotta per la salute

 TUTTO IL CONGRESSO SU

www.medicinademocratica.org

 

AREA PERSONALE

 
Citazioni nei Blog Amici: 180
 

ARCHIVIO MESSAGGI

 
 << Settembre 2024 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
            1
2 3 4 5 6 7 8
9 10 11 12 13 14 15
16 17 18 19 20 21 22
23 24 25 26 27 28 29
30            
 
 

CERCA IN QUESTO BLOG

  Trova
 

MAPPA LETTORI

 

ULTIME VISITE AL BLOG

cile54cielostellepianetiindustriametallisbaglisignoramonellaccio19cardiavincenzocassetta2nomadi50m12ps12maremontyAlfe0Sassar0liiltuocognatino2BiSa62NonnoRenzo0
 
RSS (Really simple syndication) Feed Atom
 

 

« La vacuità di Grillo, l...Le campagne fumogene con... »

Un progetto che mette in conto il crescente odio per la classe politica e le tensioni sociali in diverse aree del paese

Post n°5891 pubblicato il 26 Gennaio 2012 da cile54

Smonta Italia

 

Smontare il paese pezzo per pezzo: sembra questa la principale linea direttrice del governo Monti. Per permettere il varo di questo ambizioso piano, un progetto che potremmo definire "Smonta Italia", occorreva una congiuntura favorevole fatta di almeno tre ingredienti fondamentali.

Il primo di questi ingredienti è stato quello dell'emergenza finanziaria internazionale coniugata con il "vincolo esterno", che impone di difendere l'euro costi quel che costi. Quello che l'amministrazione Bush ha fatto con lo spauracchio di al-Qaeda, l'attuale leadership liberista europea - con alla testa il triste trio Merkel/Sarkozy/Monti - ha fatto con lo "spread" e la crisi finanziaria. Lo "spread" è divenuto uno spettro, un'inafferrabile fonte di terrore, agitato di continuo per abituare l'opinione pubblica alle necessità di scelte obbligate e unidirezionali sulle quali nessuno può avanzare dubbi o invocare i tempi un poco più lunghi delle scelte razionali e meditate. Altrimenti aumenta lo "spread". Altrimenti i tentacoli di al-Qaeda stringeranno in una morsa gli Stati Uniti diceva Bush, mentre in tutta fretta decideva di bombardare prima l'Afghanistan e poi l'Iraq.

 

L'altro ingrediente fondamentale è stato il totale discredito della classe politica odierna, bistrattata da cittadini e mezzi di comunicazione, ma pur sempre costretta ad un, sia pur tenue, rapporto con l'elettorato. Il discredito della classe politica ha consentito al presidente Giorgio Napolitano - la cui affidabilità per le élite conservatrici dell'Europa è stata comprovata, prima dall'applicazione delle regole anti immigrazione di Shengen e poi dal sostegno acritico a tutte le missioni militari dall'Afghanistan alla Libia - di nominare un commissario con poteri straordinari in grado di tenere sotto ricatto la stragrande maggioranza dello schieramento parlamentare.

 

Il terzo ingrediente fondamentale è stato il fervore ideologico delle solite élite nostrane e della quasi totalità dei mezzi di comunicazione, espressione di quelle stesse élite. Questo fervore ideologico liberista predica l'uscita dalla crisi attraverso il pareggio di bilancio, le privatizzazioni, la deregolamentazione e l'aumento della competizione fra i singoli cittadini. Un disco rotto che i recenti successi referendari a difesa dell'acqua pubblica e i risultati spiazzanti delle elezioni locali sembravano aver sbloccato, ma solo in apperenza.

Avete notato come, se non per una critica di rito allo statalismo degli anni '60 e '70 (gli anni in cui la maggior parte degli italiani hanno conosciuto per la prima volta il benessere), Monti e i suoi ideologi non facciano mai riferimento alla storia per confortare le loro proposte? Non lo fanno per il semplice motivo che ogni singolo episodio della storia dell'umanità dimostra che da profonde crisi economiche e sociali si è potuti uscire (magari male come nel caso del riarmo tedesco degli anni ‘30) con più intervento pubblico, più investimenti, più pianificazione, più coesione sociale e più coinvolgimento diretto dei cittadini contro la tentazione dell'ognun per sé. Quando ciò non è avvenuto, per esempio sotto l'azione dei governi liberisti dell'America Latina degli anni '80 e '90, i risultati sono stati disastrosi e le ribellioni non si sono fatte attendere a lungo.

