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L'azienda farmaceutica italiana dismette il polo italiano e mette in discussione il lavoro di centinaia di persone

Post n°5923 pubblicato il 02 Febbraio 2012 da cile54

Sigma, il fiore che appassisce

Sigma Tau appassisce. Era un fiore all'occhiello della industria farmaceutica italiana, protagonista di assoluto valore mondiale per la produzione, la ricerca e la sperimentazione. Le industrie Farmaceutiche Riunite Sigma Tau nascono nel 1957 per iniziativa di un imprenditore "illuminato", Claudio Cavazza, socio di minoranza de L'Espresso, promotore del Festival Spoleto Scienza. Nel 1964 viene avviata a Pomezia la costruzione di uno stabilimento industriale con 64 dipendenti. E nella cittadina "industriale" della provincia di Roma oggi rischia di morire, quella che nel 1984 era diventata la quarta azienda nel mondo nel suo settore, destinataria di una Orphan Drug Designation. I farmaci orfani sono quei farmaci che non vengono prodotti o immessi sul mercato a causa della domanda insufficiente a coprire i costi. Nell'arco degli anni ne riceverà altre sette. Nel 2009 il gruppo, che ha stabilimenti produttivi anche in Spagna e negli Usa, occupa 2441 dipendenti dei quali, 440 sono ricercatori. Nella ricerca, l'azienda investe il 16% del fatturato.

A Pomezia colpita l'occupazione, futuro a rischio

A Pomezia lavorano un migliaio di persone, in un'azienda che rappresenta un "sogno", non solo perché dà lavoro ma anche per il ruolo che svolge. Nel 1986 viene creata la Fondazione Sigma Tau, un Ente morale finalizzato allo sviluppo della ricerca, della promozione del progresso scientifico e culturale. L'interesse della ricerca è particolarmente focalizzato sull'area oncologica ed immunologica, ma anche nel settore cardiovascolare, del sistema nervoso, e delle malattie metaboliche, nelle patologie rare, neglette e di elevato impatto sociale. Il 28 novembre dell'anno passato, a meno di sei mesi dalla scomparsa del fondatore, Claudio Cavazza, l'azienda dichiara lo stato di crisi, nonostante avesse acquistato neanche due anni prima il colosso farmaceutico Usa, la Enzon, per 307 milioni di euro. A Pomezia, invece, avvia la procedura di cassa integrazione straordinaria per 569 dipendenti. Il provvedimento colpisce circa duecento informatori farmaceutici sparsi per l'Italia e 355 lavoratrici e lavoratori di Pomezia, quasi un dimezzamento degli organici, dando un duro colpo alla produzione. Circa un centinaio di queste 569 persone verrebbero assorbite in società terze, che continueranno a fornire servizi non più strategici. Da subito, il 15 novembre vengono licenziati 13 dirigenti.

Appassisce il fiore all'occhiello della ricerca

Tra le aree maggiormente investite dal piano di riduzione del personale, segnaliamo quelle produttive, dell'informazione scientifica e, soprattutto, quella della ricerca con un taglio di circa 80 persone. Si tratta di tre funzioni - dicono i sindacati e i lavoratori - fondamentali per lo sviluppo e il rilancio di un'impresa, specie nel campo farmaceutico e, in particolare per quanto riguarda la ricerca. Segnale chiaro della volontà di smobilitare da parte dell'azienda passata nelle mani dei figli, con complicati meccanismi societari. Due delle società del medesimo gruppo cui appartiene la Sigma-Tau, la Prassis di Milano e la Tecnogen di Caserta, vengono messe in liquidazione. La nuova dirigenza, i figli di Cavazza, con decisione unilaterale ha cominciato ad inviare le lettere di cassa integrazione straordinaria a zero ore già arrivate a circa quattrocento lavoratori. La mobilitazione è stata immediata. Occupazione della Pontina, presidi, manifestazioni, scioperi, ultima iniziativa, il "blocco" del bus dei giocatori della Roma ed un colloquio con Totti.

