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Italia post welfare. Una realtà fuori controllo per i diritti delle lavoratrici sottoposte alla discrezionalità dei datori
Post n°5914 pubblicato il 31 Gennaio 2012 da cile54
La crisi non ferma l’assunzione delle badanti. In 10 anni stranieri quintuplicati Straniera, 41 anni, 28 ore di lavoro alla settimana, guadagno annuo di 5.828 € è l’identikit della badante. Roma, Milano e Torino in testa alla classifica per numero di badanti Quanti sono e quanto contribuiscono. In Italia si contano nel 2010 oltre 871mila lavoratori domestici regolarmente iscritti all’Inps. Di questi il 81,5% è straniero (710mila unità), e tra questi il 71,8% proviene da paesi extracomunitari. Dal 2001 al 2010 a crescere sono stati gli stranieri: in dieci anni il loro numero si è quasi quintuplicato (+408,3%), mentre per gli italiani si tratta appena del +23,7%. Complessivamente i lavoratori domestici versano nelle casse dell’Inps 834 milioni di € in contributi, di cui l’83,9% da colf e badanti di origine straniera (699 milioni di €). Nell’ultimo periodo (2001-2010) la crescita dei contributi versati è stata del +274,8%, ma se si osserva la parte riservata agli immigrati si tratta del +487,6% (quindi quasi sei volte). Se si rapporta il valore dei contributi versati e il numero di lavoratori domestici, si calcola un contributo medio annuo procapite che ammonta a 957€. Ma se gli italiani versano 834€, per gli stranieri si tratta di 985€, di cui 1.000€ per i lavoratori extracomunitari e 946€ per i comunitari. L’identikit del lavoratore domestico. Le colf e le badanti sono per la stragrande maggioranza donne, sia per i lavoratori italiani che per quelli stranieri. Le italiane hanno mediamente 46 anni, lavorano per 20 ore la settimane e dichiarano 36 settimane lavorative all’anno. Ricevono una retribuzione media annua di 4.805 € e versano nelle casse dell’Inps 834 € a testa. Le lavoratrici domestiche straniere sono più giovani delle italiane (in media hanno 41 anni, 43 per le comunitarie), lavorano per 28 ore settimanali (quindi 8 ore in più delle italiane) e dichiarano 33 settimane lavorative all’anno (ma per le extracomunitarie si tratta di 34 settimane). Ricevono una retribuzione annua media di 5.828 €, un po’ più elevata per le donne extracomunitarie (1.000€) che per quelle comunitarie (946€). Più della metà delle lavoratrici domestiche straniere proviene dall’Est Europa (57,3%), il 20,5% dal continente asiatico. La rimanente parte si suddivide tra Sud America (10,8%) e Africa (9,4%). La diffusione nelle province. Roma, Milano e Torino sono le prime tre province italiane per numero di badanti: la capitale, con i suoi 104mila iscritti all’Inps, raccoglie il 14,7% del totale delle badanti italiane, Milano l’11,5% e Torino il 4,4%. Sebbene in tutte le aree la presenza straniera sia molto forte, le province settentrionali mostrano un’incidenza di poco superiore rispetto alle aree meridionali. Unica eccezione è la Sardegna dove generalmente le badanti e le colf sono per la maggior parte italiane. Se si rapporta invece il numero di lavoratori domestici sul totale degli anziani over 75 si osserva come Roma e Milano si distinguono ancora una volta dalle altre province: su mille persone di quell’età si contano nella capitale 259 badanti e nel capoluogo lombardo 209, quando a livello nazionale la quota è di appena 116. La richiesta di manodopera straniera per la cura della persona e della casa, affermano i ricercatori della Fondazione Leone Moressa, non ha conosciuto crisi. Il progressivo invecchiamento della popolazione, la maggiore presenza delle donne nel mercato del lavoro e la scarsità di servizi assistenziali pubblici spinge molte famiglie ad affidare a terzi la gestione dei propri anziani (e in alcuni casi anche della casa). I dati presentati non descrivono in realtà tutto il fenomeno, dal momento che molte badanti che lavorano nel nostro paese lo fanno in nero. E non è da escludere che molte famiglie, sebbene si avvalgano di manodopera regolare, non dichiarino tutte le ore effettivamente lavorate dalle badanti. Accanto alle procedure di emersione (tramite regolarizzazioni o sanatorie), la politica migratoria dovrebbe riconoscere a questo lavoro una vera e propria professionalità e incentivare le famiglie alle assunzioni regolari tramite agevolazioni fiscali dato il grosso peso economico che occorre sostenere. VEDERE TABELLE ALLEGATE 30 gennaio 2012 |
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Giorgiana Masi
Roma, 12 maggio 1977
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