 

I tre ingredienti elencati qui sopra hanno permesso di confezionare l'indigesta pietanza Smonta Italia. Essa si fonda su:

 

- la costante riduzione della spesa pubblica in modo di ottenere un avanzo primario del 4 per cento del Pil e far così mancare ossigeno a servizi pubblici, sia quelli di interesse nazionale che a quelli locali. Il disinvestimento nel settore pubblico genererà giocoforza un costante abbassamento della qualità e pressioni sempre più forti verso una privatizzazione totale di reti e servizi;

 

- la smobilitazione dello Stato da tutte le reti strategiche, da quelle del trasporto quelle all'energia, e il loro affidamento ad autorità regolative senza alcun controllo da parte dei cittadini e colluse con i controllati, con il probabile risultato di una loro privatizzazione e successiva vendita a società estere più capitalizzate, siano esse pubbliche o private;

 

- l'attacco sistematico a tutti i quei possibili presidi di contestazione, di ragionamento critico, di resistenza alle tecnocrazie e di salvaguardia di uno spirito pubblico come la scuola o l'università pubblica. Mentre la privatizzazione della scuola ancora genera troppe resistenze nella società italiana, già si preparano le norme sull'abolizione del valore legale della laurea e sull'aumento esponenziale delle tasse studentesche; decisioni che mirano a dividere le università tra quelle di "qualità", cui potranno accedere solo i ricchi o gli indebitati fino al collo, e quelle che forniranno titoli di carta straccia adatti a conseguire lavori precari e sottopagati.

 

- l'attacco frontale all'idea che i lavoratori possano condividere degli interessi, negoziare in modo coordinato sulle proprie condizioni di vita, partecipare in qualsiasi forma, anche la più indiretta, alla gestione di imprese e servizi. Il lavoratore non deve avere identità in quanto produttore o erogatore di servizi ma solo in quanto consumatore. Lo stesso tassista è vituperato quando è alla guida, ma esaltato nel momento in cui stipula un contratto telefonico. E il primo strumento per l'annullamento dell'identità come lavoratore è l'abolizione dei contratti collettivi nazionali in favore di un percorso sempre più lungo di precariato e di competizione con i propri colleghi, terminante in un "contratto unico" certamente diverso dal contratto collettivo nazionale e contenente solo una lista generica e sempre più striminzita di diritti;

 

- la propaganda a tappeto contro le corporazioni che, mentre lambisce alcune professioni certamente privilegiate, rafforza le vere corporazioni che governano il nostro paese e che sono ben contente di ottenere sconti sui servizi professionali di architetti, notai, avvocati, tassisti, etc.. Le vere corporazione sono le grandi imprese, le società bancarie e assicurative, le Spa pubbliche o private che gestiscono servizi. Queste gigantesche corporazioni, contro le quali gli accademici dell'economia e del diritto raramente si scagliano, vivono in regime di monopolio, sono endogamiche nei propri consigli di amministrazione, e rappresentano una cricca sempre più integrata nel sistema politico che succhia la linfa vitale del popolo italiano, sterilizzando i frutti del suo lavoro.

 

Smonta Italia è un progetto ideologico che non si curerà del fatto che i servizi e reti privatizzate aumenteranno costantemente di prezzo: vedi tariffe autostradali, idriche, etc. Né si curerà del fatto che ogni anno centinaia di imprese italiane sono comprate da stranieri. Tantomeno si porrà il problema della riduzione del numero dei laureati e degli iscritti nelle università, dell'analfebetismo di ritorno, dei salari sempre più bassi e dei lavori precari, del crescente odio per la classe politica e tra le diverse aree del paese. Tutto questo non riguarda Smonta Italia, perché l'unico interesse del governo attuale è la demolizione, lo spezzettamento, l'affidamento ad orgasmi tecnocratici come agenzie ed autority (l'ultima è l'Anvur per l'università), di quanto edificato a fatica in decenni di storia dell'Italia repubblicana. Una volta smontata l'Italia e quel che rimane di istituzioni e di un senso comune, resterà solo il mercato senza società, senza cultura, senza cittadini e senza imprese, un territorio popolato da consumatori e da volantini inneggianti alle liberalizzazioni.