Incontro fra sindacati e azienda, timide aperture

Tutte le proposte avanzate dal sindacato sono state per ora respinte con procedure a dir poco anomale. Solo ieri si è avuto un incontro diretto con l'azienda. La Regione Lazio firma un verbale "prendendo atto della impossibilità di raggiungere un accordo fra le parti" e - afferma Pina Magni, lavoratrice della Sigma e responsabile Rsu-Cgil - si è di fatto piegata alla volontà aziendale. Subito dopo sono arrivate le prime lettere di cassa integrazione straordinaria a zero ore". Nulla di fatto anche al tavolo ministeriale. Lo stesso ministro Passera ben conosce la situazione, e non può credere allo stato di crisi dichiarato, dal momento che Intesa San Paolo, è il terzo azionista di Sigma Tau finanziaria avendo concesso 300 milioni di euro per l'acquisto dell'americana Enzon. Alla fine, grazie alle lotte dei lavoratori, ha luogo il primo incontro fra Rsu, sindacati territoriali e azienda nella sede di Unindustria. Le Rsu hanno chiesto che vengano attuate fin da subito rotazione ed integrazione al reddito, di usufruire di tutti i possibili ammortizzatori sociali anche quelli che si ricolleghino alla pensionabilità di alcuni lavoratori e hanno chiesto la revoca della disdetta unilaterale di tutti gli accordi economici e normativi decisi dall'azienda. L'Azienda - afferma una nota sindacale - ha mostrato "timide aperture in merito alla rotazione ed all'integrazione, sufficienti ad accettare una nuova convocazione per il giorno 6 febbraio ma non a revocare lo stato di agitazione". Sono state confermate le iniziative e gli scioperi già programmati.

L' acquisto della Enzon finanziato da Intesa San Paolo

Perché si è arrivati a questa situazione? Problemi di bilancio? No. Intanto l'operazione Enzon frutta 130 milioni di dollari. Operazione che parte nel 2010 con l'acquisto di 4 prodotti per la cura di malattie rare in ambito oncologico e lo stabilimento produttivo di Indianapolis nell'Indiana, rilevato direttamente dalla filiale americana, Sigma-Tau Pharmaceuticals Inc. con sede a Gaithersburg nel Maryland, la quale provvede a commercializzare i prodotti acquisiti sul mercato statunitense. E i 130 milioni di dollari che fine fanno? Entrano nelle casse di Defiante, una controllata del Gruppo con sede nell'isola portoghese di Madeira, porto franco, paradiso fiscale. E da lì? Mistero. Allora, siamo in presenza di una crisi aziendale di dimensioni tali da tagliare centinaia di posti di lavoro? Guardando i bilanci resi noti dalla Finanziaria che controlla Sigma nel 2010 il fatturato è passato a 691 milioni di euro rispetto ai 634 del 2009, con un utile di 15,8 milioni e un margine operativo di 82 milioni, pur tenendo conto che Enzon è costata 307 milioni di dollari. E' vero che il fatturato italiano è leggermente diminuito ma è altresì vero che Sigma cambia strategia. Altro che ricerca, Fondazione, Ente morale, la commercializzazione diventa l'asso nella manica da sfruttare fino in fondo. Il Gruppo possiede un portafoglio di circa 150 prodotti commercializzati in Italia e all'estero. Ha registrato dal 1998 ad oggi circa 300 brevetti. E' presente nel mondo con filiali in Francia, Svizzera, Olanda, Belgio, Portogallo, Germania, Regno Unito e India, nonché con uno stabilimento produttivo in Spagna e negli Usa. Il Gruppo è molto attratto proprio dall'India, un mercato formidabile per diversi prodotti Sigma. Diventa "mercato" per un nuovo farmaco per la malaria, un farmaco orfano che però è molto appetibile. L'operazione americana con Enzon quotata al Nasdaq ha proprio il senso di penetrare in nuovi mercati. Tuttavia, il governo non se ne accorge e sta a guardare. È una banca italiana a finanziare l'operazione. E pagano i lavoratori italiani. Che strano Paese, vero professor Monti?

Alessandro Cardulli

01 febbraio 2012

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Giorgiana Masi

Roma, 12 maggio 1977

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