 

Smontare il paese pezzo per pezzo: sembra questa la principale linea direttrice del governo Monti. Per permettere il varo di questo ambizioso piano, un progetto che potremmo definire "Smonta Italia", occorreva una congiuntura favorevole fatta di almeno tre ingredienti fondamentali.

Il primo di questi ingredienti è stato quello dell'emergenza finanziaria internazionale coniugata con il "vincolo esterno", che impone di difendere l'euro costi quel che costi. Quello che l'amministrazione Bush ha fatto con lo spauracchio di al-Qaeda, l'attuale leadership liberista europea - con alla testa il triste trio Merkel/Sarkozy/Monti - ha fatto con lo "spread" e la crisi finanziaria. Lo "spread" è divenuto uno spettro, un'inafferrabile fonte di terrore, agitato di continuo per abituare l'opinione pubblica alle necessità di scelte obbligate e unidirezionali sulle quali nessuno può avanzare dubbi o invocare i tempi un poco più lunghi delle scelte razionali e meditate. Altrimenti aumenta lo "spread". Altrimenti i tentacoli di al-Qaeda stringeranno in una morsa gli Stati Uniti diceva Bush, mentre in tutta fretta decideva di bombardare prima l'Afghanistan e poi l'Iraq.

 

L'altro ingrediente fondamentale è stato il totale discredito della classe politica odierna, bistrattata da cittadini e mezzi di comunicazione, ma pur sempre costretta ad un, sia pur tenue, rapporto con l'elettorato. Il discredito della classe politica ha consentito al presidente Giorgio Napolitano - la cui affidabilità per le élite conservatrici dell'Europa è stata comprovata, prima dall'applicazione delle regole anti immigrazione di Shengen e poi dal sostegno acritico a tutte le missioni militari dall'Afghanistan alla Libia - di nominare un commissario con poteri straordinari in grado di tenere sotto ricatto la stragrande maggioranza dello schieramento parlamentare.

 

Il terzo ingrediente fondamentale è stato il fervore ideologico delle solite élite nostrane e della quasi totalità dei mezzi di comunicazione, espressione di quelle stesse élite. Questo fervore ideologico liberista predica l'uscita dalla crisi attraverso il pareggio di bilancio, le privatizzazioni, la deregolamentazione e l'aumento della competizione fra i singoli cittadini. Un disco rotto che i recenti successi referendari a difesa dell'acqua pubblica e i risultati spiazzanti delle elezioni locali sembravano aver sbloccato, ma solo in apperenza.

Avete notato come, se non per una critica di rito allo statalismo degli anni '60 e '70 (gli anni in cui la maggior parte degli italiani hanno conosciuto per la prima volta il benessere), Monti e i suoi ideologi non facciano mai riferimento alla storia per confortare le loro proposte? Non lo fanno per il semplice motivo che ogni singolo episodio della storia dell'umanità dimostra che da profonde crisi economiche e sociali si è potuti uscire (magari male come nel caso del riarmo tedesco degli anni ‘30) con più intervento pubblico, più investimenti, più pianificazione, più coesione sociale e più coinvolgimento diretto dei cittadini contro la tentazione dell'ognun per sé. Quando ciò non è avvenuto, per esempio sotto l'azione dei governi liberisti dell'America Latina degli anni '80 e '90, i risultati sono stati disastrosi e le ribellioni non si sono fatte attendere a lungo.

 

I tre ingredienti elencati qui sopra hanno permesso di confezionare l'indigesta pietanza Smonta Italia. Essa si fonda su:

 

- la costante riduzione della spesa pubblica in modo di ottenere un avanzo primario del 4 per cento del Pil e far così mancare ossigeno a servizi pubblici, sia quelli di interesse nazionale che a quelli locali. Il disinvestimento nel settore pubblico genererà giocoforza un costante abbassamento della qualità e pressioni sempre più forti verso una privatizzazione totale di reti e servizi;

 

- la smobilitazione dello Stato da tutte le reti strategiche, da quelle del trasporto quelle all'energia, e il loro affidamento ad autorità regolative senza alcun controllo da parte dei cittadini e colluse con i controllati, con il probabile risultato di una loro privatizzazione e successiva vendita a società estere più capitalizzate, siano esse pubbliche o private;

 

- l'attacco sistematico a tutti i quei possibili presidi di contestazione, di ragionamento critico, di resistenza alle tecnocrazie e di salvaguardia di uno spirito pubblico come la scuola o l'università pubblica. Mentre la privatizzazione della scuola ancora genera troppe resistenze nella società italiana, già si preparano le norme sull'abolizione del valore legale della laurea e sull'aumento esponenziale delle tasse studentesche; decisioni che mirano a dividere le università tra quelle di "qualità", cui potranno accedere solo i ricchi o gli indebitati fino al collo, e quelle che forniranno titoli di carta straccia adatti a conseguire lavori precari e sottopagati.

 

- l'attacco frontale all'idea che i lavoratori possano condividere degli interessi, negoziare in modo coordinato sulle proprie condizioni di vita, partecipare in qualsiasi forma, anche la più indiretta, alla gestione di imprese e servizi. Il lavoratore non deve avere identità in quanto produttore o erogatore di servizi ma solo in quanto consumatore. Lo stesso tassista è vituperato quando è alla guida, ma esaltato nel momento in cui stipula un contratto telefonico. E il primo strumento per l'annullamento dell'identità come lavoratore è l'abolizione dei contratti collettivi nazionali in favore di un percorso sempre più lungo di precariato e di competizione con i propri colleghi, terminante in un "contratto unico" certamente diverso dal contratto collettivo nazionale e contenente solo una lista generica e sempre più striminzita di diritti;

 

- la propaganda a tappeto contro le corporazioni che, mentre lambisce alcune professioni certamente privilegiate, rafforza le vere corporazioni che governano il nostro paese e che sono ben contente di ottenere sconti sui servizi professionali di architetti, notai, avvocati, tassisti, etc.. Le vere corporazione sono le grandi imprese, le società bancarie e assicurative, le Spa pubbliche o private che gestiscono servizi. Queste gigantesche corporazioni, contro le quali gli accademici dell'economia e del diritto raramente si scagliano, vivono in regime di monopolio, sono endogamiche nei propri consigli di amministrazione, e rappresentano una cricca sempre più integrata nel sistema politico che succhia la linfa vitale del popolo italiano, sterilizzando i frutti del suo lavoro.

 

Smonta Italia è un progetto ideologico che non si curerà del fatto che i servizi e reti privatizzate aumenteranno costantemente di prezzo: vedi tariffe autostradali, idriche, etc. Né si curerà del fatto che ogni anno centinaia di imprese italiane sono comprate da stranieri. Tantomeno si porrà il problema della riduzione del numero dei laureati e degli iscritti nelle università, dell'analfebetismo di ritorno, dei salari sempre più bassi e dei lavori precari, del crescente odio per la classe politica e tra le diverse aree del paese. Tutto questo non riguarda Smonta Italia, perché l'unico interesse del governo attuale è la demolizione, lo spezzettamento, l'affidamento ad orgasmi tecnocratici come agenzie ed autority (l'ultima è l'Anvur per l'università), di quanto edificato a fatica in decenni di storia dell'Italia repubblicana. Una volta smontata l'Italia e quel che rimane di istituzioni e di un senso comune, resterà solo il mercato senza società, senza cultura, senza cittadini e senza imprese, un territorio popolato da consumatori e da volantini inneggianti alle liberalizzazioni.

 

Giuliano Garavini

25 gennaio 2012

www.paneacqua.eu

 
 
 
Vai alla Home Page del blog
 

L'informazione dipendente, dai fatti

Nel Paese della bugia la verità è una malattia

(Gianni Rodari)

 

SI IUS SOLI

 

 

www.controlacrisi.org

notizie, conflitti, lotte......in tempo reale

--------------------------

www.osservatoriorepressione.info

 

 

G8 GENOVA 2011/ UN LIBRO ILLUSTRATO, MAURO BIANI

Diaz. La vignetta è nel mio libro “Chi semina racconta, sussidiario di resistenza sociale“.

Più di 240 pagine e 250 vignette e illustrazioni/storie per raccontare (dal 2005 al 2012) com’è che siamo finiti così.

> andate in fondo alla pagina linkata e acquistatelo on line.

 

Giorgiana Masi

Roma, 12 maggio 1977

omicidio di Stato

DARE CORPO ALLE ICONE

 
 
 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963